chi sono.

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chi sono.

Messaggioda Identità » 18/07/2017, 18:25



Sono sempre stato di poche parole, o meglio ho sempre preferito rimanere in silenzio ad osservare tutto .
non credo che si possa parlare di timidezza o insicurezza piuttosto di un riflesso involontario che mi porta altrove, in qualsiasi circostanza .
sono alienato dal mondo , dalle parole, dai rumori e ci sono dei momenti in cui preferisco evadere anche da me stesso e riflettere sulla mia storia.
la mia vita fino ad ora, è stata un altalena emotiva , tra alti e bassi anzi tra molti bassi e pochi illusori momenti di gloria, illusori perchè se faccio un bilancio complessivo posso asserire che i miei ricordi felici, non si contano su una mano piena , non comprendono tutte le dita.
Credo che la mia vita sia cambiata ad otto anni, quando mio fratello più piccolo , Lorenzo (scrivere il suo nome me lo rende più limpido alla memoria, non mi piace generalizzare , quando parlo di lui devo chiamarlo cosi' come si chiamava ) s'ammalo di cancro.
Purtroppo è andato via a soli sei anni , dopo tanti mesi di lotta al male.
Prima della morte di Lorenzo , non conoscevo le angosce del mondo ne la solitudine.. o meglio non ne vedevo attorno a me , non le toccavo con le mani. io e mio fratello eravamo uno l'ombra dell'altro , non c'ero io se non c'era lui.. l'avevo desiderato tanto un fratello, sin da piccolissimo e la sua nascita m'aveva reso il bambino più felice del mondo e anche la mia famiglia, all'epoca era felice!
eravamo in cinque i miei io lui e mia sorella e a me sembrava la favola più bella del mondo .
i miei genitori erano dolci e presenti, non c'avevano mai fatto mancare niente ! affetto , incoraggiamenti , ci lasciavano seguire le nostre passioni e ci spronavano sempre e in tutto , quando ci guardavano ... avevano gli occhi illuminati d' amore ed era la sensazione migliore del mondo essere amati cosi' in quel modo.
Cosi' in quel calore sono cresciuto, mi sono riscaldato ed ero felice, sicuro , spensierato..un bambino sereno .
e poi il buio.
La morte di mio fratello ha sconvolto tutti, i miei genitori si sono chiusi in loro stessi iniziando a litigare . mio padre ha avuto un momento in cui ha iniziato a bere ,fortunatamente ora ha smesso ma quel periodo è stato orrendo perchè quando buttava giù alcolici diventava una bestia pronta ad attaccare qualsiasi cosa avesse attorno.
un episodio che ricordo, fu quando avevo 10 anni ed eravamo al mare in un villaggio, era sera e non avevo sentito le sue chiamate al telefonino , quando tornai iniziammo a litigare e mai avrei pensato che quell'uomo buono e dolce che era mio padre, nonostante fosse cambiato in quegli anni potesse mai farmi del male ed invece arrivo quasi a rompermi un braccio e avevo una contusione su tutto il fianco per via dei colpi.. mia madre assisti alla scena , piangendo ... ma senza proferire parola.
ed è stata la mia rottura con loro, ormai portavo non più solo il dolore della perdita di Lorenzo ma anche quella dei miei genitori e nonostante li volessi giustificare perchè capivo che stessimo soffrendo tutti, non ci sono mai riuscito perchè quei colpi su di me avevano aperto un nuovo solco d'assenza dentro di me, che non sapevo se ero in grado di sopperire da solo ....
