Cosa devo fare?

Parliamo dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), patologie sempre più diffuse nella nostra società. Anoressia Nervosa (AN), Bulimia Nervosa (BN), Disturbi dell'Alimentazione Non Altrimenti Specificati (DA-NAS o EDNOS), Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder, BED), Night Eating Syndrome, Orthorexia Nervosa, Reverse Anorexia.

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Messaggioda crociato » 09/09/2020, 15:54



Capisco perfettamente.
E condivido in toto gli ottimi interventi di Adamas.
Rispondendo ad Immyguru.. non è propriamente vero che non ci si può fare nulla: a volte "esserci" è tutto.
Ma chiaro che a volte non basta. E sono quelle volte che null'altro comunque basterebbe.
Sta quindi a noi, e qui mi ricollego al dilemma di Paolo19, capire fino a che punto possiamo "investire" e capire quando questo ci sta minando nel profondo.
Perché sono il primo ad affermare l'importanza della dedizione e talvolta del sacrificio in amore, ma l'amore è necessario anche averlo per noi stessi di modo da poterci preservare.
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crociato
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Messaggioda Immyguru » 09/09/2020, 16:55



Paolo19 ha scritto:
Immyguru ha scritto:Ciao Paolo19. Una persona che amo è affetta da un disturbo con cui dovrà convivere a vita. Cosa posso fare? Assolutamente niente. Credimi, la mia non è rassegnazione. Ho provato ogni cosa, ogni via, sia sacra che profana. Ma non ha funzionato. E sai perchè? Perchè per quanto io mi possa impegnare, non sono io che sono affetta da quel disturbo. Io non posso capire. Non so cosa pensa, non so cosa prova e perciò non posso pretendere di sapere cosa è meglio per lui. E per quanto ciò mi faccia soffrire, in guerra non ci sono io, c'è chi mi sta accanto. È lui che sta lottando. E io posso solo amarlo, dimostrargli che sarò presente sempre e comunque, anche quando prenderà scelte irrazionali, anche quando vorrei solo fuggire da questa situazione così assurda da non sembrare reale. Quello che possiamo fare è accettare il fatto che le persone a volte non vogliono o non possono guarire, o non possono farlo come vorremmo noi, e imparare a conviverci così per come sono.


Ciao e grazie per la risposta innanzitutto. Non voglio apparire come un cinico egoista, ma credo che un individuo dovrebbe valutare una serie di cose. Per esempio, il tipo di legami che si ha con questa persona (parente, fidanzat*, amic*) perché è una variabile molto importante. Giungere ad un compromesso ed accettare il malessere "cronico" altrui cercando di conviverci è molto nobile, ma se il problema di un altro individuo influenza anche la mia esistenza nonostante io le abbia provate tutte e continuo ad essere sempre presente, ecco questo non è giusto ed è abbastanza masochista. Il sentimento verso l'altr* non è tutto, ci vuole anche un minimo di amor proprio e farsi trascinare giù quando tu il tuo equilibrio ce l'avresti, non credo sia giusto...sarà egoista come pensiero, non lo so, ma non capisco perché dovrebbero star male due persone anziché una (e questo io lo dico avendo vissuto, seppur con problematiche diverse, dall'altra parte della barricata...amore significa anche lasciar andare una persona che non riusciamo a rendere felici)...spero di aver scritto tutto


Capisco il tuo punto di vista. Ogni situazione è diversa e chi la affronta è diversa. Non penso che tu sia un cinico egoista, penso che tu sia una persona che sta cercando di capire cos'è più giusto per sè e per gli altri. Fidati di te stesso e di ciò che senti e capirai cosa fare.
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Messaggioda Paolo19 » 09/09/2020, 19:37



Adamas ha scritto:Solo tu Paolo puoi sapere se è arrivato il momento di "arrenderti". Quello che posso dirti su questo fronte è che è meglio farsi da parte se si è arrivati al limite e non c'è la si fa' più invece che continuare ma facendo involontariamente del male a se stessi ed all'altra persona perché non si è più in grado di tollerare la situazione ed aiutarla. In quel caso non è egoismo ma buonsenso. Può anche essere una pausa temporanea per chiarirsi le idee, non deve per forza essere subito un addio definitivo.

