Genesi della propria rabbia

fonte Michel Hardy

Ci rivolgiamo a tutti coloro che sono arrabbiati e vogliono sfogare la propria rabbia per eliminarla in modo innocuo, grazie allo sfogo scritto.
Questo forum accoglie anche le vittime di bullismo e cyberbullismo e spera che chiunque venga carico di odio possa con lo sfogo allontanare da sé questo sentimento.

Genesi della propria rabbia

Messaggioda Royalsapphire » 24/02/2016, 15:12



Guarda su youtube.com


https://youtu.be/4jW9-4m5Gco

;) Non sentirsi amati costituisce il reato più grave contro tutto ciò che la memoria del bambino ha codificato in milioni di evoluzione come diritto indelebile e fondamentale, soltanto per il fatto che egli esiste.
Ogni violazione di questo diritto viene segnalata attraverso un'emozione apposita, da noi battezzata come RABBIA.
Anche essere stati educati, senza regole, in maniera troppo permissiva, viene vissuto come mancanza d'amore.
Anche la perdita precoce di un genitore, viene vissuta come mancanza d'amore.

Il profondo senso di ingiustizia. Collegato alla rabbia c'è sempre il pensiero "NON È GIUSTO".
Non è giusto perché? Perché sentiamo violato un nostro diritto.

Anche la violazione dei propri spazi, che viene vissuta come senso di impotenza, provoca rabbia perché evoca un profondo senso di ingiustizia.
Sentirsi impotenti non si limita solo agli spazi violati ma anche al venire abbandonati (cosa che esula dal nostro volere), al subire maltrattamenti, abusi, torture e violenze.
Quando questo senso di impotenza è prolungato nel tempo costituisce l'unica leva per poter suscitare una sensazione di odio. Ciò che noi riteniamo e pronunciamo come odio è, il più delle volte, semplice rabbia arretrata.
Anche l'impotenza fisica (maschile) è riconducibile al proprio (non)rapporto con la rabbia.

La figura paterna si rivela in ogni caso responsabile per il rapporto con la propria rabbia. Un padre che abusa della propria autorità verso il bambino, non permettendogli di poter codificare il suo atteggiamento autoritario come segno d'amore nei suoi confronti bensì come separazione tra sé e il bambino, crea la piattaforma per squilibri emotivi. Un tale imprinting porterà il bambino a vivere nel pieno impedimento di accedere a tale forza maschile, in quanto evocherà terrore e risentimento mai superati, o a seguire le orme del proprio papà rivelandosi aggressivo e brutale alla stessa maniera.

In una famiglia troppo accondiscendente e con atteggiamento remissivo verso il mondo, il bambino cresce sentendo di doverli riscattare, compensando tutte le loro mancanze, tutto ciò che hanno tralasciato, sviluppando un atteggiamento sfidante e aggressivo verso il mondo.

Se il genitore è una vittima:
Qualora uno dei due genitori all'interno di un nucleo familiare non sia in grado di affrontare ed accettare le esperienze della propria vita come fatti contingenti, li rifiuta e non riesce a integrarli nel vissuto individuale. Così si crea il ruolo della vittima. La vittima è colui che non sa accettare l'accaduto come tale e non sa assumersi di conseguenza la propria responsabilità all'interno della vita, vivendola con amarezza, frustrazione e rancore (es la perdita di un figlio, la perdita di un patrimonio, l'abbandono da parte del partner, una malattia, un handicap, etc). Tutto ciò crea rancori e risentimenti che si auto-alimentano a un livello profondo dell'inconscio e si tramutato sempre di più in rabbia arretrata.
Non perdonano se stessi e non lasciando andare la situazione che ha suscitato tale trauma (integrando il proprio dolore) rimangono intrappolati in questa prigione emotiva senza alcuna via di fuga.

Anche l'ignoranza e i preconcetti possono creare rabbia:
"Tutti gli extracomunitari sono criminali", "Tutte le donne sono puttane", "Tutti gli uomini sono figli di buona donna", "I Tedeschi sono assassini", "Nessuno fa mai niente per niente". Chi non ha mai sentito questo tipo di affermazioni? Sono una forma di razzismo subdolo e riluttante che il più delle volte ha molta più influenza sul nostro equilibrio emotivo di quanto possiamo immaginare.
L'ignoranza mantiene elevato il tasso di insofferenza verso gli altri esseri umani facendoci sentire sempre in pericolo e quindi legittimati a difenderci con le unghie e con i denti.
I preconcetti alimentano, a fiamma bassa, la nostra rabbia verso il mondo e la vita, spaventandoci e terrorizzandoci e contribuendo ad aumentare il nostro senso di impotenza è quindi di spinta rabbiosa.
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Conoscere la propria rabbia

Messaggioda alex_super_tramp » 24/02/2016, 15:17



royal ogni tanto leggo i tuoi topic e noto un grande interesse per i problemi degli altri e questa cosa ti fa onore, però non capisco perchè tu abbia preso la laurea in farmacia, per carità è una bella laurea e molto difficile, ma ti vedrei più predisposta a fare un lavoro tipo psicologa.
Alla fine è pieno di psicologi in giro che sembrano più dei dipendenti di una banca che persone davvero interessate ai problema degli altri, penso che renderebbe felice molte persone vedere uno psicologo che prende davvero a cuore i problemi degli altri e non solo per i soldi...
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Conoscere la propria rabbia

