Insoddisfazione che distrugge

Questo forum di aiuto è dedicato a chi ha un temperamento timido e introverso. A chi si sottovaluta, a chi ancora non si ama, a chi avverte un costante vuoto interiore che ha bisogno di colmare. Non affrontiamo tutto da soli. Condividere questi disagi è un primo passo verso l'apertura. E' un nostro diritto! Lasciamoci colmare dal calore di chi ci sta vicino!

Insoddisfazione che distrugge

Messaggioda robiblue » 11/12/2020, 0:20



Ciao a tutti :hi: ,
premetto che sono appena approdata su questo forum e probabilmente sto sbagliando anche sezione, ma ho un bisogno estremo di comunicare a qualcuno un disagio che nessuno riesce a capire.

Sono una studentessa universitaria prossima alla laurea magistrale. Quando mi sono iscritta all’università ero una diciannovenne ferita, triste e insoddisfatta: il liceo è stato il periodo più nero della mia vita (fino ad ora) e iniziando un nuovo percorso, avevo promesso a me stessa che mi sarei riscattata, che avrei potuto dimostrare a me stessa e agli altri, quelli che mi hanno sempre demolita, che io valevo.
Sebbene un inizio un po’ accidentato, ho recuperato presto e sono riuscita a mantenere una buona media fino all’ultimo esame, che mi ha stroncata. Ho dovuto accettare un misero 20 perché si trattava di un esame complesso e la prof era nota in tutta la facoltà per essere molto umorale e vendicativa. Ero alla fine, ho accettato a malincuore e ho detto addio al 110 che avevo quasi sfiorato. Ho terminato la triennale con tanta rabbia e insoddisfazione, non solo per quel voto che aveva stroncato tre anni di sacrifici, ma anche per la discussione che non si è svolta assolutamente come avrei voluto. Esattamente due giorni prima della laurea, infatti, il mio caro nonno a cui ero legatissima, è venuto a mancare e io non l’ho nemmeno potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio per via della distanza (io Lombardia, lui Sicilia). Così il giorno che doveva essere uno dei più belli, è stato terribile. Io ho discusso la tesi in uno stato di dissociazione o per meglio dire, non ho discusso la tesi. Sì, perché la commissione, informata dell’accaduto, probabilmente ha pensato che per aiutarmi in un momento così difficile, fosse meglio non farmi discutere la tesi e non farmi la domanda concordata. Risultato? Una domanda che non c’entrava nulla con tutto il lavoro svolto (durato sei mesi), sbigottimento da parte mia e una valutazione misera. Certo, sopra il 100, non posso lamentarmi mi dicono, ma onestamente mi sono sentita mutilata.
Ho comunque continuato iscrivendomi alla magistrale e ponendomi gli stessi obiettivi: arrivare al 110 e fino a due settimane fa la fiammella della speranza ardeva più che mai. Purtroppo, la speranza è morta però. Il primo esame della sessione invernale è stato terribile e ho realizzato che con questo professore probabilmente dovrò accettare qualsiasi voto perché ha dei criteri improponibili. Così dal giorno dell’esame sono entrata in un turbine di sconforto, tristezza e demotivazione. Oggi, inoltre, ho sostenuto un altro esame, molto complesso, che ho superato con un ottimo voto, ma io non riesco ad essere soddisfatta e non comprendo il perché. Perché sono sempre destinata ad essere insoddisfatta della mia vita? Perché un 28 mi deve fare piangere una giornata intera? Mi sento così sbagliata, stupida, mi sto rovinando la vita perché mi sono convinta che se non raggiungerò il 110 sarò un fallimento per tutta la vita.
Potrò mai guarire?

Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo contestualizzare un minimo per non farlo sembrare solo il delirio di una povera pazza.
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Insoddisfazione che distrugge

Messaggioda Titti94 » 11/12/2020, 0:55



Anche io tengo molto al voto, ma non vale la pena massacrarsi così per raggiungere a tutti i costi il massimo. Cosa pensi ti darà?
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Insoddisfazione che distrugge

