Il confronto e altro...

Questo forum di aiuto è dedicato a chi ha un temperamento timido e introverso. A chi si sottovaluta, a chi ancora non si ama, a chi avverte un costante vuoto interiore che ha bisogno di colmare. Non affrontiamo tutto da soli. Condividere questi disagi è un primo passo verso l'apertura. E' un nostro diritto! Lasciamoci colmare dal calore di chi ci sta vicino!

Il confronto e altro...

Messaggioda Mustafà » 26/07/2017, 21:31



Tra le varie beghe inconsce che mi porto dietro c'è quella della paura del confronto, o meglio del suo rifiuto.
E' proprio un atteggiamento che mi porto dietro da sempre,è non saprei a cosa imputarne la causa.

E' come se una voce mi dicesse: "confrontarsi è male, competere è male-stupido, addirittura vincere è male"

Io lo imputo al mancato rapporto col padre e quindi alla mancata acquisizione di caratteristiche prettamente maschili, oltre al fatto che era un nevrotico e quindi per il bambino persona da non disturbare e comunque persona che non si confronta in modo sensato.

Qualcuno ha questo problema e può dirmi se ha un'idea di quale sia la causa secondo lui?
Per cortesia astenersi commenti del tipo "ma fai bene ha ritenere la competizione sbagliata, è una cosa da superare e bla bla..." ,se volete fateli ma non mi interessa quella solita solfa,la conosco già.

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Seconda cosa, legata alla prima: quando ho ragione per esempio in una discussione, mi secca aver ragione. Quasi a non voler "mortificare" l'altro che ha torto, di questo non mi spiego il motivo.
Non ditemi che è semplicemente mpatia perchè non credo c'entri. Infatti non è che mi immedesimo nell'altro, forse più che altro proietto me sull'altro: a me seccherebbe avere torto e quindi mi ecca che l'abbia l'altro. In questo caso si ridurrebbe tutto ad una eccessiva paura di aver torto.

Forse temo di perdere, non so accettare la sconfitta e allora non competo. E quando discuto non mi va di far "perdere" l'altro. Voi che dite?
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Messaggioda Unknown » 29/08/2017, 20:28



Hai sollevato un tema interessante.. nessuno però ti ha risposto, e ti confesso che la cosa non mi sorprende affatto..
Quando a prevalere e la voglia di lamentarsi si diventa "distratti" ed è per questo che molte cose sfuggono..
Il confronto crea non poche difficoltà anche a me..
Ipotizzo anch'io che alla base possa esserci un eventuale timore della sconfitta.. Una sconfitta che per me è sempre sinonimo di "umiliazione".
Bisogna saper perdere.. ma io ho difficoltà anche quando vinco!
Provo una sorta di fastidio, come te, nel vedere la persona sconfitta da me, come se l'avessi umiliata..
Praticamente proietto su di lui me stesso in quella determinata condizione, e questo mi crea disagio..
La tua osservazione è molto sensata.
Ho avuto un padre autoritario, distaccato che incuteva timore.. L'ho comunque contrastato parecchio rispetto agli altri fratelli molto più rinunciatari. Sono stato sempre quello che più di tutti si rifiutava di sottostare a quei suoi modo a dir poco autoritari..
Sono anni che non ce l'ho più fra i piedi ma ho motivo di credere che in questo mio comportamento protratto nel tempo ci sia tutto il suo zampino..
Ho fatto caso anche a un'altra cosa..
Mi pongo sempre con una certa aggressività verso chi tenta in qualche modo di darmi ordini.. Coi datori di lavoro, per esempio, ho sempre avuto un rapporto molto difficile, con continue liti e scatti di ira da parte mia..
E' probabile che si riattiva il trauma subito da ragazzino, e in quel momento mi comporto come se davanti avessi mio padre..
E' una questione irrisolta che mi porto dentro da sempre e chissà se mai riuscirò a risolvere..
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Messaggioda Cla » 29/08/2017, 21:44



