Massimiliano89 ha scritto:Non riesco a superare il dolore del male subito dagli altri.
A questo dolore si aggiunge un altro tipo di dolore: quello di essere impotenti verso chi ha causato del male.
Nella vita ci sono cose su cui non abbiamo potere, né controllo.
Una di queste è il
passato: ovviamente non possiamo cambiarlo, quindi se ci fissiamo sul passato che ci ha feriti,
non facciamo altro che rigirare il coltello nella piaga, ancora e ancora, e rinnoviamo il tormento all'eterno.
Potrebbe sembrare che è colpa di chi ci ha ferito, ma attenzione: se il dolore che ci tormento è nel passato, in realtà
siamo noi stessi che continuiamo a farci del male, andando a tormentare la nostra ferita.
E' per quello che
il perdono è necessario per vivere bene: non perdoniamo per fare del bene ad altri, ma prima di tutto per "liberare" noi stessi da un passato ingombrante, da una
zavorra che altrimenti portiamo sempre al collo.
(un po' come l'albatros morto appeso al collo del marinaio, nella "Ballata del vecchio marinaio" di Coleridge)
Ovviamente non è facile!

Per riuscirci è necessario superare
l'inganno del risentimento: l'illusione che coltivando l'odio ed il rancore per chi ci ha fatto del male, arriveremo finalmente ad una liberazione o ad una vendetta.
In realtà non succede mai:
più coltiviamo il risentimento, più sprofondiamo in una pozza oscura di negatività.
Un'altra trappola è quella del "senso di giustizia": poiché ci sentiamo di essere stati trattati ingiustamente, ci sentiamo in diritto di odiare e di attaccarci ostinatamente a quell'odio.
Ma, come detto sopra, questo attaccamento alla negatività non fa che farci stare sempre peggio - non meglio. Così facendo,
preferiamo "avere ragione" che "essere felici" (il che può accadere solo quando lasciamo andare il passato).
Per liberarci da questo passato, è necessario lasciarlo andare. Accettare l'ingiustizia e la nostra impotenza.
Arrenderci all'inevitabile.
Se questo discorso ti risuona, ti suggerisco la lettura di un libro notevole:
"Alla ricerca di un significato della vita" di Viktor Frankl.
Frankl era uno psichiatra internato nei lager nazisti, e sopravvissuto. Nel libro racconta la sua vicenda, i modi in cui è riuscito a non perdere la speranza, a lasciarsi alle spalle un simile incubo, ed a cercare un significato nella propria vita.
Forse è la lettura che ti serve in questo momento