Messaggioda Misantropa88 » 11/12/2020, 8:39



Ero come te quando ancora studiavo. Se prendevo un 28 stavo male, prima di ogni esame vivevo nel tormento più assoluto, e ho passato tutti gli anni universitari in preda all'ansia di laurearmi il prima possibile. Anch'io venivo da anni del liceo pessimi, anche quelli passati a struggermi per i voti, ma non solo (insoddisfazione, rabbia, solitudine accompagnavano le mie giornate). All'università desideravo un riscatto, volevo essere la migliore in qualcosa, come una specie di sfregio nei confronti di un mondo che non mi capiva né acccettava. Comunque, dannarsi per il voto alla fine non porta a niente. Alla gente non importa se ti laurei con 110 o con 80, non inizieranno a trattarmi meglio per il voto con cui sei uscita. Io purtroppo ho commesso questo errore, rovinandomi la vita inutilmente. Ho accumulato solo ansie e somatizzazioni, e appena ho finito la scuola, sono caduta in depressione. E sono ancora la sfigata che ero, anche se sono uscita con 110 e lode. Certo, lavoro e sto bene economicamente, ma dal punto di vista affettivo e relazionale non è cambiato nulla.
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Insoddisfazione che distrugge

Messaggioda LaCele » 13/12/2020, 16:10



Ciao cara, ti posso capire perché anche per me il liceo è stato un incubo e come te ho deciso che mi sarei riscattata.
Con questa idea ho vissuto l’universita In maniera alienante e ossessiva, entravo in depressione anche io quando prendevo 29 e non 30.
Non ho vissuto la perdita del nonno prima della discussione, ma sono stata lasciata dal mio -allora- fidanzato.
Ora sono passati tanti tanti anni dalla mia laurea e vedo tutto con distacco, se potessi tornare indietro non piangerei più per gli esami a cui venivo bocciata, per le volte in cui ho preso 20 o 24 o quello che era. Adesso ti sembra tutto nero, ma credimi, star male per una valutazione non vale proprio la pena.
Io mi sono laureata con la lode, ma ho amici che hanno avuto 101 e ora fanno un lavoro migliore del mio.
La laurea è solo un mezzo per il tuo futuro, non è la tua vita.
Noto molta rassegnazione nelle tue parole, ricorda che puoi raggiungere qualsiasi risultato tu voglia... basta volerlo e non farne una tragedia se il risultato non arriva. Ci saranno tante prove nella vita che dovrai affrontare, anche più impegnative di una discussione di laurea, capire che il tuo valore non è quello di un esame ma il valore che tu dai a te stessa è fondamentale.
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Messaggioda Semir88 » 13/12/2020, 16:18



Pretendente troppo da voi stesse. La vita Non è come la immaginiamo e come vogliamo c'è un limite che tutti abbiamo e che dobbiamo rispettare... non credi?
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Insoddisfazione che distrugge

Messaggioda JustBreathing » 13/12/2020, 16:22



robiblue ha scritto:Ciao a tutti :hi: ,
premetto che sono appena approdata su questo forum e probabilmente sto sbagliando anche sezione, ma ho un bisogno estremo di comunicare a qualcuno un disagio che nessuno riesce a capire.