Io da sempre evito il confronto quando il comportamento di qualcuno verso di me mi ferisce. Quando mi sento criticata ingiustamente o ferita nella mia dignità, erigo un muro di silenzio invalicabile. Mi tengo tutto dentro soffrendo il doppio. Non lo faccio a posta è più forte di me. Con quella persona che mi ha ferito non riesco a chiarire la elimino dalla mia vita. Inoltre faccio sempre fatica a confrontarmi con persone che hanno idee e principi che non condivido nel momento in cui li esprimono con fare ottuso. Anche se sono consapevole e convinta delle mie ragioni e ho mille argomenti per sostenere l'appropriatezza di ciò che penso, ho sempre delle remore e preferisco lasciare perdere pensando che intanto ciò che penso io a nessuno interessa, che non è importante. E poi ho sempre paura di esagerare, di comportarmi in modo sbagliato, di essere inadeguata e perciò evito gli altri e il confronto con gli altri.
Credo che tutto origini dal rapporto con i miei genitori. Mio padre aveva un'impresa e lavorava moltissimo così quando tornava a casa alla sera noi bambine avevamo l'ordine da mia madre di fare silenzio, di non parlare, di non fare chiasso, di non sollevare problemi, per non disturbare papà. Mia madre lo faceva con le migliori intenzioni per mantenere la serenità in famiglia ma se non riesci ad esprimerti liberamente neanche con i tuoi famigliari come puoi farlo con il resto del mondo? Io sono cresciuta con forti complessi e limiti che sono in parte causa della solitudine e dell'isolamento che ha sempre caratterizzato la mia vita.
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Messaggioda Unknown » 30/08/2017, 16:10



Deve essere proprio un mestiere difficile fare il genitore..
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Messaggioda Navigator63 » 14/10/2017, 5:56



Unknown ha scritto:Deve essere proprio un mestiere difficile fare il genitore..

Decisamente.
Comunque fai, di sicuro sbagli qualcosa! :D
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Messaggioda Navigator63 » 14/10/2017, 6:16



Disperso ha scritto:Tra le varie beghe inconsce che mi porto dietro c'è quella della paura del confronto, o meglio del suo rifiuto.
E' proprio un atteggiamento che mi porto dietro da sempre,è non saprei a cosa imputarne la causa.

Forse nella tua famiglia (ambiente da dove apprendiamo i modelli comportamentali) i confronti erano conflittuali, oppure si parlava poco, o lo si faceva in modo disfunzionale... per cui ti è rimasta la paura del confronto, e/o non hai appreso mai una modalità costruttiva per farlo.

E' come se una voce mi dicesse: "confrontarsi è male, competere è male-stupido, addirittura vincere è male"

Ti dico la mia:
- Confrontarsi è inevitabile. A meno che fai l'eremita :D
E' fondamentale in qualsiasi relazione, sia essa di amicizia, sentimentale, scolastica, di lavoro. Senza comunicazione e confronto, non c'è apprendimento, crescita, condivisione, comunità. C'è il deserto.

- Competere ci viene istintivo e naturale. E combattere la propria natura istintiva è in genere dannoso - e stupido.
Piuttosto, si può imparare a vivere quell'impulso in modo costruttivo, per esempio vivendolo nel gioco, o come uno stimolo a migliorare se stessi.

- A tutti piace vincere. Ce l'abbiamo scritto nel DNA ;)
Anche qui, combattere la tua stessa natura non porta nulla di buono. Pensa ai preti che reprimono il desiderio sessuale... e poi abusano dei bambini. Una genialata!
Piuttosto, si può voler vincere senza sminuire l'avversario, ma onorandolo. Si può vincere come team. Si può vincere e poi condividere la vittoria...

Io lo imputo al mancato rapporto col padre e quindi alla mancata acquisizione di caratteristiche prettamente maschili

Questa può essere una concausa, non credo l'unica.
Mi sembra probabile che ti abbiano "messo nella testa" altre regole durante l'infanzia. Regole insensate che poi si scontrano con la realtà.
Come p.es. "Non devi mai far soffrire qualcuno" - cosa che è impossibile, e ti porta a soffocare te stesso.

Seconda cosa, legata alla prima: quando ho ragione per esempio in una discussione, mi secca aver ragione. Quasi a non voler "mortificare" l'altro che ha torto, di questo non mi spiego il motivo.