Ripeto sono cose personali e quindi non mi sento di consigliarti una cosa o l'altra. Io per esempio mi sono sempre detto che se un giorno arrivassi al limite me ne andrei via piuttosto che finire con l'usare maniere drastiche e prive di empatia. Anche se la persona che assisto non so se mi userebbe la stessa cortesia.

Condivido moltissimo la frase che hai scritto che se si Ama una persona bisogna anche saper lasciarla andare. Come si diceva? "Se ami qualcuno lascialo libero, se ti ama a sua volta tornerà da te"


Assolutamente d'accordo, infatti il mio obiettivo qui dentro è quello di ricercare un nuovo punto di vista o sentire, da persone che vivono o hanno vissuto questa problematica, dei punti di vista per entrare ancora di più nella sua mente. Non mi metterei mai a ricercare una risposta del genere su un forum o in qualsiasi altro posto, anzi, il fatto che io sia qui a raccontarvi parte della mia quotidianità è proprio sintomo del fatto che sono QUASI arrivato alla frutta ma sto cercando disperatamente un nuovo appiglio o una prospettiva differente dalla quale poter vedere il disturbo e quindi trovare una nuova "strategia" per combatterlo insieme a questa persona.
Sono abbastanza duro e testardo, non sono una persona che si arrende, vorrei semplicemente comprendere cosa potrei fare che non ho ancora fatto e come gestire la cosa in modo migliore ed è proprio per questo che mi appello a persone che, secondo la sezione, hanno vissuto o vivono direttamente o indirettamente un DCA
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Messaggioda Paolo19 » 09/09/2020, 19:46



Immyguru ha scritto:
Paolo19 ha scritto:
Immyguru ha scritto:Ciao Paolo19. Una persona che amo è affetta da un disturbo con cui dovrà convivere a vita. Cosa posso fare? Assolutamente niente. Credimi, la mia non è rassegnazione. Ho provato ogni cosa, ogni via, sia sacra che profana. Ma non ha funzionato. E sai perchè? Perchè per quanto io mi possa impegnare, non sono io che sono affetta da quel disturbo. Io non posso capire. Non so cosa pensa, non so cosa prova e perciò non posso pretendere di sapere cosa è meglio per lui. E per quanto ciò mi faccia soffrire, in guerra non ci sono io, c'è chi mi sta accanto. È lui che sta lottando. E io posso solo amarlo, dimostrargli che sarò presente sempre e comunque, anche quando prenderà scelte irrazionali, anche quando vorrei solo fuggire da questa situazione così assurda da non sembrare reale. Quello che possiamo fare è accettare il fatto che le persone a volte non vogliono o non possono guarire, o non possono farlo come vorremmo noi, e imparare a conviverci così per come sono.


Ciao e grazie per la risposta innanzitutto. Non voglio apparire come un cinico egoista, ma credo che un individuo dovrebbe valutare una serie di cose. Per esempio, il tipo di legami che si ha con questa persona (parente, fidanzat*, amic*) perché è una variabile molto importante. Giungere ad un compromesso ed accettare il malessere "cronico" altrui cercando di conviverci è molto nobile, ma se il problema di un altro individuo influenza anche la mia esistenza nonostante io le abbia provate tutte e continuo ad essere sempre presente, ecco questo non è giusto ed è abbastanza masochista. Il sentimento verso l'altr* non è tutto, ci vuole anche un minimo di amor proprio e farsi trascinare giù quando tu il tuo equilibrio ce l'avresti, non credo sia giusto...sarà egoista come pensiero, non lo so, ma non capisco perché dovrebbero star male due persone anziché una (e questo io lo dico avendo vissuto, seppur con problematiche diverse, dall'altra parte della barricata...amore significa anche lasciar andare una persona che non riusciamo a rendere felici)...spero di aver scritto tutto


Capisco il tuo punto di vista. Ogni situazione è diversa e chi la affronta è diversa. Non penso che tu sia un cinico egoista, penso che tu sia una persona che sta cercando di capire cos'è più giusto per sè e per gli altri. Fidati di te stesso e di ciò che senti e capirai cosa fare.


