Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

Forum di aiuto su Paura e Ansia: Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), Disturbo d’ansia generalizzato (GAD), Disturbo da attacco di panico (DAP), Disturbo post-traumatico da stress, Disturbi del sonno, Fobie sociali o semplici (omofobia, agorafobia, etc).
Di qualunque tipo di ansia o paura si tratti, può essere superato!
L'insonnia è la conseguenza dell'ansia, delle tante peeoccupazioni che affollano la nostra mente, parliamone e buttiamole fuori dal nostro letto!

Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

Messaggioda Massimiliano89 » 11/09/2023, 11:02



Fior di Sole ha scritto:Odio e sono terrorizzata dagli spazi chiusi o affollati, e questo può voler dire tutto e niente.

Ci sono i i casi più comuni, come i concerti o la metropolitana sovraffollata, ma anche le situazioni più insolite come l'idea di stare in un luogo per cui, a causa di doveri sociali, non posso uscire. Ad esempio durante un colloquio o un importante incontro di lavoro, ma anche stando ferma dal parrucchiere con i capelli bagnati o mentre l'estetista mette l'ultimo strato di smalto. Vivo in costante allerta, entro in una stanza e guardo alle uscite oppure parlo con qualcuno e mi immagino la scusa che potrei inventare per potermi allontanare in fretta (una chiamata urgente o un bisogno improvviso di andare in bagno).
È un ansia con cui convivo da qualche anno ormai e che peggiora drasticamente con l'arrivo del caldo. Può presentarsi in qualsiasi momento e i sintomi sono sempre gli stessi: fame d'aria, vista offuscata, giramento di testa, sensazione di non essere più lì presente.
Il panico arriva subito dopo i primi sintomi e lì la mia mente prende il sopravvento, non ascolta più qualsiasi interlocutore a me vicino, aumenta i battiti del cuore e mi implora di scappare.

Consciamente so che è tutto nella mia testa, allora lì mi obbligo a prendere respiri profondi, a distrarmi pensando ad altre faccende, bevendo un po' d'acqua o mettendomi un asciugamano fresco sul collo.
Non ho ancora mai vissuto un vero e proprio attacco di panico, di quelli che non riesci a controllare, che mette in agitazione chi ti sta intorno, che ti porta a chiamare l'ambulanza perché ti sembra di morire.
Sono in questo eterno bilico in cui una parte di me vorrebbe piangere e chiedere aiuto quando sento l'ansia arrivare, ma un'altra parte afferra la mia mente in una stretta di metallo e mi dice di calmarmi immediatamente e di non essere ridicola.
Per lo meno così pensavo fino alla settimana scorsa in cui, per la prima volta, sono stata al limite del totale panico.
Ero in macchina sul sedile posteriore. Davanti a me guidava un amico venutoci a trovare quest'estate e alla sua destra c'era il mio amoroso che gli dava indicazioni.
Chiacchieravo con la ragazza accanto a me, conoscenza di vecchia data, quando ho iniziato a sentire i primi sintomi di ansia.
Chiaramente non potevo uscire dal veicolo in un qualsiasi momento e ci stavamo avviando verso l'autostrada.
Ho iniziato a sentire la mia mente allontanarsi dall'ambiente intorno, continuavo ad alimentare la conversazione con questa amica, ma volevo solo stare in silenzio e pensare ai miei respiri. Sentivo caldo, anche se l'aria condizionata era già piuttosto forte, ho quindi chiesto al mio moroso di aumentarla un pochino, cosa che ha portato una certa confusione tra i miei amici: si stava già piuttosto freschi.
La verità era che avevo dannatamente bisogno di aria, mi sembrava che non riuscissi più a respirare e che, quel poco che riuscivo a intrappolare, era aria tiepida e pesante.
Ero già quindi, in un limite piuttosto sgradevole, ma pur sempre una situazione che sapevo di poter controllare.
Poi ecco, finiamo bloccati in un ponte, in mezzo al traffico, in pieno mezzogiorno. L'apice di una delle mie tante paure. Sento i miei amici e il mio moroso lanciare qualche insulto per il fastidio di rimanere fermi in una bella giornata di sole, ma io, invece, voglio esplodere.
Voglio aprire la portiera e correre, ovunque, non importa dove, basta essere lontana da lì.
Il cuore è a mille, la testa mi gira come per svenire, gli occhi vedono bianco. E lì, mentre i miei amici cantano spensierati ed io combatto una battaglia che voglio nascondere, mi viene un'idea magra.
Chiedo il permesso di addormentarmi, sputando qualche scusa, dicendo di non aver dormito la notte prima e di voler approfittare del tempo sprecato per riprendere energie. Nessuno sembra insospettirsi e mi tagliano fuori dalle loro conversazioni per lasciarmi lo spazio che ho richiesto.
Infilo, con le mani tremanti, gli occhiali da sole per nascondere il panico che sapevo avrebbero potuto leggere nei miei occhi se fossero stati più accorti e mi metto con estrema lentezza e difficoltà le cuffiette, premendo tasti a caso sul telefono, dannandomi perché, nell'agitazione, non riuscivo a trovare il brano che ascolto in questi casi, un brano per la gestione dello stress che mi aiuta con la respirazione.
Poi, finalmente, premo play e inizia la voce pre registrata che spiega ogni step per riuscire a calmare la mente.
Chiudo gli occhi e mi lascio immergere da quella voce.
30 minuti dopo eravamo finalmente fuori dal traffico, riuscivo a respirare in maniera più regolare e il mio corpo era tornato composto.
Con uno sbadiglio fintissimo avverto i miei amici di essermi "svegliata" e, per infiocchettare ancora di più la stronzata, mi lamento di quanto il pisolino mi abbia lasciata più stanca che altro.
Il resto della giornata si è svolta più o meno nella sua normalità.

