Faith no more?

La fede, per chi è credente, rappresenta una colonna portante della vita. Che questo forum possa portare nuova luce, sia per chi ha fede sia per chi non ce l'ha. Nonché stimolare la discussione su questo tema. Ognuno potrà riportare le proprie esperienze, testimonianze, preghiere, dubbi.

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Messaggioda Friedrich II » 31/07/2020, 10:30



Mah, tutto sta nel significato che si dà ai termini "religione" o "spiritualità". So bene che tanti intellettuali non certo aderenti alle religioni tradizionali si sono definiti religiosi o spirituali; ma quando vado a vedere cosa ognuno di questi intende con tali termini, trovo sempre dei significati molto diversi tra loro. Per cui mi sono sempre basato sulle definizioni tradizionali di religione e spiritualità e da qui il mio netto e sicuro rifiuto. Ma non escludo che se ci mettessimo d'accordo su una qualche definizione di "spirituale", anch'io potrei definirmi una persona spirituale. Le parole sono creazioni degli uomini e come tali non sono fissate sulla pietra, cambiano a seconda del tempo, dei significati, delle persone che le usano.

Quanto alla tua frase "Forse non si può facilmente chiudere la questione come penso nessun grande studioso abbia mai fatto", è semplicemente falsa. Se vai su questa pagina ---> https://en.wikipedia.org/wiki/Lists_of_atheists, troverai lunghissime liste di atei divise o per professioni (attivisti, scrittori, filosofi, scienziati, artisti, musicisti, politici...) o per iniziale del cognome (otto liste molto lunghe da leggere interamente). Qui invece ---> https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_agnostics c'è una lista degli agnostici. Solo per citare i filosofi atei più validi, potrei fare i nomi di Jeremy Bentham, Hume, Diderot, d'Holbach, La Mettrie, Feuerbach, Schopenhauer, Nietzsche, Bakunin, Kropotkin, Roland Barthes, Georges Bataille, Albert Camus, Benedetto Croce, Foucault, Quine, Bertrand Russell. Non sono nomi di secondo piano, alcuni di questi sono indubbiamente tra i più grandi pensatori della storia. Magari per ciascuno di loro si potrebbe trovare un significato diverso della parola "spirituale" che gli si adatti; ma come avrai capito io sono poco adatto ad un compito del genere. Piuttosto, mi pare che queste liste dimostrino qualcosa di molto concreto. E cioè che discutere sull'esistenza di Dio o sulla validità del contenuto di una religione è una cosa sensata; ma il volere dimostrare la validità della religione o della "spiritualità" (che non si sa bene cosa sia) sulla base di quanti grandi uomini nel passato siano stati religiosi, non considerando il peso della tradizione, la società in cui questi uomini sono vissuti (non dimentichiamo che fino a qualche secolo fa in Europa l'ateismo era considerato il crimine peggiore che si potesse commettere), la scarsa conoscenza della natura che si aveva nel passato, le motivazioni personali e di benessere psichico di ognuno, e mille altri motivi... una cosa del genere mi sembra solo un gioco retorico di cui non vedo l'utilità.
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Messaggioda Robinson » 31/07/2020, 15:02



Se in quanto ho scritto noti un inutile gioco retorico me ne dispiace. Forse anche non mi esprimo bene come te o faccio sillogismi che tu hai superato da un pezzo. Per ora posso dire che la conversazione con te mi è stata utile e ti ringrazio per aver impiegato del tempo con me.
Per adesso mi limito a dire che anche sulla base di quanto ci siamo detti, penso di dirigermi su questa strada. Portare tutto al fatto che Dio non esiste e la religione è un male penso sia riduttivo, così come l'affermazione contraria (Bergman docet). O meglio, penso sia un punto di partenza di superficie che richiede approfondimento e studio. Ci troviamo ancora nel mezzo di una società prevalentemente credente ma con una chiesa in crisi che fatica a rappresentare i suoi fedeli che a loro volta si infiacchiscono. Degli atei attuali penso che in molti hanno smesso di credere in Dio e hanno finito col credere a tutto il resto. Di conseguenza penso che in ogni uomo ci sia una profondità spirituale trascurata e sepolta a cui bisogna ricongiungersi, come forse intendeva Adrien. Credo che la riscoperta di questa profondità, possa essere laica e che unitamente all impegno di ricerca culturale, possa risollevare un'umanità che io invece vedo abbastanza alla deriva, più similare agli ultimi uomini invece che agli oltreuomini di Nietzsche. Penso infine che se anche un pensatore estremo e gigantesco come Nietzsche non ha in fondo nella sua vita filosofica fatto altro che occuparsi di Dio, nel bene o nel male , forse un po' di impegno in più dovremmo mettercelo tutti noi (a partire da me)prima di arrivare a conclusioni definitive, sempre che ne esistano.
Grazie a tutti per la possibilità di riflessione. E per chi vuole dire anche la sua, mi farà piacere sentirla
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Messaggioda BassViol » 31/07/2020, 15:57



Io invece mi pongo questa domanda. Perché bisogna per forza cercare una spiritualità? una fede? perché alcuni di noi ne sentono ancora il bisogno? Come già detto lo trovo un concetto obsoleto, un modo per cercare a tutti i costi risposte a domande che l'umanità ha deciso di porsi.
Io personalmente non sento questa necessità di aggrapparmi a qualcosa di ultraterreno, dunque, forse per un mio personale limite, fatico tantissimo a comprendere cosa spinga un essere umano adulto, cresciuto in una nazione progredita e tecnologica, a cercare rifugio in qualcosa di intangibile, e tutte le risposte che ricevo a questa domanda mi suonano come una eterna ricerca di consolazione da una vita amara, come il tentativo di nascondersi dietro ad un dito per rifiutarsi di vedere la realtà dei fatti.
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Messaggioda Robinson » 31/07/2020, 16:40



Quella penso sia la domanda delle domande. E ho l'impressione che non si possa fare a meno di farsela. Di farsela più volte nella propria esistenza. Di farsela anche tutti i giorni. Se le risposte che hai non ti convincono è perché tu stesso hai posto la domanda. Ecco la fregatura. Se la sono fatta anche i più grandi per tutta la vita. Leopardi su tutti mi viene in mente, fra fede, senso e progresso. Io posso provare a dire che alla fine tocca fare i conti con l'onestà verso noi stessi. Siamo sicuri che la nostra sia ancora una società in progresso? E ci basta davvero la certezza di una società progredita e tecnologica? Io penso che se ci basta questa certezza, la società paradossalmente non progredirà più. Anzi col tempo regredirà anche tecnologicamente. Dietro al progresso ci deve essere una spinta di senso che sia profondamente umana e anche laica. Ma a me sembra molto affievolita. Anche ai tempi del coronavirus (un virus non letale che ha smascherato secondo me che in termini di progresso civile e sanitario forse ci eravamo un po' arenati) ad esempio la ricerca in Italia è pari a zero. Come mai? A cosa stiamo credendo oltre al valore del e-commerce e della telefonia e dello streaming? Che fine fa tutta questa voglia di basarci sul progresso e sulla realtà?
Queste mie spero non passino come provocazioni, ma come domande che ancora mi sto facendo.
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