consigli utili su come credere in se stessi?

Questo forum di aiuto è dedicato a chi ha un temperamento timido e introverso. A chi si sottovaluta, a chi ancora non si ama, a chi avverte un costante vuoto interiore che ha bisogno di colmare. Non affrontiamo tutto da soli. Condividere questi disagi è un primo passo verso l'apertura. E' un nostro diritto! Lasciamoci colmare dal calore di chi ci sta vicino!

consigli utili su come credere in se stessi?

Messaggioda Zaira » 16/07/2013, 0:12



Non credo nelle mie capacità. A volte mi odio anche.
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Messaggioda Shinji » 16/07/2013, 20:21



Probabilmente sei insicura,in questi casi ci si sente responsabili dei propri "fallimenti" e si attribuisce alle circostanze o al caso ciò che va bene.Bisognerebbe riconoscere anche propri meriti,se qualcosa va bene di solito non è "per caso" ma perché siamo stati bravi,quindi abbiamo delle capacità.
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Messaggioda vercingetorige » 16/07/2013, 20:38



ciao zaira, stai calcando il solco giusto. avere l'autostima claudicante è un buon segno: chiunque dovrebbe schifarsi almeno un po' anche per il solo fatto d'esistere, perché quel margine di schifo consente se non un miglioramento, almeno una presa di coscienza di sé come individuo. avere una scarsa stima di sé esaspera la percezione di noi stessi, la traduce in ipertrofica: ci spalanca alla frattura fra noi ed il mondo. per così dire, ci mondiamo dal mondo: l'individualità è un'escrescenza che riceve i natali da una condizione di dolore natio, non da un un'armonia in cui l'individuo aderisce a sé stesso ed ai paradigmi del mondo - l'aderenza non lascia spazio alla singolarità, ma solo all'omologazione di massa. è la morte dell'individuo in quanto singolo, il principio dell'individuo come surrogato industriale su larga scala-. Insomma: patior ergo sum. o, per parafrasare ad hoc l'incipit di anna karenina di tolstoj, tutte le persone felici sono simili le une alle altre, ogni persona infelice è infelice a modo suo. Tutto questo per dirti che qualsiasi persona con un minimo sindacale d'intelletto ha il preciso dovere morale di non essere indulgente né con sé stessa né con gli altri, e solo i dementi non hanno mai attimi in cui si disprezzano sinceramente.

Ma al di là delle mie personali riflessioni just4lulz, i picchi d'autostima sono un processo fisiologico alla maturazione della propria personalità (diventa un processo patologico quando valica una certa soglia d'intensità e di frequenza, ma ho l'impressione che non sia il tuo caso) e sono funzionali a familiarizzare con sé stessi, con i propri desideri latenti ed i propri limiti transitori. in ambito accademico la definizione d'autostima è data dalla relazione (intesa come dicotomia: vicinanza\lontananza) fra il sé percepito ed il sé ideale: tanto più il modo in cui percepiamo empiricamente noi stessi è vicino alla costruzione del nostro sé ideale, quanto più beneficeremo d'elevata autostima. ora, è logico dedurre che se ti odi la tua percezione di te stessa è ben lungi dall'essere limitrofa al tuo sé ideale, dunque la linea politica per ritemprare la tua autostima dev'essere in primis fondata su un sano esercizio introspettivo: ti devi chiedere in quali modelli comportamentali\cognitivi consista il tuo sé ideale affinché tu possa assottigliare la distanza. com'è stato fatto notare dalla psichiatra pope, il cui pensiero sull'autostima è epigono di w. james, l'adolescenza è una parentesi in cui la visione del sé ideale è fortemente sollecitata da pressioni sociali esterne: i primi confronti competitivi con l'Altro, le incombenze famigliari etc. Tuo compito è identificare quali siano i modelli sociali che stai assimilando e che stanno aggravando la discrepanza fra sé percepito e sé ideale -meccanismo che determina la bassa opinione di te-, traslitterarli dal sostrato subconscio a quello cosciente: infine come esito\coronamento di questo processo, teoricamente, dovresti affrancarti dall'assedio di pressioni sociali che riconosci come intrusive (come possono essere, ad esempio, le pretese genitoriali o l'agonismo sfrenato dell'ambiente scolastico che confliggono con certe indoli. non so se sia il tuo caso eh, interpreta in maniera astratta l'esemplificazione) per dedicarti alle attitudini che avverti urgenti, edificanti per la tua persona. In sostanza, non ti rifilo la solita manfrina che qui è di casa sul fatto che "ciascuno è unico nonché gremito di talenti": no, i talenti sono un retaggio di pochi e no, lo stesso vale per la peculiarità. in compenso ciascuno ha delle attitudini: identifica le tue, scarta le prassi che ti sono imposte perché concorrono a logorare la stima di te anziché ricucirla, prendi dimestichezza con te stessa, con le tue insoddisfazioni latenti, desideri segreti e sollecitazioni sociali alle quali ti assoggetti ed agisci di conseguenza
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Messaggioda Wild_Angel » 17/07/2013, 19:55



Zaira ha scritto:Non credo nelle mie capacità. A volte mi odio anche.


Il segreto è FARE.
Più FAI e più aumenta il tuo senso di potere personale.
E più ti senti capace e più riuscirai a ottenere le cose.

Cerca di capire che mente e corpo sono plastici,
imparano e si trasformano in base a ciò che vivono.

Restare fermi equivale a scavarsi la fossa.
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Messaggioda Zaira » 18/07/2013, 0:07



vercingetorige ha scritto: ora, è logico dedurre che se ti odi la tua percezione di te stessa è ben lungi dall'essere limitrofa al tuo sé ideale


Io si,mi odio. Tanto. A volte penso che se avessi una pistola in mano mi sparerei senza pensarci due volte. Non mi piaccio,nè dentro nè fuori. Mi sono iscritta al Liceo Classico,e presto lo frequenterò . Mi riempio di brutti pensieri ''Non sarò abbastanza brava''. Ma non solo,a volte mi guardo allo specchio,e una vocina mi ripete in mente ''Sei brutta,non abbastanza bella''. Mi coloro i capelli di tremila colori,ho dell'acne sul viso e mi rovino il viso. Voglio cambiare ma non ci riesco! Sto cercando di cambiare testa.

Ho letto tutto fino infondo ,il tutto ti è uscito spontaneo,e si vede dal modo in cui scrivi. Adoro ciò che hai scritto. Sono rimasta per una decina di minuti a fissare il monitor estasiata. Il tema ''adolescenza'' l'ho trattato nella mia tesina di terza media. E' un lungo periodo di transizione problematica,ma se si prolunga poi diventa patologico.
Io sono uscita dalla fase ''depressione'',sto bene. Ma appena abbasso la guardia c'è sempre un qualcosa che va storto inconsciamente .
Non credo nelle mie capacità,i miei genitori sembrino che mi aiutano ma poi li sento dire ''Non arriverà mai a laurearsi''.
Io ci sto malissimo,passo giorni a piangere a volte,per un loro giudizio. Per me conta molto il loro giudizio.
Non so come uscirne.
Grazie per ciò che mi hai scritto. Mi ha colpito molto.
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Messaggioda Shinji » 18/07/2013, 10:02



Se i tuoi genitori pensano che non ce la farai mai con lo studio è un problema loro,l'unica cosa che devi fare è provarci e fare di tutto per riuscire al meglio.Non per dimostrare qualcosa a loro,ma solo per te stessa :)
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