""Credo che il male più grande della vittima sia la solitudine.
Non solo quella che ti causano gli altri ma quella che vivi tu, dentro di te.
Ti senti diverso, non ti accetti perchè non sai più chi sei.
La tua vita e la tua identità sono state distrutte e ora tu le devi ricostruire,
ma nel frattempo ti rendi conto di non conoscerti e ti senti sola al mondo.
Nessuno può capire fino in fondo quello che provi.""
Molte persone soffrono di PTSD in conseguenza ad un'esperienza traumatica come lo stupro (o violenza sessuale).
Il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è una normale reazione umana ad una situazione anormale. Ogni persona ha un diverso punto di rottura per quanto riguarda un evento traumatico. Il PTSD non è raro, al contrario!
Sintomi di PTSD includono:
_Senso di orrore, paura o terrore intenso che ricordano le emozioni provate durante lattacco a seguito di ferite che ti sono state inferte o minacce alla tua integrità o a quella di una persona amata;
_Ricordi spiacevoli dellevento inclusi flashback e incubi;
_Evitare di proposito luoghi o cose che ricordano levento (per esempio persone, posti, oggetti, ecc.);
_Almeno due sintomi di ipervigilanza, incluso insonnia, difficoltà ad addormentarsi o concentrarsi, spaventarsi facilmente, irritabilità o scoppi di ira improvvisi;
Questi sintomi durano almeno un mese.
Sindrome di Trauma da Stupro
La sindrome di Trauma da stupro è una comune reazione allo stupro o assalto sessuale.
Ci sono tre fasi nella sindrome di trauma da stupro:
1. Fase Acuta: Questa fase avviene immediatamente dopo lassalto o dubito dopo aver ricordato e dura da pochi giorni a molte settimane. In questa fase ci sono diversi tipi di reazioni, di solito classificati in tre categorie:
Espressa In questa categoria la sopravissuta mostra apertamente le sue emozioni. Può apparire agitata o isterica o soffrire di attacchi di pianto o ansia.
Controllata In questa categoria la sopravissuta reagisce come se nulla fosse, come se non fosse accaduto nulla di grave e vada tutto bene. Questa apparente calma è in realtà una maschera dello shock subito.
Sconcerto shockato Quando la sopravissuta reagisce in modo molto disorientato rientra in questa categoria. Lei può avere difficoltà a concentrarsi, prendere decisioni o condurre le normali attività giornaliere. I ricordi dellassalto possono essere confusi o completamente assenti.
2. Fase di aggiustamento esteriore: Durante questa fase la sopravissuta riprende le normali attività giornaliere e sembra andare avanti con una vita dallapparenza normale, ma in realtà sta soffrendo molto interiormente. In questa fase ci sono 5 modi di affrontare la situazione:
Minimizzazione - si agisce come se andasse tutto bene e non fosse successo nulla di grave o poteva essere peggio.
Drammatizzazione - la sopravissuta non riesce a smettere di parlare dellassalto e largomento domina la sua vita e la sua identità.
Soppressione - la superstite si rifiuta di parlare dellevento traumatico e agisce come se non fosse mai accaduto.
Spiegazione laccaduto viene analizzato e ispezionato, si guarda a cosa lindividuo abbia fatto e a cosa lo stupratore possa aver pensato o provato.
Flight Cioè volo, tentativo di fuggire dal dolore provocato dal traumatico evento. A seguito di questa tecnica la sopravissuta cambia casa, lavoro, look, relazioni familiari o con gli amici e così via.
Ci sono molti sintomi che appaiono durante questa fase di aggiustamento esteriore, inclusi:
Ansia continua
Forti sbalzi di umore
Senso di disperazione
Paura persistente o fobie
Depressione
Rabbia
Disturbi del sonno (incubi, insonnia)
Disturbi alimentari (nausea, vomito, mangiare impulsivo, anoressia, bulimia, ecc.)
Negazione
Allontanamento da famiglia, amici e attività che prima davano piacere.
