Sono vegetariana da più di tre anni, ho dovuto "interrompere" forzatamente solo per un periodo (un mese) in cui mi sono ammalata di una patologia gastrointestinale di origine ignota (presumo sindrome da colon irritabile) e non tenevo assolutamente nessun cibo diverso da patate bollite, riso e pastina assolutamente in bianco. Qualsiasi altro cibo, al di là di tè, camomilla e simili mi provocava disturbi e finiva immediatamente espulso, indigerito, sottoforma di feci liquide.
Per evitare di andare incontro a carenza proteica e anche di ferro ho riaccettato per un breve periodo di mangiare petto di pollo arrostito in bianco. Solo perché sotto esami universitari, e non potevo permettermi di rimandare la sessione.
Mi ha fatto un pessimo effetto, ci ho sentito un retrogusto mai percepito prima e sono stata lieta di smettere dopo poco tempo, così come avevo, forzatamente, reiniziato.
Credo ci sia già abbastanza male nel mondo, e non ci sia bisogno di infliggerne altro a creature la cui uccisione non è indispensabile per la nostra salute e sopravvivenza. L'essere umano non è nato per mangiare carne, se non come cibo occasionale, e oggi esistono tantissime alternative a prezzi accessibili, e non è neanche necessario l'acquisto di soia o prodotti strani e costosi per essere vegetariani "low cost". Il discorso si complica leggermente per i vegani, ma al momento mi sono assestata sulla filosofia "vegetariana con meno formaggio possibile, e latte di soia al posto di quello animale a colazione, che mangia occasionalmente formaggi e fa a meno delle uova se non come sottoingrediente".