Essere se stessi in amore funziona? Sì, ma solo se...

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Essere se stessi in amore funziona? Sì, ma solo se...

Messaggioda Navigator63 » 06/01/2018, 14:43



Oggi ho fatto un riflessione sulla questione se essere se stessi sia fruttuoso o meno nella seduzione e nelle relazioni. Ho pensato di postare qui le mie osservazioni a riguardo, e invitare altri a contribuire all'argomento.

Alla radio trasmettevano la canzone "Teorema" di Marco Ferradini, che termina con questa affermazione:
"Non esistono leggi in amore,
basta essere quello che sei.
Lascia aperta la porta del cuore,
vedrai che una donna è già in cerca di te"


*** Essere se stessi: pro e contro
Ferradini ha ragione? In amore, basta davvero "essere quello che sei"?
Certo sarebbe bello, però il mondo è pieno di persone che sostengono il contrario: che quando si sono comportati spontaneamente, quando hanno mostrato la loro vera natura e hanno "aperto la porta del cuore", hanno ottenuto sonori rifiuti e clamorosi fallimenti. Costoro credono che in amore usare "strategie" sia più efficace che essere autentici ("strategia" può essere: mentire, fingere di essere chi non si è, portare delle maschere, ecc.).
D'altra parte, chi ha vissuto relazioni significative si è reso conto che non si può portare una maschera per sempre: prima o poi si viene scoperti. E se anche fosse possibile, è terribilmente faticoso e demotivante (se per stare con qualcuno devo fingere, che senso ha la relazione?).
Senza dimenticare che tutti vorremmo essere amati per quello che siamo, e sogniamo di incontrare qualcuno che ci capisca e ci accetti senza riserve.

*** Dipende da diversi fattori
Date queste premesse, torniamo alla domanda del titolo: essere se stessi in amore funziona?
La mia risposta è (come sempre negli argomenti complessi e nelle questioni umane) "Dipende"; in questo caso, dipende quantomeno da:
- Come sono io
- Com'è l'altra persona
- La situazione
- I miei obiettivi

Per esempio, se l'altro è interessato solo a status symbol e all'apparenza, oppure se invece cerca soprattutto l'intimità, farà una bella differenza. Ancora, se voglio solo "usare" l'altra persona, una strategia sarà probabilmente più efficace (benché moralmente discutibile) della sincerità; viceversa, se punto ad una relazione di lungo termine, partire con menzogne difficilmente costituirà una base sana su cui costruire.

*** La qualità del "me stesso"
Ma secondo me il parametro principale, e quello che di solito viene più trascurato, è il primo, il "come sono io". Ovvero, com'è quel "me stesso" che mostro quando sono me stesso. Se ci pensiamo un attimo, appare ovvio che il "me stesso" in "essere me stesso" è l'ingrediente principale; semplificando:
- Se il "me stesso" è meraviglioso sarà utile mostrarlo
- Ma se il "me stesso" è un disastro, mostrarlo porterà a un probabile fallimento

E' questa, a mio parere, la ragione principale che porta certe persone a fallire ogni volta che mostrano se stessi: la loro personalità, il loro equilibrio psico-emotivo, le loro capacità sociali e relazionali, la loro maturità come individui, sono così mal messi che praticamente nessuno può apprezzarli.

Non dimentichiamo, infatti, che ci relazioniamo prima di tutto per soddisfare i nostri bisogni: se mi mostro come persona drasticamente carente, incapace o eccessivamente problematica, quello che potrò offrire sarà troppo scarso per interessare chiunque.

Viceversa, se sono una persona positiva ed efficace, armoniosa e luminosa, con molte qualità e capacità, mostrarmi per come sono porterà probabilmente a risposte positive dagli altri (almeno in certi casi, poiché nessuno può piacere a tutti).

*** Quando essere se stessi non funziona?
Quali possono essere elementi di "squilibrio" che, se mostrati, portano gli altri ad allontanarsi? Per esempio:
- Odio o disprezzo verso l'altro sesso
- Vittimismo: essere lamentosi, piangersi addosso, scaricare sempre la colpa sugli altri
- Egocentrismo: mettersi sempre al centro, ignorare gli altri, considerare solo i propri bisogni e non vedere quelli altrui
- Atteggiamento pretenzioso, sentirsi in diritto ("entitlement")
- Reazioni immature (prima sembro tutto buono e dolce, ma se vengo respinto divento aggressivo e offensivo)

Alcuni potrebbero obiettare che certe persone esibiscono questi tratti ma ottengono comunque reazioni positive dagli altri (per esempio le persone molto belle o famose). Certo, perché l'attrazione risulta da un insieme di fattori (mai da uno solo), quindi non veniamo tutti trattati allo stesso modo: più abbiamo qualità che gli altri apprezzano, più veniamo "perdonati" per altri difetti o mancanze.

