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Compie 99 anni e chiede l'eutanasia «Decido io quando è l'ora di morire»
Ex soldato dell'Armir è uno dei pochi superstiti della ritirata di Russia. Vive con i figli e i nipoti che lo adorano. Ma spiega: «Non voglio essere di peso a nessuno»
di Marco Gasperetti
EMPOLI - Ma come signor Tiziano non le vuole spegnere 100 candeline? Lui sfodera quegli occhi vispi da toscanaccio doc, abbozza un sorriso e risponde: «Ci soffierò sopra solo se starò benissimo, altrimenti che cosa spengo? E se inizierò a non star bene allora pretendo l'eutanasia. Non voglio patire e soprattutto pesare sui miei cari ai quali voglio bene e loro a me». Tiziano Tamburini, 99 anni, ex rappresentante, una vita d’incredibile vitalità chiede di poter chiamare "sorella morte" quando vuole e finire questi anni formidabili nel modo migliore possibile. La morte, proprio lui che da ragazzo l'aveva vista negli occhi quando da sergente, aveva partecipato con l'Armir alla spaventosa ritirata nella steppa russa e aveva visto tanti commilitoni cadere come foglie gelate. Era stato tra i pochissimi a salvarsi. L'aveva beffata la “signora di nero vestita” e adesso più di mezzo secolo dopo ha deciso di invocarla come liberatrice scrivendo una lettera inviata al Tirreno che ha sorpreso tutta la città è ha fatto un po' arrabbiare figlio, nuora e le tre nipoti che da sempre gli sono vicini.
Non c'è nessuna storia di apparente disperazione in questa vicenda incongrua. Tiziano non è un vecchio solo e infermo. E’ lucidissimo di mente, fisicamente sembra un sessantenne, dice d’essere pure contento con figli e nipoti. Abita con la famiglia in una graziosa palazzina di due piani vicina al centro di Empoli e tutti i giorni se ne va a piedi a trovare gli amici del circolo della Misericordia e gli altri compagni, vecchi e giovani, che lo seguono e lo ascoltano come un leader. E allora perché chiede l'eutanasia? «E’ un’idea che ho avuto sin da bambino – risponde Tiziano -. Vivevo a quei tempi un periodo di povertà e vedevo i sacrifici che tutti i giorni facevano i miei genitori. E allora giurai a me stesso che avrei cercato di tutto per non essere di peso agli altri.
Oggi che ho 99 anni e mi sento un uomo fortunato perché sono anche lucido di mente e autosufficiente la vita la voglio lasciare nel modo migliore». Ed ecco l’idea dell’eutanasia come Tiziano l’ha raccontata nella lettera: «L’idea di aver bisogno dell’aiuto degli altri per vivere mi crea notevole sconforto e dolore. – scrive Tamburini -. E allora come fare per porre fine a questa sofferenza? I mezzi ci sarebbero ma a me manca la forza e il coraggio per attuarli. Non capisco proprio perché in questa benedetta Italia non sia permesso l’uso della eutanasia che sarebbe la cosa migliore per non soffrire più e anche il mio desiderio. Le poche umane leggi in vigore su questo argomento impongono invece che questa sofferenza continui fino all’ultimo istante della vita».
La lettera termina con alcune domande: «Perché non devo essere io padrone di me stesso? Perché devono essere gli altri a decidere su di me? – si chiede Tiziano - Per la mancanza di autosufficienza, la mia veneranda età non ha più ragione di continuare, e vorrei, come ho già detto, porre fine alla mia esistenza. Io, che nel tempo vengo da lontano quando usava il buon costume, la fratellanza e la gente viveva felice senza tante pretese, assistere ora allo sconsiderato uso della peggiore violenza, alla corruzione dilagante, alla sete del denaro, all’uso sempre maggiore della droga, mi dimostrano in abbondanza che questo non è più il mio mondo».