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...perché mi aprissi a Te?

Me lo chiedo spesso, a volte mi dico che posso farcela ad accettare la solitudine per il resto della vita, se è questo il sentiero che devo percorrere per incontrarTi.

Poi accade che la sera mi assale la malinconia, non vorrei altro che qualcuno da abbracciare e che ricambiasse il mio abbraccio.

Quanta forza credi ancora che io possa trovare in me, mio Signore?

Quanti dei miei limiti riuscirò ancora a superare, senza un'oasi sulla mia strada?

Dicono che ci siano vite nelle quali si sia destinati a rimanere soli.

Per quanto si provi, non s'incontra l'anima che risuoni intimamente con la nostra.

Quell'anima che magari in altre vite abbiamo incontrato in altri corpi, con la quale abbiamo forgiato un legame indissolubile, non allevia il dolore del nostro presente.

Se ne avverte la mancanza quasi come dell'assenza di Dio, una nostalgia insostenibile per un incontro mai avvenuto, se non in altri luoghi e in altre epoche.

È questo che scegliemmo o ci fu imposto prima di nascere, come gradino inevitabile della nostra evoluzione? Il compito di stare in piedi da soli, senza il calore di quell'abbraccio?

Ma, pur smarritane la memoria, l'anima può dimenticare di aver conosciuto, un tempo, la beatitudine?

E quanti anni o decenni può fingere di essere integra, completa, intatta?

Quanto ti capisco.
Comunque scrivi molto bene, hai mai pensato di scrivere delle poesie, dei libri.
Bellissime parole, mi piacciono e anche molto tristi e profonde.

Mi chiedo sempre se tu sia di nuovo su questa terra, come me, e se i nostri respiri un giorno si fonderanno.

Ma forse la repulsione verso la vita mi avverte che non sei scesa tra noi dal tuo cielo, amore, o che vi hai già fatto ritorno, precedendomi nella tanto agognata morte.

Ma forse alla fine è questo ciò che voglio: non amore o morte, ma un amore oltre la morte, non afflitto dalle pene e dai limiti del vivere, libero di percorrere vastità inconcepibili allo sguardo e alla mente umani.

Avvinti in un abbraccio che racchiude l'orizzonte, e l'oltrepassa, ci libreremo nell'eterna gradazione d'infiniti che attende oltre il velo, dissolvendo i nostri margini diafani nel calore abbagliante dell'Assoluto...

Si deve essere anima per avvicinare un'altra anima,

per sfiorare le ferite di una vita senza riaprirle,

per donare un abbraccio che scaldi senza ustionare.

Se resti corpo soffochi la tua e l'altrui essenza, e nemmeno la morte potrà riportarle in vita.

E' consolante credere che ogni sofferente percorso abbia motivo di essere per questioni che vanno aldilà della nostra comprensione, di certo meglio questa spiegazione che quella attribuita alla semplice sfortuna.

TheDarkKnight ha scritto:E' consolante credere che ogni sofferente percorso abbia motivo di essere per questioni che vanno aldilà della nostra comprensione..

Sarà, ma non mi sento tanto consolato.

Dicono che ci siano vite nelle quali si sia destinati a rimanere soli.

Chi lo dice? Non crederci Adrien. Noi siamo i diretti responsabili di ciò che ci accade. Anche Dio ci ha dato il libero arbitrio.
Chi è solo, lo è per scelta sua!
Pensaci, quanta gente sceglie di non ssere se stessa? Più indossi una maschera per "difenderti" dagli altri, perché magari ti senti patetico o perché hai paura, e più allontani gli altri da te. Ti autoescludi, perché vuoi o non vuoi il tuo falso Io si percepisce.

Royalsapphire ha scritto: Noi siamo i diretti responsabili di ciò che ci accade. Anche Dio ci ha dato il libero arbitrio.
Chi è solo, lo è per scelta sua!.

E se avessimo esercitato quella scelta prima di nascere, per imparare, ed ora ci tocca seguire il copione prestabilito?

Non dico che sia così, ma visto che in questa sezione del forum possiamo andare sul metafisico, faccio solo presente che vi è più di una ipotesi possibile.