gli anni successivi sono stati tutti cosi', gli episodi di violenza non sono durati tanto..ma hanno avuto un impatto cosi' forte su di me , che ero solo un bambino solo e traumatizzato.
a scuola , le cose non andavano meglio... già prima dei fatti non ero proprio il bambino più socievole del mondo , ero delicato ed esile e nonostante tutto quello che mi era successo , non riuscivo ad essere arrabbiato. cosi' ovviamente fui preso di mira dai maschi, che mi davano del gay e che mi torturavano tutti i giorni dalle elementari fino al liceo .
giocando a pallone , sono riuscito a fare amicizia con dei ragazzi ma per via dei miei traumi con gli uomini e nonostante sentissi la necessità di un amico maschio , continuavo a preferire la compagnia di ragazze e questo ovviamente mi ha reso sempre l'amico di tutte e non un potenziale fidanzato , inoltre concordavano tutti sul dire che non ero proprio un bel ragazzo ed in più le mie amiche spesso preferivano fare cose da donna e non mi coinvolgevano per niente .
insomma solo, triste, preso in giro , con una famiglia in frantumi, convinto d'essere brutto e con tanta rabbia dentro........
non sono mai riuscito a cambiare la mia condizione, qualcosina è migliorata con il tempo come la chiusura perchè mi sono forzato a essere meno chiuso ma rimane per me una tortura socializzare senza essere costantemente soggetto ad ansia forte e panico da prestazione oppure va un pò meglio con il mio aspetto e quindi la mia insicurezza sul mio corpo è migliorata .
ma la tristezza rimane una costanza delle mie giornate, non riesco proprio a non sentirmi angosciato, a non aver paura di tutto , a non avere attacchi di panico più o meno frequenti nei periodi.
i miei genitori, non vogliono neanche sentire parlare di psicologo ..per loro io sono uno che non ha nessun problema perchè non sono io che sono morto, e ad ogni problema che espongo mi rispondono con " pensa a tuo fratello cosa darebbe per essere qui".
il punto è che lo so , lo so che è cosi... ma loro si sono dimenticati che io sono vivo non sono io che ho dimenticato qualcosa.
loro si comportano come se io fossi un problema o come se sarei dovuto essere morto anche io.
e io non resisto più in questa casa, in questa condizione....
soffro perchè li ho amati molto, ma davvero molto..
soffro perchè una parte di me avrebbe ancora bisogno di loro, ma loro non ci sono per me...
soffro perchè mi hanno fatto vivere con la convinzione che avrebbero preferito perdere me piuttosto che mio fratello.....
e lo so che sembra un discorso infantile, ma credo sia verosimile.
quando muore un figlio, dicono che la soluzione è cercare di sollevarsi pensando ai figli ancora con te, ed i miei genitori non hanno più pensato ne a me ne a mia sorella , hanno cercato un altro bambino anni dopo che è arrivato..per poi abbandonare anche lui , facendogli sentire il peso di non essere Lorenzo.
io andrò via un giorno... e so per certezza che purtroppo loro non hanno perso solo mio fratello, ma c'hanno perso tutti.
soffrirò sempre per la famiglia che mi è stata sottratta, soffrirò sempre per Lorenzo.. ma devo andare via da loro perchè sono il mio veleno.
sono la causa della mia vita infelice.
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Citazione: Salendo le scale ieri sera ho incontrato un uomo che non c'era...
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Re: chi sono.

