Mi permetto di esprimere la mia replica su questi link che sono stati postati, nell'ordine che segue:
"La cosa è incoraggiante perché l'impostazione
dell'autrice è del tutto antitetica rispetto al main stream economico che viene generalmente
denominato neo-classico e che, finalmente, sembra essere messo in discussione da qualcuno e
dall'interno delle facoltà di economia che, si suppone, fornirà gli economisti di domani. Come ho
accennato in un precedente post, una delle proposte che l'autrice fa è di creare una nuova immagine
per l'economia questa è forse la parte più creativa del libro. L'immagine attuale è quella che
abbiamo ereditato da Samuelson."
Due obiezioni: 1) non è vero che il main stream economico è "neo-classico", o meglio, dipende cosa si intende con questa affermazione. Generalmente si intende dire che l'approccio generale all'economia riprende alcuni concetti che sono stati principalmente sviluppati da parte della "economia neoclassica" (branchia sviluppata in particolar modo dalla seconda metà del XX secolo). Essa in realtà non viene di fatto più applicata.
La più famosa (forse) critica a questo modello di pensiero è stato quello di John Maynard Keynes il quale in particolar modo criticando il concetto di "Legge di Say" (l'offerta crea la propria domanda) propone un nuovo modello [fino ad un certo punto, sia nel Treatise sia nella General Theory lui usa comunque un approccio neoclassico, ovvero, critica questo assunto e propone il principio della "domanda aggregata" (il quale sarebbe in breve l'idea che se lo Stato riduce le tasse, le persone hanno più da spendere e quindi riparte l'economia)] ... sia la corrente Keynesiana, sia successivamente la corrente monetarista sono del tutto differenti dal modello neo-classico (per loro la moneta non è neutrale e la disoccupazione non è soltanto "disoccupazione involontaria" ovvero causata da un livello eccessivo di salari)
2) L'immagine riportata da Samuelson (un autore della corrente Keynesiana) è effettivamente l'idea principale di una descrizione dell'economia (anche se fino ad un certo punto - le banche ad esempio non funzionano soltanto con l'idea del raccogliere i risparmi e erogare investimenti ed analogamente il governo, anche solo per l'idea di cui sopra ... conosco personalmente una visione differente che è l'idea "circuitista" della moneta, appartenuta a diversi autori, tra cui è opportuno ricordare Knut Wicksell - in quest'ultimo, il ciclo monetario era invertito)
"Un ciclo senza fine che si autoalimenta. Oltre a questa immagine, argomenta Raworth, l'economia è
stata occupata, come dal proverbiale piccolo del cuculo, dal PIL e dalla sua crescita. Questa
ossessione per il PIL ha portato in secondo piano tutte le altre finalità delle scienze economiche."
Non è proprio del tutto vero - che si auto alimenti è vero ... che sia senza fine è falso: 1) perchè possono esistere settori dell'economia che scompaiono 2) perchè un sistema può andare in crisi [pur tuttavia sono sottogliezze].
L'ossessione per il Pil credo avessimo già parlato di questo tema nei post precedenti ... Non credo che in realtà sia vero che sia stato il "tema principe delle scienze economiche", nel senso che a me non risulta che dal punto di vista accademico ci si sia basati di fatto sull'idea di una crescita perpetua, ma piuttosto proprio il contrario (con l'idea di uno "stato stazionario di lungo periodo")
Tale immagine rappresenta bene la natura essenzialmente bio-fisica del processo economico, cioè il
fatto che l'economia si svolge all'interno degli ecosistemi terrestri e da essi dipende per un numero
impossibile da stimare di fattori. Non soltanto le materie prime ed altre risorse naturali, non soltanto
i "servizi" di depurazione e diluizione dei cascami, ma anche un'intricata rete di rapporti
strettamente ecologici, molti dei quali ci sono sconosciuti, recidendo i quali si entra in un territorio
sconosciuto.
L'idea di Raworth è che in primo luogo ci si debba occupare del benessere umano e abbandonare
l'idea che questo possa essere raggiunto esclusivamente attraverso la crescita del PIL. Questo, in
particolare, per le società di antica industrializzazione il cui PIL è cresciuto ininterrottamente per
secoli. Occuparsi del benessere e della prosperità diventando agnostici rispetto al PIL ed alla sua
crescita. Non è la decrescita, ma una posizione più indirizzata a salvare concettualmente una civiltà
industriale facendola rientrare nell'alveo della sostenibilità. Per descrivere questa condizione di una
società prospera e sostenibile, Raworth conia appunto l'immagine dell'economia della ciambella,
uno spazio compreso fra un tetto ecologico e una base sociale. Il tetto ecologico è costituito dai
confini planetari per uno spazio sicuro dell'attività umana, definiti dallo Stockholm Resilience
Center. Questi confini non devono essere superati per non determinare cambiamenti repentini e
profondi degli ecosistemi che ospitano la società umana. La base è costituita invece dai livelli
minimi di alcune variabili socioeconomiche che determinano il benessere delle persone e che non
dovrebbero essere superati, verso il basso, affinché non vi siano uomini in condizioni di
deprivazione di risorse fondamentali come acqua ed energia, privi di sistema sanitario, senza
un'alimentazione adeguata, senza diritti fondamentali, senza lavoro ecc.