Ipervigilanza
Rifiuto di allontanarsi da casa e/o avvicinarsi ai luoghi dove è avvenuto levento traumatico o che ricordano il luogo dove levento traumatico è avvenuto
Problemi sessuali
Difficoltà di concentrazione
Flashback
Tutti questi sintomi e comportamenti possono spingere la sopravissuta a cercare aiuto. Questi sintomi sono reali e non sono solo frutto di immaginazione. Non è la sopravissuta a provocare questi sintomi di proposito, sono sintomi di un serio disturbo a seguito di un forte trauma.
3. Fase di risoluzione: Durante questa fase lassalto non è più la parte fondamentale della vita e identità della sopravissuta. Lindividuo si rende conto che non potrà mai dimenticare lassalto o metterlo da parte, ma questo non provoca più un senso di disperazione e il dolore e la negatività diminuiscono. Questo modello assume che le 3 fasi non siano vissute necessariamente in questo ordine e lungo il percorso di guarigione si può passare consecutivamente da una fase allaltra senza un ordine preciso. Il corso di questa sindrome è diverso per ogni individuo e la sopravissuta potrebbe non sperimentare tutti i sintomi o fasi.
Disturbi Alimentari
Molto spesso le vittime di violenza sessuale soffrono di disturbi alimentari dopo lassalto. Molto spesso la sopravissuta sente una perdita di controllo durante lassalto. Un disturbo alimentare dà alla superstite di nuovo un senso di potere sul proprio corpo. I disturbi alimentari includono:
Anoressia: Una persona che soffre di anoressia è ossessionata con il proprio peso e lo vuole mantenere più basso possibile, di solito fino ad un livello pericoloso per la salute. Le superstiti tendono a soffrire di anoressia perché questo disturbo colpisce persone con un basso livello di auto stima e necessità di sentire un senso di controllo sul proprio corpo, entrambe conseguenze della violenza subita. Lanoressia è un disturbo pericolosissimo e può avere conseguenze mortali.
Bulimia: Una persona che soffre di bulimia si abbandona a grandi abbuffate e poi si induce il vomito o prende lassativi o fa unintensa attività fisica o digiuna per più di 24 ore per compensare le calorie assunte. La bulimia è anchessa conseguenza comune della violenza sessuale perché durante le abbuffate il cibo aiuta a lenire il dolore e subito dopo lindividuo si sente così in colpa che deve a tutti i costi compensare per quanto ha mangiato per assicurarsi di non ingrassare a cause della bassa autostima e il senso di perdita di controllo provato durante labbuffata.
Binge-eating: Questo disturbo è simile alla bulimia: lindividuo che soffre di binge-eating si abbandona a grandi abbuffate, in genere mangia una quantità insolitamente grande di cibo in meno di due ore, ma dopo non tenta di compensare con i meccanismi tipici della bulimia. Un individuo che soffre di disordine da binge-eating usa il cibo per calmare intense emozioni come rabbia, paura o ansia, per poi sentirsi molto in colpa o vergognarsi della quantità di cibo assunta.
Se pensi di soffrire di un disturbo alimentare cerca subito l'aiuto di un medico.
Depressione
Una delle conseguenze più comuni della violenza sessuale è la depressione. Il termine depressione può creare confusione: tutti noi soffriamo di momenti di tristezza a seguito dei problemi della vita di tutti i giorni. Riconoscere di soffrire di depressione può essere molto difficile e i sintomi possono facilmente essere attribuiti a tuttaltro disturbo. Soffrire di depressione dopo la violenza sessuale è perfettamente normale. Le persone intorno a te potrebbero chiederti perché ti senti depressa o come mai non ti senti meglio e ti metti semplicemente la violenza sessuale alle spalle. Spesso le superstiti provano un forte senso di disperazione durante e dopo un assalto sessuale e si sentono come se una parte di loro sia morta o scomparsa. Questo provoca una sensazione di tristezza e disperazione più intensa del solito. La depressione non è un segno di debolezza e non è qualcosa che si può semplicemente lasciare alle spalle o uscirne fuori. Se pensi di soffrire di depressione chiedi aiuto ad un medico. Questa intensa tristezza non deve essere per forza parte della tua vita, tu puoi sentirti meglio e guarire.