Infatti, questo è ovvio, ma è proprio il diverso che cerco, perché seppur con variabili pressocché infinite, se un disturbo viene etichettato ed incasellato in un certo modo, è perché ci sono dei punti di congiunzione.
Mi sono ricordato quello che avrei voluto dirti nell'ultimo post. Se ricordo bene scrivesti che "a volte non c'è nulla che possiamo fare se non stare vicino ad una persona che sta male perché non siamo noi a vivere quella problematica", ecco io qui mi trovo in disaccordo. Non solo perché molto spesso si ignora che una problematica importante ha la forza di influenzare anche tutti coloro che sono accanto alle persone che soffrono in prima persona, certo saranno sofferenze molto diverse, ma non credo che il dolore sia quantificabile o paragonabile ad un altro dolore, inoltre, quello che io mi chiedo non è tanto cosa posso fare, piuttosto cosa lei vorrebbe che io facessi (sempre nelle mie possibilità) perché io sarei pronto a qualunque cosa, ma non posso permettere e permettermi di osservarla da vicino logorare senza fare nulla. So poche cose, ma se qualcosa è chiamato "problema" logicamente una "soluzione" c'è, magari nascosta, drastica, difficile, lenta...ma ci sta! Ho scritto di getto e non è mia abitudine rileggere quindi spero sia chiaro :imbarazzo:
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Messaggioda Immyguru » 09/09/2020, 22:42



Il punto è che, secondo la mia esperienza, una persona che già soffre per i propri motivi è portata a peggiorare la propria condizione se sente il peso della sofferenza degli altri su di sè. Con questo non voglio dire che il nostro dolore non sia da tenere in considerazione e che bisogni vivere in modo masochistico ma che, se capisco che in quel momento l'unico desiderio di quella persona è in contrasto col mio, pur non facendo il suo bene, eviterò di intromettermi nel suo percorso e lascerò il compito a chi è qualificato, anche se la cosa mi costa molto perchè si tratta di un membro della mia famiglia e vivo questa situazione ogni giorno. Noi pensiamo di sapere cosa possa volere un'altra persona perchè la conosciamo da sempre, perchè ci viviamo insieme, ma non è cosi. E se non ce lo dice esplicitamente, se non è pronta ad accettare il suo disturbo, penso sia meglio non agire a tutti i costi. La mia è una testimonianza non una verità assoluta, semplicemente quello che ho vissuto io mi ha portato a queste conclusioni.
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Messaggioda Paolo19 » 10/09/2020, 0:34



Immyguru ha scritto:Il punto è che, secondo la mia esperienza, una persona che già soffre per i propri motivi è portata a peggiorare la propria condizione se sente il peso della sofferenza degli altri su di sè. Con questo non voglio dire che il nostro dolore non sia da tenere in considerazione e che bisogni vivere in modo masochistico ma che, se capisco che in quel momento l'unico desiderio di quella persona è in contrasto col mio, pur non facendo il suo bene, eviterò di intromettermi nel suo percorso e lascerò il compito a chi è qualificato, anche se la cosa mi costa molto perchè si tratta di un membro della mia famiglia e vivo questa situazione ogni giorno. Noi pensiamo di sapere cosa possa volere un'altra persona perchè la conosciamo da sempre, perchè ci viviamo insieme, ma non è cosi. E se non ce lo dice esplicitamente, se non è pronta ad accettare il suo disturbo, penso sia meglio non agire a tutti i costi. La mia è una testimonianza non una verità assoluta, semplicemente quello che ho vissuto io mi ha portato a queste conclusioni.


