Lavoro come condanna sociale

Proprio come se fossimo al bar!
Condividiamo momenti di felicità!! Parliamo di tutti quegli argomenti che non rientrano nelle sezioni più specifiche.

Lavoro come condanna sociale

Messaggioda StillWandering » 13/02/2013, 19:05



Come concepite voi il lavoro? Io infatti non condivido affatto la massima per cui l'Italia sia un paese fondato sul lavoro. Mettetela così: se vinceste 100 mln di euro, lavorereste? Sono sicuro che i più risponderanno che preferirebbero godersi la vita. Attenzione a non confondere il lavoro con un oggetto d'amore oppure hobby che riceve un ritorno economico, un concetto ben diverso. Purtroppo quelli che possono permettersi di non lavorare per godersi la vita sono in pochi, e allora come gestirsi? Io lo vedo un po' come quando si è in carcere: più si fa i bravi, più probabilità si hanno di avere uno sconto della pena. Ergo, se oggettivamente (vedi molestie) il lavoro non penalizza la qualità della nostra vita (e allora meglio darsi da fare a cambiarlo), disperarsi, farsi sangue marcio e così via è peggiorativo... meglio fare bene il proprio lavoro, magari ci danno un aumento e smettiamo prima di lavorare godendoci i soldi. Chi replica dicendo che tanto vanno avanti i soliti raccomandati rifletta sul fattore probabilistico. Se non veniamo concretamente danneggiati, dovremmo proseguire come nulla fosse senza rodere (o forse è invidia?). Non valgono posizioni tipo "ma ho moglie e figli da mantenere", perché si creano prima le condizioni economiche di avere una famiglia o si rinuncia. Il vero saggio desidera solo ciò che può avere, si dice. Chi fa bene il proprio lavoro ha statisticamente più probabilità di trarne vantaggio, poi indubbiamente i raccomandati ci sono ma è sciocco prenderli come abili per giustificare la propria posizione deficitaria. Se uno ci ha "fregato" una promozione può anche darsi che non siamo riusciti ad eccellere a sufficienza, non necessariamente ci dev'essere di mezzo un raccomandato.
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Messaggioda Shinji » 13/02/2013, 22:16



Se vincessi 100 milioni non lavorerei sicuramente o,meglio,non farei nessun lavoro che vada al di fuori di un hobby retribuito come per esempio fare il DJ;preferirei godermi la vita.A titolo di cronaca,sicuramente mi comprerei una bella casa (diciamo due) e almeno un paio di auto da sogno,farei molti viaggi e mi toglierei altri sfizi;per il resto farei una vita simile a quella che faccio adesso.Tornando alla realtà,il paragone con la buona condotta carceraria è corretto,si fa il meglio possibile con la consapevolezza che così aumentano le probabilità di miglioramento.
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Messaggioda FiorDiFragola » 13/02/2013, 22:25



Io vedo il lavoro come un modo per ottenere la libertà e gratificazione. Finché non lavori devi necessariamente vivere alle spalle dei tuoi genitori e quindi sopportare tutti i loro capricci. Quando invece lavori, quindi percepisci uno stipendio, ottieni ciò che ti serve per essere libera e indipendente.
Viceversa, se lavori ma non ti danno un chiodo allora sei uno schiavo, soprattutto se fai gli straordinari.
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Lavoro come condanna sociale

Messaggioda StillWandering » 13/02/2013, 22:47



Uhm, proprio ora mi è venuta in mente un'altra possibile strategia: quella del traguardo. Strano che non mi fosse sovvenuta prima. Cioè, ci si fa un gran bel c*lo per tot tempo in modo da non lavorare più dopo. Ovviamente ne deve veramente valere la pena e il tempo dev'essere ragionevole... di fatto spesso il c*lo ce lo si fa fino la pensione senza che ne valga realmente la pena.

In ogni caso sempre equivalente a una pena in carcere è. Il massimo sarebbe trasformare il proprio hobby oppure oggetto d'amore in un'attività redditizia (e così di fatto non è più un lavoro, ergo nemmeno una condanna sociale).
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