Autolesionismo
L'autolesionismo consiste nella pratica di farsi deliberatamente del male. Spesso le superstiti di violenza sessuale provano un senso di disperazione e abbandono e non sanno in che modo esprimere il proprio dolore o chiedere aiuto. Le superstiti ricorrono allautolesionismo per calmare intense sensazioni di paura, ansia o dolore oppure per esprimere, far uscire il proprio dolore o per chiedere aiuto o per punirsi di qualcosa di cui si sentono responsabili (compreso la violenza sessuale). Lautolesionismo non va confuso con i pensieri suicidi: spesso le persona che praticano autolesionismo non pensano affatto al suicidio, sentono solo il bisogno di esprimere il proprio senso di dolore o frustrazione o vogliono reclamare il controllo sul proprio corpo, ma non ci sono intenzioni suicide dietro i gesti autolesionisti. Se ti stai facendo del male in qualunque modo o se hai pensieri autolesionisti contatta immediatamente un medico. Soffrire di autolesionismo è terribile, ma non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto con le parole. Tu meriti di essere aiutata e amata, non di essere punita. Chiedi aiuto, non c'è niente di cui vergognarsi se soffri di questo disturbo.
Pensieri suicidi
Il suicidio è lunico disturbo che deve essere fermato prima che i pensieri diventino atti. I pensieri suicidi possono essere sintomo di depressione o di disturbo da stress post-traumatico. Avere pensieri suicidi non significa essere deboli. Spesso le superstiti provano un senso di dolore e disperazione molto intensi e pensano che il suicidio sia la sola soluzione per mettere fine alle tremende sensazioni che provano. Se hai pensieri suicidi contatta immediatamente il tuo medico. Non pensare che nessuno ti capisca o che non ci sia aiuto per te.
ALTRO DOCUMENTO CHE SPIEGA COSA COMPORTA L'ABUSO NEL SOGGETTO:
E'possibile definire l'abuso sessuale in modi molto diversi. Una definizione generale soddisfacente può essere quella che fornisce Montecchi (1994): «il coinvolgimento di soggetti immaturi e dipendenti in attività sessuali, soggetti a cui manca la consapevolezza delle proprie azioni nonchè la possibilità di scegliere. Rientrano nell'abuso anche le attività sessuali realizzate in violazione dei tabù sociali sui ruoli familiari pur con l'accettazione del minore».
Da questa definizione si deduce che l'abuso sessuale non è certamente un'attività che comporti necessariamente l'atto della penetrazione. L'aspetto fondamentale, invece, è quello rappresentato dalla condizione della vittima, impossibilitata a scegliere o a comprendere correttamente quello che sta accadendo o che viene proposto. Nel caso di un abuso sessuale, quindi, si è in presenza di un abuso sessuale quando la persona coinvolta nella relazione sessualizzata non è in grado di cogliere il profondo significato di quanto viene effettuato su di lei, oppure le conseguenze reali e durature a cui può portare. Si parla di abuso sessuale anche nei casi in cui la persona non viene mai fisicamente toccata, ma viene esposta alla visione o all'ascolto di vicende a contenuto sessuale non adeguate all'età o alla relazione con l'abusante.
Nei casi più evidenti e cruenti la persona che subisce un abuso sessuale è posta nell'impossibilità di agire liberamente mentre viene posta all'interno di una relazione sessualizzata, per esempio attraverso minacce o l'impiego della forza fisica.
A causa dell'origine della molestia, l'abuso sessuale intrafamiliare produce, in linea di massima, effetti più gravi di quelli prodotti da abusi avvenuti all'esterno del nucleo familiare. La maggior parte degli abusi sessuali intrafamiliari viene effettuata dai padri, in secondo luogo dai conviventi nel nucleo familiare (nonni, zii, patrigni, ecc,) e, in percentuale molto minore, dalle madri (circa il 7% dei casi).