Messaggioda giangio89 » 18/07/2017, 22:14



La tua storia mi ha commosso, ti mando un abbraccio forte. Perché dici di essere tu la causa della tua vita che definisci infelice. Come puoi esserlo. La reazione di un genitore alla perdita di un figlio deve essere qualcosa di imprevedibile, ma il loro modo di reagire ha seminato in te questa tua sofferenza. Sono cresciuto in un contesto familiare difficile, non ho ricordi in cui i miei non litigassero fino ad augurarsi la morte e mi vedessero come la causa per cui stanno tuttora insieme. Il figlio minore messo al mondo dopo molti anni rispetto al fratello e sorella, sfogando su di lui tutt'a la rabbia repressa e vedendolo come unico collante di uno sfascio che era la famiglia. Ancora oggi sento questo peso che mi perseguita e penso non me ne libererò mai.
Non può essere colpa tua, tu puoi maturare il dolore e vivere con questo tuo aspetto, che ti dona un'umanità superiore a molte altre persone. Scusa il fiume di parole, ma il coraggio del tuo racconto così limpido mi ha davvero colpito.
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Re: chi sono.

Messaggioda Identità » 18/07/2017, 22:34



giangio89 ha scritto:La tua storia mi ha commosso, ti mando un abbraccio forte. Perché dici di essere tu la causa della tua vita che definisci infelice. Come puoi esserlo. La reazione di un genitore alla perdita di un figlio deve essere qualcosa di imprevedibile, ma il loro modo di reagire ha seminato in te questa tua sofferenza. Sono cresciuto in un contesto familiare difficile, non ho ricordi in cui i miei non litigassero fino ad augurarsi la morte e mi vedessero come la causa per cui stanno tuttora insieme. Il figlio minore messo al mondo dopo molti anni rispetto al fratello e sorella, sfogando su di lui tutt'a la rabbia repressa e vedendolo come unico collante di uno sfascio che era la famiglia. Ancora oggi sento questo peso che mi perseguita e penso non me ne libererò mai.
Non può essere colpa tua, tu puoi maturare il dolore e vivere con questo tuo aspetto, che ti dona un'umanità superiore a molte altre persone. Scusa il fiume di parole, ma il coraggio del tuo racconto così limpido mi ha davvero colpito.


non scusarti per il fiume di parole, anzi sei l'unico che me ne abbia dette e questo per me significa davvero moltissimo.
vivere in una famiglia difficile è una delle cose più brutte che un individuo possa provare e ti capisco....ti abbraccio forte anche io e grazie ancora per il tempo che m'hai dedicato solo leggendomi...
se ti va possiamo anche parlare qualche volta..
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Re: chi sono.

Messaggioda giangio89 » 18/07/2017, 22:44



Certo, io ci sono :)
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Messaggioda iddream » 18/07/2017, 23:08



Identità ha scritto:nonostante li volessi giustificare perchè capivo che stessimo soffrendo tutti, non ci sono mai riuscito perchè quei colpi su di me avevano aperto un nuovo solco d'assenza dentro di me, che non sapevo se ero in grado di sopperire da solo ....


Identità ha scritto:la tristezza rimane una costanza delle mie giornate, non riesco proprio a non sentirmi angosciato, a non aver paura di tutto , a non avere attacchi di panico più o meno frequenti nei periodi.
i miei genitori, non vogliono neanche sentire parlare di psicologo ..per loro io sono uno che non ha nessun problema perchè non sono io che sono morto, e ad ogni problema che espongo mi rispondono con " pensa a tuo fratello cosa darebbe per essere qui".
il punto è che lo so , lo so che è cosi... ma loro si sono dimenticati che io sono vivo non sono io che ho dimenticato qualcosa.
loro si comportano come se io fossi un problema o come se sarei dovuto essere morto anche io.
e io non resisto più in questa casa, in questa condizione....
soffro perchè li ho amati molto, ma davvero molto..
soffro perchè una parte di me avrebbe ancora bisogno di loro, ma loro non ci sono per me...
soffro perchè mi hanno fatto vivere con la convinzione che avrebbero preferito perdere me piuttosto che mio fratello.....
e lo so che sembra un discorso infantile, ma credo sia verosimile.
quando muore un figlio, dicono che la soluzione è cercare di sollevarsi pensando ai figli ancora con te, ed i miei genitori non hanno più pensato ne a me ne a mia sorella , hanno cercato un altro bambino anni dopo che è arrivato..per poi abbandonare anche lui , facendogli sentire il peso di non essere Lorenzo.
io andrò via un giorno... e so per certezza che purtroppo loro non hanno perso solo mio fratello, ma c'hanno perso tutti.
soffrirò sempre per la famiglia che mi è stata sottratta, soffrirò sempre per Lorenzo.. ma devo andare via da loro perchè sono il mio veleno.
sono la causa della mia vita infelice.


