Incomunicabilità

Ci rivolgiamo a tutti coloro che sono arrabbiati e vogliono sfogare la propria rabbia per eliminarla in modo innocuo, grazie allo sfogo scritto.
Questo forum accoglie anche le vittime di bullismo e cyberbullismo e spera che chiunque venga carico di odio possa con lo sfogo allontanare da sé questo sentimento.

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Messaggioda Uskebasi » 20/12/2012, 18:04



Forse è quello che ci frega. L'incomunicabilità è il male peggiore. Io sono una persona che non comunica tutto quanto, non comunica quanto invece avrebbe bisogno di comunicare non alla famiglia, che è già tanto, ma all'esterno. E' chiaro che purtroppo la maggior parte delle persone non è disposta ad ascoltare ed è questo che mi fa temere. Ma la cosa che più temo è quel meccanismo di identificazione che scatta nella mente umana quando si associa la vittima di un trauma al trauma stesso, il che fa scaturire strane dinamiche. Spesso e volentieri le persone a cui in passato ho comunicato qualcosa l'hanno presa male, io raccontavo le mie esperienze dure e loro mi bollavano come "quello che ha passato quella storia", identificavano me coi traumi passati. Ma non è così che si deve fare. Ascoltare vuol dire capire che l'essenza di chi racconta non consiste con ciò che viene raccontato. Un essere umano non deve essere mai ridotto ai traumi passati, invece la gente, quando ci si apre, sembra identificare tutto il tuo essere con quello che hai raccontato. Così diventi "quello coi problemi", non soltanto un essere umano come gli altri. E questa cosa mi blocca nel dire di me.
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Messaggioda Casatchok » 20/12/2012, 18:08



Già...Io ad esempio ho paura di comunicare qualcosa di mio perché la gente spesso,anche se fa finta di comprenderti e aiutarti poi lo dice a destra e a sinistra..A volte è meglio tenersi le cose per sé...
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Messaggioda V for Visitatore » 20/12/2012, 19:23



Casatchok ha scritto:Già...Io ad esempio ho paura di comunicare qualcosa di mio perché la gente spesso,anche se fa finta di comprenderti e aiutarti poi lo dice a destra e a sinistra..A volte è meglio tenersi le cose per sé...

mi avvalgo di una breve parentesi, all'indirizzo di non-cosacco: questa non è paura, ma vergogna. se non avessi vergogna non ti porresti il problema della diffusione d'informazioni.
tornando in topos, concordo e disaccordo. concordo sul filo del ragionamento, ma questo, se preso alla lettera, genera degli spiacevoli inconvenienti. se si parte prevenuti nei confronti dell'interlocutore, allora siamo noi ad essere incomunicanti; la differenza tra incomunicabilità attiva e passiva è cruciale. il soggetto passivo perderà sempre, sottolineo sempre, la facoltà di trasmettere, dunque potrà solo ricevere; quello attivo, invece, sebbene spesso non venga recepito, a furia di trasmettere troverà un'antenna adatta alla sua gamma di frequenze, prima o poi, riuscendo ad essere ambivalente. trovo altresì naturale gli altri associno dei vissuti, che noi stessi raccontiamo, alle nostre persone: d'altronde che siamo se non dei vissuti? piuttosto, anche in questo caso, non ci si deve arrendere a loro, ma proseguire a trasmettere; i vissuti saranno pure passati, i propositi differenti, ma ciò che siamo stati ci appartiene comunque. è molto importante, come illustravo a non-cosacco, non provare presunte paure, identificabili in vergogna, poichè avvallandole rinneghiamo i nostri vissuti, dunque noi stessi.
continuerei accennando alla molestia, passando per i ruoli di molestato e molestatore, ma sarebbe una divagazione prolissa e senza coda.

post scriptum: sì, sono proprio un omino pan di zenzero.
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Messaggioda Royalsapphire » 20/12/2012, 23:26