La ricerca clinica indica che un abuso sessuale intrafamiliare può produrre i danni più gravi soprattutto quando sono presenti le seguenti caratteristiche
un legame intenso con la persona che effettua l'abuso;
una lunga durata dell'abuso;
l'abuso resta nascosto o non viene riconosciuto dall'ambiente familiare;
la persona abusata non è in grado di parlare dell'accaduto
la persona abusata è ancora un bambino.
L'abuso sessuale, specialmente se intrafamiliare, può certamente dare origine a molti problemi psicologici, anche di lunga durata e di difficile risoluzione spontanea nel corso della vita.
Quali problemi può comportare un abuso sessuale
L'abuso sessuale può produrre molti tipi di problemi psicologici e per questo motivo si dice che si tratta di un "fattore di rischio non specifico" nei confronti di differenti disturbi psicologici. Sul perchè una persona reagisca in un modo oppure in un altro è una questione molto vasta e complessa, sulla quale c'è ancora molto da comprendere. In ogni caso, sembra accertato che la risposta soggettiva agli eventi sia condizionata da alcuni importanti fattori come: l'età al momento dell'abuso, la durata, la presenza o meno di penetrazione, l'uso esplicito di violenza, caratteristiche di personalità della persona, la presenza al momento dell'abuso di determinati problematiche psicologiche, la possibilità di condividere l'accaduto con qualcuno, il sostegno emotivo ricevuto in seguito, ulteriori esperienze che possono peggiorare la situazione o, al contrario, aiutare a superare gradualmente l'accaduto.
L'abuso sessuale deve essere considerato innanzitutto come una esperienza traumatica. Di conseguenza può generare sintomi come un vero e proprio Disturbo Post-Traumatico da Stress. In questo modo, le esperienze subite, sotto forma di immagini, emozioni, sensazioni fisiche, parole, suoni, odori, sapori, incubi notturni, possono ritornare frequentemente alla mente della persona abusata, insieme ad emozioni fortemente disturbanti come depressione, ansia, angoscia, irritabilità, panico o rabbia. Nei bambini i ricordi tendono a ripresentarsi sotto forma di incubi popolati da mostri e nel ripetere - attraverso il gioco o il disegno - qualche elemento saliente dei fatti accaduti.
Tipicamente la persona che ha subito un abuso sessuale cerca di mantenere a distanza i ricordi traumatici. In alcuni casi, addirittura, è possibile che, almeno in determinati periodi della vita, la persona abusata abbia amnesie più o meno parziali per gli eventi accaduti o ricordi estremamente confusi. In una quantità rilevante di casi i ricordi dell'abuso progressivamente perdono in parte l'aspetto drammatico che li contraddistingue, divenendo più facilmente gestibili da parte dell'individuo. Se questo è certamente un vantaggio, d'altra parte può anche comportare un pericolo potenziale, in quanto la persona si può abituare a convivere con i problemi generati dall'abuso, a non condividerli con nessuno e, in generale, a non affrontarli adeguatamente. In alcuni casi, questo stato di cose può prendere la configurazione di Disturbo Post-Traumatico da Stress in remissione parziale.
Altri problemi associati all'abuso sessuale
L'abuso sessuale, a differenza di altri eventi traumatici, presenta caratteristiche peculiari; innanzitutto, è un evento che va a coinvolgere l'area della sessualità delle persone interessate, in secondo luogo, quando commesso in ambito intrafamiliare, si tratta di un trauma che sovverte i divieti sociali ed il compito di accudimento e/o di neutralità sessuale che un familiare dovrebbe avere nei confronti della persona abusata.