Sono una studentessa universitaria prossima alla laurea magistrale. Quando mi sono iscritta all’università ero una diciannovenne ferita, triste e insoddisfatta: il liceo è stato il periodo più nero della mia vita (fino ad ora) e iniziando un nuovo percorso, avevo promesso a me stessa che mi sarei riscattata, che avrei potuto dimostrare a me stessa e agli altri, quelli che mi hanno sempre demolita, che io valevo.
Sebbene un inizio un po’ accidentato, ho recuperato presto e sono riuscita a mantenere una buona media fino all’ultimo esame, che mi ha stroncata. Ho dovuto accettare un misero 20 perché si trattava di un esame complesso e la prof era nota in tutta la facoltà per essere molto umorale e vendicativa. Ero alla fine, ho accettato a malincuore e ho detto addio al 110 che avevo quasi sfiorato. Ho terminato la triennale con tanta rabbia e insoddisfazione, non solo per quel voto che aveva stroncato tre anni di sacrifici, ma anche per la discussione che non si è svolta assolutamente come avrei voluto. Esattamente due giorni prima della laurea, infatti, il mio caro nonno a cui ero legatissima, è venuto a mancare e io non l’ho nemmeno potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio per via della distanza (io Lombardia, lui Sicilia). Così il giorno che doveva essere uno dei più belli, è stato terribile. Io ho discusso la tesi in uno stato di dissociazione o per meglio dire, non ho discusso la tesi. Sì, perché la commissione, informata dell’accaduto, probabilmente ha pensato che per aiutarmi in un momento così difficile, fosse meglio non farmi discutere la tesi e non farmi la domanda concordata. Risultato? Una domanda che non c’entrava nulla con tutto il lavoro svolto (durato sei mesi), sbigottimento da parte mia e una valutazione misera. Certo, sopra il 100, non posso lamentarmi mi dicono, ma onestamente mi sono sentita mutilata.
Ho comunque continuato iscrivendomi alla magistrale e ponendomi gli stessi obiettivi: arrivare al 110 e fino a due settimane fa la fiammella della speranza ardeva più che mai. Purtroppo, la speranza è morta però. Il primo esame della sessione invernale è stato terribile e ho realizzato che con questo professore probabilmente dovrò accettare qualsiasi voto perché ha dei criteri improponibili. Così dal giorno dell’esame sono entrata in un turbine di sconforto, tristezza e demotivazione. Oggi, inoltre, ho sostenuto un altro esame, molto complesso, che ho superato con un ottimo voto, ma io non riesco ad essere soddisfatta e non comprendo il perché. Perché sono sempre destinata ad essere insoddisfatta della mia vita? Perché un 28 mi deve fare piangere una giornata intera? Mi sento così sbagliata, stupida, mi sto rovinando la vita perché mi sono convinta che se non raggiungerò il 110 sarò un fallimento per tutta la vita.
Potrò mai guarire?

Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo contestualizzare un minimo per non farlo sembrare solo il delirio di una povera pazza.


Se dovessi guardare come è andata a me, altro fallito laureato senza 110, risponderei che no, non potrai mai guarire.

Se però hai altro nella vita oltre allo studio, una possibilità c'è. Il post l'ho letto interamente, e contestualizzando il tutto credo di capire che identifichi i voti con giudizi sulla persona, piuttosto che sulla studentessa.
Guarda il resto degli aspetti della tua vita, probabilmente scoprirai che hai tante cose. E trovare un lavoro soddisfacente potrebbe essere la spinta finale ad abbandonare l'autoinsoddisfazione.
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Messaggioda robiblue » 26/01/2021, 23:13



Titti94 ha scritto:Anche io tengo molto al voto, ma non vale la pena massacrarsi così per raggiungere a tutti i costi il massimo. Cosa pensi ti darà?


Razionalmente so che non vale la pena, che probabilmente pur sbattendomi tanto non otterrò mai ciò che voglio, ma per me è diventata un'ossessione ormai. Io vorrei solo sentirmi soddisfatta e fiera di me stessa per una volta...
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Messaggioda robiblue » 26/01/2021, 23:26



JustBreathing ha scritto:
robiblue ha scritto:Ciao a tutti :hi: ,
premetto che sono appena approdata su questo forum e probabilmente sto sbagliando anche sezione, ma ho un bisogno estremo di comunicare a qualcuno un disagio che nessuno riesce a capire.

