Per chi non lo sapesse, io sono mooolto insicura ormai ho imparato a gestire piuttosto bene la mia fobia delle persone e del pubblico, soprattutto quando devo trovarmi a presentare un libro o devo parlare davanti a tante persone.
Ma non posso fare a meno di pensare che tanti anni fa, quando mi ero appena affacciata alla mia carriera scolastica, due maestre che avrebbero dovuto essere figure di riferimento mi avessero presa di mira proprio per questa mia timidezza, insultandomi quando potevano e facendomi sentire una nullità.
Mi chiamavano "deficiente", giustificandosi poi che questo termine deriva dal latino "deficere", mancanza, e quindi "non era un'offesa perché a me mancava qualcosa".
Ma l'episodio più eclatante che ricordi è questo:
Quinta elementare. Come già detto ero sempre stata una bambina introversa e timida. Un bel giorno decisero di fare la foto di classe ed io con la mano alzai l'indice e il medio a "V", come segno di vittoria. E la maestra mi guardò e disse davanti a tutti:<<Abbassa pure quella mano, perché tanto non hai mai vinto niente nella vita. E mai vincerai" ed io l'abbassai triste, demotivata, allibita perché non capivo il motivo per cui mi venissero rivolte quelle parole. Poi ebbi la fortuna di trovare alle medie dei professori che credettero in me e che mi aiutarono ad emergere, a ritrovare me stessa, e mi infusero tanta fiducia che mai avrei creduto di poter avere nella vita. A loro dirò sempre grazie.
Essere diventata scrittrice per me significa molto, significa che nonostante alcuni possano cercare di distruggere quello che hai dentro, non bisogna mai pensare che abbiano ragione.