Ciao a tutti ,
premetto che sono appena approdata su questo forum e probabilmente sto sbagliando anche sezione, ma ho un bisogno estremo di comunicare a qualcuno un disagio che nessuno riesce a capire.
Sono una studentessa universitaria prossima alla laurea magistrale. Quando mi sono iscritta all’università ero una diciannovenne ferita, triste e insoddisfatta: il liceo è stato il periodo più nero della mia vita (fino ad ora) e iniziando un nuovo percorso, avevo promesso a me stessa che mi sarei riscattata, che avrei potuto dimostrare a me stessa e agli altri, quelli che mi hanno sempre demolita, che io valevo.
Sebbene un inizio un po’ accidentato, ho recuperato presto e sono riuscita a mantenere una buona media fino all’ultimo esame, che mi ha stroncata. Ho dovuto accettare un misero 20 perché si trattava di un esame complesso e la prof era nota in tutta la facoltà per essere molto umorale e vendicativa. Ero alla fine, ho accettato a malincuore e ho detto addio al 110 che avevo quasi sfiorato. Ho terminato la triennale con tanta rabbia e insoddisfazione, non solo per quel voto che aveva stroncato tre anni di sacrifici, ma anche per la discussione che non si è svolta assolutamente come avrei voluto. Esattamente due giorni prima della laurea, infatti, il mio caro nonno a cui ero legatissima, è venuto a mancare e io non l’ho nemmeno potuto accompagnare nel suo ultimo viaggio per via della distanza (io Lombardia, lui Sicilia). Così il giorno che doveva essere uno dei più belli, è stato terribile. Io ho discusso la tesi in uno stato di dissociazione o per meglio dire, non ho discusso la tesi. Sì, perché la commissione, informata dell’accaduto, probabilmente ha pensato che per aiutarmi in un momento così difficile, fosse meglio non farmi discutere la tesi e non farmi la domanda concordata. Risultato? Una domanda che non c’entrava nulla con tutto il lavoro svolto (durato sei mesi), sbigottimento da parte mia e una valutazione misera. Certo, sopra il 100, non posso lamentarmi mi dicono, ma onestamente mi sono sentita mutilata.
Ho comunque continuato iscrivendomi alla magistrale e ponendomi gli stessi obiettivi: arrivare al 110 e fino a due settimane fa la fiammella della speranza ardeva più che mai. Purtroppo, la speranza è morta però. Il primo esame della sessione invernale è stato terribile e ho realizzato che con questo professore probabilmente dovrò accettare qualsiasi voto perché ha dei criteri improponibili. Così dal giorno dell’esame sono entrata in un turbine di sconforto, tristezza e demotivazione. Oggi, inoltre, ho sostenuto un altro esame, molto complesso, che ho superato con un ottimo voto, ma io non riesco ad essere soddisfatta e non comprendo il perché. Perché sono sempre destinata ad essere insoddisfatta della mia vita? Perché un 28 mi deve fare piangere una giornata intera? Mi sento così sbagliata, stupida, mi sto rovinando la vita perché mi sono convinta che se non raggiungerò il 110 sarò un fallimento per tutta la vita.
Potrò mai guarire?
Scusate se mi sono dilungata, ma dovevo contestualizzare un minimo per non farlo sembrare solo il delirio di una povera pazza.