Uskebasi ha scritto:Forse è quello che ci frega. L'incomunicabilità è il male peggiore. Io sono una persona che non comunica tutto quanto, non comunica quanto invece avrebbe bisogno di comunicare non alla famiglia, che è già tanto, ma all'esterno. E' chiaro che purtroppo la maggior parte delle persone non è disposta ad ascoltare ed è questo che mi fa temere. Ma la cosa che più temo è quel meccanismo di identificazione che scatta nella mente umana quando si associa la vittima di un trauma al trauma stesso, il che fa scaturire strane dinamiche. Spesso e volentieri le persone a cui in passato ho comunicato qualcosa l'hanno presa male, io raccontavo le mie esperienze dure e loro mi bollavano come "quello che ha passato quella storia", identificavano me coi traumi passati. Ma non è così che si deve fare. Ascoltare vuol dire capire che l'essenza di chi racconta non consiste con ciò che viene raccontato. Un essere umano non deve essere mai ridotto ai traumi passati, invece la gente, quando ci si apre, sembra identificare tutto il tuo essere con quello che hai raccontato. Così diventi "quello coi problemi", non soltanto un essere umano come gli altri. E questa cosa mi blocca nel dire di me.

Ciao Uskebasi,
capisco quello che vuoi dire, ma lascia che ti dica anch'io una cosa.
Spesso e volentieri le persone a cui in passato ho comunicato qualcosa l'hanno presa male, io raccontavo le mie esperienze dure e loro mi bollavano come "quello che ha passato quella storia", identificavano me coi traumi passati.

L'etichetta che ti viene affibbiata dagli altri, esiste solo perchè non c'è amicizia!
Prima dovrebbe esistere l'amicizia, e poi le confidenze.
Evidentemente per gli altri sei stato un conoscente. Solo i conoscenti vengono ricordati per quello che gli è successo.
Tipo: "chi è quello?" -Quello è il tizio dell'incidente stradale!
Se fossi un amico, non saresti piu il "tizio di..".
E questa cosa mi blocca nel dire di me.

Capisco anche il motivo delle tue paure nel parlare di te stesso.
Sai... quando ci si apre, ci si espone tanto al bene, quanto al male. E tu incontrerai sempre qualcuno che ti andrà contro, o che non ti capirà, o che ti aggredirà... Ma sai che ti dico? Chissene frega! Devi imparare a dare importanza solo al parere di chi la merita! Tutto qui!
Apriti, esponi le tue ragioni, e prendi dalle risposte degli altri solo ciò che ti possa realmente aiutare e insegnare qualcosa.
Ciao :hi:
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Messaggioda Uskebasi » 21/12/2012, 12:08



:) il fatto è che le persone a cui mi sono aperto erano amici, non mi sognerei mai di farlo ad estranei.Ed erano amici di lunga data...da qui deriva il mio timore. E' vero che bisogna fregarsene degli altri e..penso di essere bravo in questo...ma a volte mi vedo un po' troppo solo. Probabilmente il motivo è da ricercarsi piu nel mio anticonformismo che nelle esperienze passate, ma sono entrambi fattori che giocano contro. Sta di fatto che qualche amico con cui confidarmi lo ho. Uno, che pero vedo pochissimo perche lui è sempre in giro.
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Messaggioda Meiko » 21/12/2012, 15:29



Io credo che gli esseri umani debbano sempre, per forza di cose, catalogare e categorizzare qualsiasi cosa. A prescindere. Se tu entri in un forum in cui si parla di musica rock (come ad esempio sto facendo io ultimamente per provare ad allargare i miei orizzonti in tal campo) scopri che il rock si stempera in migliaia di sottocategorie e sfumature. Che senso avrà mai tutto sto faticare per trovare la categoria adatta a un determinato tipo di canzone? Non bastava il genere più ampio? Se vai in libreria i libri son suddivisi per generi e sottogeneri. Se vai in videoteca idem.
Il problema è che gli umani non si accontentano di "inscatolare" solo le cose, e così finiscono per farlo anche con quelli della loro specie. E ognuno viene visto come "quello/a che.." e ciò che segue non è mai una definizione carina, ma c'è sempre una connotazione negativa. O per lo meno lo è solitamente.
Forse perchè così è più semplice ricordarsi di qualcuno, attribuendogli un genere a cui appartiene, lo rende impersonale, distaccato, lontano.. qualcosa da cui quasi stare alla larga.
Me ne rendo conto quando parlando senti dire da qualcuno "E' quel mio amico che.. ha avuto problemi di tal tipo". Beh, bell'amico che sei tu a catalogarlo così.
Eppure non posso che realizzare che l'uomo sia portato quasi ingenuamente a farlo, proprio per rendersi la vita più semplice, richiamando quella determinata cosa la associa a una determinata persona ed evidentemente i suoi neuroni fanno prima ad individuare l'oggetto del discorso. "Oggetto" non è usato a caso..