So che ri-succederà in futuro e ci sarà quel giorno in cui non sarò in una macchina piena di amici, ma in qualche posto sperduto insieme a gente sconosciuta o colleghi di lavoro con un freddo rapporto professionale. Tremo all'idea di quel giorno.
Vorrei così tanto che la vita mi fosse più facile, che non dovessi sempre controllare tutto, perfino il mio respiro.
E vorrei davvero avere un professionista con cui parlare, da anni e anni ormai, ma non avrò mai 200 euro da spendere mensilmente per le così agognate sedute.

Adesso sta arrivando l'inverno, finalmente. Il vento che si è alzato mi porta ai polmoni tutta quell'aria che mi dimentico di respirare e la valanga di turisti si sta dissipando lasciando le strade libere e silenziose.
Vorrei fosse sempre così. Vorrei vivere in un paesino in mezzo alla montagna e alla neve. Spostarmi sempre e solo a piedi, avere l'idea di potermi allontanare e nascondere al mondo.
Ma non posso ancora farlo. Devo aspettare un età più avanzata e una vita ormai realizzata.


Mi trovi d'acordo su molte cose che hai scritto.
Quando ero adolescente ero terrorizzato dalla folla (un paio di volte mi sono distratto durante un concerto pensando alla folla che mi schiacciasse) però cercavo ugualmente di buttarmi nella mischia.
Altre volte sono stato tipo dieci giorni senza uscire di casa temendo di incontrare qualche cattivo soggetto anche in pieno giorno.
Oggi cerco di evitare di guidare nel traffico di Roma durante l'ora di punta (prediligo farlo dalle undici di sera in poi).
Soprattutto mi trovi d'accordo sull'inverno e sul desiderare che arrivi al più presto. Detesto il caldo afoso e la massa di gente che schiamazza.
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Claustrofobia? Agorafobia? Ansia generalizzata?

Messaggioda The555 » 09/10/2023, 21:18



Lo psicologo e' a volte un buon aiuto
Perdonatemi sono nuovo non è immediato inserirsi
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