Cinquantanni per cosa?

Ci rivolgiamo a tutti coloro che sono arrabbiati e vogliono sfogare la propria rabbia per eliminarla in modo innocuo, grazie allo sfogo scritto.
Questo forum accoglie anche le vittime di bullismo e cyberbullismo e spera che chiunque venga carico di odio possa con lo sfogo allontanare da sé questo sentimento.

Cinquantanni per cosa?

Messaggioda Cla » 29/08/2018, 21:34



Alla fine è arrivato l'invito che non avrei voluto ricevere mai. Un invito a pranzo con tutti i compagni delle medie per ricordare i 'bei tempi'. Ecco per una volta sono io che avrei voluto essere esclusa... ancora non sono riuscita a dimenticare la sofferenza che mi provocò il raduno dei compagni delle elementari.
Il problema è che i tempi della scuola per me non furono bei tempi ma anni di angherie, scherzi maligni, umiliazioni, violenze psicologiche, paura, lacrime e solitudine. Furono anni in cui arrivai veramente a pensare di essere sbagliata per questo mondo e che, in fondo, ciò che mi facevano me lo meritavo perché ero io a non essere normale. Del resto non avevo nessuno con cui parlarne perché di bullismo non si parlava allora.
Ora mi pregano di essere presente a quella cena, mi assicurano che sarà una serata piacevnole, tra ex compagni. Non ho dubbi che sarà così per chi mi ha invitato, e sta insistendo perché ci sia, ma per me sarebbe come andare a cena con i miei aguzzini che probabilmente nemmeno si ricordano del male che mi hanno fatto, che son convinta non abbiano fatto autocritica. Il male è stato solo mio. Sta sera ne ho avuto la certezza: il capo dei miei aguzzini è diventato un maestro, è sposato e ha un figlio. Insomma ha una vita normale mentre io non ho una vita e sono consapevole che la causa è anche sua e di tutti gli altri come lui.
Così ora sono qua che piango come allora, la sofferenza è la stessa, il senso di essere diversa è uguale, il senso di sconfittat è lo stesso, solo l'età è cambiata. Ora ho cinquantanni e ancora non ho superato nulla. Continuo ad andare dalla psicoterapeuta e davvero a volte mi sembra di fare notevoli passi avanti ma poi basta un ricordo, un nome e ritorno ad essere quella ragazzina disperata e impaurita e penso che ormai non ci riuscirò più.
Scusate per lo sfogo, ora mi asciugo le lacrime, venti gocce per dormire e poi domani sarà un altro giorno chissà.
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Cla
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Messaggioda vanwall » 29/12/2018, 12:08



Non è dato sapere se, alla fine, hai trovato la forza per partecipare alla riunione con gli ex compagni di classe, non è importante e, comunque, si tratta di una decisione personale. Mi limito ad esporre quella che è una mia intima convinzione, ovvero che chi è stato crudele da bambino difficilmente correggerà il suo carattere una volta diventato adulto. Certo, ci si augura che l’età e le esperienze di vita possano averlo migliorato come persona (ma non è cosa scontata, anzi a volte proprio le avversità della vita riesumano il lato peggiore di noi), ma difficilmente questo vorrà dire aver anche fatto i conti col proprio passato e, men che mai, aver sentito la necessità di offrire un gesto riparatorio. Laddove non aver consapevolezza del danno fatto è davvero tipico di un “cattivo maestro”.
Ciao.
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Messaggioda Papalbero » 29/12/2018, 13:47



Cara Cia,
Anche se sono passati gli anni, certe cose non cambiano. Il bullo è una persona distruttiva e tale resta. Quando sei stata ferita hai pensato di avere qualcosa di diverso, qualcosa per cui poteva aver senso essere punita. Non è così. Il bullo cerca semplicemente il punto debole. Il motivo per cui ferisce sta unicamente nel fatto che la sua vittima non si sa difendere. E alle vittime accade purtroppo di sentirsi in colpa se dicono no, perché sono persone più sensibili. Ma è meglio sopportare i propri sensi di colpa, e dire semplicemente no. Il persecutore non si è mai pentito, perché non conosce il pentimento, salvo il caso in cui prenda un ceffone da qualcuno che è più forte di lui. Quindi basta un semplice no, grazie. D'altra parte a questi individui L'unica cosa che spiace veramente è sentirsi rifiutati.
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Papalbero
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Messaggioda Merope » 29/12/2018, 17:38



Ti mando un abbraccio. <3
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Messaggioda Tannhauser » 29/12/2018, 19:10



Un abbraccio
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Messaggioda Nexus » 29/12/2018, 21:37



Io non andrei assolutamente, imponiti questo. Ti capisco e anche io con il passato e le persone del passato ho dato un taglio drastico.
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Messaggioda Cla » 29/12/2018, 22:39



