BlackLux ha scritto:Ciao a tutti. Spio questo forum da diversi mesi, ormai.. Penso sia giunto il momento di parlare io stessa. Non so cosa stia succedendo. O meglio, in parte lo so, ma non so come uscirne, come aiutarmi.. Un anno fa ho sofferto di una forma di depressione. A seguito di diversi eventi traumatici nella mia vita ho passato due mesi a letto, mangiando a malapena, dormendo di giorno e piangendo di notte. Sono riuscita a risalire, a ritrovare fiducia, ma quest'estate ho iniziato ad avere crisi di pianto, attacchi di panico, paranoia. Nulla di eccessivamente grave, ero sempre lucida, solo perennemente triste. Ma ho cominciato a vivere nel passato. A parlarne, a raccontarlo, a ripensarlo, a sognarlo. A fantasticare perennemente su ciò che è stata la mia vita 15 anni fa, 10 anni fa, 5 anni fa.. A quello che avevo, a quello che ho perso. Ho identificato questo passato in 2 persone. Perchè solo queste 2 persone possono aiutarmi.
1) Un uomo più grande di me, conosciuto quando ero un'adolescente, forse avevo appena compiuto 14 anni. E' stato per me un amore platonico, un padre, un mix di figure maschili assolutamente fondamentali e imprescindibili, mi ha insegnato la vita, ha plasmato i miei gusti, il mio carattere, il mio modo di vivere e vedere i rapporti sociali. A causa della grande differenza d'età ( all'epoca più marcata, adesso siamo entrambi trentenni) non c'è mai stato nulla di fisico, ma è stato forse l'uomo più importante della mia vita. E' stato nella mia vita fino ai miei 16 anni, Ci siamo persi di vista circa dieci anni fa dopo un breve riprendere i contatti che non portò a nulla.
2) Il mio primo ragazzo. E' stata una storia passionale, per cui avrei sacrificato qualsiasi cosa, anche me stessa. Mi lasciò, essendo lui un ragazzetto scapestrato e immaturo, ma non ho mai smesso di pensarlo, di conservargli una parte del mio cuore a vita.
Ho tentato di riprendere i rapporti con queste due persone. Il mio ragazzo, dopo qualche mese di chiacchiere, una breve uscita per bere una birra assieme, approfittando probabilmente di un periodo di pausa con la sua fidanzata, in cui ho realmente creduto che qualcosa potesse rivivere ( attenzione, non parlo necessariamente di un rapporto amoroso, volevo solo riaverlo nella mia vita ) si è rimesso con lei e io sono tornata nel dimenticatoio, ovviamente penso che lei abbia messo un qualche tipo di veto sulla mia persona, dato che si è volatilizzato nel nulla. E va bene, un'altra ferita, un'altra perdita, ritrovato e perso.
Nel frattempo, avevo cercato l'altra persona. Freddamente, ho avuto un riscontro. Mi ha rivelato di avermi anche lui cercato in questi anni, senza trovarmi, su Facebook non uso il mio vero nome, abbiamo chiacchierato un po', mi ha anche telefonato ed è stato come essere avvolta in una calda coperta di nostalgia. Come ritrovare le mie origini, me stessa, ciò da cui tutto era iniziato. Ma è finita lì. Si è ben lontani dai tempi in cui si condivideva la vita via sms se non ci si poteva vedere, ma quella persona, quell'uomo, è parte di me. Anche dopo tanti anni, riesco ancora a vedere me stessa attraverso lui. E per quei 20 minuti di telefonata mi sono ritrovata.
Ma tutto è finita lì. Non c'è stato un buongiorno la mattina dopo, non c'è stata un'altra telefonata, solo miei messaggi visualizzati e non risposti.
Perchè la vita va avanti, si sa, il passato è passato.
Ma deve per forza essere così? Sono veramente condannata a dover lasciare alle spalle una cosa così importante, perchè gli dei, il fato, la legge della vita e i proverbi hanno deciso che ciò che è passato, passato deve rimanere?
Non riesco a vivere con la consapevolezza che ciò che è perduto non possa mai tornare. Ho perso molte persone nella mia vita, non posso perdere tutti.
Ti capisco,ho una storia simile, è mi sono dato pure una spiegazione. Anche a me è capitato di rivedere una ragazza di molto tempo fa, e mi sono per un attimo ritrovato,poi mi sono riperso.
La spiegazione che mi do è la seguente e non so se è giusta, ma a me viene così.
Siamo deboli e incapaci di mantenere noi stessi, incapaci di mantenere da soli la nostra essenza. La nostra personalità. Quindi ci perdiamo nelle personalità altrui fino a perderci come persone.
Le persone di cui parli,non tanto il ragazzo,che può darsi sia un'idealizzazione, ma piuttosto l'uomo più grande di te con cui avevi un amore platonico(ma poteva anche essere fisico), ti fanno sentire di nuovo te perchè evidentemente corrispondono veramente alla tua parte interiore per così dire "maschile", quell'archetipo che Jung chiama animus. Con quelle persone,che fuori di te sono immagine di te della tua parte di fantasia,immaginativa e di creattività riesci a percepire te stessa. A me succede lo stesso:una ragazza di molto tempo fa risveglia in me me stesso. Ma non perchè sia una arbitraria idealizzazione, ma perchè senza non siamo in grado di percepirci,abbiamo bisogno del supporto esteriore. Se per contro ci mescoliamo a gente che non ci corrisponde,perdiamo la nostra natura,per tanto ci sentiamo noi stessi solo con quelle persone. E' come se fosse una dipendenza di Anima/Animus dall'elemento esteriore,dal riscontro esteriore,perchè in noi,per debolezza, per ferite infantili(probabilemnte) non riusciamo a trovarci. Quindi non è una dipendenza affettiva, ma proprio una dipendenza interiore dalla controparte esterna.
Dimmi se ti ritrovi, ma forse sono io che vaneggio eccessivamente.