Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

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Di qualunque tipo di ansia o paura si tratti, può essere superato!
L'insonnia è la conseguenza dell'ansia, delle tante peeoccupazioni che affollano la nostra mente, parliamone e buttiamole fuori dal nostro letto!

Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

Messaggioda Fior di Sole » 02/09/2023, 2:59



Odio e sono terrorizzata dagli spazi chiusi o affollati, e questo può voler dire tutto e niente.

Ci sono i i casi più comuni, come i concerti o la metropolitana sovraffollata, ma anche le situazioni più insolite come l'idea di stare in un luogo per cui, a causa di doveri sociali, non posso uscire. Ad esempio durante un colloquio o un importante incontro di lavoro, ma anche stando ferma dal parrucchiere con i capelli bagnati o mentre l'estetista mette l'ultimo strato di smalto. Vivo in costante allerta, entro in una stanza e guardo alle uscite oppure parlo con qualcuno e mi immagino la scusa che potrei inventare per potermi allontanare in fretta (una chiamata urgente o un bisogno improvviso di andare in bagno).
È un ansia con cui convivo da qualche anno ormai e che peggiora drasticamente con l'arrivo del caldo. Può presentarsi in qualsiasi momento e i sintomi sono sempre gli stessi: fame d'aria, vista offuscata, giramento di testa, sensazione di non essere più lì presente.
Il panico arriva subito dopo i primi sintomi e lì la mia mente prende il sopravvento, non ascolta più qualsiasi interlocutore a me vicino, aumenta i battiti del cuore e mi implora di scappare.

Consciamente so che è tutto nella mia testa, allora lì mi obbligo a prendere respiri profondi, a distrarmi pensando ad altre faccende, bevendo un po' d'acqua o mettendomi un asciugamano fresco sul collo.
Non ho ancora mai vissuto un vero e proprio attacco di panico, di quelli che non riesci a controllare, che mette in agitazione chi ti sta intorno, che ti porta a chiamare l'ambulanza perché ti sembra di morire.
Sono in questo eterno bilico in cui una parte di me vorrebbe piangere e chiedere aiuto quando sento l'ansia arrivare, ma un'altra parte afferra la mia mente in una stretta di metallo e mi dice di calmarmi immediatamente e di non essere ridicola.
Per lo meno così pensavo fino alla settimana scorsa in cui, per la prima volta, sono stata al limite del totale panico.
Ero in macchina sul sedile posteriore. Davanti a me guidava un amico venutoci a trovare quest'estate e alla sua destra c'era il mio amoroso che gli dava indicazioni.
Chiacchieravo con la ragazza accanto a me, conoscenza di vecchia data, quando ho iniziato a sentire i primi sintomi di ansia.
Chiaramente non potevo uscire dal veicolo in un qualsiasi momento e ci stavamo avviando verso l'autostrada.
Ho iniziato a sentire la mia mente allontanarsi dall'ambiente intorno, continuavo ad alimentare la conversazione con questa amica, ma volevo solo stare in silenzio e pensare ai miei respiri. Sentivo caldo, anche se l'aria condizionata era già piuttosto forte, ho quindi chiesto al mio moroso di aumentarla un pochino, cosa che ha portato una certa confusione tra i miei amici: si stava già piuttosto freschi.
La verità era che avevo dannatamente bisogno di aria, mi sembrava che non riuscissi più a respirare e che, quel poco che riuscivo a intrappolare, era aria tiepida e pesante.
Ero già quindi, in un limite piuttosto sgradevole, ma pur sempre una situazione che sapevo di poter controllare.
Poi ecco, finiamo bloccati in un ponte, in mezzo al traffico, in pieno mezzogiorno. L'apice di una delle mie tante paure. Sento i miei amici e il mio moroso lanciare qualche insulto per il fastidio di rimanere fermi in una bella giornata di sole, ma io, invece, voglio esplodere.
Voglio aprire la portiera e correre, ovunque, non importa dove, basta essere lontana da lì.
Il cuore è a mille, la testa mi gira come per svenire, gli occhi vedono bianco. E lì, mentre i miei amici cantano spensierati ed io combatto una battaglia che voglio nascondere, mi viene un'idea magra.
Chiedo il permesso di addormentarmi, sputando qualche scusa, dicendo di non aver dormito la notte prima e di voler approfittare del tempo sprecato per riprendere energie. Nessuno sembra insospettirsi e mi tagliano fuori dalle loro conversazioni per lasciarmi lo spazio che ho richiesto.
Infilo, con le mani tremanti, gli occhiali da sole per nascondere il panico che sapevo avrebbero potuto leggere nei miei occhi se fossero stati più accorti e mi metto con estrema lentezza e difficoltà le cuffiette, premendo tasti a caso sul telefono, dannandomi perché, nell'agitazione, non riuscivo a trovare il brano che ascolto in questi casi, un brano per la gestione dello stress che mi aiuta con la respirazione.
Poi, finalmente, premo play e inizia la voce pre registrata che spiega ogni step per riuscire a calmare la mente.
Chiudo gli occhi e mi lascio immergere da quella voce.
30 minuti dopo eravamo finalmente fuori dal traffico, riuscivo a respirare in maniera più regolare e il mio corpo era tornato composto.
Con uno sbadiglio fintissimo avverto i miei amici di essermi "svegliata" e, per infiocchettare ancora di più la stronzata, mi lamento di quanto il pisolino mi abbia lasciata più stanca che altro.
Il resto della giornata si è svolta più o meno nella sua normalità.

