Oggi ho fatto un riflessione sulla questione se essere se stessi sia fruttuoso o meno nella seduzione e nelle relazioni. Ho pensato di postare qui le mie osservazioni a riguardo, e invitare altri a contribuire all'argomento.
Alla radio trasmettevano la canzone "Teorema" di Marco Ferradini, che termina con questa affermazione:
"Non esistono leggi in amore,
basta essere quello che sei.
Lascia aperta la porta del cuore,
vedrai che una donna è già in cerca di te"
*** Essere se stessi: pro e contro
Ferradini ha ragione? In amore, basta davvero "essere quello che sei"?
Certo sarebbe bello, però il mondo è pieno di persone che sostengono il contrario: che quando si sono comportati spontaneamente, quando hanno mostrato la loro vera natura e hanno "aperto la porta del cuore", hanno ottenuto sonori rifiuti e clamorosi fallimenti. Costoro credono che in amore usare "strategie" sia più efficace che essere autentici ("strategia" può essere: mentire, fingere di essere chi non si è, portare delle maschere, ecc.).
D'altra parte, chi ha vissuto relazioni significative si è reso conto che non si può portare una maschera per sempre: prima o poi si viene scoperti. E se anche fosse possibile, è terribilmente faticoso e demotivante (se per stare con qualcuno devo fingere, che senso ha la relazione?).
Senza dimenticare che tutti vorremmo essere amati per quello che siamo, e sogniamo di incontrare qualcuno che ci capisca e ci accetti senza riserve.
*** Dipende da diversi fattori
Date queste premesse, torniamo alla domanda del titolo: essere se stessi in amore funziona?
La mia risposta è (come sempre negli argomenti complessi e nelle questioni umane) "Dipende"; in questo caso, dipende quantomeno da:
- Come sono io
- Com'è l'altra persona
- La situazione
- I miei obiettivi
Per esempio, se l'altro è interessato solo a status symbol e all'apparenza, oppure se invece cerca soprattutto l'intimità, farà una bella differenza. Ancora, se voglio solo "usare" l'altra persona, una strategia sarà probabilmente più efficace (benché moralmente discutibile) della sincerità; viceversa, se punto ad una relazione di lungo termine, partire con menzogne difficilmente costituirà una base sana su cui costruire.
*** La qualità del "me stesso"
Ma secondo me il parametro principale, e quello che di solito viene più trascurato, è il primo, il "come sono io". Ovvero, com'è quel "me stesso" che mostro quando sono me stesso. Se ci pensiamo un attimo, appare ovvio che il "me stesso" in "essere me stesso" è l'ingrediente principale; semplificando:
- Se il "me stesso" è meraviglioso sarà utile mostrarlo
- Ma se il "me stesso" è un disastro, mostrarlo porterà a un probabile fallimento
E' questa, a mio parere, la ragione principale che porta certe persone a fallire ogni volta che mostrano se stessi: la loro personalità, il loro equilibrio psico-emotivo, le loro capacità sociali e relazionali, la loro maturità come individui, sono così mal messi che praticamente nessuno può apprezzarli.
Non dimentichiamo, infatti, che ci relazioniamo prima di tutto per soddisfare i nostri bisogni: se mi mostro come persona drasticamente carente, incapace o eccessivamente problematica, quello che potrò offrire sarà troppo scarso per interessare chiunque.
Viceversa, se sono una persona positiva ed efficace, armoniosa e luminosa, con molte qualità e capacità, mostrarmi per come sono porterà probabilmente a risposte positive dagli altri (almeno in certi casi, poiché nessuno può piacere a tutti).
*** Quando essere se stessi non funziona?
Quali possono essere elementi di "squilibrio" che, se mostrati, portano gli altri ad allontanarsi? Per esempio:
- Odio o disprezzo verso l'altro sesso
- Vittimismo: essere lamentosi, piangersi addosso, scaricare sempre la colpa sugli altri
- Egocentrismo: mettersi sempre al centro, ignorare gli altri, considerare solo i propri bisogni e non vedere quelli altrui
- Atteggiamento pretenzioso, sentirsi in diritto ("entitlement")
- Reazioni immature (prima sembro tutto buono e dolce, ma se vengo respinto divento aggressivo e offensivo)
Alcuni potrebbero obiettare che certe persone esibiscono questi tratti ma ottengono comunque reazioni positive dagli altri (per esempio le persone molto belle o famose). Certo, perché l'attrazione risulta da un insieme di fattori (mai da uno solo), quindi non veniamo tutti trattati allo stesso modo: più abbiamo qualità che gli altri apprezzano, più veniamo "perdonati" per altri difetti o mancanze.
*** Essere se stessi funziona se...
Quindi, l'errore di chi raccomanda di "essere se stessi" a prescindere, è quello di trascurare la situazione della persona a cui lo dice. "Essere se stessi" non è una formula magica che garantisce risultati positivi. Sicuramente è un modo di porsi positivo e integro, ma funziona soltanto in presenza di due condizioni:
- Sono una persona abbastanza realizzata, equilibrata e di qualità.
- Chi ho davanti è compatibile con quello che sono e che offro (altrimenti, potrei essere la persona migliore del mondo, ma non sarò comunque quello che l'altro cerca)
*** Quindi cosa fare?
In conclusione, per piacere agli altri bisogna piacersi, stare bene con se stessi, stare bene nella propria pelle. Quando detesto me stesso, non sopporto la mia compagnia: e se io stesso non la sopporto, perché mai altri dovrebbero volerla? Alla fine, il mondo ci rimanda - come uno specchio - l'immagine che abbiamo di noi stessi.
L'errore nel concetto "Basta che sei te stesso", è pensare che tutti siamo ok così come siamo. E' un gran bell'ideale, ma si scontra con una realtà popolata di persone immature, nevrotiche, angosciate o semplicemente sgradevoli: costoro difficilmente risultano amabili. Un altro ideale nobile ma irreale è quello per cui "Tutti meritano di essere amati": di nuovo sarebbe bello se fosse così, ma in pratica veniamo amati solo quando diamo agli altri quello che gl altri vogliono (con rare eccezioni).
Essere amati non è quindi mai un diritto (anche perché, se così fosse, chi avrebbe il corrispondente "dovere" di amare gli altri?). Sta quindi a ciascuno, se vuole essere apprezzato e amato, evolversi al punto di esserne all'altezza e renderlo possibile. Tutte le cose preziose hanno un "prezzo", e se non siamo disposti a pagare quel prezzo (in termini di studio, applicazione, rischio ed esperienza), non potremo conquistarle. Ricordiamoci che l'esistenza funziona in modo "darwiniano", meritocratico, non segue criteri di equità e giustizia.