Per lavorare sulla propria rabbia bisogna prima analizzare che tipo di rabbia è.
La rabbia ha due facce fondamentalmente, e tanti modi per materializzarsi.
Può esere esteriore o interiore. Quindi può esplodere o implodere.
Chi esplode cerca il conflitto. Chi implde è colui che cova dentro in forma di tacito tormento e trova sfogo in varie forme di dipendenza (es. l'autolesionismo, l'alcohol, il fumo, la droga, il cibo..) per evitare il conflitto. Quest'ultima è una personalità fragile, che sente di non potercela fare a gestire le dinamiche conflittuali, perciò le nega, le rifiuta, può anche mentire a se stessa e ovviamente somatizzare questi vissuti. Il suo tormento è tale da spingerla a cercare conforto nell'alcohol o nei farmaci, o in altre forme di dipendenza pericolore (vedi sopra tra parentesi). La rabbia implosa è la rabbia negata, cioè la c.d. rabbia represa. Questa sidistingue per l'eccesso di controllo su se stessi.
La rabbia espressa invece si distingue per la perdita di controllo. Per l'esplosione. E quindi pugni, urla, violenza sfogata sulle cose e/o sulle persone.
La rabbia è un sentimento molto pericoloso: se non riusciamo a canalizzarla e a liberarcene porta con sé una carica di sensi di colpa che può essere devastante dal punto di vista psictosomatico.
La rabbia è un sentimento da ammettere e gestire attraverso tutti i mezzi che si possiedono. Richieste di aiuto o forza interiore per scavare nell'intimità della propria personalità e della propria storia, per trovare la radice o le radici di questa vena pulsante.
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