Una storia non interessante.

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Una storia non interessante.

Messaggioda BlackCat XIII » 04/03/2017, 0:05



Come da richiesta, il perchè del mio nome. Cosi racconto anche la mia vita.

Comincio col dire che il numero 13 di solito viene visto, da chi è superstizioso, come un numero sfortunato, un numero che incarna il disordine.. ma ! Senza dire il perchè( che non ci interessa ora), il numero 13 rappresenta la morte, la trasformazione e la rinascita. Detto questo, passiamo a raccontare la mia vita.
Nato a roma, grazie all'amore dei miei genitori, in un primo momento vengo cresciuto(insieme ai miei due fratelli) in un paesino della sardegna( mio padre è sardo). In quella realta circondata dalla natura, mi divertivo ad esplorare, e giocare con i miei cugini. Arrivata l'ora della mia entrata all'asilo, ci trasferiamo in una città del Lazio. Qui frequento l'asilo e arrivo al primo anno delle elementari, per poi, con un caloroso addio in lacrime, lasciare i miei compagni e trasferirmi nella città nella quale vivo tuttora. Ricordo come mi sentivo il giorno in cui venni trasferito al secondo anno di quella scuola.. impaurito e triste. Tuttavia nel giro di una settimana mi feci amici tutti i maschi, in particolare strinsi una forte amicizia con quel bambino quattrocchi che ho nominato in un post. Era impossibile separarci( tanto che un giorno ho preso una nota per il baccano che facevo insieme a lui), e insieme dirigevamo il divertimento della classe. Trascorsi memorabili ricordi, viene il momento della separazione, ovvero la fine del quinto anno e l'entrata in prima media. Il mio miglior amico(insieme ad altri) entrò in una scuola diversa dalla mia, con i restanti nella mia. In questi primi giorni di scuola, avviene ''la rottura''.
''Avevo un migliore amico.. avevo anche altri 2 miglior amici che ogni giorno mi cercavano''.
''Il primo giorno delle medie, triste ma speranzoso''. Nello stesso giorno, finite le lezioni, mi avviai verso le scale, in quelle stesse scale incontrai lui, uno dei miei 3 migliori amici, Giulio... provai a parlargli, volevo raccontargli una vicenda divertente che mi era successa, però.. disse che andava di fretta.. avrà qualcosa di urgente da fare, di estrema importanza... arrivati al piano terra, lui si allontanò.. ricordo ancora bene quella scena, illuminata dalla luce che penetrava dalla finestre.. Lui si era fermato, stava parlando, ridendo, scherzando. Pensai: '' ................... ''.
''secondo giorno, triste, confuso''. Pochi giorni dopo fissai un incontro con uno dei miei migliori amici, Andrea. Ci incontrammo davanti la nostra vecchia scuola. Lo vidi insieme ad un'altro ragazzo, e scambiati i saluti, un silenzio di sguardi.. Finche lui Interruppe il silenzio, disse che aveva un compleanno,e che quindi doveva andare. ''Un giorno di scuola, triste, confuso, e poi.... insicuro''. L'ultimo dei tre, quello che sedeva sempre alla destra del mio banco, quello che era triste quando io ero triste, e felice quando ero felice... lui continuava a cercarmi( mi cercava veramente), anch'io lo cercavo, volevo rivederlo... ma alla fine, non ci incontrammo.
''Avevo un migliore amico..'' era il titolo di quella favola che mi piaceva tanto.
Della vita scolastica di quei tre anni non ricordo nulla( credici), tranne che l'esame finale, e se mi sforzo, due/tre ricordi. Estate prima dell'inizio delle superiori. Durante quei tre mesi venni pervaso da una grande forza di volontà, e iniziai a studiare, a studiare tutte quelle basi che mi servivano per accedere alla scuola, le quali non avevo studiato durante quei tre anni( in quei anni con il senso di confusione che avevo, non combinai nulla, ma in qualche modo sono uscito). Ia nuova classe che mi trovai di fronte( e che ho tuttora) si puo considerare una buona classe, fatta da dei bravi compagni. Tuttavia passati dei mesi, non riuscii a legare con nessuno. Trascorse un anno cosi. Avevo dei buoni propositi per il secondo, ma nulla. Lo stesso per il terzo, ma nulla. Tutto questo faceva male.. una parte di quel bambino ingenuo era ancora presente.. dovevo eliminarla. Verso la seconda metà del terzo anno, cominciai ad evolvermi. Come la brutta di una verifica, che veniva poi riscritta, io stesso cominciai a riscrivermi. Tra la fine della seconda metà del terzo anno e l'inizio della quarta, cambiai il me stesso( un cambiamento radicale). Tuttavia non mi bastava, dovevo riscrivermi ancora più forte, più solido. Cosi verso la seconda metà del quarto anno, cambiai di nuovo, era divertente, potevo fingere il tutto, potevo ridere, delle volte scherzare, e continuare a camminare. Ma in tutto questo avevo perso molto.. riesco a sentire il senso di vuoto, quel vuoto creato da me stesso. Delle cose che ho perso, alcune sono riuscito a ricordarle ma senza farle mie, altre devo ancora cercarle.
Quel che hai letto prendilo come un scritto, diciamo ma non proprio, all'acqua di rose. Di vicende importanti( con le proprie emozioni), che si legano a questo filo principale ce ne sono molte, e ripeto ''importanti'', e che quindi non posso essere trascurate.
Ma diciamo che quella separazione è la base su cui si fonda tutto.
Infine il tredici insieme al gatto, come simboli di sfortuna che mi porto come nome, è come se dicessi che, anche nelle tenebra io continuo a camminare, non mi arrendo.Poi come ho detto il tredici ha anche quel significato che, tra morte e trasformazione porta ad una rinascita(se riesci a collegarli con cio che ho raccontato), che io sto aspettando..
Comunque non mi faccio più problemi per il passato, tuttavia come la giornata di ieri non si potrà cancellare...
:violin:
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Messaggioda LiliMarleen » 04/03/2017, 0:45