Sono una studentessa universitaria prossima alla laurea magistrale. Quando mi sono iscritta all’università ero una diciannovenne ferita, triste e insoddisfatta: il liceo è stato il periodo più nero della mia vita (fino ad ora) e iniziando un nuovo percorso, avevo promesso a me stessa che mi sarei riscattata, che avrei potuto dimostrare a me stessa e agli altri, quelli che mi hanno sempre demolita, che io valevo.
Sebbene un inizio un po’ accidentato, ho recuperato presto e sono riuscita a mantenere una buona media fino all’ultimo esame, che mi ha stroncata. Ho dovuto accettare un misero 20 perché si trattava di un esame complesso e la prof era nota in tutta la facoltà per essere molto umorale e vendicativa. Ero alla fine, ho accettato a malincuore e ho detto addio al 110 che avevo quasi sfiorato. Ho terminato la triennale con tanta rabbia e insoddisfazione, non solo per quel voto che aveva stroncato tre anni di sacrifici, ma anche per la discussione che non si è svolta assolutamente come avrei voluto. Esattamente due giorni prima della laurea, infatti, il mio caro nonno a cui ero legatissima, è venuto a mancare e io non l’ho nemmeno potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio per via della distanza (io Lombardia, lui Sicilia). Così il giorno che doveva essere uno dei più belli, è stato terribile. Io ho discusso la tesi in uno stato di dissociazione o per meglio dire, non ho discusso la tesi. Sì, perché la commissione, informata dell’accaduto, probabilmente ha pensato che per aiutarmi in un momento così difficile, fosse meglio non farmi discutere la tesi e non farmi la domanda concordata. Risultato? Una domanda che non c’entrava nulla con tutto il lavoro svolto (durato sei mesi), sbigottimento da parte mia e una valutazione misera. Certo, sopra il 100, non posso lamentarmi mi dicono, ma onestamente mi sono sentita mutilata.
Ho comunque continuato iscrivendomi alla magistrale e ponendomi gli stessi obiettivi: arrivare al 110 e fino a due settimane fa la fiammella della speranza ardeva più che mai. Purtroppo, la speranza è morta però. Il primo esame della sessione invernale è stato terribile e ho realizzato che con questo professore probabilmente dovrò accettare qualsiasi voto perché ha dei criteri improponibili. Così dal giorno dell’esame sono entrata in un turbine di sconforto, tristezza e demotivazione. Oggi, inoltre, ho sostenuto un altro esame, molto complesso, che ho superato con un ottimo voto, ma io non riesco ad essere soddisfatta e non comprendo il perché. Perché sono sempre destinata ad essere insoddisfatta della mia vita? Perché un 28 mi deve fare piangere una giornata intera? Mi sento così sbagliata, stupida, mi sto rovinando la vita perché mi sono convinta che se non raggiungerò il 110 sarò un fallimento per tutta la vita.
Potrò mai guarire?

Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo contestualizzare un minimo per non farlo sembrare solo il delirio di una povera pazza.


Se dovessi guardare come è andata a me, altro fallito laureato senza 110, risponderei che no, non potrai mai guarire.

Se però hai altro nella vita oltre allo studio, una possibilità c'è. Il post l'ho letto interamente, e contestualizzando il tutto credo di capire che identifichi i voti con giudizi sulla persona, piuttosto che sulla studentessa.
Guarda il resto degli aspetti della tua vita, probabilmente scoprirai che hai tante cose. E trovare un lavoro soddisfacente potrebbe essere la spinta finale ad abbandonare l'autoinsoddisfazione.


Vorrei poter rispondere che ho altro nella vita ma non è così. Ho dei genitori che mi amano e mi stimano e che stanno soffrendo molto a vedermi in questo stato, questo è vero, ma non ho una vita sociale, non un amore, ho pochi amici a cui voglio bene ma rispetto ai quali mi sento sempre in difetto. Ho paura di ciò che sto diventando, ho paura di questa ossessione. Mi sembrava di aver trovato un equilibrio, avevo una speranza nuova perchè mi mancava un esame su cui poter investire e invece anche quello mi ha portato un altro 28.
La cosa che più mi fa rabbia è proprio questo, struggermi per un voto alto perchè comunque a causa del sistema di assegnazione dei punti adottato dalla mia università, ci vorrebbe un miracolo per arrivare al massimo. E so bene che poi nella vita serve altro e che il voto non designa il valore di una persona, ma io non riesco a darmi pace perchè ogni giorno nella mia testa una vocina mi ricorda che sono una fallita.
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Messaggioda l.pallad » 10/02/2021, 10:57



robiblue ha scritto:
JustBreathing ha scritto:
robiblue ha scritto:Ciao a tutti :hi: ,
premetto che sono appena approdata su questo forum e probabilmente sto sbagliando anche sezione, ma ho un bisogno estremo di comunicare a qualcuno un disagio che nessuno riesce a capire.

