da Premio Nobel » 04/10/2017, 22:06
Questa paura a me irruppe violentemente circa 3 anni fa (in realtà già precedentemente mi capitò di pensarvici) quando venni a sapere che una mia coetanea, a 21 anni, era deceduta a seguito di un incidente d'automobile.
In realtà non la frequentavo, abitavamo, circa, a 20 km di distanza e sapevo che frequentava la mia stessa università. Di quello che ricordo posso certamente affermare che fosse una ragazza molto solare e in quelle volte in cui mi capitò di parlare con lei effettivamente l'ho sempre vista come una persona piena di vita. Non l'ho mai frequentata ulteriormente.
Ciò comunque mi sconvolse per due motivi principali: 1) compresi la tragicità della tecnica e della statistica che avevo da poco passato (matematica finanziaria - per chi non è avvezzo, parla tra le altre cose di assicurazioni, le quali si basano, almeno per quanto avevo studiato, sostanzialmente sulle tavole di mortalità) ... fino ad allora, bene o male, l'avevo vissuta come una cosa normale, come una nozione neutrale come le altre ... da allora in realtà compresi una cosa tragica - che effettivamente quella materia si basava effettivamente sulla Morte con la M maiuscola, che quelli non erano numeri o valori fini a se stessi ma che rappresentavano qualcosa di reale della esistenza umana, molto più vicino di quanto sembri e spesso molto più tragicamente di quanto essi non trasmettano ... allo stesso tempo, compresi meglio quello che si dice essere il distacco tra il valore normale e il valore individuale (il fatto che nelle discipline, ed in particolar modo in quella, un singolo individuo può avere una esperienza del tutto diversa da quello che è la performance di tutti gli altri -> queste discipline quindi non tendono al benessere di tutti o al benessere universale, ma piuttosto ad un benessere generale, cioè, la scienza economica, ed in realtà per alcune considerazioni anche in altri rami della conoscenza, non riesce a salvare tutti).
2) mi venne in mente questa domanda "ma allora che senso ha avuto la sua esistenza? che influenza avrà avuto la sua esistenza ad esempio tra 10 anni?" - mi vennero i brividi a pensare che nel mondo non ne è rimasta sostanzialmente traccia.
Da ciò quindi una riflessione su di me "ma allora che senso ha la mia esistenza stessa?" -> analogamente, mi vennero a me stesso i brividi a pensare che, nel migliore dei casi, tra circa 100 anni, presumibilmente io non ci sarò più e non avrò lasciato sostanzialmente traccia nel mondo.
Questo evento drammatico, comunque, fece si che cambiai visione sul mondo e sulla vita stessa - più semplicemente mi sono risposto: "se la vita ha un senso, il senso non è di questo mondo ma è trascendente".
Per spiegare ciò mi permetto di far riferimento ad un canto cattolico che viene spesso fatto in chiesa, probabilmente lo conoscerete in molti:
"Se il Signore non costruisse la città, invano noi mettiamo pietra su pietra, se la nostra casa non fosse la sua casa, invano camminiamo camminiamo insieme.
Cosa serve a noi lavorare tutto il giorno,
per costruire cose che non han valore?
Non son altro che gioie di un momento,
ma che poi svaniscono, svaniscono come il vento.
[...]
Cosa serve a noi piangere il dolore,
ridere la gioia, giocare con un fiore,
dare il nostro pane a chi muore sulla strada,
se non speriamo solo nel suo amore?"
In realtà in questo canto non si fa riferimento solo a ciò "Se non speriamo solo nel suo amore" è diverso da quanto sto dicendo io in questa sede.
Pur tuttavia, mi sembra spieghi bene una cosa - per costruire cose che non han valore? -
Ovvero sia, come affermavo precedentemente, non si crede che l'esistenza umana abbia un senso nella vita che noi in questo momento stiamo sperimentando, sia che siano azioni morali, sia che siano cose tragiche ... in realtà sostanzialmente, anche gli atei condividono questa idea, cioè che alla fine non ci sia un senso nelle cose che si sta facendo, in quanto alla fine tutto quello che stiamo facendo non ci sarà più.
Credo che però si possa essere atei o credenti anche non essendo così tranquilli nelle proprie posizioni => i primi perchè presumibilmente hanno una ragione che però non porta a niente, ritengono che l'esistenza umana non abbia più senso di quello che noi sperimentiamo; i secondi perchè è vero che ritengono che ci possa essere qualcosa di oltre alla vita terrena, ma in realtà non ne hanno la certezza, come potrei avere certezza ad esempio di respirare o che i gravi cadano.