Come ti sei trasformato e perche' facendolo hai perso qualcosa e cosa?
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Messaggioda BlackCat XIII » 04/03/2017, 12:02



Ho usato la pietrabrillo, e ho perso questa stessa pietra. No, seriamente non mi va di parlare del passato, come da nome, il passato è ''passato''. Più che altro ora cerco di essere felice( con pessimi risultati, ma ci provo). Comunque grazie lo stesso per l'interesse :)
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Messaggioda LiliMarleen » 04/03/2017, 12:13



Si ma non si capisce se ti sei trasformato in meglio o in peggio, in che senso insomma
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Messaggioda BlackCat XIII » 04/03/2017, 12:32



L'armatura anche se è resistente, non è indistruttibile. Meglio o peggio? Non lo so, se resiterà sino al traguardo, allora sarà stata una buona armatura...
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Messaggioda LiliMarleen » 04/03/2017, 12:50



Ma ti sei trasformato in qualcuno che sa farsi degli amici etc? Insomna per capire la storia n conclusione
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Messaggioda Kelelthra » 04/03/2017, 13:51



Un'armatura è solida quando ciò che sostiene è abbastanza solido. Se dentro l'armatura non c'è altro che vuoto stai attento, perché uno scontro in po' più forte potrebbe distruggerla.
Buona fortuna
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Messaggioda Lyra » 04/03/2017, 14:11



BlackCat XIII ha scritto: cambiai il me stesso (un cambiamento radicale). Tuttavia non mi bastava, dovevo riscrivermi ancora più forte, più solido. Cosi verso la seconda metà del quarto anno, cambiai di nuovo.
(...)
Ma in tutto questo avevo perso molto.. riesco a sentire il senso di vuoto, quel vuoto creato da me stesso. Delle cose che ho perso, alcune sono riuscito a ricordarle ma senza farle mie, altre devo ancora cercarle.


Devo dire che quando ho letto queste righe mi sono sentita piuttosto in sintonia con quanto leggevo. Come se una voce esterna a me mi stesse descrivendo, forse con una consapevolezza un po' maggiore di quella che ho (o forse di quella che voglio avere...).

