AUTUNNO, 1978 (Fotografia) [..di cose perdute]

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

AUTUNNO, 1978 (Fotografia) [..di cose perdute]

Messaggioda crisbil » 22/07/2017, 5:07



Nonostante siano passati tantissimi anni.. ogni tanto ripenso ancora a quel momento.

Era il 1978.
L'inizio dell'autunno.
Me lo ricordo molto bene perché era uno dei primi giorni, dopo l'estate, in cui indossavamo i cappotti.
L'aria non era gelida, c'era un fresco pungente e frizzante.

Non so perché sia rimasto così impresso nella mia mente, quel momento.. (da ricordarlo pure quasi 40 anni dopo).

Non era un momento particolare.
Era un anno assolutamente anonimo della mia infanzia.

Un autunno identico agli ultimi 2 o 3 che l'avevano preceduto (ma non come quelli che sarebbero seguiti).

Non ero felice, né euforico, né triste, né disperato.
Non era successo e non stava per succedere niente di particolare, in quell'anno specifico.

Era tutto tranquillo.
Tutto estremamente "normale".

Io, mia madre, mio padre.
Con addosso i nostri cappotti.
Dovevamo andare da qualche parte, immagino (non ricordo dove).
Ma, in quel momento che ricordo, eravamo fermi lì, appena usciti da casa, ancora all'imbocco della stretta via dove abitavamo.. che s'affacciava sulla grande città, prima.. e poi sul mondo intero.

Era pomeriggio inoltrato.. mi ricordo molto bene il colore del cielo, quel rosso malinconico dei tramonti autunnali che si intona così bene con le foglie degli alberi.
Quella luce così calda.. ma triste.

L'aria pungente, non in modo spiacevole.
Frizzante.

Ero contento e tranquillo, in un certo qual modo, ma al tempo stesso inquieto e turbato.
Malinconico e triste.

Avevo solo 6 anni, sì.. ma aveno iniziato molto presto a pensare alle cose.

La vita.
La morte.

Guardavo mia madre, giovane e bella, col suo cappotto beige e i suoi capelli castano chiaro, curati, pieni di riflessi cremisi in quella luce calda di inizio autunno, così insolitamente tranquilla.

Guardavo mio padre, coi capelli corti scuri, gli occhi chiari (come i miei, l'unica cosa che ho preso da lui, probabilmente) e la sua solita aria rassicurante e serena.
Lui aveva un maglioncino leggero, rosso, addosso, sopra una camicia chiara.

Era un momento "perfetto".
Mi sentivo "bene".
Ma dentro di me c'erano, al tempo stesso, un'angoscia e un turbamento profondi.
Perché mi rendevo più o meno consciamente conto che quello era sì un momento "perfetto".. ma non sarebbe stato sempre così.
Le cose sarebbero cambiate (molto più in fretta di quanto avrei immaginato).

Ero più legato (molto più legato) a mio padre che a mia madre.. ma in quel momento specifico, per qualche motivo, pensavo soprattutto, con una strana sensazione di paura e di grande affetto contemporaneamente addosso, a lei.. a mia madre.

Non erano pensieri nitidi e definiti, solo sensazioni di inquietudine a livello inconscio che tentavo con tutto me stesso di scacciare (senza però riuscirvi), perché non prendessero una forma troppo definita.

Paura della perdita.

Legata alla consapevolezza, sì, che quel momento "perfetto" non sarebbe durato per sempre.
Ci sarebbero stati giorni futuri in cui...

(solo che non immaginavo sarebbero arrivati così presto)

Adesso ripensare a quell'autunno.. a quel momento.. è veramente straziante.
La vita m'ha soltanto portato via tutto (TUTTO) quel poco di decente che avevo.. senza mai donarmi o darmi, di nuovo, MAI nessuno e niente.

Penso che non vorrei essere andato "avanti".
Essere "finito" lì, in quell'autunno "perfetto".
Bloccato, congelato, ibernato.. in quella "fotografia" .. forse estremamente malinconica (non era un momento particolarmente felice o bello per me.. "normale"..) ma non del tutto tragica e spaventosa e feroce senza pietà.. come TUTTO quel che è venuto dopo.

E che porta a questo abominevole.. inumano (davvero INUMANO) presente..

Sto male
Sono disperato


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Messaggioda Ātman » 22/07/2017, 8:08



Nel '78 mio padre ebbe il suo primo infarto (il secondo, alcuni anni dopo, sarebbe stato fatale).

Io e mio fratello (neanche lui c'è più) fummo spediti da mia nonna. Eravamo abituati a passare con lei parte della giornata, visto che entrambi i nostri genitori lavoravano.

Di quel periodo mi è rimasto qualche flash di una visita in ospedale, poi, dopo un mese e più, il ritorno a casa.
Ricordo mio padre camminare a fatica lungo il corridoio, ridotto uno scheletro, sostenendosi alla parete e a mia madre. Un'immagine indelebile.

Poi i tentativi di riprendere la nostra vita, come appesi a un filo, sapendo che ogni giorno era un dono.

I tentativi di vivere l'infanzia, nonostante tutto.
Fino al brusco risveglio...
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Messaggioda Lennon » 03/08/2017, 15:19



Mi sono venuti i brividi...
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Messaggioda Cla » 03/08/2017, 18:56



Crisbil vorrei avere parole per te ma tutto ciò che mi viene in mente ora sarebbe banale di fronte alla tragica bellezza di ciò che hai scritto.
Io quando non riesco più a sopportare la disperazione che ho dentro, prendo un foglio e scrivo.
Tu scrivi benissimo.
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Messaggioda Lennon » 03/08/2017, 19:22



crisbil ha scritto:Penso che non vorrei essere andato "avanti".
Essere "finito" lì, in quell'autunno "perfetto".
Bloccato, congelato, ibernato.. in quella "fotografia" ..


Ecco perché non siamo riusciti ad andare oltre, quando una cosa appare tanto perfetta e bella noi la vorremmo bloccare lì, vorremmo che questo momento di felicità non passasse mai, che fosse eterno, ci immobilizziamo mentalmente per il timore di provocare qualche cambiamento e di conseguenza perdiamo ogni occasione. (almeno per quel che mi riguarda).
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Messaggioda crisbil » 02/01/2018, 18:55



come vorrei che la mia vita fosse finita lì..

in quel momento

poi non c'è più stato (di bello e umano) niente



era tutto "normale"

era tutto normale, ancora

era bella quella luce

era bello quel cielo

quegli alberi, quelle foglie

pure il freddo frizzante di quella giornata

pure l'asfalto e i palazzi

pure io ero bello

(non lo sarò mai più. non lo sarà più niente.)
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