Due immagini per il nostro Futuro

Durante i miei sedici anni di vita, numerose volte mi sono trovato imbarazzato per la mia timidezza.
Così tante volte che alla fine mi sono abituato a considerarmi timido.
Se prima lo negavo sempre, oggi non ho paura di dire a un altro che sono timido.
Ma alla fine non è un problema essere timidi: la timidezza non è una menomazione né fisica né mentale, anche se è di ostacolo nella vita quotidiana. Il convivere con la timidezza ora per me è necessario, solo alla fine di un lungo percorso potrò forse vincerla. E io ci credo che un giorno non sarò più timido.
E' difficile immaginarsi un futuro in cui non siamo più timidi.
Secondo me, ogni nostra fantasticheria a riguardo è soggetta ad errori, poiché non sappiamo nulla del nostro futuro.
Comunque, ci sono due possibili immagini per il nostro futuro, una molto positiva, l'altra molto negativa: nella prima ci siamo noi, uomini e donne molto estroversi, con tanti amici e il vero amore; difficile mi vedrò così perché so di non essere estroverso, altrimenti non sarei timido. La compagnia degli altri alla lunga mi scoccia anche sapendo che poi mi mancherà, non appena sarò rimasto solo. Ciononostante è bello pensarla così, ti dà la speranza di un futuro migliore.
La seconda immagine, quella molto negativa, a mio parere è terribile, è frutto della parte più becera della mente umana: "siccome le cose non sono mai andate bene riguardo ciò, la mia timidezza, non trovo motivo per cui io tra trent'anni non mi riveda come quel ragazzotto delle medie o del liceo (sono sempre stato lo stesso, anzi sono peggiorato) che si umiliò davanti a tutti quando non riuscii a parlare con quella ragazza che sembrava avesse un certo interesse per lui"; potrebbe essere un esempio d'immagine negativa.
Mi pare che questa idea pessimistica di sé e del mondo sia falsa come quella ottimistica, ma non ti offre lo stesso stimolo che ti offrirebbe se credessi in un futuro migliore. Chi crede nell'impossibile agisce per l'impossibile; l'uomo che non crede a nulla non fa nulla perché nulla vale la pena di fare. Io non so come dimostrare l'inesattezza dell'opinione di quest'ultimo: forse il mondo è brutto, forse non vale la pena di vivere, forse dovremmo tutti liberarci da questo mondo malvagio.
Ma a me piace credere in mondo che ti restituisce ciò che ti è dovuto, in un mondo giusto. Alla domanda "se il mondo è bello o brutto" non credo che ci possa essere risposta, quindi lascio ognuno libero di pensarla come vuole. Penso, però, che chi afferma l'inutilità di questo mondo sia preso da una passione morbosa, un desiderio di autodistruggersi, poiché si sente macchiato da qualche colpa.
L'uomo è fatto per vivere e per morire, per favore lasciamo da parte i sensi di colpa. Se fossero utili per crescere e diventare migliori, ma in questo caso servono per distruggersi e trasformarci in nulla.
Noi siamo qualcosa, dobbiamo essere qualcosa fin quando arriva l'ora.
La morte infatti deve essere la conclusione di qualcosa, non il suo annientamento; un fatto straordinario, che porta a qualcosa di inimmaginabile: così la penso io. I sensi di colpa non sono mai una ragione valida per morire. Questo morboso desiderio di autodistruzione lo chiamo poca autostima: la causa di tutte le nostre sofferenze è l'autostima, non riusciamo a darci un valore alto se sentiamo di esser sbagliati in una qualche misura, senza amici, senza i/la ragazzo/a. Non solo dobbiamo accettare che fino ad oggi abbiamo sbagliato, ma anche reclamare il nostro sbaglio, essere orgogliosi di aver fatto qualunque cosa sbagliando perché è stato un modo per imparare cosa è giusto da fare.
Così tante volte che alla fine mi sono abituato a considerarmi timido.
Se prima lo negavo sempre, oggi non ho paura di dire a un altro che sono timido.
Ma alla fine non è un problema essere timidi: la timidezza non è una menomazione né fisica né mentale, anche se è di ostacolo nella vita quotidiana. Il convivere con la timidezza ora per me è necessario, solo alla fine di un lungo percorso potrò forse vincerla. E io ci credo che un giorno non sarò più timido.
E' difficile immaginarsi un futuro in cui non siamo più timidi.
Secondo me, ogni nostra fantasticheria a riguardo è soggetta ad errori, poiché non sappiamo nulla del nostro futuro.
Comunque, ci sono due possibili immagini per il nostro futuro, una molto positiva, l'altra molto negativa: nella prima ci siamo noi, uomini e donne molto estroversi, con tanti amici e il vero amore; difficile mi vedrò così perché so di non essere estroverso, altrimenti non sarei timido. La compagnia degli altri alla lunga mi scoccia anche sapendo che poi mi mancherà, non appena sarò rimasto solo. Ciononostante è bello pensarla così, ti dà la speranza di un futuro migliore.
La seconda immagine, quella molto negativa, a mio parere è terribile, è frutto della parte più becera della mente umana: "siccome le cose non sono mai andate bene riguardo ciò, la mia timidezza, non trovo motivo per cui io tra trent'anni non mi riveda come quel ragazzotto delle medie o del liceo (sono sempre stato lo stesso, anzi sono peggiorato) che si umiliò davanti a tutti quando non riuscii a parlare con quella ragazza che sembrava avesse un certo interesse per lui"; potrebbe essere un esempio d'immagine negativa.
Mi pare che questa idea pessimistica di sé e del mondo sia falsa come quella ottimistica, ma non ti offre lo stesso stimolo che ti offrirebbe se credessi in un futuro migliore. Chi crede nell'impossibile agisce per l'impossibile; l'uomo che non crede a nulla non fa nulla perché nulla vale la pena di fare. Io non so come dimostrare l'inesattezza dell'opinione di quest'ultimo: forse il mondo è brutto, forse non vale la pena di vivere, forse dovremmo tutti liberarci da questo mondo malvagio.
Ma a me piace credere in mondo che ti restituisce ciò che ti è dovuto, in un mondo giusto. Alla domanda "se il mondo è bello o brutto" non credo che ci possa essere risposta, quindi lascio ognuno libero di pensarla come vuole. Penso, però, che chi afferma l'inutilità di questo mondo sia preso da una passione morbosa, un desiderio di autodistruggersi, poiché si sente macchiato da qualche colpa.
L'uomo è fatto per vivere e per morire, per favore lasciamo da parte i sensi di colpa. Se fossero utili per crescere e diventare migliori, ma in questo caso servono per distruggersi e trasformarci in nulla.
Noi siamo qualcosa, dobbiamo essere qualcosa fin quando arriva l'ora.
La morte infatti deve essere la conclusione di qualcosa, non il suo annientamento; un fatto straordinario, che porta a qualcosa di inimmaginabile: così la penso io. I sensi di colpa non sono mai una ragione valida per morire. Questo morboso desiderio di autodistruzione lo chiamo poca autostima: la causa di tutte le nostre sofferenze è l'autostima, non riusciamo a darci un valore alto se sentiamo di esser sbagliati in una qualche misura, senza amici, senza i/la ragazzo/a. Non solo dobbiamo accettare che fino ad oggi abbiamo sbagliato, ma anche reclamare il nostro sbaglio, essere orgogliosi di aver fatto qualunque cosa sbagliando perché è stato un modo per imparare cosa è giusto da fare.