So che ri-succederà in futuro e ci sarà quel giorno in cui non sarò in una macchina piena di amici, ma in qualche posto sperduto insieme a gente sconosciuta o colleghi di lavoro con un freddo rapporto professionale. Tremo all'idea di quel giorno.
Vorrei così tanto che la vita mi fosse più facile, che non dovessi sempre controllare tutto, perfino il mio respiro.
E vorrei davvero avere un professionista con cui parlare, da anni e anni ormai, ma non avrò mai 200 euro da spendere mensilmente per le così agognate sedute.

Adesso sta arrivando l'inverno, finalmente. Il vento che si è alzato mi porta ai polmoni tutta quell'aria che mi dimentico di respirare e la valanga di turisti si sta dissipando lasciando le strade libere e silenziose.
Vorrei fosse sempre così. Vorrei vivere in un paesino in mezzo alla montagna e alla neve. Spostarmi sempre e solo a piedi, avere l'idea di potermi allontanare e nascondere al mondo.
Ma non posso ancora farlo. Devo aspettare un età più avanzata e una vita ormai realizzata.
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Messaggioda Ātman » 02/09/2023, 11:14



Una domanda: la tecnica di rilassamento cui accennavi la utilizzi solo in momenti di crisi o la pratichi regolarmente e magari quotidianamente? Perché c'è una certa differenza nei risultati se pratichi costantemente o solo quando è necessario. Tra l'altro, col tempo, potresti anche riuscire a fare a meno del brano sul telefono per raggiungere il rilassamento.
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Messaggioda Fior di Sole » 02/09/2023, 15:17



La pratico solo nei momenti di crisi.
C'è stato un periodo in cui la praticavo giornalmente, ma non riuscivo a vederne particolari risultati e ho smesso.
Secondo te ci potrebbe essere un modo per ritornare alla tranquillità che una volta vivevo o ormai dovrò sempre conviverci?
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Messaggioda Ātman » 02/09/2023, 17:11



Ci sono vari fattori da considerare.
Potrebbe essere necessario adottare qualche altro metodo per vedere i risultati sperati (sempre dando per scontata la necessità di una pratica costante). Ma potrebbe anche essere necessario individuare eventuali problemi psicologici che contribuiscono a innescare il malessere; e per quello ci vorrebbe uno specialista.
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Messaggioda Navigator63 » 03/09/2023, 11:05



Fior di Sole ha scritto:Vorrei così tanto che la vita mi fosse più facile, che non dovessi sempre controllare tutto, perfino il mio respiro.
E vorrei davvero avere un professionista con cui parlare, da anni e anni ormai, ma non avrò mai 200 euro da spendere mensilmente per le così agognate sedute.