Io sono assolutamente d'accordo con te, anche se come dicevo nel primo post, il legame che hai con questa persona è diverso dal mio, un famigliare rimane un famigliare e ciò che vi lega è indissolubile (biologicamente parlando). Personalmente, non penso di conoscere ogni suo pensiero o ogni suo desiderio, quindi lascio dire a lei cosa vorrebbe o di cosa sente bisogno, tuttavia sono d'accordo con te quando dici di rispettare il suo volere su questo non ci piove, ma allo stesso tempo non "possiamo" essere visti come dei diari all'interno dei quali la persona a noi cara scrive delle pagine di sfogo e poi rimanere inermi innanzi ad esse in quanto siamo esseri umani anche noi e se condividere il proprio dolore è comprensibile, allo stesso tempo le nostre reazioni e la nostra voglia di aiutare sono allo stesso livello. Il lavoro di un professionista è d'obbligo per certe questioni, mi trovi d'accordo anche su questo, ma stare fermo e cercare di starle accanto immobile e subire di continuo un influsso negativo con la consapevolezza di poter fare ben poco destabilizzando inoltre il proprio equilibrio psico-fisico...beh... diciamo che è deleterio per due persone anziché per una soltanto.
Perdona l'orario e grazie ancora per questo confronto
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Messaggioda elle8n » 10/09/2020, 11:32



Ciao Paolo19, io ho sofferto di anoressia (in realtà ne soffro ancora perchè non si guarisce mai completamente da un DCA) e posso dirti che in un DCA non c'è praticamente nulla di logico e comprensivo per chi è all'esterno.
Sono sicura che le uniche cose che lei vorrebbe tu facessi e dicessi sarebbero per assecondarla perchè quando entri nel giro non riesci più a fermarti che sia anoressia o binge o bulimia.
La prima prerogativa per guarire è la volontà di farlo, io mi sono ammalata 10 anni fa e in pochi mesi ho perso la metà del mio peso, vedevo i miei genitori soffrire, vedevo il mio ragazzo di allora soffrire ma non riuscivo ad uscire dal vortice. Poi una notte sentendo che il mio stomaco rientrava ho capito che dovevo farmi aiutare da qualcuno che sapesse cosa fare (i miei genitori mi avevano già proposto un ricovero ma avevo rifiutato).
Sono stata in una clinica per DCA, sono entrata in codice rosso e per le prime due settimane hanno preparato i miei al peggio poi sono rimasta li per 5 mesi dove mi hanno letteralmente salvato la vita ma c'era una regola: tu potevi restare li solo se volevi guarire e quindi fare ciò che loro ti dicevano altrimenti dovevi lasciare il posto a chi davvero volevo guarire.
Detto fuori dai denti non puoi fare nulla se lei ha deciso di lasciarsi andare, durante il mio percorso i miei genitori sono stati fondamentali: venivano a trovarmi sempre col sorriso e cercavano di infondermi positività ma era l'unica cosa che potevano fare.
Posso però dirti cosa non fare: non insistere, non contraddirla troppo non sottolineare che ciò che dice non ha senso peggioreresti solo le cose.
Il primario della clinica ha sempre detto che i dca sono come un tumore mentale.
Ora sto molto meglio, ho ripreso peso ma ancora capita che mi passi la voglia di mangiare (ci sono certe cose che non riesco proprio a mangiare) soprattutto in momenti di ansia o stress dato che i dca non sono il problema ma la conseguenza dei problemi.
Credo che la mia malattia abbia fatto perdere dieci anni di vita ai miei genitori quindi posso in parte capire che tu sia arrivato al limite, se non ce la fai più a starle accanto immobile allora lascia perdere, se ti distrugge internamente allora rinuncia perchè non puoi fare nulla se non vuole farlo lei.
Mi dispiace della situazione che state passando.
Un abbraccio.
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Messaggioda Paolo19 » 10/09/2020, 12:03