Vedi sopra.
A una mia amica hanno insegnato che lei era sempre "l'ultima ruota del carro" e quindi i sentimenti degli altri erano sempre più importanti dei suoi; così ha sempre paura di scontentare gli altri.

Se l'altro ha torto non è un problema tuo, è lui che deve imparare qualcosa.
Il mondo è pieno di gente ignorante e pigra che crede cose senza senso... e di nuovo non è un problema tuo. Se hai ragione e loro torto, vuol dire che sai pensare meglio di loro, buon per te.

Forse temo di perdere, non so accettare la sconfitta e allora non competo.

E' possibile.
Quando competi e perdi, come ti senti? Lo accetti, o lo trovi insopportabile?

E quando discuto non mi va di far "perdere" l'altro. Voi che dite?

Ho la sensazione che ti preoccupi troppo di far soffrire gli altri.
Ma non per una sana empatia e attenzione, quanto perché ti hanno insegnato qualcosa tipo "Se fai soffrire gli altri sei un mostro", e quindi se accade ti senti una schifezza.

In realtà, la sofferenza è inevitabile, specialmente nelle relazioni.
Se vogliamo evitare la sofferenza a tutti i costi, finiamo col chiudere tutte le porte, con l'inaridirci e non vivere più.
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Messaggioda Mustafà » 14/10/2017, 19:24



@Navigator63
Si,hai ragione e me ne sto rendendo conto, mi preoccupo troppo degli altri,di non dover ferire gli altri, mi considero causa della loro infelicità e felicità, fattore da cui scaturiscono un sacco di sensi di colpa e il non esprimere mai me stesso e far vlere i miei diritti.
Mi hai fatto venire in mente una frase con cui sono stato cresciuto,che al primo ascolto sembra una di quelle cose buonissime,ma che poi ti rendi conto che nasconde qualcosa di perverso: "Non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te"
In pratica se non riesco a perdere non devo vincere, se non mi piace essere lasciato(e a chi piace) non devo lasciare...ecc,ecc...in pratica non devo ferire nessuno perchè non mi piace essere ferito, ma la verità spesso ferisce,allora siamo costretti a vivere nella menzogna.

E si, a casa mia il dialogo era praticamente assente e quando c'era era spesso un conflitto.


@Unknown
Si, siamo sulla stessa barca.
Anch'io padre assente e scorbutico, ma non autoritario.
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Messaggioda Navigator63 » 17/10/2017, 4:38



Disperso ha scritto:il non esprimere mai me stesso e far valere i miei diritti.

Ricorda sempre che tu hai diritto ad esprimerti, e a far valere i tuoi diritti, quanto gli altri.
Invece mi sembra che tu anteponi gli altri a te.

Mi hai fatto venire in mente una frase con cui sono stato cresciuto,che al primo ascolto sembra una di quelle cose buonissime,ma che poi ti rendi conto che nasconde qualcosa di perverso: "Non fare agli altri ciò che non vorresti venga fatto a te"

Il concetto è valido, ma va preso "cum grano salis", senza portarlo all'estremo.
Anche perché non si può mai fare sempre tutti contenti: provarci vuol dire trascurare sempre se stessi - e non riuscirci comunque.

Inoltre, tieni conto che occuparsi della tua vita, e della tua felicità, spetta a te soltanto - in quanto adulto.
Quindi, se non ti occupi tu dei tuoi bisogni e della tua felicità, nessuno lo farà al posto tuo. E siccome tu hai diritto a provare ad essere felicie quanto ce l'hanno gli altri, hai anche diritto a prenderti cura di te.

In poche parole: "Vivi e lascia vivere" :)

in pratica non devo ferire nessuno perchè non mi piace essere ferito

Sarebbe nobile... se non fosse impossibile.
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Messaggioda Vuotodisforico » 08/11/2017, 16:57



un istinto di conservazione magari .. Sei per caso evitante ?
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Messaggioda Mustafà » 08/11/2017, 19:24



Vuotodisforico ha scritto:un istinto di conservazione magari .. Sei per caso evitante ?


Sono evitanteabbestia e un sacco di altre cose. Ma non ho proprio un disturbo evitante.

L'istinto di consevazione è naturale, in base hai problemi che uno ha si esprime in modi diversi, non è l'istinto in se il problema.
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