Comunque sia questo post parla di te e mi sento di risponderti per dirti una cosa (probabilmente ne sei già consapevole).
Ora io non so cosa altro tu abbia vissuto né ti chiedo di dirmelo avendo tu già ribadito che "il passato è passato" e non ne vuoi parlare. Magari hai subito anche del bullismo in quei tre anni, magari hai avuto dei problemi familiari o magari no. Ma non è importante ai fini del discorso.
L'importante è farti notare che ci sono delle contraddizioni (secondo il mio parere personale) in quel che dici.
Dici che "il passato è passato" e non ne vuoi parlare, ma a quanto pare non è così passato se ancora ti tange.
Inoltre dici di esserti trasformato ma di avere perso molto in questa trasformazione e che ciò che hai perso ha creato un vuoto.
Beh, ovviamente avrai presente la famosa legge "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". So che è probabilmente un modo poco giusto di spiegare quel che voglio dire ma al momento mi viene questo perciò passamelo come buono :giveup:.
Se hai cancellato alcuni lati di te creando un vuoto (sempre secondo il mio personale parere) non hai trasformato proprio un bel nulla. O meglio, all'apparenza puoi anche sembrare cambiato, anche irriconoscibile magari... ma di fatto hai solo nascosto qualcosa (che siano dei lati di te, delle tue emozioni, dei tuoi ricordi o non so che altro...).
Personalmente credo che (almeno nella maggioranza dei casi) il vuoto, come anche l'apatia, vengano da un tentativo (conscio, parzialmente conscio o inconscio) di nascondere o reprimere determinate cose che ci fanno fale. Il problema è che il risultato è solo meno consapevolezza di quelle determinate cose e non avendone più consapevolezza non le sfoghiamo e di conseguenza si ingrandiscono. O qualcosa del genere. Ma questa ultima cosa è una cosa molto molto generalizzata.
Riassumendo il mio personale pensiero... probabilmente quello che tu chiami passato ancora ti tange e quella che tu chiami trasformazione è stata una repressione o un nascondere qualcosa.
Ora... io non ti conosco e non pretendo di avere ragione... potrei avere scritto una marea di sciocchezze. Per questo ti dico di riflettere tu un secondo su te stesso, poiché solo tu puoi effettivamente capirlo.
Parti dal fatto che... se senti del vuoto e dell'apatia qualcosa già non va e non hai bisogno di aspettare e vedere se "la corazza resiste sino alla fine" perché a quanto pare la corazza già ti provoca degli scompensi.
Posso dirti che il venire in questo sito e il confrontarmi con altre persone i primi mesi che ero iscritta mi ha aiutata a concentrarmi su me stessa e su come stavo. Ed è un po' quel che ti sto consigliando... prova a riflettere su come stai e sul perché stai così e quando te la sentirai inizia a buttarlo fuori invece di dire che "tanto è passato ormai".
Se non hai nessuno nella realtà che ti ascolti, magari parlane su questo forum che è fatto apposta per sfogarsi. E se non te la senti in chat magari lì puoi trovare qualcuno con cui parlare in privato.
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Messaggioda Kelelthra » 04/03/2017, 14:47



Devo dire che quando ho letto queste righe mi sono sentita piuttosto in sintonia con quanto leggevo. Come se una voce esterna a me mi stesse descrivendo, forse con una consapevolezza un po' maggiore di quella che ho (o forse di quella che voglio avere...).


Ho avuto la stessa impressione XD
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Messaggioda BlackCat XIII » 04/03/2017, 17:19



''Il passato è passato''. Non mi faccio più problemi su qualcosa che ormai non potrò cambiare, cercando di capire il perché, cosi continuando a soffrire, delle riposte me le sono già date da solo e mi bastano. Un uomo che ha perso una gamba, più che disperarsi se ne farà una ragione, cercando un modo per ritornare a camminare, con le sue difficoltà. Ho superato gli accaduti, ma in questo lasciarmi il passato alle spalle, mi sono ritrovato non sapendo più esattamente chi sono. Nell'affrontare e superare quei ricordi, ero cambiato molto, ma durante questi cambiamenti non ho provato a conoscermi... cosi lasciando un vuoto, un vuoto dato dal non sapere chi sono, cosa penso, cosa cerco, quale delle maschere che mi sono creato non è una maschera? O forse sono tutte maschere o il contrario, oppure altro...
Il concetto di felicità che mi è sembrato più vero era quello del periodo passato, quando c'èra ancora un equilibrio. Di quelle emozioni mi rimane, qualcosa come il riflesso della luna sul mare. Una trasformazione ti porta a una forma, la quale differisce di almeno un elemento da quella iniziale. I cambiamenti che ho raggiunto, servono per respingere i colpi che mi vengono inflitti dal tempo, l'inizio della trasformazione che cerco, avverrà quando quest'ultimo mi cederà un po' di se, permettendomi di capire chi sono. Per questo fine, ho bisogno di una corazza resistente, finché non arriverà il tempo, continuerò a portarla. La farò resistere... per ripararsi, lei si nutre delle loro emozioni (ma è complicato, e presto non basteranno più). Quelle di ora mi aiutano solo a resistere dal vuoto che sento, ma non bastano per lottare contro i colpi del tempo, lasciando a questo il tempo di riprendersi. Questo è il mio problema attuale, il tempo non fa altro che allungarsi e stringersi, non mi lascia pensare.
Guarda su youtube.com
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