Alcuni dei problemi più tipici associati all'abuso sessuale sono i seguenti:
Connessi al tradimento. Quando l'abuso sessuale viene commesso all'interno dell'ambiente familiare e, in special modo, quando l'abuso viene commesso da un genitore o da chi avrebbe dovuto svolgere questa funzione, la persona abusata tipicamente vive come una profonda ferita il fatto di non essere stata amata nel modo corretto da una persone di cui aveva bisogno. Frequentemente può pensare che, se si sono subite cose così gravi dai propri familiari, certamente delle persone non ci si può fidare. Questo può portare ad una profonda sfiducia nei confronti della gente e/o ad attuare un comportamento aggressivo e manipolatorio, soprattutto nei confronti delle persone dello stesso sesso dell'abusante.
Connessi all'autostima: una persona cresce bene in un ambiente familiare sano quando sente di avere un valore ed un grado di amabilità intrinseci per il fatto di essere stati sufficientemente amati ed apprezzati. Nel caso di una vittima di abuso sessuale si assiste tipicamente alla presenza di una bassa autostima, alla sensazione di non essere veramente degni amore. Questa situazione può essere presente insieme alla consapevolezza razionale di avere tutti i diritti e le capacità per sentirsi come tutte le altre persone, ma è come se una parte della persona non ci credesse mai veramente.
Connessi alla sessualità: l'abuso e la molestia producono frequentemente problemi sessuali. Oltre ai problemi sessuali più tipici (difficoltà o impossibilità a raggiungere l'orgasmo -anorgasmia, dolore durante i rapporti -vaginismo, difficoltà a lasciarsi andare, assenza di sensazioni piacevoli o presenza di sensazioni piacevoli assieme a quelle spiacevoli, sensi di colpa e di inadeguatezza eccessivi, sensazione di essere indegni o "sporchi", assenza di desiderio, disturbi dell'eccitazione), soprattutto l'iniziazione all'interno della famiglia alla sessualità può ingenerare l'evitamento della vita sessuale in generale oppure la scelta di una omosessualità di ripiego. Questi problemi, comunque, possono riguardare qualunque persona vittima di abusi sessuali, ingenerando notevole confusione circa i propri desideri e la propria identità sessuale. Paradossalmente, l'abuso sessuale può anche portare ad una promiscuità sessuale e per questo sono state fornite moltissime teorie diverse dagli specialisti. Alcune delle più importanti sostengono che a volte si può interpretare la promiscuità sessuale delle persone abusate o la loro tendenza ad essere abusate nuovamente come la difficoltà a tenere distinti l'affetto dal sesso, mentre altre volte con la presenza di un'opinione estremamente bassa di sè stessi e quindi ad un uso promiscuo e non ponderato del proprio corpo.
Problemi di ansia e depressione sono molto frequenti e possono insorgere fin dall'infanzia, diventando parte dell'individuo, tanto da ritenere di non potere essere fatto diversamente.
Connessi più strettamente al corpo: fra le vittime di abusi sessuali sono relativamente frequenti problemi psicosomatici, disturbi del comportamento alimentare, abuso di alcool, farmaci e di sostanze stupefacenti.
Problemi interpersonali: la sfiducia, le difficoltà sessuali, insieme a difficoltà nella gestione della rabbia e delle distanza fra le persone comportano frequentemente problemi nella gestione delle relazioni interpersonali.
Psicoterapia
La psicoterapia per le persone che hanno subito abuso sessuale in età infantile, adolescenziale o adulta, è fortemente consigliata.Sono relativamente frequenti, infatti, le situazioni in cui il trauma non viene realmente superato, ma più semplicemente la persona abusata impara a convivere con esso, a costo sofferenze e di grandi limitazioni nella propria possibilità di vivere la vita pienamente. Nella scelta di una psicoterapia per un abuso sessuale, è necessario innanzitutto rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto nell'ambito dell'abuso sessuale. Tale psicoterapeuta, poi, è caldamente consigliabile che sia formato nell'impiego di psicoterapie adeguate ad intervenire su eventi traumatici in generale.
