Cordis ha scritto:Insisto perché l'argomento è interessante.
Concordo (anche se stiamo invadendo il 3D).
Sia chiaro che per me è uno scambio di idee (opinabili), non un cercare di imporre la propria. E' un ambito dove non esistono verità oggettive (cosa da scienze esatte), ma modelli più o meno affidabili e coerenti.
Quindi va bene vederla in modo diverso.
affermare che la paura sia l'elemento fondamentale che sta dietro a tutto il resto rischia di diventare una generalizzazione che si autoconferma e che non fa' più vedere... il resto della realtà.
No, perché dietro la definizione generale "paura" ci possono essere tante possibilità. Non è un dogma che ti impedisce di approfondire.
La dicotomia che propongo (luce vs oscurità) è un po' come la suddivisione di chimica in organica e inorganica (non ce n'è una terza): serve a fare una divisione fondamentale tra ciò che è vivo e ciò che non lo è, ma poi si aprono diramazioni infinite.
In pratica mi sembra che
la forza più potente che ci influenza è la paura; essa crea:
- L'istinto di sopravvivenza (paura di morire)
- La pulsione alla riproduzione (paura di morire del tutto, senza lasciare nulla di sé e del proprio DNA)
- L'acquisizione di risorse (paura della scarsità, della fame, della miseria)
- La ricerca di potere (paura di essere sopraffatti o emarginati o miserandi)
- La ricerca di legami relazionali (paura della solitudine, dell'isolamento), ecc.
La paura non è "male": è naturale e utile. Se però ci domina, oppure è l'unica nostra motivazione, può portarci ad una vita "oscura" (rendendoci ansiosi, aggressivi, oppressivi, noncuranti, ecc.).
Per questo trovo fondamentale diventare consapevoli di come le paure ci influenzino. Per poter fare scelte diverse e vivere meglio.
Non voglio dire che sia falso, ne che sia sbagliato, dico che è una visione relativa, che in certi casi non può funzionare:
Certo, è una "mappa" e non è il "territorio" - per usare una metafora che mi è cara. E' un modello che spiega la realtà, non la realtà in sé. Non è un Vangelo.

IMHO la domanda da porsi è: "E' un modello sensato e valido? Mi può aiutare a capirmi e vivere meglio?".
tanto per dire, nel caso di uno schizofrenico con allucinazioni, non lo sistemi mica con questa visione qui.
Beh, io di solito mi riferisco a persone (abbastanza) sane di mente.
Persone in grado di ragionare, valutare, scegliere e confrontarsi.
Nel caso di uno schizofrenico o psicotico, purtroppo sono "partiti per la tangenziale" ed hanno perso la capacità di ragionare in modo efficace. Per cui serve tutt'altro approccio.
quella dell' uomo come animale sociale è, in ordine cronologico, la seconda di cinque (negli anni 90) interpretazioni
Non conosco quella teoria, che pare interessante. Sono tutti modelli sensati e utili.
Ma quando parlo di "animale sociale", mi riferisco a qualcosa di
oggettivo, ad una osservazione etologica che coinvolge la nostra specie: gli umani fanno parte di quelle specie che vivono in comunità e non come individui isolati (tranne rare eccezioni).
E non è nemmeno uno sviluppo recente: da milioni di anni abbiamo teso a formare tribù e villaggi. La nostra natura sociale è tale per cui mi pare assurdo pensare il contrario.
Poi ovviamente puoi usare tanti altri modelli ("mappe") per interpretare la nostra specie. Ma negare che l'uomo è un animale sociale sarebbe come negare che i pesci vivono nell'acqua.

Ovviamente, la nostra natura sociale fa sì che sviluppiamo una serie di costrutti mentali associati: p.es. l'umano è un "narratore", ama inventare storie ed ascoltarle (il che corrisponde ad alcuni dei modelli che hai citato, III e IV).
Ricorda: le "mappe" non si escludono a vicenda, ma si completano a vicenda (come una mappa politica o fisica).
Sono invece altri sistemi di pensiero, come le ideologie, a sostenere che "E' così e non può che essere così".