da Premio Nobel » 23/08/2017, 19:56
probabilmente, quando uno è in grave pericolo di vita, tende ad affidarsi di più al trascendente, in quanto intuisce che di fatto la sua sopravvivenza non dipende o non è dipesa sostanzialmente dalla bravura e dall'esperienza di altri uomini, ma da fattori naturali (infatti, se è vero che quel bambino è stato salvato dai pompieri, è altresì vero che egli non è stato ucciso in precedenza dai calcinacci - diversamente da una vittima che invece, sebbene non abbia commesso sostanzialmente nulla di significativamente differente, è rimasta uccisa).
Di conseguenza, una persona vive quella situazione più come uno stato di grazia che come una situazione in cui gli viene sottratto qualcosa che legittimamente possiede - generalmente, ad esempio, la chiesa cattolica suggerisce che "la vita è un dono", questa è una visione un po' particolare, ma in realtà non così strampalata come potrebbe sembrare. Semplicemente, si basa sull'assunto che quanto uno vive (a partire ad esempio dalla ricchezza, dallo status familiare, dalle capacità mentali, fino ad arrivare alla sopravvivenza stessa) non si basa tutto sul merito, ma piuttosto su altri fattori (che in una visione più trascendente, possono essere collegati a Dio) - di conseguenza, il fatto che io viva o meno non è una cosa garantita in assoluto o scontata ma che piuttosto viene concessa per motivi sostanzialmente imperscrutabili, ai vari individui sulla terra.
L'altra faccia del dono, infatti, è proprio il fatto che esso non sia dovuto (in parole giuridiche, che non sussista un rapporto sinallagmatico tra le parti) ma che sia fatto con liberalità - conseguentemente, il fatto che a me (ad esempio) possa essere stato concesso il dono di sopravvivere al terremoto (nella fattispecie, di sopravvivere al crollo della casa ed essere soccorso da parte dei pompieri) è una cosa non scontata e non dovuta, e per questo passabile di ringraziamento (in quanto ha concesso a me questa possibilità).