Per l'abuso sessuale commesso su bambini (e che sono ancora bambini al momento della psicoterapia) è necessario che lo psicoterapeuta sia specificatamente formato nella psicoterapia con persone di giovane età. Esistono, inoltre, alcune associazioni che forniscono sostegno a persone che hanno subito abusi sessuali, di qualunque età esse siano. Possono anche fornire consulenze legali per le tematiche che frequentemente riguardano l'abuso sessuale, specialmente quando l'abusante è il partner o il marito dell'abusato, oppure quando l'abusante è il genitore dell'abusato.
In ambito giudiziario possono essere richieste da parte del Giudice consulenze tecniche aventi lo scopo di valutare l'attendibilità di una persona, tipicamente un minore, che riferisce di avere subito un abuso sessuale. Lo stesso tipo di prestazione può essere richiesta anche dal Pubblico Ministero e dalle "parti" coinvolte nel processo: si tratta delle cosiddette Consulenze Tecniche, d'Ufficio o di Parte. Per informazioni bibliografiche. Tali interventi si rendono necessari per per cercare di capire se i fatti rivelati si riferiscono ad un fatto reale oppure a simulazione, o plagio da parte di un adulto, oppure se non si tratti di falsi ricordi o, infine, di un pseudo-abuso, ovvero di un'errata interpretazione di eventi innocenti come se si trattasse di un abuso sessuale.
Psicoterapia per l'abuso sessuale e per i traumi
La psicoterapia dell'abuso sessuale richiede allo psicoterapeuta una buona esperienza ed una competenza specifica in psicotraumatologia e sessuologia. Oltre a ciò, possono essere di particolare utilità i seguenti approcci psicoterapeutici:
- Psicoterapia ipnotica
- *Eye Movement Desensitization and Reprocessing
- Psicoterapia Sensomotoria (Sensorimotor Psychotherapy)
- Psicoterapia corporea, bodywork e Contatto Integrativo
* Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR)
L'EMDR è un approccio alla psicoterapia che ha dimostrato di essere efficace nei disturbi post-traumatici, in particolare nel Disturbo Post-traumatico da Stress.
NOTA: Quella che segue è la testimonianza di una vittima di abusi riguardo la validità di un trattamento terapeutico:
"""La terapia migliore è l'EMDR.
E' dolorosissima perchè ti fa fare incubi e porta alla luce nuovi ricordi, ma è giusto che sia così.
Solo affrontando il trauma di petto si può stare bene con se stessi.
Iil punto cruciale è togliersi il senso di colpa e la vergogna.
Quelli son difficili da togliere ma bisogna arrivare a capire che si è innocenti, perchè è davvero così."""
PsicoTraumatologia.com ha scritto: Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR)
La procedura d'intervento per il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD): il protocollo standard per adulti e adolescenti
L'EMDR è nata come terapia elettiva del PTSD ed ha modellato la struttura fondante della propria procedura di intervento (nonchè le proprie basi teoriche) su questa patologia. I protocolli di intervento rivolti ad altre patologie (adeguatamente validati o meno) sono l'adattamento dell'originale protocollo per il PTSD. Non si tratta però di un limite metodologico dell'EMDR o di un residuo storico della sua evoluzione. L'EMDR, infatti, è e resta innanzitutto un intervento efficace sugli eventi traumatici o altamente stressanti, e come tale interviene su questi target di intervento adattando le proprie procedure alle peculiarità con le quali gli eventi traumatici o altamente stressanti si manifestano all'interno delle differenti manifestazioni psicopatologiche. Il trauma, infatti, più che essere connesso in modo privilegiato al PTSD, sembra doversi considerare un elemento trasversale di parte significativa della psicopatologia (Bremner, Vermetten, Southwich, Krystal, Charney, 1998; Briere, 1997; Williams, Joseph, 1999). Considerando, infine, che il protocollo EMDR per il PTSD negli adulti e negli adolescenti connesso ad un singolo evento traumatico è senza dubbio quello maggiormente consolidato e verificato sperimentalmente, farò riferimento dettagliatamente solo a questo protocollo, semplicemente accennando in seguito ad ulteriori applicazione dell'EMDR.
