Massimiliano89 ha scritto:Ho una domanda personale da porti: quanto tempo hai impiegato (su per giù) per imparare a volerti bene?
E' una bella domanda
Ma non ho una risposta, perché ho imparato un pezzettino alla volta: non c'è un momento in cui prima non mi volevo bene, e dopo sì.
E' come se costruisci una casa di mattoni: non c'è un mattone che ti fa dire "Prima non c'era un casa, adesso c'è". Ogni mattone, per quanto minuscolo da solo, contribuisce all'intero edificio.
Per cui ogni momento è buono per aggiungere mattoni Posso dire che un passo importante è quando ho scoperto l'
accettazione (grazie agli insegnamenti di Osho).
In special modo l'accettazione della propria "parte oscura": i difetti, la mancanze, gli aspetti che non ti piacciono, quelli che ti fanno star male, ecc.
E' solo attraverso l'
accettazione di se stessi che si può arrivare alla pace ed alla miglior espressione dei propri potenziali.
NON combattendo se stessi - come spesso invece ci insegnano.
Vorrei tanto impararlo anch'io. Ci provo ma ancora non ci sono riuscito al cento per cento.
Difficile arrivare al 100%.
Ma l'1% è già tanto meglio dello 0%.
Vorrei anche capire come mai io mi giudico così male, ma forse credo di esserci arrivato: mia madre (con tutto il bene che mi abbia voluto fin da piccolo) mi ha dato spesso del " egoista di merda " perchè non pulivo la mia stanza o non lavavo i piatti...
Questo sembra il comportamento di un genitore "narcisista" (oppure preda di un grave malessere): vede solo i propri bisogni (non quelli altrui), per cui tutto deve girare intorno a lui/lei.
Ovviamente con un genitore così il figlio potrà solo sentirsi una merda, perché non sarà mai all'altezza delle richieste esagerate del genitore. E tenderà a darsene la colpa (i figli si assumono la colpa delle tragedia familiari).
Nel tempo questo figlio
incorpora il giudizio genitoriale dentro di sé, per cui poi la voce critica continua da dentro la sua mente, anche se il genitore è lontano o defunto.
E' come se una parte di tua madre "abitasse nella tua testa".
Per uscirne occorre prendere consapevolezza che
questa parte non sei tu, ma è come un
parassita che ti ha invaso.
Quindi va estromesso dalla tua mente, riconoscendo che non è parte di te, non è la tua verità, ma è solo un "intruso".
Una specie di "esorcismo".
E' come se tu fossi stato invaso da un "virus", e per stare meglio devi liberartene.
Potresti partire chiedendoti "Chi sono io veramente?", "Quali parti di me sono davvero mie, e quali mi sono state appiccicate addosso?".
ovviamente non capiva che io avessi un blocco psicologico molto grave
E' possibile che questo blocco psicologico non sia innato, ma sia invece stato provocato proprio dall'ambiente famigliare... Una reazione al "bombardamento negativo" che hai subito.