Prima di tutto, complimenti per come riesci a gestire quelle crisi, seppur con fatica.

Ovviamente io così, dall'esterno, non posso sapere cosa provoca quelle crisi. Ma l'intuito mi suggerisce che forse c'è sotto qualche conflitto interno, fra una parte che hai represso e cerca di emergere, ed un'altra che invece vuole mantenere il controllo ed è spaventata dalla parte che vuole uscire (questo può essere particolarmente vero se sei stata "addomesticata" nell'ambiente familiare).
Oppure c'è sotto una profonda insicurezza, che in certe situazioni viene mandata in difficoltà.

Boh. Certo è che la risposta è dentro di te... ma non è facile da individuare.

Non hai mai fatto nessun tipo di seduta con un terapeuta che cominciasse a "scavare" alla ricerca delle cause?
Tu hai qualche ipotesi a riguardo?
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Messaggioda Fior di Sole » 03/09/2023, 19:00



Grazie

Si, la terapia penso sia la soluzione migliore, ma ancora oggi rimane, purtroppo, una soluzione per i più abbienti. Tra l'altro, vivendo all'estero, non ho possibilità di accedere ai servizi gratuiti qui presenti perché non mi sentirei a mio agio a parlare di questi problemi in una lingua che non è la mia.

Feci poche sedute nel 2019, all'epoca non soffrivo di ansia avevo altri tipi di problemi, ma non fu costruttivo. Tanto che la stessa psicologa mi disse che avevo difficoltà ad aprirmi... né mai mi fidai del tutto di lei, nonostante fosse brava. Adesso sarebbe diverso.

La mia teoria è che tutto derivi in gran parte da un sentimento di incertezza del futuro.
Ho fatto tutto giusto nella mia vita (parlo di studi e lavoro), e con il mio percorso mi aspettavo di avere più possibilità aperte/ possibilità di scelta, ma ormai non è più così purtroppo.
Ad oggi mi sembra che, non importa quanto tu sia capace, bravo o intraprendente, sarà già un miracolo riuscire a seguire il percorso da te scelto.

Quello che dico è molto generico, ma non saprei nemmeno io come parlarne in maniera più dettagliata.
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Messaggioda Navigator63 » 04/09/2023, 0:46



Fior di Sole ha scritto:Feci poche sedute nel 2019, all'epoca non soffrivo di ansia avevo altri tipi di problemi, ma non fu costruttivo. Tanto che la stessa psicologa mi disse che avevo difficoltà ad aprirmi... né mai mi fidai del tutto di lei, nonostante fosse brava. Adesso sarebbe diverso.

Certamente se il cliente rimane chiuso, il terapeuta non ha "agganci" per scoprire ed elaborare i problemi.

La fiducia è fondamentale, ed a volte semplicemente la persona che abbiamo di fronte non è in sintonia con noi, per cui non arriviamo a fidarci.
Altre volte abbiamo troppa paura (del giudizio, di svelarci, di essere sbagliati, di essere manipolati o ingannati o traditi...) per cui non ci fidiamo di nessuno; in questo caso nessuna terapia potrebbe funzionare.

La mia teoria è che tutto derivi in gran parte da un sentimento di incertezza del futuro.

Ma, di nuovo, questa è una conseguenza, non una causa. :)
- Cosa provoca questa incertezza? Dove ha le sue radici?
- Non ti fidi di te stessa? Non ti fidi del mondo?
- Cosa temi? Cosa potrebbe succedere di terribile?

IMHO questa incertezza è un punto di partenza per una esplorazione di quello che ci sta dietro.

Ho fatto tutto giusto nella mia vita (parlo di studi e lavoro)

Inoltre, spesso l'incertezza produce una tendenza al controllo (sono incerto e spaventato, se ho tutto sotto controllo forse sarò al sicuro).
Anche questa frase "Ho fatto tutto giusto" mi fa sorgere il sospetto di una personalità insicura che si "puntella" seguendo un percorso "rigido" ("Devo fare così e cosà nel modo X, non posso sgarrare"); ma questi tipi reprimono molto di se stessi, cosa che poi produce i momenti di conflitto interno di cui parlavo.