Sono una studentessa universitaria prossima alla laurea magistrale. Quando mi sono iscritta all’università ero una diciannovenne ferita, triste e insoddisfatta: il liceo è stato il periodo più nero della mia vita (fino ad ora) e iniziando un nuovo percorso, avevo promesso a me stessa che mi sarei riscattata, che avrei potuto dimostrare a me stessa e agli altri, quelli che mi hanno sempre demolita, che io valevo.
Sebbene un inizio un po’ accidentato, ho recuperato presto e sono riuscita a mantenere una buona media fino all’ultimo esame, che mi ha stroncata. Ho dovuto accettare un misero 20 perché si trattava di un esame complesso e la prof era nota in tutta la facoltà per essere molto umorale e vendicativa. Ero alla fine, ho accettato a malincuore e ho detto addio al 110 che avevo quasi sfiorato. Ho terminato la triennale con tanta rabbia e insoddisfazione, non solo per quel voto che aveva stroncato tre anni di sacrifici, ma anche per la discussione che non si è svolta assolutamente come avrei voluto. Esattamente due giorni prima della laurea, infatti, il mio caro nonno a cui ero legatissima, è venuto a mancare e io non l’ho nemmeno potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio per via della distanza (io Lombardia, lui Sicilia). Così il giorno che doveva essere uno dei più belli, è stato terribile. Io ho discusso la tesi in uno stato di dissociazione o per meglio dire, non ho discusso la tesi. Sì, perché la commissione, informata dell’accaduto, probabilmente ha pensato che per aiutarmi in un momento così difficile, fosse meglio non farmi discutere la tesi e non farmi la domanda concordata. Risultato? Una domanda che non c’entrava nulla con tutto il lavoro svolto (durato sei mesi), sbigottimento da parte mia e una valutazione misera. Certo, sopra il 100, non posso lamentarmi mi dicono, ma onestamente mi sono sentita mutilata.
Ho comunque continuato iscrivendomi alla magistrale e ponendomi gli stessi obiettivi: arrivare al 110 e fino a due settimane fa la fiammella della speranza ardeva più che mai. Purtroppo, la speranza è morta però. Il primo esame della sessione invernale è stato terribile e ho realizzato che con questo professore probabilmente dovrò accettare qualsiasi voto perché ha dei criteri improponibili. Così dal giorno dell’esame sono entrata in un turbine di sconforto, tristezza e demotivazione. Oggi, inoltre, ho sostenuto un altro esame, molto complesso, che ho superato con un ottimo voto, ma io non riesco ad essere soddisfatta e non comprendo il perché. Perché sono sempre destinata ad essere insoddisfatta della mia vita? Perché un 28 mi deve fare piangere una giornata intera? Mi sento così sbagliata, stupida, mi sto rovinando la vita perché mi sono convinta che se non raggiungerò il 110 sarò un fallimento per tutta la vita.
Potrò mai guarire?

Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo contestualizzare un minimo per non farlo sembrare solo il delirio di una povera pazza.


Se dovessi guardare come è andata a me, altro fallito laureato senza 110, risponderei che no, non potrai mai guarire.

Se però hai altro nella vita oltre allo studio, una possibilità c'è. Il post l'ho letto interamente, e contestualizzando il tutto credo di capire che identifichi i voti con giudizi sulla persona, piuttosto che sulla studentessa.
Guarda il resto degli aspetti della tua vita, probabilmente scoprirai che hai tante cose. E trovare un lavoro soddisfacente potrebbe essere la spinta finale ad abbandonare l'autoinsoddisfazione.


Vorrei poter rispondere che ho altro nella vita ma non è così. Ho dei genitori che mi amano e mi stimano e che stanno soffrendo molto a vedermi in questo stato, questo è vero, ma non ho una vita sociale, non un amore, ho pochi amici a cui voglio bene ma rispetto ai quali mi sento sempre in difetto. Ho paura di ciò che sto diventando, ho paura di questa ossessione. Mi sembrava di aver trovato un equilibrio, avevo una speranza nuova perchè mi mancava un esame su cui poter investire e invece anche quello mi ha portato un altro 28.
La cosa che più mi fa rabbia è proprio questo, struggermi per un voto alto perchè comunque a causa del sistema di assegnazione dei punti adottato dalla mia università, ci vorrebbe un miracolo per arrivare al massimo. E so bene che poi nella vita serve altro e che il voto non designa il valore di una persona, ma io non riesco a darmi pace perchè ogni giorno nella mia testa una vocina mi ricorda che sono una fallita.


Ti capisco. Anch'io non ho una vita sociale molto movimentata. I miei genitori mi amano, ma mio fratello si diverte a sbandierare ogni mio errore. E al mio unico amico non piace nulla di quello che piace a me.
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Messaggioda BlackOcean » 10/02/2021, 11:55



Non sei una povera pazza...sei solo fragile, lo siamo tutti ad un certo punto della nostra vita, questo è il tuo momento, non essere troppo dura con te stessa.
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