La procedura-tipo o algoritmo di intervento consta di otto fasi specifiche, composte di elementi "non specifici" (relazione terapeutica, elementi psicoeducazionali, etc.), di elementi genuinamente specifici (movimenti oculari o altri tipi di stimolazione adeguata, sequenzialità degli interventi effettuati) ed elementi mutuati - direttamente o indirettamente - da altre tradizioni di ricerca (assessment cognitivo e ristrutturazione, esposizione graduale, abreazione, assecondamento delle libere associazioni, valorizzazione di immagini a contenuto simbolico, manipolazione delle immagini mentali, tecniche provenienti dalla tradizione della terapia ipnotica ed altro ancora).
Nelle fasi iniziali viene raccolta l'anamnesi del paziente, viene valutata l'opportunità dell'intervento e la presenza di condizioni indispensabili per evitare di ritraumatizzare il paziente o generare un drop-out. In seguito viene spiegato e calibrato il procedimento terapeutico, e viene verificata la possibilità di raggiungere una condizione di sicurezza psicofisiologica, eventualmente in sinergia con tecniche di rilassamento, di ipnosi e/o di autoipnosi (esercizio del "luogo sicuro").
La fase dell'assessment è di particolare importanza, ed è caratterizzata dalla costruzione di un'accurata baseline articolata sulle componenti cognitive, emotive, sensoriali del trauma, con una particolare attenzione rivolta alle sensazioni fisiche. Un accesso olistico alla memoria traumatica massimizza la probabilità che abbia effetto l'intervento terapeutico successivo. In particolare, l'enfasi posta sulle sensazioni fisiche è in accordo con la ricerca traumatologica attuale che evidenzia un massiccia e cruciale presenza della componente cenestesica e, in senso lato, implicita, nella memorizzazione dei traumi (Bremner, et al., 1998; van der Kolk, 1996; van der Kolk, Fisler, 1995). Le difficoltà di acceso ai ricordi (evitamento, dissociazione, intrusività, frammentazione, razionalizzazione, banalizzazione, etc.) sono elementi decisivi nella calibrazione delle modalità d'intervento.
La fase della desensibilizzazione consiste nell'applicazione della stimolazione alternata più adeguata al paziente che ha avuto accesso al materiale traumatico. All'interno di questa fase si deve includere ogni forma di risposta che il paziente esibisce nei confronti dell'intervento, e tipicamente: associazioni verso altri ricordi, prese di coscienza, cambiamento delle differenti componenti sensoriali costitutive del ricordo del trauma, modificazione di convinzioni, abreazioni, e così via. Il compito del terapeuta è di stimolare la rielaborazione spontanea del trauma, intervenendo solo se strettamente necessario, evitando interpretazioni o commenti interferenti, ma anche arbitrarie manipolazioni della direzione della rielaborazione autonoma del trauma. Esistono alcune importanti eccezioni a questa regola di procedura: 1) se il paziente è in difficoltà ed in particolare se il processo rielaborativo è in stallo; 2) se il paziente è sopraffatto dalle emozioni; 3) se il paziente manca delle risorse cognitive ed emotive per affrontare il problema; 4) se, piuttosto che eliminare "chirurgicamente" un trauma, dobbiamo anche ricorrere ad un modello "riparativo" o "integrativo" relativamente ad esperienze di vita assenti, come nel caso dell'incuria e dell'abuso, sessuale, fisico o psicologico (Giannantonio, 2000, a, b; Leeds, 1998). Durante il processo di rielaborazione il terapeuta si ferma periodicamente, calibrando il proprio procedimento su quanto può comprendere della rielaborazione che sta avvenendo nel paziente, fermandosi tipicamente quando ha l'impressione che sia terminato uno step rielaborativo oppure se il paziente appare essere in stallo. A questo punto il paziente viene invitato a verbalizzare quanto sta accadendo dentro di lui sotto forma di pensieri, sensazioni, emozioni e connessioni ad altri ricordi. Questo consente normalmente di comprendere la modalità e la direzione della rielaborazione in atto, fornendo inoltre le informazioni necessarie al terapeuta per agevolare la ripresa del processo nell'eventualità che questi sia impossibilitato.
