Anuar ha scritto:Ho intrapreso una lotta psicologica contro mio padre per convincerlo/costringerlo a portarmi da uno psicologo (no no, non ho 12 anni ne ho 27 lo so e strano vero? ma non lavoro, sono povero e abito di fianco a silent hill).
Dato che famigliari oltre lui non ne ho e non voglio trovarmi impreparato, pongo altre due domande:
1- All'ulss, o Asl (nella mia è Ulss) ti fanno scegliere lo psicologo in base al sesso o all'approccio terapeutico?
2- Se la risposta alla prima domanda è si, io che non so nulla di apporci terapeutici scelgo a caso?
Conosco la linea di pensiero freudiana ma, quello tizio era veramente patologicamente malato di sesso, e non condivido le sue idee, essendo una persona quasi asessuale (scusate se ho detto cose strane, ma a volte non capisco quando è il caso di evitare la troppa sincerità
)
Speriamo di vincere io e non mio padre questa lotta altrimenti mi attacco alla canna del gas e mi do una bella ricaricata
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Ciao. All'AUSL della mia provincia non è possibile scegliere il tipo di approccio, semplicemente perché tutti gli psicologi che lavorano lì sono dello stesso indirizzo (cognitivo-comportamentale). Altrove non so. Quando chiesi informazioni mi dissero che in generale nel pubblico non è possibile fare un'analisi vera e propria (indirizzo psicoanalitico), dunque di solito ci sono terapeuti cognitivo-comportamentali o sistemico-relazionali. Questi due approcci sono abbastanza simili nella misura in cui sono orientati al presente, dunque non indagano le cause del passato ma cercano di modificare i pensieri e i comportamenti della persona in modo da eliminare il disagio creato da comportamenti disfunzionali (come l'autolesionismo) o da sintomi psicosomatici (come l'ansia e gli attacchi di panico, ma anche l'insonnia), o da modalità relazionali disfunzionali (come forme di dipendenza affettiva), o anche da forme più o meno gravi di depressione. Io personalmente sono stata più di un anno da una terapeuta cognitivo-comportamentale, dunque posso dirti che si analizzano nel dettaglio le modalità di pensiero automatico che uno mette in atto, cercando di "smontarle" e di cambiarle in vista di un obiettivo concordato da te e dall'analista all'inizio della terapia. Non ci si chiede il perché si è arrivati a comportarsi così o ad avere determinati sintomi, ma semplicemente si cerca di ottenere un cambiamento. Per alcune persone è un buon approccio, specie per chi non pensa che i traumi del passato possano influenzare la sua vita presente.
Se invece uno ha subito traumi di varia natura che non riesce a superare e che condizionano la sua vita in modo invalidante, e magari non riesce a lasciarsi il passato alle spalle, allora probabilmente quello cognitivo-comportamentale non è l'approccio adatto, ma forse è meglio un approccio più analitico. In generale in analisi si analizzano le cause di problemi come sintomi psicosomatici o depressivi, relazioni interpersonali insoddisfacenti, comportamenti distruttivi o autodistruttivi, poiché si ritiene che capire le cause che hanno condotto allo sviluppo di quei problemi sia un passaggio necessario per poterli poi affrontare e superare. Tieni presente comunque che quasi nessun analista oggi segue Freud alla lettera, la psicoanalisi dalla fine dell'Ottocento è notevolmente cambiata, e ci sono tantissimi orientamenti psicoanalitici: junghiano, kleiniano, relazionale, ecc. Dunque non pensare che potresti trovarti di fronte qualcuno che, come Freud, vedrebbe tutto in termini sessuali: già Jung aveva duramente criticato Freud su questo punto, tento da staccarsi dal maestro ed elaborare una sua teoria e un suo approccio terapeutico (la psicologia analitica).
Esistono poi altri tipi di terapia, come la terapia breve-strategica, di cui però conosco poco (so solo che dovrebbe prevedere un numero esiguo di sedute ed essere focalizzata su un obiettivo preciso).
Ci sono poi vari metodi che possono essere utilizzati da psicologi di orientamento diverso e che servono per affrontare e cercare di risolvere problemi specifici, come l'ipnosi, il training autogeno (che è una tecnica di distensione e rilassamento), l'EMDR (che è una tecnica che dovrebbe servire a elaborare più velocemente i ricordi di eventi traumatici come aggressioni e violenze di varia natura), ecc. Se il terapeuta ha conseguito i titoli necessari per mettere in atto una o più di queste tecniche e, una volta iniziata la terapia e conosciuto il paziente, lo ritiene opportuno per quel caso specifico, può proporgli di inserire nel percorso terapeutico un trattamento più o meno lungo che utilizzi una di queste tecniche.
Spero che queste informazioni possano esserti utili. E no, non trovo affatto strana la tua lotta con tuo padre a 27 anni: le situazioni sono tutte diverse, e purtroppo a volte si finisce per restare "incastrati" in situazioni complicate.
In bocca al lupo