Credo personalmente che l'idea proposta possa esistere perfettamente senza in realtà proporre un cambio radicale della teoria economica. Quello che mi sembra contesti è che la teoria economica non si occupa di comprendere come siano strutturati i "fattori di produzione" (o detto in termini "neo-classici", la frontiera delle opportunità) ... ovvero sia, la teoria economica neo-classica non si occupa di descrivere come di fatto vengono prodotti quei beni, ma li considera soltanto con eccessiva approssimazione (l'ammontare complessivo del capitale e del lavoro).
Ciò in parte è vero, ma 1) questa obiezione è assai vecchia, ad esempio Gunnar Myrdal (un economista della scuola svedese) contestò proprio questa carenza per quanto riguarda la teoria economica applicata per i paesi sottosviluppati 2) non è detto nemmeno che cercando una descrizione maggiore di come le risorse si trasformano allora la teoria economica tradizionale debba essere cambiata, al più integrata 3) non è nemmeno vero che non si considerano le risorse naturali o come a livello pratico si sviluppi la produzione (basti vedere ad esempio gli studi applicati da parte di Ocse o di Banca mondiale che studiano l'economia dei paesi, in particolar modo di quelli piccoli, in quanto è generalmente possibile studiare più da vicino un ammontare relativamente piccolo di soggetti).
L'idea interessante credo possa essere, invece, applicare proprio quei concetti di limite totale delle risorse ed allocazione non efficiente delle risorse umane al calcolo economico [cosa che anch'essa in realtà si è svolta, come avevo detto in precedenza, il problema ecologico è entrato nella discussione della teoria economica a partire dagli anni 70 - il problema è tutt'altro che facile e legato anche a problemi che trascendono l'economia - ad esempio, la conservazione di parchi naturali o di aree protette è legato fino ad un certo punto con quanto si può consumare ma è legato anche all'idea che avere posti incontaminati sia un "valore"].
Un livello minimo di requisiti economici credo che come concetto sia già presente ... probabilmente l'esempio più palese è la Carta dei diritti Umani delle Nazioni Unite (nella quale si elencano i diritti umani, tra cui anche i "diritti sociali", ad esempio quello di un "equo compenso") - so che ci sono state importanti discussioni sulla validità di questi principi, ma credo che bene o male i limiti di queste affermazioni possano essere descritte proprio dai limiti che i diritti sociali della carta Onu dei diritti umani incontrano (ad esempio che può essere problematico imporre tramite una legge un certo livello di distribuzione o di produzione di cose, come ad esempio un livello minimo di cibo).
Dopo di che, effettivamente la descrizione del "sistema terra" come sistema aperto da parte dell'energia solare e dei combustibili fossili è corretta, anche l'inciso sulle "rinnovabili non proprio rinnovabili" mi trova d'accordo.
Non esiste, a mio parere una ciambella che permetta di
accogliere 8 miliardi di consumatori come gli europei, men che meno come gli americani.
L'economia del consumo deve semplicemente lasciare il passo ad altro. E se si vuole che alcuni
miliardi di persone si elevino al di sopra del pavimento sociale individuato da Raworth, è necessario
che il miliardo di persone che ci volano sopra da tempo tornino con i piedi per terra e i miliardi di
quelli che ci vogliono salire si scordino di poter volare.
Per sino qui mi trovo concorde con quanto detto nel link, nel senso che presumibilmente se tutto il mondo consumasse come noi stiamo consumando probabilmente consumeremmo troppo (per inciso, per affermare ciò con certezza non si dovrebbe fare come me, cioè basarsi soltanto su alcuni studi accademici studiati in università di cui non mi ricordo nemmeno il riferimento, ma piuttosto avere una conoscenza più aggiornata sullo stato dell'arte).
Non mi trovo d'accordo però sul modo in cui si vorrebbe risolvere questo problema - ovvero con l'idea che probabilmente non si verrebbe ascoltati e che è tipico e necessario l'uso di eventi importanti per determinare un cambio di visione nella popolazione.
