kathellyna ha scritto:abbandono dello studio, curriculum buono solo come carta igienica e svariati anni persi
wow, abbiamo una situazione simile. Nel mio caso con "studio" si intende università, non so nel tuo
beh magari gli altri il lavoro già ce l'avevano o si stavano organizzando da soli a cercarlo, quindi non c'era alcun bisogno di fare la predica su quel tema. invece se si tratta di gente con una situazione tipo la mia, cioè abbandono dello studio, curriculum buono solo come carta igienica e svariati anni persi, a quanto ho capito l'argomento trattato è principalmente quello là anche se magari ci sono problemi più pesanti.
ovvio che se il paziente già lavora, lo psico non gli dirà di cercare lavoro, a meno che non ci sia la necessità di cambiarlo. Nel caso in cui non lavori, le possibilità sono molteplici. Gli argomenti che si trattano in seduta dipendono dall'indirizzo di psicoterapia, dalle scelte del terapeuta, dalle eventuali richieste del paziente. Ci sono indirizzi più centrati sul passato e sull'introspezione (es. psicoterapia psicodinamica) in cui sarà improbabile parlare del lavoro; altri più focalizzati sul presente e pratici (es. terapia breve strategica) in cui invece probabilmente il tema del lavoro sarà importante. Considera poi che ci sono psico che vogliono impostare le sedute in maniera rigida secondo le loro idee; altri invece flessibili che possono far scegliere al paziente il tema di cui parlare. Non so su che fonti tu abbia letto di questa predominanza del tema del lavoro, ma sinceramente mi sento di smentirla.
Direi che alla fine il tema che ricorre più spesso sono le emozioni. Salvo rare eccezioni, non si può evitare di parlare delle proprie emozioni.
questa cosa della madre e dell'atteggiamento materno mi spiace ma continua a sembrarmi un teatrino, non metto in dubbio che con alcuni possa funzionare ma a me cadrebbero le pallе a terra.
mentre si svolge appare meno costruito e "teatrino" rispetto a come può sembrare leggendo l'abbozzo di descrizione che ne ho fatto. Chiaro comunque che affinché risulti un qualcosa di credibile ci vuole un livello accettabile di fiducia.
non sono molto d'accordo sul discorso dell'autostima. se per esempio quando condividi una canzone spesso ti dicessero che fa cagarе e quando parli di musica ti venisse risposto che non capisci nulla, che penseresti?
se me lo dicessero letteralmente tutti, allora le mie certezze vacillerebbero. Ma il mio discorso era finalizzato a dirti che se si è sicuri di sé in un campo, si può reggere bene alle critiche e ai giudizi negativi. Il fatto che si ricevano solo critiche e giudizi negativi è una eccezione francamente improbabile.
oppure, diverse volte mi è stato detto che sono una persona noiosa e poco interessante, io non sono particolarmente d'accordo e non mi sento peggiore di altri che invece suscitano l'interesse della gente, ma se la loro opinione è questa c'è poco da fare, non si può negare la realtà: o ti adegui a quel giudizio o continui a pensare che non capiscono nulla e hai ragione tu, nel primo caso probabilmente hai una scarsa autostima, nel secondo resta questo conflitto tra te e gli altri che difficilmente porterà a qualcosa di buono. io per natura sarei più il secondo tipo, da qui le frasi apparentemente cretinе della pagina precedente riguardanti le reazioni all'umiliazione da parte degli altri
Allora, tu parli di un conflitto tra la persona dotata di autostima che riceve un giudizio negativo e chi lo giudica. C'è da dire però che a seconda del tema su cui è volta la critica e a seconda dell'entità della critica, questo conflitto può anche essere un qualcosa di poco conto. Ad esempio un conflitto in merito a un giocatore di calcio difficilmente degenera in qualcosa di drammatico. Se si tratta di un qualcosa di più significativo (es. un pessimo insegnante che dice a un alunno di non valere nulla), allora la questione si fa più delicata. Un alunno con una solida autosima penserà appunto che l'insegnante non capisce nulla e che la ragione sta dalla sua parte, tuttavia - a differenza che nel tuo esempio - saprà contenersi e non si infurierà.
Anche in questo caso è determinante il numero di giudizi negativi che si ricevono. Se tutte le persone che interagiscono con questo alunno gli dicessero di non valere nulla, allora anche la sua autostima finirebbe per crollare. Per questo è importante stare in ambienti sani in cui non si è trattati male.
certo, magari lo psicologo ti direbbe "se per questo aspetto non piaci agli altri concentrati su altro", ma non mi sembra una gran soluzione, perché è come mettere in pausa il problema, magari è sparito ma non direi che è risolto, è come mettersi a curare il giardino quando la casa sta andando a pezzi, magari quando la guardi dirai "ok, però che bel giardino pieno di fiori!", però la casa sempre in rovina sta.
Ci sono problemi delle dimensioni di una casa; altri delle dimensioni di una matita che possono pure essere lasciati in pausa. Se il problema è grosso, va effettivamente affrontato.
se non hai un bell'aspetto nella maggior parte dei casi verrai trattato peggio degli altri perché la gente è schifata dalla bruttezza, anche senza parlare di insulti, prese in giro ecc. o del solito tema delle relazioni romantiche, basta pensare a quanti ammettono con tranquillità che va benissimo che ristoranti, bar e altri luoghi in cui si lavora a contatto con il pubblico assumano solo bellocci, perché altrimenti non avrebbero più voglia di mangiare o fare acquisti in quel posto o quanti danno per scontato che l'amico brutto del gruppo abbia sempre una sorta di riconoscenza nei confronti degli altri perché gli hanno fatto il favore di concedergli di uscire con loro. sono veramente pochissimi quelli che considerano le persone brutte al loro pari [a meno che non "compensino" con soldi, capacità particolari e simili, ma a me anche l'idea di dover compensare per qualcosa per cui non ho nessuna colpa pare umiliante] secondo me.
Dunque, io nel mio esempio mi riferivo implicitamente a una bruttezza da 5/10, quindi non grave. La maggior parte delle persone sta tra il 5 e il 7, è nella media. I brutti in maniera gravissima e i bellocci sono eccezioni. Una persona sul 5 può vivere una vita tutto sommato normale. Basta ad esempio guardare i giornalisti o i politici: mica solo tutti bellocci o normaloidi tendenti al bello ahah. E non tirare fuori lo status e i soldi, perché non è che tutti i giornalisti o politici sono ricchi e famosi. In caso di bruttezza grave, la faccenda si complica e ad esempio le relazioni sentimentali diventano un gran problema. Tuttavia, se la persona riesce a spostare il proprio focus su qualcosa in cui può ottenere risultati (es. un lavoro non a contatto col pubblico, le sue passioni), allora anche la sua vita può diventare degna. Non dico sia facile eh, dico solo che è possibile.