Salve a tutti, faccio una fatica incredibile a scrivere qua, ma credo che sia la cosa migliore per me e che vada fatto. Non so bene se ciò che mi è successo possa essere considerato un vero e proprio abuso sessuale, uno stupro, o forse più che altro un tentativo di questo, ma non ce la faccio più a tenermi questa storia dentro, ormai mi sta stretta e mi soffoca. Ho letto diverse storie su questo forum, ben più gravi e importanti della mia e ancora adesso non so se sia una buona idea raccontare qua ciò che mi è successo, ma davvero non ce la faccio più e ho bisogno che qualcuno venga a conoscenza di ciò che mi è successo.
Tutto è successo a capodanno, quando ad una festa privata organizzata da amici in una casa ho bevuto troppo, tanto da non reggermi più in piedi da sola ed arrivare a vomitare, cosa mai successa in tutta la mia vita e di cui mi vergogno anche parecchio. Insomma, non ero in me. Verso la fine della serata, i miei amici mi portano in una camera da letto per farmi distendere, così mi tolgo le scarpe, le do ad un mio amico chiedendogli di posarmele vicino al letto e mi sdraio. Ora, non so che mi sia preso, credo che fosse stato solamente un "atto di gentilezza", volermi sentire meno in colpa per averlo costretto ad accompagnarmi in camera e ad avermi posato le scarpe, non so, fatto sta che gli dico di venire a dormire anche lui, c'era spazio, era tardi e non mi sembrava ci fosse nulla di male. Sullo stesso letto matrimoniale c'era già una mia amica che dormiva da un po', quindi non credevo di fare nulla di sbagliato o che lasciasse fraintendere qualcosa che non esistesse e non avrei mai voluto. Dopo aver fatto questa proposta al mio amico mi ricordo di essermi addormentata subito, non so nemmeno se avesse accettato subito l'invito oppure no. Ad un certo punto però mi sveglio perché mi sento delle mani addosso, lungo tutto il corpo e una che cerca la mia bocca. Ero ancora addormentata, non proprio cosciente, così mi allontanai e credetti che questo sarebbe bastato, visto che nel letto c'era ancora la mia amica che dormiva. E invece no, perché ogni qual volta mi allontanavo le sue mani tornavano a riprendermi, sempre più insistentemente. Sì avvicinava sempre di più, e a me dava fastidio, avevo paura, ma non sapevo che fare. Non riuscivo ad urlare, non riuscivo a muovermi, non riuscivo a fare niente. Avevo paura di alzarmi, di svegliare la mia amica, di uscire dalla stanza e di andare dagli altri in casa a dire ciò che era successo. Avevo paura che non mi avrebbero creduta, che mi avrebbero presa per scema e che si sarebbero fatti una risata e basta. Così non feci niente. Restai immobile e aspettai che quel momento interminabile finisse. Non so quanto è durato, so solo che sentivo le sue mani toccarmi dappertutto, la sua testa fra i miei capelli, il suo respiro addosso. Ad un certo punto qualcuno entrò in stanza a dirci che era arrivato il momento di sistemare le ultime cose e di andare via. Era buio e non so se vide la situazione, ma in ogni caso non disse nulla. Io saltai subito giù dal letto e mi diedi da fare come potei, anche se non ero ancora del tutto lucida. Lì finì tutto, ma iniziò anche il ricordo di quelle mani che mi tormenta tuttora. Sono passati quattro mesi, e ogni volta che vedo quel ragazzo mi vergogno anche a guardarlo, lo saluto e basta, non gli parlo né gli do conto in nessun modo. Dal canto suo, lui non mi ha mai detto niente né fatto più nulla dopo quella sera e adesso sta con un'altra ragazza.
So che ciò che mi è successo non è nulla di estremamente grave, ma non so spiegarmi perché questo ricordo ancora mi tornenti. Ho paura che si ripercuoterà nei miei rapporti successivi con i ragazzi, e io non voglio chiudermi in me stessa o averne paura. Ho 20 anni, sono giovane e mi sento ancora spaventata, mai al sicuro da nessuna parte. Ancora mi tormenta ciò che è successo, non è un vero e proprio chiodo fisso, ma ci penso spesso. Tuttora se un mio amico mi abbraccia o cerca un contatto fisico con me mi irrigidisco, ho quasi paura. Mi ricordo ancora quelle mani addosso e quegli occhi addosso una volta che ci siamo alzati dal letto e abbiamo sistemato la casa. Quello sguardo forse mi faceva più paura delle mani e di tutto il resto. Da quel momento ho iniziato a minimizzare la cosa, quasi a giustificare il suo comportamento per riuscire ad andare avanti e per chiudere ed accantonare questo ricordo che mi perseguita. Ho pensato e penso tuttora che magari è colpa mia, che non dovevo dirgli di venire a dormire, che magari me la sono cercata. È così brutto provare vergogna di qualcosa che io non volevo mi accadesse.
Scusate per il mio sfogo immenso, ma non ho raccontato mai questa storia a nessuno e spero che questo possa essere il primo passo verso una guarigione da questa ferita che provo a chiudere ma che sembra ancora aperta. Scusate di nuovo e grazie a chi avrà speso un po' di tempo a leggere e rispondere.