Credo che però il problema sia un'altro e legato ad un link di questo post che personalmente credo ignori completamente una cosa (è quello legato alla "pedagogia delle catastrofi"
http://aspoitalia.blogspot.it/2012/02/i ... gogia.html) ovvero sia, Ammesso ed anche concesso che in 8 miliardi di persone che consumano come consumiamo noi, come ci si potrebbe auto limitare?
Secondo questo post, si riporta sostanzialmente all'idea di Naomi Klein della "shock economy" (che bene o male è che in un sistema economico, un cambio di paradigma si ha con un cambio rapido e forte dello Status quo ... l'esempio che spesso viene fatto è quanto avvenuto in Cile nel 1973 con l'avvento di Pinochet il quale instaurò una dittatura militare ed applicò politiche liberiste, in particolar modo chiedendo aiuto a Milton Friedman. Per quest'ultimo caso, però, bisogna probabilmente ricordare che non tutti sono concordi con questa idea, ad esempio Federico Caffè).
Credo che in questo articolo ci sia almeno un vizio metodologico: In questo articolo bene o male non si affronta il fatto che le persone possono in realtà cambiare idea anche pacificamente senza coercizione ma riuscendole a convincere, bene o male, a fare un qualcosa.
A tal proposito, credo che un esempio possa essere il seguente. Se io dovessi parlare con un avvocato sulla legge riguardante il "fallimento", probabilmente io non saprei reggere in alcun modo una discussione con lui, in quanto lui saprebbe molti più articoli di me ed avrebbe una conoscenza molto più profonda di quell'argomento rispetto a me.
Nonostante ciò, io non necessariamente mi affido a lui, in quanto dubito comunque di lui per i seguenti motivi: a) lui conosce molto bene la materia, quindi sa perfettamente confutarmi, ma non significa che quanto sostiene sia intrinsecamente esatto, in quanto magari ha come cliente un criminale e deve proteggerlo, quindi non mi fido di lui (io credo nella malafede di lui); b) lui conosce molto bene la materia, meglio di me, quindi sa confutarmi, ma ciò non significa che quanto sostiene sia esatto, come ad esempio un praticante avvocato sa molto di più la legge di un contadino, però non conosce tutta la legge quindi potrebbe prendere delle sviste clamorose (io credo nella sua buona fede, ma credo non stia dicendo tutto); c) lui conosce molto bene la materia, meglio di me, quindi sa confutarmi, ma esiste un altro avvocato, il quale anche lui sa perfettamente confutarmi, che però dice cose esattamente opposte a quanto dice il primo avvocato (ad esempio, in un aula di tribunale, probabilmente se io provassi ad intervenire quanto Accusa e Difesa stanno parlando, verrei immediatamente tacciato da ciascuna delle parti contendenti. I due contendenti sono bravissimi, ma ciò non significa che entrambi hanno ragione - questo argomento può essere usato ad esempio con le religioni: se io facessi entrare nella mia casa ad esempio un teologo, probabilmente avrebbe una conoscenza molto più profonda di me della Bibbia che io non saprei confutare. Ciò nonostante io non mi fido, in quanto so dell'esistenza di altri teologi che dicono il contrario, che non sono lì fisicamente presenti per controbattere, ma a cui io faccio riferimento).
Credo che in particolar modo il punto C) sia quello più rilevante, ovvero quello del comportamento generale.
Le persone non possono sapere tutto e quindi si affidano a specialisti, ignorando la materia o l'argomento di riferimento, facendo più o meno bene.
L'esempio principe credo sia quello dei vaccini.
Come è noto si vuole imporre obbligatoria la vaccinazione ai bambini in età scolastica per alcune iniezioni.
La percentuale di vaccinazione spontanea dovrebbe essere sul 90% ma quella dell'immunità di gregge del 95% (sui dati numerici non ne sono sicuro) - ora, quel 90% di persone che vaccina non lo fa perchè ha una certezza assoluta di questa azione, ma piuttosto perchè bene o male si fida di alcune fonti che ritiene "affidabili" e segue quelle, nonostante ci possano essere critiche, più o meno importanti, a questo approccio.
Ora, sinceramente non so perchè ciò di fatto avvenga (nel senso non so dire perchè le persone si fidano di una istituzione e non di un'altra e cosa le motiva a cambiare opinione), però credo che ciò abbia importanti conseguenze - impone delle rigidità (in quanto anche se dice il falso quella istituzione, molte persone continueranno a crederla, ed anche se dovesse immediatamente cambiare opinione, le persone non si adatterebbero immediatamente - di converso, però, permette che idee importanti possano essere applicate anche da persone che non comprendono appieno la validità di quelle idee).