Non ci sono andata. Ho detto no grazie e sono felice e fiera di averlo fatto.
Quattordici anni fa fui invitata ad un pranzo analogo solo si trattava dei compagni delle elementari. Ricordi diversi ma non meno spiacevoli e angoscianti poiché il bullismo mi perseguito' praticamente dalla prima elementare alla quinta superiore. A quel tempo avrei voluto dire 'no grazie' perché, come ora, sapevo che mi avrebbe fatto soffrire rivedere certe persone anche se dopo tanto tempo. E infatti fu così, per tutta la durata del pranzo davanti a me ci furono i volti di quei bambini che mi allontanavano ogni volta che chiedevo di giocare con loro e che mi prendevano in giro per il mio cognome non proprio veneto o per il pessimo dialetto che parlavo e che mi canzonavano dicendo che ero 'terrona' (mi scuso per questa infelice parola con gli amici del sud ma purtroppo questa era la società del Veneto negli anni settanta di cui anch'io sono stata vittima). Cominciai da allora a sentirmi diversa e inadeguata. Ecco rivissi tutto questo come se non fosse trascorso neppure un giorno e quando tornai a casa piansi per il resto del pomeriggio come quando ero bambina ma di anni ne avevo già trentasei. Eppure sapevo che avrei sofferto andando a quel pranzo ma accettai di andarci perché pensai che rifiutando mi sarei fatta vedere debole, avrei dato loro un'altra occasione per criticarmi, per essere giudicata ancora una volta diversa.
Ora so che a quei miei compagni di classe di me non importava nulla e che, anche se non fossi andata, non se ne sarebbero nemmeno accorti e che mi autoinflissi una sofferenza inutile ma dannosa. Ma allora contava e temevo ancora molto l'opinione degli altri su me stessa, ora invece conta soprattutto l'opinione, il rispetto e il benessere di Cla e Cla non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno. Penso di valere a prescindere, di quelle persone non mi interessa nulla e non merito di soffrire ancora a causa loro e quindi ho detto quel 'no grazie' che non riuscii a dire sedici anni fa e sono felice per questo. Grazie a tutti e scusatemi per la lunghezza.
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Messaggioda Ātman » 29/12/2018, 22:58



mi canzonavano dicendo che ero 'terrona' (mi scuso per questa infelice parola con gli amici del sud ma purtroppo questa era la società del Veneto negli anni settanta di cui anch'io sono stata vittima).


Negli anni '70? E oggi non ci sono persone che si sentono ancora superiori ad altre solo per la loro città di nascita? Con l'aggravante che parliamo di adulti, e non dei bambini che ti tormentavano (che ovviamente subivano l'influenza negativa delle famiglie e del contesto sociale).
Quanto devono sentirsi insignificanti persone che riescono a sentirsi superiori solo per quello o per il colore della pelle? Se stimo me stesso non ho certo bisogno di aggrapparmi a simili inezie.

P. S. Scusa la parentesi, Cla, ma certe cose non posso sentirle.
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Messaggioda Papalbero » 29/12/2018, 23:29



Ciao Cla,

In tutto questo vedo un fatto, che mi sembra il più importante: che non riesci a superare quella storia. Per te oggi, emotivamente, è come se l'episodio fosse appena accaduto. Ma staresti meglio se non avesse più alcuna importanza. La chiusura non ha funzionato, perché ti sei chiusa in un recinto, ma portandoci dentro il problema.
Ora io sto soffrendo per la stessa motivazione. Ma ho capito che devo uscire dal recinto.
Come farò? Per prima cosa, focalizzeró i miei desideri e poi dovrò solo trovare il coraggio per parlare apertamente ai miei "nemici". Coraggio deriva da cuore.
Il coraggio è necessario, perché il suo opposto è la paura e non si può costruire la vita sulla paura.
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Messaggioda Cla » 29/12/2018, 23:33



Non voglio giustificare niente e nessuno e capisco e condivido la tua indignazione anche se mi sto rendendo conto che le persone non sono tutte uguali e anche anche nel mio Veneto ci sono persone meravigliose come dappertutto.
Dopo di ché è anche vero che è facile dire che se una persona non condivide certe cose non deve darci importanza e non deve rimanerci male e soffrirci. Ora a 50 anni, con la consapevolezza che ho di me stessa, con gli strumenti di una persona adulta, posso anche dirmi 'non ti curar di loro ma guarda e passa' ma allora ero una bambina piccola, timida, vulnerabile, indifesa, in una realtà che percepivo ostile e scusami se non avevo un carattere così forte da affrontare tutto con una scrollatina di spalle. Io ci restavo male e non mi vergogno affatto di questo. Ora no perché anche grazie a quella sofferenza sono diventata la persona che soni ora e finalmente posso dire una bella persona che capisce l'importanza della parola accoglienza e che, nel suo piccolo, si scontra ogno giorno perché questo mondo diventi davvero più accogliente. Non
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