Ormai ci sono numerosi gli studi che documentano una relazione tra eventi della vita, personalità, stili di vita e disturbi dell'umore.
Aver subìto 4 eventi negativi triplica il rischio di depressiome rispetto a chi ne ha subìto solo 1.
Tra i principali e più devastanti eventi negativi c'è la perdita.
Perdita intesa innanzitutto come morte di una persona cara.
Ma perdita è anche perdita del lavoro o vivere una condizione economica precaria e molto disagiata.
Il lavoro è uno dei determinanti fondamentali dell'identità di ognuno di noi, che siamo animali sociali e che formiamo la nostra identità a partire dal posto che occupiamo nella società, dal ruolo che rivestiamo, dalla considerazione che gli altri hanno di noi e, non ultimo, dalla nostra capacità di spesa, pietra angolare ed emblema della società dei consumi.
Se il lavoro viene meno o se non arriva, l'identità è a forte rischio.
Niente lavoro, niente identità.
Il sistema psiche-cervello, che è il grande adattatore del nostro organismo, in queste condizioni, viene sottoposto a un forte stress di tipo cronico a cui non riesce a rispondere in modo adeguato, talvolta con esiti drammatici.
A metà degli anni 90 del secolo scorso, il tasso di suicidi tra i maschi giapponesi era di 25 per 100.000. All'inizio del secolo presente il tasso è salito a 35 per 100.000 ovvero con 30.000 giapponesi che si tolgono la vita ogni anno.
In Italia, per fortuna, le persone che ogni anno si tolgono la vita sono molte meno, ma anche da noi è possibile vedere una correlazione tra situazione socio-economica e suicidi, tra i maschi in particolare, che hanno tassi di suicidio tre volte superiori a quelli delle donne.
Nel decennio 1965-1975 il tasso di suicidio tra i maschi italiani era 7,8 per 100.000, nel 1995 è balzato al 12,3 per poi assestarsi a circa il 10 per 100.000 nel 2006.
Non abbiamo ancora i dati di questi anni post-crisi 2008, ma le prime avvisaglie, che riguardano non solo operai e povera gente in genere, ma anche artigiani e piccoli e medi imprenditori rovinati dalla crisi, sono davvero molto allarmanti anche nel nostro Paese, che è entrato in un tunnel da cui può salvarci solo una svolta politica e culturale radicale, che arresti la marcia verso la deflagrazione della nostra società.
Questo è un doloroso grido di allarme ed è anche una considerazione e un invito ala consapevolezza, rivolto a tutti, main particolare a chi si occupa della cura e del benessere degli altri. Appare infatti dissonante e incoerente dedicare il proprio tempo alla cura di sé e degli altri e disinteressarsi delle condizioni sociali e politiche che la stanno minando dalle fondamenta.
Sarà anche per questo che cresce il senso di frustrazione tra operatori sanitari e, ahimè, crescono anche i suicidi, tra i medici in particolare.