La discussione a questo punto uscirebbe dai binari dell'economia (si tratterebbe di sociologia e di epistemologia, su di cui conosco qualcosina, ma non troppo) e quindi non aggiungo altro.
https://aspoitalia.wordpress.com/2017/1 ... ciambella/
Questo secondo link parla della crisi economica ed identifica come un elemento molto grave l'aumento indiscriminato del Debito.
Bisognerebbe in primo luogo distinguere tra debito pubblico e debito privato, i quali funzionano differentemente.
Il primo infatti ha un diverso comportamento in quanto può essere uno strumento di politica monetaria (generalmente, come è accaduto nel 2012, una banca centrale può acquistare titoli di Stato, e quindi debito pubblico, per l'immissione della moneta in una economia. Ciò può essere sia negativo, in quanto significa che lo Stato finanzia le proprie opere stampando moneta, ma può anch'essere un fenomeno normalissimo, in quanto ad esempio chi detiene titoli di Stato, sostanzialmente le banche, possono ottenere del denaro liquido dalla Banca Centrale ed usare questo per rimettere in moto l'economia).
Il secondo, vice-versa, rappresenta sempre un debito. Esso in realtà è aumentato a livello globale (la crisi del 2008 è stata determinata proprio da un livello eccessivo di debiti privati per la storia dei mutui sub-prime), ma ciò non significa che sia pacifico cancellare quei debiti.
Facendo per un momento finta che tutti i debiti NPL (non performing loan) vengano soppressi e diventino totalmente inesigibili, ciò sposterebbe il problema tutto sulle spalle dei creditori (che in particolar modo sono le banche).
In questo modo: 1) le banche potrebbero fallire (in questo caso i risparmi delle persone potrebbero ridursi, in quanto a loro volta i risparmiatori perderebbero una parte se non tutti i loro risparmi); 2) le banche anche se non fallissero diminuirebbero l'ammontare delle loro risorse, e quindi potrebbero prestare una quantità molto minore di soldi, anche memori del fatto che non sono riuscite a riottenere dei soldi.
Una alternativa esiste ed è creare un fondo di garanzia nazionale, una banca Pubblica ma di diritto privato a cui possano accedere i cittadini con crediti e conti presso istituti di credito in fallimento, salvando i loro risparmi e lasciando al fallimento le banche avventate o prezzolate
No, perchè è la soluzione che si è cacciata fuori dalla porta che rientra dalla finestra.
Lo Stato garantisce ai cittadini quei soldi che la banca non riesce più a conferire - in tal caso, però, semplicemente lo Stato attua la stessa operazione ma da fuori. Se ad esempio la banca privata aveva 1000€ di depositi, ma non riesce più a pagarli, i correntisti si rivolgono allo Stato che paga per loro 1000€. Quei soldi li si prenderà comunque dal bilancio Statale (e molto probabilmente dalle tasse che tutto il resto delle persone pagano) - una banca quindi opererà nel mercato tenendo in considerazione il fatto che eventualmente i correntisti verranno salvati dallo Stato, e quindi ciò non fermerà l'irresponsabilità del banchiere.
Allo stesso tempo, indubbiamente una banca con protezione statale potrebbe attrarre per la "stabilità" dell'istituto (un po' come la cassa depositi e prestiti), stabilità non per motivi meramente economici, ma in quanto è protetta dallo Stato che non è un soggetto economico neutro.
Ciò potrebbe in primo luogo distorcere l'andamento della concorrenza (in quanto potrebbe spingere le persone a sottoscrivere conti correnti in banche più piccole ed instabili, consci del fatto che tanto esiste una garanzia statale), in secondo luogo non si spiega come questi soldi verrebbero gestiti (se rimborsati, se gestiti in una nuova banca).
Detto ciò, esiste almeno in parte una cosa simile: esiste il fondo interbancario atlante (che bene o male sono delle riserve delle banche che finanziano un fondo per coprire i creditori nel caso di fallimento di banche).
Allo stesso tempo, non è proprio del tutto necessario che aumenti la produzione per far aumentare i consumi (in assoluto forse sì, ma per dire che un aumento di produzione molto piccolo può corrispondere ad un aumento di consumi relativamente grande - basti pensare al consumo via internet di servizi. Il costo di produzione marginale per un servizio qualsiasi, come può essere un diritto di vedere una partita, sia sostanzialmente nullo, ex. 1 cent; di converso, il consumo stesso è di valore maggiore, ex. 1€). - Dovremmo per questo raffrontarlo al valore dei consumi.
Tutto questo per dire:
Si, i problemi che sono esposti in questi link in realtà esistono e sono significativi, ma non credo che le soluzioni che prospettano siano corrette.