Boh.. come avete già detto, probabilmente è un problema di comprensione da parte di chi riceve. Anche se non penso si debba leggere proprio in tal senso.
Io credo più che sia dovuto al fatto che l'uomo cerca di rendersi più facili certi compiti. Perchè crede di essere superiore alle altre specie, grazie al fatto che possiede un cervello in grado di distinguerlo dagli altri esseri viventi sulla Terra (sarà vero?), ma poi, alla fin fine, quando si trova nell'occasione di usarlo, se ne dimentica.
O magari dovrebbe dare più ascolto al cuore? Fatto sta che funziona così.. purtroppo..

I cani non ci catalogano mai, e credo neppure lo farebbero se potessero, al nostro posto..
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Messaggioda Uskebasi » 21/12/2012, 20:55



Catalogare forse è inevitabile, ma ridurre una persona alla categoria in cui si inquadra, che è una finzione nostra ed arbitraria sia pure utile perché altrimenti non si innescherebbero dei meccanismi di riconoscimento generali del prossimo, è un atto illegittimo per me. Una persona che subito qualcosa non è solo ciò che ha subito, è anche quello ma non solo. E spesso e volentieri anche la psicologia e la psicanalisi toppano paurosamente, identificando la totalità della soggettività con il trauma subito dall'individuo, che è un'operazione sbagliata perché incompleta.
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Messaggioda V for Visitatore » 21/12/2012, 22:05



Uskebasi ha scritto:Catalogare forse è inevitabile, ma ridurre una persona alla categoria in cui si inquadra, che è una finzione nostra ed arbitraria sia pure utile perché altrimenti non si innescherebbero dei meccanismi di riconoscimento generali del prossimo, è un atto illegittimo per me. Una persona che subito qualcosa non è solo ciò che ha subito, è anche quello ma non solo. E spesso e volentieri anche la psicologia e la psicanalisi toppano paurosamente, identificando la totalità della soggettività con il trauma subito dall'individuo, che è un'operazione sbagliata perché incompleta.

concordo.
a te far sì ciò non accada nei confronti della tua persona.
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« E ora una conclusione. Dove una volta ce ne'era una, ora ce ne sono due. O ce ne sono sempre state due? Cos'è un riflesso? La possibilità di vederne due? Quando si può avere un riflesso, ce ne potranno sempre essere due o più. Solo quando siamo ovunque ce ne sarà uno soltanto. E' stato un piacere parlare con voi. »
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Messaggioda Royalsapphire » 21/12/2012, 23:37



...ma ridurre una persona alla categoria in cui si inquadra...

Questo dipende dalla persona !! Ci sarà sempre gente come te che non ridurrà mai una persona a fumetto, e quelli che invece lo faranno!
Dipende dalla considerazione che ognuno ha delle persone!
Sono persone, appunto. Non oggetti!
E tu faresti meglio ad aprirti! Non aprendoti mai con nessuno perderai tante occasioni. Aprendoti, ti capiterà sempre una testa di cocco quì e là, ma potrai trovare un altro cuore.
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Messaggioda Uskebasi » 22/12/2012, 2:20



Credo anche io che farei meglio a farlo. Ma la domanda è a chi...è difficilissimo trovare qualcuno a cui potersi aprire.
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