*** Essere se stessi funziona se...
Quindi, l'errore di chi raccomanda di "essere se stessi" a prescindere, è quello di trascurare la situazione della persona a cui lo dice. "Essere se stessi" non è una formula magica che garantisce risultati positivi. Sicuramente è un modo di porsi positivo e integro, ma funziona soltanto in presenza di due condizioni:
- Sono una persona abbastanza realizzata, equilibrata e di qualità.
- Chi ho davanti è compatibile con quello che sono e che offro (altrimenti, potrei essere la persona migliore del mondo, ma non sarò comunque quello che l'altro cerca)

*** Quindi cosa fare?
In conclusione, per piacere agli altri bisogna piacersi, stare bene con se stessi, stare bene nella propria pelle. Quando detesto me stesso, non sopporto la mia compagnia: e se io stesso non la sopporto, perché mai altri dovrebbero volerla? Alla fine, il mondo ci rimanda - come uno specchio - l'immagine che abbiamo di noi stessi.
L'errore nel concetto "Basta che sei te stesso", è pensare che tutti siamo ok così come siamo. E' un gran bell'ideale, ma si scontra con una realtà popolata di persone immature, nevrotiche, angosciate o semplicemente sgradevoli: costoro difficilmente risultano amabili. Un altro ideale nobile ma irreale è quello per cui "Tutti meritano di essere amati": di nuovo sarebbe bello se fosse così, ma in pratica veniamo amati solo quando diamo agli altri quello che gl altri vogliono (con rare eccezioni).

Essere amati non è quindi mai un diritto (anche perché, se così fosse, chi avrebbe il corrispondente "dovere" di amare gli altri?). Sta quindi a ciascuno, se vuole essere apprezzato e amato, evolversi al punto di esserne all'altezza e renderlo possibile. Tutte le cose preziose hanno un "prezzo", e se non siamo disposti a pagare quel prezzo (in termini di studio, applicazione, rischio ed esperienza), non potremo conquistarle. Ricordiamoci che l'esistenza funziona in modo "darwiniano", meritocratico, non segue criteri di equità e giustizia.
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Messaggioda No One » 06/01/2018, 15:06



E' tutto legato al fine che si vuol perseguire;
- rimorchiare/divertirsi = fingere mettendosi una bella maschera addosso, per offrire solo quello che l'altro ricerca.
- condividere un pezzo di cammino = essere se stessi, (avendo assodato che pure l'altro lo sia)
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Messaggioda Ensō » 06/01/2018, 15:26



Come avviene in tutto il regno animale, l'essere umano non fa eccezione. Nella fase del corteggiamento, gli animali maschi sfoggiano le livree più accese, più strabilianti, per attirare le femmine e ...incantarle. Così avviene nell'uomo che gioca a fare il fenomeno per raggiungere il medesimo scopo. Mettersi in mostra equivale a trasfigurare noi stessi, se ci proponessimo nel ruolo di tutti i giorni, così come siamo, le possibilità di successo sarebbero praticamente nulle.
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Messaggioda No One » 06/01/2018, 15:36



Nel mondo animale nessuno bara: si sfoggia e si mette in mostra, al meglio certo, ma pur sempre quello che si possiede; diversamente la controparte, animale sino in fondo, di certo scoprirebbe la finzione.

Noi abbiamo un concetto diverso di mettere in mostra: sinonimo di esibizionismo ed atteggiarsi, il che è ben altro dal presentare per bene quello che realmente si é.
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Messaggioda Ensō » 06/01/2018, 15:46



No One ha scritto:Nel mondo animale nessuno bara: si sfoggia e si mette in mostra, al meglio certo, ma pur sempre quello che si possiede; diversamente la controparte, animale sino in fondo, di certo scoprirebbe la finzione.

Noi abbiamo un concetto diverso di mettere in mostra: sinonimo di esibizionismo ed atteggiarsi, il che è ben altro dal presentare per bene quello che realmente si é.


Sì, d'accordo, ma sul fatto che nessuna specie bari nel mondo animale non ne sarei tanto sicuro. ;)
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Messaggioda No One » 06/01/2018, 16:14



Dipende dal concetto di "barare": difficilmente nel mondo animale si riesce a rifilare un "pacco"; loro han "capito" che comporta l'estinzione.
Concordo però che non sia in assoluto: fosse così non ci sarebbe mai stata la selezione della specie.
Quello che a me infastidisce del pavoneggiarsi maschile è il cattivo riflesso che vien dato, del maschio, alle donne; mi sbaglierò, ma visti dal di fuori, noi maschi sembriam proprio dei poveri scemi... ed ho la quasi certezza che le donne ci considerino tali (per lo meno le donne che valgono)
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Messaggioda Navigator63 » 06/01/2018, 20:22



Ensō ha scritto:se ci proponessimo nel ruolo di tutti i giorni, così come siamo, le possibilità di successo sarebbero praticamente nulle.

Questo vale, secondo te, anche per una persona di valore, con molte belle qualità?
Anch'esso (o essa) dovrebbe fingere per avere qualche chance?

Io non credo.
Credo che la necessità di fingere sia inversamente proporzionale alla propria qualità: meno uno/a ha da offrire, più sente il bisogno di mettersi addosso maschere.
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Messaggioda Navigator63 » 06/01/2018, 20:24



No One ha scritto:Quello che a me infastidisce del pavoneggiarsi maschile è il cattivo riflesso che vien dato, del maschio, alle donne; mi sbaglierò, ma visti dal di fuori, noi maschi sembriam proprio dei poveri scemi...

Perché, a te sembra che le donne non facciano lo stesso? :)
Tra vestiti, tacchi, trucco, atteggiamenti seduttivi, non mi sembra che le donne brillino proprio per spontaneità... :D
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Messaggioda Alessandro2 » 06/01/2018, 20:47



Credo che sia tutto molto soggettivo. Essere se stessi o no .... Intanto serve il presupposto dell' altra persona che ti dia possibilità di mostrarti.
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Messaggioda Ātman » 06/01/2018, 20:53



Per quanto mi riguarda, a me interessa che vi siano delle affinità, delle basi solide per un rapporto; quindi la sincerità (da ambo le parti) è necessaria.
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