Non so se avete presente quella sensazione di totale disagio nei confronti della vita. Quando sai di essere così giovane e avere tutta la vita davanti, ma allo stesso tempo sei consapevole di non aver concluso niente di importante. Ti guardi intorno e vedi quello che hanno fatto gli altri, vedi le vite altrui e le invidi con tutta te stessa perché sembra una normalità irraggiungibile.
Per me tutto gira intorno al corpo, all’aspetto fisico, al cibo. Ho un problema che è iniziato con la bulimia (paradossalmente più produttiva per la mia autostima e quasi esplicitamente cercata, voluta tutt’oggi per favorire i rapporti interpersonali attraverso uno “svuotamento” e una sorta di controllo su me stessa) ed è sfociato da un anno e oltre ormai nel binge eating, è la mia nemesi che mi accompagna ogni giorno abbuffata dopo abbuffata, chilo dopo chilo, il nemico della mia adolescenza per eccellenza che mi ha imprigionata nel rifugio di mia madre.
Fantastico rapporto, salvifico, ma alquanto problematico e pieno di ostacoli provenienti dal passato non ancora superati.
Essendo figlia unica, unica nipote di nonni ossessivamente attaccati alle apparenza e alla religione, in una città e in un’epoca in cui l’esteriorità è tutto, le pressioni che ho sentito su di me si sono trasformate in paure, in terrore dell’altro. Per contrappasso, il terrore è sfociato in competizione con chiunque mi passi davanti, con ogni donna, ragazza, addirittura uomo. Una gara chiaramente impari che mai sono riuscita a vincere e mi relega ogni giorno nell’angolo.
Non so più esprimersi, odio me stessa e il mio corpo, non riesco più ad avere rapporti sinceri con gli altri, non riesco più a provare amore.
Mi manca mio padre, mi manca la normale quotidianità che poche volte ho vissuto nella mia vita perché l’apatia ha sempre fatto da padrona, mi manca poter essere soddisfatta di me stessa.
Vorrei urlare, gridare al mondo che non sto bene, che non riesco a ricominciare, che non so come staccarmi e uscire da questo circolo vizioso, che il cibo è il mio fantasma più cattivo ma non riesco a lasciarlo andare, mi riempie tanto da farmi stare male ma è l’unico bene che sa colmarmi.
Vorrei urlare che odio me stessa e la vita che io mi sto imponendo e la mia famiglia ha contribuito a costruire.
Mi sento sola, abbandonata, insicura, infelice.
Aiuto.