Messaggioda Royalsapphire » 26/02/2016, 13:43



Grazie mille Alex :lol:
Non avere la laurea in psicologia come vedi non mi impedisce di agire verso gli altri.
Però la tua è una giusta osservazione.
Avevo 18 anni quando ho scelto di entrare alla facoltà di farmacia. Avevo pensato a psicologia ma evidentemente la mia motivazione non era abbastanza forte da portarmi su quella via.
Mi piace il lavoro del farmacista. E prendermi la laurea in farmacia mi è costato tanto sforzo e sacrificio. Anche questa fatica mi ha dato tanto.
Ad ogni modo ora sono al III ed ultimo anno della scuola di Counseling del Sé empirico. Non ti dico quante cose interessanti sto imparando!! L'approccio empirico, a differenza della psicologia, si collega al sentire e non alla mente. Si basa sul principio che nulla è più sincero del proprio sentire e delle proprie emozioni, ma anzi, contrariamente a quello che si pensa, la mente spesso disorienta, confonde, inganna. La mente, mente! ...
Secondo l'approccio empirico, non puoi parlare di nulla se non lo hai prima sperimentato su te stesso. Ciò fa dell'esperienza un caposaldo di questa scuola. Quindi prima di tutto veniamo guidati a sperimentare il dolore dentro di noi, in tutte le sue forme, ovvero in tutte le forme in cui noi lo abbiamo vissuto o lo continuiamo a vivere. Impariamo sulla nostra pelle come poter recuperare, se occorre, tutte le possibili avversità che abbiamo vissuto e come le abbiamo vissute. Poi veniamo avvicinati al modo in cui possiamo guidare gli altri alla medesima consapevolezza...
Ad agosto devo dare l'esame finale portando la mia tesi... ma col mio lavoro ancora sono a zero. Quanto allo studio, cerco di dedicarmici quando torno dal lavoro, o la domenica, o se riesco a prendermi un giorno libero in settimana. Va quindi moooolto a rilento.
Spero di riuscire a prendere l'abilitazione entro quest'anno :turned:
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Conoscere la propria rabbia

Messaggioda dolce » 26/02/2016, 14:01



ha ragione alex tu dovevi fare la spicolog tu sai ascoltare sai dare consigli sai aprire il cuore delle persone sei fantastica royal non cambiare mai
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ti voglio tanto bene angelo piero
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Ecco da dove viene la tua rabbia

Messaggioda Royalsapphire » 25/03/2016, 10:13



Grazie mille dolce. Ma nel cammino personale di ognuno di noi, se ci sono dei meriti da dare, questi spettano alla persona stessa, che ha saputo ascoltarsi e guardarsi dentro laddove, prima, non era capace di scendere.
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Ecco da dove viene la tua rabbia

Messaggioda Resiliente » 18/06/2016, 22:43



grazie Royal molto interessante <3
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Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.

La vita pone gli ostacoli. I limiti li poni tu.

Abbiamo il dovere di combattere e vivere per chi voleva farlo e non ha potuto.
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Genesi della propria rabbia

Messaggioda Cordis » 03/03/2024, 1:47



Questa sera ho assistito a una rissa, era da un pezzo che non mi capitava.
Quanto avrei voluto partecipare...
So che è sbagliato, so che uno che fa' certe cose è un co*****e, so che un over 50 che ragiona in un certo modo è un buffone, però...
Sento la rabbia sempre li, violenta, bruciante, libidinosa... perché sfogarla è un piacere e non c'è paura, non c'è dolore, cioè ci sono, ma chissenefrega, fanno parte del gioco.
Non sono un sadico, non sono impotente, non sono un violento, eppure, da giovane, quando sentivo la rabbia montare, mi sembrava un peccato mortale non sfogarla, non usarla.
Intendiamoci, non sono mai andato in giro a fare il prepotente, semplicemente ero uno che, soprattutto da sbronzo o da alterato, poteva diventare aggressivo, poteva fare cose che, nella vita di tutti i giorni, non avrebbe mai fatto.
Stando al post iniziale, il pensiero di "non è giusto", c'è in me, rabbia vuol dire: "adesso te la faccio pagare", "adesso ti faccio male", "Come? Tu vuoi far male a me? Vediamo se è vero!".
Mio padre? Mmm non saprei dire se era autoritario (in questa parola c'è una sfumatura di "ordine" che in mio padre non c'era), più che altro era str***o, a volte violento. Mia madre vittima? Non lo so, non mi pare avesse un atteggiamento da vittima, però le prendeva pure lei, più di me.
Mi disturba che oggi, ancora, la rabbia abbia per me sempre qualcosa di attraente, qualcosa di conturbante, mi disturba perché so che la rabbia significa violenza e conduce all' odio (in un modo o nell'altro), significa far del male, e so benissimo che con la violenza non si risolve nessun problema, la violenza serve solo a farsi odiare. E l'odio conduce al sadismo, alla crudeltà, al provare piacere nel far male agli altri.
Vorrei non sentire le cose così, vorrei essere un uomo migliore.
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Genesi della propria rabbia

Messaggioda DanyDuck » 03/03/2024, 14:11



Devo dire che essendo figlio unico che ha perso la madre quando aveva solo 6 anni ed avendo poi avuto un padre poco presente, mi identifico in alcune cose nella descrizione della "Genesi della propria rabbia", io però sono sempre stato un non violento, mai una rissa o fatto a botte con qualcuno, ho solo maturato involontariamente una sorta di disprezzo per tutte quelle persone che hanno avuto la fortuna di avere la cosidetta "Pappa pronta", ovvero una famiglia affettuosa che gli voleva bene e che li aiutava ed accontentava in tutto o quasi, quindi sono diventato una specie di asociale con la conclusione che ora a 50 anni mi ritrovo da solo, probabilmente avrei dovuto cercare persone messe come me (ammesso comunque di riuscire a trovarle), ma non è andata così...
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