Inoltre, siccome la vita è spesso fuori dal nostro controllo, chi ha questa tendenza oscilla tra momenti di relativa tranquillità ("Ho il controllo, sono al sicuro") e momenti di panico ("Oddio, non ho più controllo, potrebbe accadermi di tutto!").

A volte chi ha questa "incertezza radicale" ha avuto un parto difficile o dei traumi alla nascita, per cui la sua amigdala è stata iper-attivata e rimane vigile, sempre in attesa di ipotetici pericoli. Costoro vivono in uno stato simile allo stress post-traumatico.

Ad oggi mi sembra che, non importa quanto tu sia capace, bravo o intraprendente, sarà già un miracolo riuscire a seguire il percorso da te scelto.

Beh, la vita è dura per tutti. Ma ho l'impressione che la tua sfiducia abbia radici più profonde e personali, aldilà della difficoltà esistenziale universale che tocca tutti.

Quello che dico è molto generico, ma non saprei nemmeno io come parlarne in maniera più dettagliata.

La mia impressione è che tu conosca bene i tuoi sintomi, ma non hai affatto chiare le cause sottostanti.
Per cui ovviamente ne puoi parlare solo in modo approssimativo e vago.
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Messaggioda occhigrandi » 04/09/2023, 9:33



Ciao Fior di Sole,

il tuo primo post mi ha fatto ricordare come mi sentivo io quando soffrivo di ansia e mi trovavo fuori casa. Penso che la tua sia ansia generalizzata perché, in effetti, in qualunque ambiente ti ritrovi vorresti solo scappare. Se parli con qualcuno, anche persone che conosci, cerchi di troncare la conversazione perché vuoi solo che l'interazione finisca e tu possa stare di nuovo "meglio" da sola.
Il fatto che tu sappia già che è tutto nella tua mente e che riesci a non impazzire quando ti senti così, è già una cosa molto positiva. Il mio terapeuta mi diceva che la mente spesso controlla il corpo e quindi tu di conseguenza devi imparare a gestire il tuo corpo e la tua mente (quando questa per esempio ti convince di cose non vere).

L'incertezza che tu senti verso il futuro la sento anch'io, benché non mi generi tantissima ansia (un pò sì, anche perché sono una libera professionista e non sai mai se domani il lavoro ti arriva), tuttavia non devi farle prendere il sopravvento. Sono d'accordissimo con te che ormai capita sempre più spesso che studi per una professione ma difficilmente riesci a fare quella professione, poco ma sicuro. Tant'è che molte persone sono scontente del lavoro che fanno perché non è il lavoro che volevano fare. Cosa si può fare? Nulla, bisogna accettare la cosa, puoi prendere mille lauree, mille master, ma bisogna essere presenti a quella che è la realtà in cui viviamo, che, appunto, entra spesso in conflitto con il nostro cammino.
E' possibile che la tua incertezza derivi anche dal tuo bisogno di controllare tutto? Te lo dico perché parte della mia ansia è anche dipesa dal fatto che ero abituata ad avere tutto sotto controllo, poiché ero stata educata così, a pensare sempre a quello che poteva succedere se facevo questo o se avessi fatto quest'altro. Sbagliatissimo, non abbiamo il controllo su niente.

Molti professionisti fanno ormai sedute online, lo dico per il fattore lingua, e non è detto che siano molto costosi. La mia ultima psicoterapeuta ad esempio si prendeva 60 € a seduta (70 con fattura se puoi scaricarla), mi ha seguito per qualche mese e poi sono andata per la mia strada, ad un certo punto capisci che non ne hai più bisogno e semplicemente interrompi.
Spero che tu riesca a trovare il modo di capire meglio le radici di tutto quello che ti fa stare male. Ti mando un grande abbraccio :)
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Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

Messaggioda Fior di Sole » 09/09/2023, 23:41



Ciao Occhigrandi, ciao Navigator

Grazie per le vostre risposte, mi hanno dato molto a cui pensare.
Mi dispiace non avervi risposto prima, ma avevo bisogno di districare alcuni pensieri che mi avete fatto venire.

