Broken Mirror ha scritto:Ecco, citando proprio i testi sacri, io ho letto dei passi del Nuovo Testamento in cui Gesù appare spesso rabbioso e scontroso, molto duro e rigido in altre parabole, ma in fondo chi può dire quanto di reale ci sia stato davvero tramandato? Secondo me la Bibbia è stata rimaneggiata negli anni, attribuendo a Dio la visione dell'epoca, che poteva dunque confarsi alla mentalità di quei tempi. Anche l'abissale differenza con l'Antico Testamento potrebbe confermare questa mia visione. Antico Testamento che, per dire, pur io essendomelo fatto interpretare da sacerdoti con l'uso del messale, trovo sia uno dei testi più agghiaccianti della storia e non c'è cosa che tenga, per quanto mi riguarda: mi angoscia il significato intrinseco, allegorico. Mi disturba e mi inquieta, per me Dio non è rappresentato adeguatamente dalle "sacre scritture" che ci hanno propinato nei secoli. Per me Dio, sempre se esiste, se ne sbatte altamente di queste invenzioni. Anche sui Dieci Comandamenti si aprono mille dubbi, per quanto tutti noi ben sappiamo che pure gli atei o gli agnostici fondamentalmente mantengono di loro un codice comportamentale di pari etica pur senza quel riferimento (o forse avendo un riferimento culturale epocale derivante da certi testi). Ecco io debbo ammettere che a oggi, nella mia esistenza, ho visto più virtù in atei o agnostici che nei sedicenti cristiani pronti a seguire quanto Dio avrebbe imposto loro. Secondo me? Ribadisco, se dovesse esserci un Dio, per me una divinità onnipotente e onnisciente, ultraterrena ed eterna, sarebbe dotata di una elasticità e capacità di "perdono" infinite. Prendiamo alcuni "obblighi cristiani" derivanti appunto dai Comandamenti, per fare un esempio pratico attuale (che ho visto esser stati dibattuti proprio su questo forum): i rapporti intimi pre-matrimoniali, la masturbazione, una sessualità differente da quella etero (mi è stato spiegato che questi tre elementi rientrano negli "atti impuri" per cui un Dio onnipotente potrebbe altamente offendersi - cosa che a me appare come un fortissimo controsenso - un essere superiore che supera ogni intelletto), ma anche l'andare alla Santa Messa ogni domenica. Dio, ammesso esista, queste cose nemmeno le guarda. Sarà un Dio di Amore totale. Sa benissimo che ogni suo "figlio" è diverso, perché li ha creati lui così, sa che sbaglieranno talora. Se uno dei suoi figli dovesse suicidarsi, non lo punirebbe mica qualora ci fosse dopo un "regno eterno". Oppure se uno dei suoi figli, causa fobia sociale oppure lavoro domenicale, preferisce pregare a casa sua oppure recarsi alla Messa dei giorni feriali per unirsi a Lui, non potrà che avere gioia nell'ascoltarlo comunque. Se dovessi tornare a credere, perché nella vita mai dire mai e io sono aperto in tal senso e dedito alla speranza che scalda il cuore, io "fonderei" la mia personale fede. So solo che Dio sarebbe Amore e ci rivolgeremmo a Lui in ogni momento, come il più grande e prezioso dei confidenti, la spalla amichevole sempre lì. Questa riflessione sorge per ispirazione diretta osservando i miei cari, che credo abbiano tale percezione di Dio, che a me sembra pura, realistica e rassicurante. La visione cristiana, invece, tende a essere molto depauperante, avvilente, umiliante: in quanti passi o preghiere si legge "mi prostro a Dio, io di fronte a lui non sono nulla, posso solo inginocchiarmi di fronte a Lui per chiedere perdono di una COLPA". Sì, questo forte senso di COLPA che ci accompagna da che siamo piccini, intimidendoci terribilmente. Personalmente sono nato e cresciuto in un contesto molto religioso, andavo a scuola presso un collegio di suore, quello che ricordo è proprio questo continuo doversi sentire in colpa ed essere rigidi e sull'attenti per dimostrare di essere "buoni" di fronte a Dio. Questo, secondo la mia opinione personale quanto ricucita però su mia stessa pelle, non è sano e fa vivere male, creando l'effetto "timorato". Dio, sempre secondo me, dovrebbe solo volere che noi svolgiamo la nostra vita senza far del male o creare danno agli altri suoi figli. Il resto è aria, parole vuote, obblighi che uccidono l'essenza delle persone qui. Quanto a Gesù, penso lui possa esser stato una sorta di mistico, un asceta del tempo forse, qualcuno suggerisce un possibile bipolare o schizofrenico che credeva di essere Dio e di dover lasciare un messaggio in Terra per lui. Tornando ai momenti odierni ipotizzo che, se lui apparisse tra noi oggi, sarebbe presto fermato da una vettura con la sirena seguita da ambulanza, questo per consentire l'eventuale trattamento sanitario obbligatorio. Oggi andrebbe proprio così...
Per me Gesù è scontroso verso l'ipocrisia.
Altri tipi di scontrosità li leggo come avvisi spirituali per elevarsi spiritualmente, ma non come condanna verso qualcuno, ad esempio quando dice "Non potete servire Dio e Mammona!" per me intende che se si lavora per Dio questo è un qualcosa di superiore alla ricchezza terrena, se invece si dà più importanza alla ricchezza terrena (o si dà uguale importanza alla ricchezza terrena e a Dio) allora non funziona, perchè non si può servire due padroni.
Nel vangelo Gesù interviene contro regole rigide che erano vigenti nella sua epoca, ad esempio fermando una lapidazione o mettendo in discussione il non poter lavorare di Sabato.
Per quanto riguarda il perdonare secondo me è questione di perdonarsi, visto che Dio è onnipresente. Solo che il libero arbitrio rende la vita una sfida da vivere, e la responsabilità ce l'abbiamo verso la nostra coscienza a cui non possiamo mentire. Il perdono avviene quando ci mettiamo a posto con la nostra coscienza, ma non per finta, ma andando proprio in fondo al cuore nella sincerità più assoluta. Gli insegnamenti spirituali per me hanno il fine di mettersi in contatto con il proprio cuore, per questo trovo le fissazioni rigide una invenzione umana mentre l'esortazione ad aprire il cuore mi sembra più autenticamente spirituale.
Il fatto che nel vangelo Cristo dica di essere l'unigenito figlio di Dio la trovo una cosa simile al fatto che nel buddhismo si parla di natura di Buddha. In entrambi i casi non si tratta del loro essere stati uomini, ma di ciò che hanno realizzato come illuminazione spirituale (pur essendo stati uomini), che è una possibilità raggiungibile da tutti. Ciò mi sembra coerente con il fatto che tutti veniamo considerati figli di Dio padre e coerente con il fatto che tutti siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio... pertanto Cristo o Buddha diventano semplicemente esempi ma non divinità circoscritte a loro stessi. L'adorazione secondo me può essere un modo per avvicinarsi ad essi come quando si può "amare" un bravo allenatore che ci sta supportando nel migliorarci. Però la divinità, da considerarsi onnipresente, non è fuori da noi altrimenti sarebbe un feticcio, un idolo, e si finirebbe appunto nel "peccato" di idolatria. Il problema è realizzare la divinità in noi con sincerità totale, quindi non per manie di grandezza o altre problematiche psichiche.