elle8n ha scritto:Ciao Paolo19, io ho sofferto di anoressia (in realtà ne soffro ancora perchè non si guarisce mai completamente da un DCA) e posso dirti che in un DCA non c'è praticamente nulla di logico e comprensivo per chi è all'esterno.
Sono sicura che le uniche cose che lei vorrebbe tu facessi e dicessi sarebbero per assecondarla perchè quando entri nel giro non riesci più a fermarti che sia anoressia o binge o bulimia.
La prima prerogativa per guarire è la volontà di farlo, io mi sono ammalata 10 anni fa e in pochi mesi ho perso la metà del mio peso, vedevo i miei genitori soffrire, vedevo il mio ragazzo di allora soffrire ma non riuscivo ad uscire dal vortice. Poi una notte sentendo che il mio stomaco rientrava ho capito che dovevo farmi aiutare da qualcuno che sapesse cosa fare (i miei genitori mi avevano già proposto un ricovero ma avevo rifiutato).
Sono stata in una clinica per DCA, sono entrata in codice rosso e per le prime due settimane hanno preparato i miei al peggio poi sono rimasta li per 5 mesi dove mi hanno letteralmente salvato la vita ma c'era una regola: tu potevi restare li solo se volevi guarire e quindi fare ciò che loro ti dicevano altrimenti dovevi lasciare il posto a chi davvero volevo guarire.
Detto fuori dai denti non puoi fare nulla se lei ha deciso di lasciarsi andare, durante il mio percorso i miei genitori sono stati fondamentali: venivano a trovarmi sempre col sorriso e cercavano di infondermi positività ma era l'unica cosa che potevano fare.
Posso però dirti cosa non fare: non insistere, non contraddirla troppo non sottolineare che ciò che dice non ha senso peggioreresti solo le cose.
Il primario della clinica ha sempre detto che i dca sono come un tumore mentale.
Ora sto molto meglio, ho ripreso peso ma ancora capita che mi passi la voglia di mangiare (ci sono certe cose che non riesco proprio a mangiare) soprattutto in momenti di ansia o stress dato che i dca non sono il problema ma la conseguenza dei problemi.
Credo che la mia malattia abbia fatto perdere dieci anni di vita ai miei genitori quindi posso in parte capire che tu sia arrivato al limite, se non ce la fai più a starle accanto immobile allora lascia perdere, se ti distrugge internamente allora rinuncia perchè non puoi fare nulla se non vuole farlo lei.
Mi dispiace della situazione che state passando.
Un abbraccio.


Ti ringrazio infinitamente Ellen, sia per aver condiviso la tua esperienza, sia per avermi dato un nuovo punto di vista. Le cose da dire sarebbero tante ed entrare nello specifico è abbastanza complesso e difficile su questo topic. Diciamo che in parte ho fatto ciò che hai detto, ma è difficile, frustrante e contro il mio carattere ed il mio modo di agire che è sempre molto minuzioso, pragmatico e razionale. Sono sicurissimo che se dovessi rinunciare lei starebbe ancora peggio e non migliorerebbero le cose (per lei) tuttavia pian piano nell'ultimo periodo ho cercato di darle una sorta di spinta indiretta parlando di come la situazione abbia iniziato a fare star male psicologicamente anche me (ma.non ho mai avuto il coraggio di dirle che era lei la fonte primaria, infatti ho dato la colpa alla quarantena, all'università "telematica" etc.).
Io penso che in fondo in fondo lei voglia star meglio ed in alcuni periodi è carica, volenterosa, ma sono momenti perché poi la maggior parte del tempo sono inerme innanzi a calcoli matematici di calorie assunte e sottrazioni di kcal bruciate in base al numero dei passi calcolato da un'app. Perdonami se sembro troppo indiscreto...ma potrei scriverti in privato o è un problema? Qualunque sia la tua risposta ti ringrazio per il messaggio, sapere di poter essere compreso da una persona che ha vissuto, seppur in prima persona, questo disagio mi fa sentire un pochino meglio....Grazie ellen
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Paolo19
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Messaggioda elle8n » 10/09/2020, 21:46



Certo che puoi scrivermi in privato, non sei assolutamente indiscreto.
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