Sto un po' rimettendo in questione la mia vita perché, nonostante l'ansia che provo è arrivata solo negli ultimi tre anni (prima del 2020 non mi ha mai danneggiato in questa maniera), è anche vero che per me è sempre stato difficile fare cose, anche le più semplici, cose che la maggior parte delle persone non ha problemi a fare.

Ricordo, ad esempio, della prima volta che presi il treno da sola e piansi a dirotto, avevo troppa paura di sbagliare fermata e di non riuscire a scendere.
Ma lo presi comunque.

So di essere molto rigida con me stessa perché, se avessi dato ascolto alla persona paurosa e ansiosa che sono, non avrei mai fatto nulla nella vita. E invece mi sono sempre obbligata a fare ciò che mi spaventa, se lo ritenevo essere giusto e positivo per la mia vita.

Forse è stato questo il mio modo di avere il "controllo della mia mente" e quindi il "controllo della situazione". Ma ora la mia mente mi sfugge in un modo in cui non riesco a controllarla e questo (forse?) è uno dei motivi per cui l'ansia peggiora a vista d'occhio...il rendermi conto di non riuscire a fare qualcosa perché ne ho troppa paura mi destabilizzata.
Sto cercando di teorizzare seguendo le cose che mi avete detto.

In ogni caso sono d'accordo con voi, deve essere un ansia data dall'idea di non avere qualcosa sotto controllo.

60€ a seduta per me sono un enormità... Sono 240€ mensili sapendo che guadagno appena per riuscire ad arrivare a fine mese (affitto, bollette, spesa...).
È un lusso, come dicevo. La psichiatria è un lusso.

In ogni caso, grazie davvero per il vostro tempo e le vostre parole, mi avete dato davvero tanto a cui pensare.

Un abbraccio
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Messaggioda Navigator63 » 10/09/2023, 2:27



Fior di Sole ha scritto:So di essere molto rigida con me stessa perché, se avessi dato ascolto alla persona paurosa e ansiosa che sono, non avrei mai fatto nulla nella vita. E invece mi sono sempre obbligata a fare ciò che mi spaventa, se lo ritenevo essere giusto e positivo per la mia vita.

Forse è stato questo il mio modo di avere il "controllo della mia mente" e quindi il "controllo della situazione". Ma ora la mia mente mi sfugge in un modo in cui non riesco a controllarla e questo (forse?) è uno dei motivi per cui l'ansia peggiora a vista d'occhio...

Io distinguo tra "controllo" e "padronanza" (Mastery).

La padronanza di sé (che include anche l'autodisciplina) è necessaria per realizzare le cose. Per esempio se non ho voglia di scrivere, ma ci tengo a finire un articolo, mi "spingo" a scrivere perché ritengo importante il risultato. Così facendo esercito padronanza su di me.
Oppure uno mi irrita e vorrei insultarlo, ma non è il caso, quindi rispondo in maniera tagliente ma cmq civile. Anche questa è padronanza.
E' non farsi condizionare eccessivamente da stimoli ed istinti (incluse la varie paure), e far decidere invece a parti più "elevate" di se stessi.

Il controllo, invece, lo vedo all'opera quando c'è una tensione interna, o quando il proprio "sistema" è vicino ad una crisi.
Se mi sento in crisi e sto per crollare, esercito il controllo per non andare in pezzi.
Oppure sono esasperato da una situazione, e per non scoppiare (e aggredire qualcuno), esercito un controllo.

Quello di cui tu parli mi pare più vicino al secondo caso. Il controllo ti serve per restare in piedi, ma è solo un "mettere una pezza" ad una situazione instabile, precaria.
IMHO però in quel caso il problema non è il controllo (che è anche utile), ma è il motivo per cui serve. Il bisogno di controllare è un indizio: perché ti serve? Perché c'è questa instabilità interna? Da dove viene questa fragilità? (che rende necessario il controllo)

Il tutto si potrebbe riassumere in una sola domanda: da dove arriva tutta questa paura?
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