Lavoro e suicidio

tratto da TecnicheNuove

Sfruttiamo questo spazio anche per parlare di scuola, di compagni, di colleghi, di materie. Chiediamo/diamo aiuto e spiegazioni su tutto ciò che concerne lo studio (scuola e università).
Inoltre, date le condizioni critiche in cui si trova l'Italia, ecco un forum che vuole raccogliere storie, idee, iniziative e proposte, qui e all'estero.

Lavoro e suicidio

Messaggioda Royalsapphire » 06/04/2014, 16:18



Ormai ci sono numerosi gli studi che documentano una relazione tra eventi della vita, personalità, stili di vita e disturbi dell'umore.

Aver subìto 4 eventi negativi triplica il rischio di depressiome rispetto a chi ne ha subìto solo 1.

Tra i principali e più devastanti eventi negativi c'è la perdita.
Perdita intesa innanzitutto come morte di una persona cara.

Ma perdita è anche perdita del lavoro o vivere una condizione economica precaria e molto disagiata.
Il lavoro è uno dei determinanti fondamentali dell'identità di ognuno di noi, che siamo animali sociali e che formiamo la nostra identità a partire dal posto che occupiamo nella società, dal ruolo che rivestiamo, dalla considerazione che gli altri hanno di noi e, non ultimo, dalla nostra capacità di spesa, pietra angolare ed emblema della società dei consumi.

Se il lavoro viene meno o se non arriva, l'identità è a forte rischio.
Niente lavoro, niente identità.

Il sistema psiche-cervello, che è il grande adattatore del nostro organismo, in queste condizioni, viene sottoposto a un forte stress di tipo cronico a cui non riesce a rispondere in modo adeguato, talvolta con esiti drammatici.

A metà degli anni 90 del secolo scorso, il tasso di suicidi tra i maschi giapponesi era di 25 per 100.000. All'inizio del secolo presente il tasso è salito a 35 per 100.000 ovvero con 30.000 giapponesi che si tolgono la vita ogni anno.
In Italia, per fortuna, le persone che ogni anno si tolgono la vita sono molte meno, ma anche da noi è possibile vedere una correlazione tra situazione socio-economica e suicidi, tra i maschi in particolare, che hanno tassi di suicidio tre volte superiori a quelli delle donne.
Nel decennio 1965-1975 il tasso di suicidio tra i maschi italiani era 7,8 per 100.000, nel 1995 è balzato al 12,3 per poi assestarsi a circa il 10 per 100.000 nel 2006.

Non abbiamo ancora i dati di questi anni post-crisi 2008, ma le prime avvisaglie, che riguardano non solo operai e povera gente in genere, ma anche artigiani e piccoli e medi imprenditori rovinati dalla crisi, sono davvero molto allarmanti anche nel nostro Paese, che è entrato in un tunnel da cui può salvarci solo una svolta politica e culturale radicale, che arresti la marcia verso la deflagrazione della nostra società.

Questo è un doloroso grido di allarme ed è anche una considerazione e un invito ala consapevolezza, rivolto a tutti, main particolare a chi si occupa della cura e del benessere degli altri. Appare infatti dissonante e incoerente dedicare il proprio tempo alla cura di sé e degli altri e disinteressarsi delle condizioni sociali e politiche che la stanno minando dalle fondamenta.

Sarà anche per questo che cresce il senso di frustrazione tra operatori sanitari e, ahimè, crescono anche i suicidi, tra i medici in particolare.
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Messaggioda Naoki » 07/04/2014, 1:59



A metà degli anni 90 del secolo scorso, il tasso di suicidi tra i maschi giapponesi era di 25 per 100.000. All'inizio del secolo presente il tasso è salito a 35 per 100.000 ovvero con 30.000 giapponesi che si tolgono la vita ogni anno.

Vista la loro rigidissima società (sia da come lavorano sia da come si devono comportare nella vita di tutti i giorni) molto individualista e consumistica non mi meraviglio che sia questo il risultato, che tra l'altro i numeri descritti da te non tengono conto delle donne e forse dei ragazzi/e che si suicidano per via del loro sistema scolastico, ma ci sono anche altri fenomeni ugualmente gravi come gli hikikomori o gli stessi otaku (non il bimbominchia X della rete che si definisce tale o il classico appassionato italiano...qui di otaku veri veri spero non esistano) che pur di non vivere una realtà del genere cercano conforto nella fantasia animazione passando le giornate in totale solitudine nei manga café.
É tristissima la cosa, il consumismo ha divorato quasi totalmente la loro vecchia cultura, e man mano che arrivano le nuove generazioni è sempre peggio...prima non erano affatto così, anzi...
E che da quel che vedo qui, sembra che ci vogliano portare in quella direzione...spero tanto di sbagliarmi...

Niente lavoro, niente identità.

Perché qualcuno ha deciso che debba essere così e ti fanno sentire uno schifo se non ce l'hai, quando magari loro non hanno mai alzato un dito in vita loro e vivono di rendite di altri.
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Messaggioda Naoki » 23/04/2014, 19:09



Naoki ha scritto:
Niente lavoro, niente identità.

Perché qualcuno ha deciso che debba essere così e ti fanno sentire uno schifo se non ce l'hai, quando magari loro non hanno mai alzato un dito in vita loro e vivono di rendite di altri.

PS: Comunque fatti loro...
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Messaggioda Nathan Adler » 24/04/2014, 1:45



Ma io vedo il discorso un po' più complesso.
Il lavoro è un diritto non solo perché acquisti e spendi o altro.
Il lavoro è unanforma di restituire qualcosa alla comunità o fare la tua parte
Il tornare a casa stanco magari dai tuoi figli e dare il buon esempio di come co si mantiene onestamente
Di come ci sj impone orari, disciplina

Torni a casa che sei stato parte del mondo.

Un uomo senza lavoro non è solo più esposto a debiti o similia nel caso non abbia altre entrate
Ma più facilmente di deprie perché perde un certo ritmo, socialità, utilità nella sua coscienza. Ovviamente non sto legittimando chi ci si ammazza, ma queste concause aiutano a sentirsi inutili, vuoti e senza scopo. Come tante altre cose.
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Messaggioda Callisto » 17/06/2014, 18:19



Infatti io siccome non faccio il lavoro che desidero non ho un'identità nella società. Infatti mi sono creato un'identità immaginaria, e vivo in un mondo tutto mio.
Purtroppo faccio un lavoro che disprezzo, nel quale impiego gran parte del mio tempo, e questo mi fa stare molto male. Perchè non mi riconosco in quello che faccio, non riesco ad identificarmi in quel tipo di vita.

Non so come uscirne e quindi mi tocca farla finita.
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Messaggioda Naoki » 17/06/2014, 20:31



Callisto ha scritto:Infatti io siccome non faccio il lavoro che desidero non ho un'identità nella società. Infatti mi sono creato un'identità immaginaria, e vivo in un mondo tutto mio.
Purtroppo faccio un lavoro che disprezzo, nel quale impiego gran parte del mio tempo, e questo mi fa stare molto male. Perchè non mi riconosco in quello che faccio, non riesco ad identificarmi in quel tipo di vita.

Non so come uscirne e quindi mi tocca farla finita.

Suicidarsi, oltre che essere già una sciocchezza di per sé, per un motivo simile è una sciocchezza assurda.
Adesso il periodo va così e tocca sopportare, quando ti capiteranno altre occasioni di lavoro approfittane e via; non è mica detto che farai quel lavoro a vita.
Già c'è gente che si suicida perché non ha lavoro, tu almeno ce l'hai...quindi non buttarti giù :squint:
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