Da bambino odiavo stare con i miei coetanei, mi infastidiva il fatto che non fossero intelligenti quanto lo ero io, già all'asilo scrivevo e leggevo, e odiavo quando i bambini bavosi mi si avvicinavano con i camioncini giocattolo, e sputacchiando melma trasparente mi chiedevano se volessi giocare con loro.
A sei anni progettavo la fuga dall'istituto in cui ero rinchiuso cercando di programmare e calcolare bene le altezze perché avevo paura di rompermi qualche arto, ma poi mi rendevo conto che senza soldi ne famiglia non sarei andato molto lontano.
A otto ormai ero già depresso e isolato dal mondo non ricordo molto e da quel periodo in poi le mie memorie sono sempre più nebbiose ed evanescenti, anche se ogni tanto mi torna alla mente qualche cosa, ero comunque molto rattristato dal fatto che nessuno mi capiva dato che nessuno era in grado di capire i ragionamenti che facevo iniziai a smettere di parlare con la gente dicendo quel che realmente pensavo ed iniziai a rispondere alla gente dicendogli non quel che pensavo realmente, ma presupponendo quel che volevano sentirsi dire.
La capacità di presupporre quel che le persone volevano sentirsi dire si evolvette, e col tempo smisi di parlare con le persone, le trovavo tutte molto noiose, sapevo già quel che volevano dire dunque, perché parlarci?
Dopo di ché il vuoto, ricordo solo qualche frammento qualche flashback ma i miei ricordi tornano lineari solo all'età di 16 anni circa.
Devo aver letto molto, e guardato molta tv probabilmente, perché spesso ricordo cose che non ho mai studiato, ricordo d'aver avuto qualche amico che poi ho dovuto lasciare per i vari spostamenti, e ho vaghi ricordi di varie violenze e bullismo ricevuti, ma è come arrancare nella nebbia.
Ecco questo ero io da bambino
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