Il vero aiuto dello sfogo è per l’empatia dell’interlocutore

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Il vero aiuto dello sfogo è per l’empatia dell’interlocutore

Messaggioda Royalsapphire » 12/04/2014, 17:37



Il vero aiuto dello sfogo deriva dall’empatia dell’interlocutore




Freud diceva che gli isterici soffrono di reminiscenze e affermava giustamente la necessità terapeutica di ricordare, di ri petere, di rielaborare. Possiamo affermare che le vittime di abuso soffrono per non poter ricordare, per non poter “ripetere” attraverso il racconto l’accaduto, per non poter rielaborare l’accaduto e i sentimenti da esso generati di fronte alla presenza empatica di un interlocutore.

“Il trovarsi di fronte alla presenza empatica di un interlocutore”: questa è un’aggiunta indispensabile. Non basta dire e rielaborare, occorre aggiungere: di fronte alla presenza empatica di un interlocutore. Il trauma si determina in un contesto relazionale (di tipo negativo) e solo in un altro contesto relazionale (questa volta di tipo positivo) è possibile dare una risposta efficace ai diversi livelli al trauma.

I traumi derivano dall’incapacità dell’adulto di rispettare l’alterità del minore, d’immedesimarsi con i suoi bisogni emotivi “altri” rispetto a quelli dell’adulto. Il trauma nasce da un atteggiamento scarsamente empatico e rispondente dell’adulto e la risposta efficace al trauma in qualsiasi ambito istituzionale ed operativo non può avvenire se non in un contesto di rispetto dell’alterità dei bisogni del bambino, in un contesto di empatia.
Non basta dunque che i sentimenti vengano comunicati, esternati, espressi, occorre che vengano esternati di fronte appunto alla presenza empatica di un interlocutore. In questo senso dobbiamo andare oltre Freud e superare il suo modello pulsionale. Vorrei spiegarmi con un esempio che può riferirsi all’esperienza personale di ciascuno. Quando noi siamo nervosi e arrabbiati per qualcosa di più o meno grave che ci è capitato, possiamo scaricare la nostra rabbia, possiamo prendercela con un oggetto, con un automobilista, o con un arbitro di una partita (meglio così piuttosto che scaricarci contro un bambino). Ma non è lo scaricare la rabbia in quanto tale che ci fa star meglio, che ci rende più sereni come invece ci aspetteremmo in base al modello pulsionale. Anzi può succedere il contrario: sto guidando da solo, sono arrabbiato, me la prendo con un automobilista e mi ritrovo ancora più teso ed inoltre non mi piaccio affatto nel vedermi lasciare andare all’impulso. Ma se sto guidando poniamo con un’altra persona che vede che me lo sto prendendo con un automobilista, una persona che conosce e intuisce la radice emotiva del mio sfogo di rabbia e mi dice per es.: “Certo, quello che ti è successo è proprio spiacevole”, può darsi allora che la mia rabbia s’attenui, perché mi trovo di fronte a un rispecchiamento positivo, c’è una persona infatti che mi aiuta a dare un valore al mio sfogo, che mi aiuta a mettere ordine dentro di me, a non colpevolizzare, a non scindere da me il mio sentimento di rabbia, a sentirlo mio, a sentirlo parte legittima, significativa, buona di me. Solo allora il mio essermi scaricato mi fa stare meglio: mi sento infatti più intero, più integro rispetto a me stesso, rispetto alla mia vita emotiva, che è l’essenza del mio essere. Tutto questo è spiegato dal modello relazionale della psicoanalisi e dalla psicologia del sé di Kohut.

Per quanto riguarda i traumi. Generalmente "gli adulti traumatizzati di oggi sono i bambini traumatizzati di ieri". Nel senso che è più facile che un trauma subentri all'infanzia che in età adulta.

Se il contesto è quello infantile, possiamo dire che: Un trauma nasce da un atteggiamento scarsamente empatico e rispondente dell’adulto; d'altro canto la risposta efficace al trauma in qualsiasi ambito istituzionale ed operativo non può avvenire se non in un contesto di rispetto dell’alterità dei bisogni del bambino, in un contesto di empatia.
Se il contento è quello adulto, possiamo rielaborare il concetto: Un trauma nasce da un atteggiamento scarsamente empatico e rispondente degli adulti che prendono parte alla vita del soggetto traumatizzato.

Fonte: http://users.libero.it/hansel.e.gretel/ ... amento.pdf
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