Mi dispiace. Sono figlia unica, quindi non so cosa significhi avere un fratello o una sorella, né tanto meno perderlo. Ma, anche se per motivi diversi, so cosa significa non avere l'appoggio dei propri genitori. So cosa significa quando loro ti fanno sentire soltanto un peso, quando non considerano minimamente i tuoi problemi, magari creati dal loro stesso comportamento. Ci sono sempre dei motivi, nel tuo caso la causa scatenante è stata la perdita di un figlio, in altri casi le ragioni possono essere altre e diverse. Ma ti capisco benissimo quando dici che non riesci a giustificarli - e, ma questo è solo un mio parere personale, non sono certa che certi comportamenti andrebbero giustificati... un conto è capire i motivi, un conto legittimarli. E conosco la sensazione che si prova a "non resistere più" in una certa casa, in una certa condizione... Dove tutto ti ricorda il passato, dove ogni mobile ti parla di quello che è stato e che non si può più cambiare... Non è infantile il tuo bisogno di loro, anzi è legittimo, per quanto probabilmente non verrà mai colmato. Li vedi come "il tuo veleno", e ti capisco... E, probabilmente, ormai è così: certi strappi non si possono ricucire, specie quando sono passati molti anni senza che nessuno se ne occupasse, pensando che "il tempo guarisce le ferite"... Ma non c'è bugia più grande. Il tempo, da solo, non aggiusta un bel niente: occorrono sforzo e impegni per risolvere i problemi, il semplice ticchettio delle lancette non basta né può bastare.
Forse sarò una voce fuori dal coro, ma ho sempre pensato che la morte provochi più sofferenza a chi resta piuttosto che a chi se ne va. Continuare a piangere chi non c'è più è legittimo e comprensibile, e a mio avviso testimonia appunto che il dolore è tutto sulle spalle di chi resta. Se uno non riesce a gestirlo, dovrebbe davvero rivolgersi a un professionista, invece che scaricare tutto addosso a coloro che gli vivono intorno, trascinando anch'essi in fondo al baratro. Lo fece mio padre: alla morte di sua madre, che tutt'ora, dopo più di dieci anni non ha superato, invece di chiedere aiuto a uno specialista - anche lui, come i tuoi, ritiene che gli psicologi non servano a nulla - distrusse tutto ciò che aveva intorno, come se ciò potesse riportarla indietro. Ci sono molte cose per cui lo biasimo, ma non certo per il dolore che deve aver provato perdendo sua madre. E tuttavia, non posso giustificare il suo comportamento: se già prima le cose non erano affatto idilliache, dopo è stato sempre peggio. Perché ostinarsi a non chiedere aiuto?, mi domando. È stato davvero meglio così, come si ostina a sostenere lui? Io non credo, date le conseguenze pesanti che abbiamo pagato tutti.
Scusa, forse sono andata un po' fuori tema.
Per quello che vale, ti auguro di riuscire a trovare la tua strada e a superare le tue difficoltà.
Un saluto virtuale.
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iddream
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Re: chi sono.

Messaggioda iddream » 18/07/2017, 23:20



giangio89 ha scritto:
Sono cresciuto in un contesto familiare difficile, non ho ricordi in cui i miei non litigassero fino ad augurarsi la morte e mi vedessero come la causa per cui stanno tuttora insieme. Il figlio minore messo al mondo dopo molti anni rispetto al fratello e sorella, sfogando su di lui tutt'a la rabbia repressa e vedendolo come unico collante di uno sfascio che era la famiglia. Ancora oggi sento questo peso che mi perseguita e penso non me ne libererò mai.
Non può essere colpa tua, tu puoi maturare il dolore e vivere con questo tuo aspetto, che ti dona un'umanità superiore a molte altre persone.


È orribile essere visti e considerati come un "collante"... Lo so, lo sono stata - e lo sono tutt'ora - anch'io. E anch'io credo che non mi libererò mai di questo peso, che forse dovrei definire un "vuoto". Già, perché dentro di me hanno scavato un enorme vuoto: non considerandomi come una persona ma solo come "qualcosa" che giustificasse il loro malato stare insieme, mi hanno privata della possibilità di crescere costruendomi un'identità mia, degli obiettivi miei. Io dovevo soltanto servire a loro, al loro malato teatrino. Ma io in quanto persona con sogni, desideri e bisogni non contavo. E, cosa assai ridicola, agli occhi di tutti loro passano come quelli "buoni" che "si sono sacrificati" per me. L'inferno che hanno creato, e che ho conosciuto soltanto io, pare non contare.
Scusate, mi sono inserita in una discussione aperta da un'altra persona, ma leggere le vostre storie mi ha toccata.
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iddream
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