Quando il coinvolgimento emotivo è notevolmente ridotto o eliminato si interviene agevolando la ristrutturazione cognitiva delle cognizioni disfunzionali (o inadeguate rispetto al tempo presente) che usualmente sono associate ad un trauma. Nello specifico, viene utilizzata una "cognizione positiva" già evidenziata nella fase di assessment, ovvero quello che il paziente vorrebbe realisticamente riuscire a pensare su di sè mentre accede al trauma (i.e.: "Ora sono al sicuro" oppure "Non è stata colpa mia", mentre accede al ricordo di un incidente automobilistico). Attraverso la stimolazione alternata si intende integrare il materiale mnestico originario con nuove informazioni che precedentemente erano inaccessibili emozionalmente e/o cognitivamente (Lipke, 2000). Effettuata l'installazione si verifica l'eventuale presenza residua di sensazioni negative presenti mentre il paziente accede al trauma originario unitamente alla cognizione positiva. Se la ristrutturazione cognitiva non è completa viene ripetuta o modificata. Se sussistono ancora ricordi percepibili somaticamente, questi diventano il target d'intervento da stimolare per mezzo della stimolazione alternata. Spesso l'intervento su questi residui sensoriali connette il paziente a ricordi variamente collegati al trauma dal quali si è partiti, portando l'intervento a dirigersi su una rete mnestica coinvolta nel disturbo presentato dal paziente. Ottenuto questo obiettivo o, come più comunemente avviene, al termine della seduta, il paziente viene invitato ad interrompere la fase di rielaborazione orientando la piena attenzione verso il proprio luogo sicuro. In questo modo si intende evitare che la rielaborazione del trauma proceda senza soluzione di continuità al termine della seduta, magari in presenza di ricordi altamente disturbanti. Il paziente viene infine invitato a monitorare sè stesso fra una seduta e l'altra e a riferire successivamente l'eventuale presenza di elementi connessi alla rielaborazione in atto del trauma (pensieri, emozioni, sensazioni, ricordi, sogni, etc.).
L'inizio di ogni seduta di EMDR dovrebbe poi iniziare con una rivalutazione dell'opportunità di proseguire il lavoro sul target di intervento della seduta precedente. In particolare, è necessario effettuare un nuovo assessment cognitivo, emotivo, percettivo e sensoriale del target sul quale si sta lavorando, per valutare l'opportunità di un intervento ulteriore o di uno spostamento del focus d'intervento. Potrebbe essere che l'intervento termini con la rielaborazione di un singolo evento traumatico, ma in realtà questa eventualità non è certo la più frequente. Il trattamento di un evento traumatico sovente porta il paziente a riferire di altri episodi stressanti o francamente traumatici variamente connessi al target di partenza, all'interno di una vera e propria rete mnestica.
Il protocollo standard di intervento per il PTSD prevede, inoltre, che sia clinicamente necessario rielaborare gli eventi traumatici passati, ma intervenire anche sulle situazioni contingenti attuali che fungono da triggers nei confronti degli eventi traumatici e, infine, sulle ipotetiche situazioni future che si presumano possano riattivare i comportamenti disfunzionali connessi alle originarie esperienze traumatiche. Di conseguenza, è teoreticamente corretto e clinicamente efficace considerare come target d'intervento non tanto il singolo evento che il paziente riferisce - appunto - come traumatico, quanto piuttosto il ricordo in questione all'interno di una specifica rete mnestica, con connessioni al passato, al presente ed al futuro. Questa non è un'opzione teoretica arbitraria, ma la formalizzazione di una necessità metodologica evidenziata regolarmente dai pazienti. Di fatto, l'EMDR consente frequentemente di potere ripercorrere gli elementi costituitivi nella produzione di ciò che definiamo comunemente "traumatico", ovvero di evidenziarne l'etiologia psicobiologica multifattoriale (Briere, 1997; Carlson, Dalemberg, 2000).