I farmaci non dovrebbero alterare il senso della realtà e non dovrebbero allontanare la tua capacità di insight verso il tuo più profondo io interiore, Massimiliano. Se i farmaci che stai riducendo ti facevano sentire "obnubilato", la cosa andava discussa col tuo curante. Anche io, comunque, avevo letto di queste teorie orientali e le conoscevo per sommi capi. Eppure io, proprio sotto terapia farmacologica, ho appreso la mindfulness (che ha una connessione forte con lo stile sapiente dell'Oriente). Spesso leggo online di persone che scrivono di sentirsi "strafatte" sotto medicine, ma mi domando che tipo di regime terapeutico seguano, che dosi e, soprattutto, se a inizio o meno della cura. Una buona terapia farmacologica lascia la persona vigile, orientata, lucida e dinamica. Io ero in totale connessione con la mia interiorità e, dopo due anni di cura associata a psicoterapia, ho eliminato le medicine e gli effetti a lungo termine permangono tutt'oggi a distanza di molto tempo. Vorrei scrivere due cose, poi: "vincere" è un termine errato, è ansiogeno per natura intrinseca e già così (specie se si è ansiosi / ossessivi) si parte male. Ancora, punto due: se qualcosa mi aiuta e mi fa stare bene, dove sarebbe il dilemma?
Siamo costretti ogni giorno a comprare e cucinare cibo, utilizzare la carta igienica, il sapone etc etc. Siamo dipendenti da tantissime cose ma, nel 2022, vediamo l'idea di assumere una terapia psichiatrica come qualcosa di cui vergognarsi o da cui star lontani. Un vero peccato perché, in ambito mentale, più la squadra è forte e maggiore la probabilità di star bene. Farmaci, psicoterapia, mindfulness, training autogeno, diario psicologico, lettura terapeutica, schema ABC e metodo dei quattro gradini: se le usi tutte, queste risorse, puoi avere speranze in più. Ma, mi raccomando, mai avere fretta: rischieresti solo di incrementare lo stato di arousal e malessere. Un saluto!