Quando usi la tua rabbia contro di te vuol dire che questa rabbia che provi è di natura implosa. Abbuffarsi, tagliarsi, farsi male sono tutti esempi di rabbia implosa.
Il contrario di implodere è esplodere. La rabbia esplosa è quella che butti addosso agli altri. Quando senti la bramosia di distruggere tutto intorno a te. Oggetti, cose, persone, animali.
Molti fanno l'errore di classificare la rabbia come atto fisico violento. La rabbia non è solo questo. Si può distruggere meglio una persona usando più le parole che la forza.
La tristezza di questo gesto sta nel fatto che si può aggredire facilmente chi ti sta vicino; ora, se chi ti sta vicino è un genitore, è possibile che egli capisca che è la tua rabbia a parlare e non tu e che quindi ti ha già perdonato. Al contrario, quando è il genitore a scaricare la rabbia addosso a un figlio, ciò che accade spesso è che il figlio creda a tutto quello che il genitore gli sta dicendo. Il peggio è quando si convince che ha ragione. E la gravità delle conseguenze che possono derivare da un attacco di rabbia è incalcolabile, perché apre una frattura.
In questi casi solo il coraggio, da parte di chi si è stato vittima della sua rabbia, di riconoscere l'insensatezza delle sue parole, può sanare la frattura e l'integrità della persona colpita.
È sorprendente vedere come la rabbia può trasformarsi in un vortice di vittime, prima di tutte quella che prova la rabbia, perché vittima della sua stessa rabbia. Poi quella a cui la scarica addosso. E poi chissà... Ci sono casi in cui la rabbia raggiunge la generazione successiva. Certo, un padre arrabbiato, scarica sul figlio la propria rabbia, e se il figlio non riesce a superarla, crescendo e magari uscendo di casa, questa rabbia si assopisce dentro di lui, senza scomparire, pronta a uscire quando questi sarà padre e avrà un figlio a sua volta. Questa non è fantasia, è pura realtà.
Infine c'è la rabbia repressa. Un vero cancro della persona. Perché alla base di un cancro c'è quello che tu hai fatto entrare e non hai mai fatto uscire.
Ci sono stati figli che hanno ucciso la propria madre, da adulti, in seguito a un attacco di rabbia repressa. Repressa da anni. Quando reprimi rabbia da tutta la vita, diventi una bomba atomica pronta a esplodere e a distruggere, o per meglio dire a cancellare la causa che ti ha fatto esplodere.
Spesso leggo molti di voi dire che non riescono a fare fronte al proprio dolore, che non riescono a parlarne o a sfogarsi se non facendosi altro male, per sedare l'angoscia. Ma la verità è che quando pensi che qualcosa è troppo forte per te, in realtà sei TU che hai deciso che è forte.
Fatte attenzione al dolore che vi portate dentro perché può trasformarsi in rabbia, e la rabbia, credetemi, è contro di voi. Non è vostra alleata.
Ma cos'è la rabbia?
È un indicatore del fatto che tu stai andando verso una direzione che senti non essere quella per te.
Odio e rabbia sono connessi. L'odio, spesso è rabbia in realtà!
Il mio consiglio è, sfogate questa rabbia. Senza violenza fisica (o al massimo fatelo per sport). Usate le parole, vedrete che è il mezzo migliore che avete per contenere la violenza di tutta la vostra rabbia. Se usi la forza fisica, se ti abbuffi, se ti colpisci, se ti fai male, le tue saranno azioni insoddisfacenti perché non ti sentirai mai tanto appagato da non poter fare a meno di ripetere quella violenza, di continuare a colpire. Le parole invece, faranno uscire tutto lo schifo che provi. Lo descriveranno così bene da dargli un corpo e una forma, e tu potrai vederlo coi tuoi occhi e se lo inciderai sulla carta o in formato virtuale, potrai lasciarlo lì. Voltare pagina, o ritornarci qualora volessi rivederlo. Potrai evolverti, perché liberarsi di un peso interiore libera altro spazio che puoi occupare con cose migliori.
Il conflitto interiore, ma anche esterno, è un'opportunità per crescere, per migliorare, per capirsi dentro. Capire se stessi è difficilissimo se non quando ti impegni a spiegare agli altri (o a te stesso) ciò che provi.