VeraVita ha scritto: Il tuo è un discorso un po' più complesso, secondo me. Non basterebbe neanche un libro. Il problema è che ognuno ha la sua storia. Per carità è innegabile che ci sono persone che nascono più svantaggiate in partenza ma ci sono anche persone che avevano tutto dalla loro vita e diciamo che con un niente la loro vita è cambiata per sempre. Tuttavia, io penso che dipende come la viviamo noi. La letteratura è piena di persona straordinarie che hanno avuto il coraggio di sfidare il destino, a volte, l'hanno vinto altre volte sono state trascinate dagli eventi. Per me però è come si vive tale situazione. Tu fai spesso presente che le persone mentono e si creano una maschera. Il problema è chiederti chi sei tu, come vuoi essere ricordato tu e via discorrendo. Domande di qualità producono una vita migliore. Aver toccato l'abisso a volte ci risveglia altre volte non ci fa capire nulla e vivere nel rancore. Io a mie spese ho imparato che nutrire rancore o vendetta non ci aiuta. Bisogna imparare a trasformare per quanto difficile sia il dolore in felicità. Però, capisco che alcune esperienze siano devastanti, che ci sono dolori che non si possono spiegare ma penso che sia importante dare tempo al tempo.. ma capisco se non sei d'accordo con me.
Buone cose
Tu hai sempre sostenuto (mi pare) che ogni vita è merito/demerito di chi la vive ignorando che determinati eventi possono essere talmente grandi da indirizzarci verso strade sbagliate dalle quali non riusciamo a sottrarci perché non riusciamo nemmeno a capire più cosa sia giusto fare da quel punto in poi.
Nel peggiore dei casi c'è chi agisce secondo un suo preciso schema di pensiero che
non riconosce come sbagliato ed è spesso frutto di abusi subiti nell'infanzia. Una persona del genere anche se volesse non è recuperabile. Non ha alcuna responsabilità in ciò che è diventato.
Tempo fa ti ho fatto un'analogia con un ipotetico alieno, praticamente l'esempio perfetto e che si potrebbe descrivere pressappoco così: un bel giorno un alieno capita sulla terra, cresce qui, ma non sa nulla delle sue origini, vive male, avverte una certa diversità, non comprende il perché di tante cose, si fa domande, studia, fa ricerche su se stesso e su gli altri, c'è chi lo evita, chi lo insulta, c'è anche chi lo incoraggia: "tu sei un umano" "tu devi vivere così come fanno tutti loro, questa è la vita" ad un certo punto però qualcuno gli svela la verità e tutto gli diventa più chiaro, ovvio, comprensibile, magari l'alieno prova anche a tornare al suo pianeta natale lì dove potrebbe trovarsi finalmente a proprio agio, ma la cosa più importante è che per la prima volta in tutta la sua vita può accettare chi è, non deve farsi piacere nulla di quello che c'è sulla terra, non deve per forza accogliere tutto "perché così si fa da queste parti", è diverso, è differente, è giustificato.
Non si tratta di avere o non avere, è troppo riduttivo. Molti dicono "fossi nato ricco" ora mi godrei la vita. E' banale, è scontato, possibile ma non certo. Qui si tratta di prendere coscienza riguardo al fatto che spesso ci ritroviamo incomprensibilmente impantanati per tutto ciò che è accaduto prima e di cui noi abbiamo avuto piccolissima voce in capitolo e che se ti va bene riesci a dare una raddrizzata con qualche colpo qua e là, ma se ti va male non ne esci più.
Ecco io non mi chiedo come fanno tanti: "chi sono io?" io mi chiedo più che altro: "cosa avete creato e a quale scopo?"
Perché io sinceramente non l'ho ancora capito, ditemi che è stato il caso, perché se c'è dietro una volontà esigo delle risposte.
In fondo siamo tutti esperimenti genetici, c'è chi ha avuto ottimi scienziati a corredo e chi evidentemente è stato solo un esperimento fallito.