come si puo' ricominciare da zero?

eh?

In questa sezione possiamo parlare dei traumi del passato, di psicologia e dei problemi in genere.
Questo è anche il forum sullo sfogo dei propri sensi di colpa.

come si puo' ricominciare da zero?

Messaggioda ChangesYou » 22/06/2014, 19:35



Provare a cercare un lavoro in un'altra città?
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come si puo' ricominciare da zero?

Messaggioda solitude » 22/06/2014, 19:44



con questa crisi......e poi ho molta paura di affrontre tutto da sola...ma so che devo darmi una mossa....la campania purtroppo offre molto poco...lavorativamente parlando,
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solitude
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come si puo' ricominciare da zero?

Messaggioda ChangesYou » 22/06/2014, 19:54



Io te lo consiglio, se riesci a trovarlo :)

Io stesso l'ho fatto. Quando ti ritroverai faccia a faccia con le difficoltà e non avrai la possibilità di tirarti indietro, stai sicura che andrai avanti.

E non avrai probabilmente il tempo di piangerti addosso, dicendo ho 33 anni , e non mi piace questo , questo e questo... devi solo cercare di agire.

Cosa perderesti ? Vista la situazione che descrivi attualmente
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come si puo' ricominciare da zero?

Messaggioda maralgizi » 22/06/2014, 20:06



solitude ha scritto:mancanza di lavoro,amicizie che ti supportano davvero con la loro presenza quando ne senti di piu' il bisogno.voglia di evadere...e di trovare quel posto a cui senti davvero di appartenere.sono stanca di vivere passivamente.ma vorrei anche che le cose cambiassero...............ma come?


Perdonatemi se m'inserisco un questo vostro duetto. Io sto a metà strada (in termini automobilistici) tra Napoli e Salerno. Ma vorrei dare un contributo.
Il desiderio c’è, ma non sai proprio come fare, cosa fare e alla fine resti immobile. Come tu stessa hai detto, il problema è che hai paura. Ma forse faresti bene a definirla questa paura. Paura di non essere capace di….? Paura di inabilità sociali? paura di fallire? Paura di non essere all’altezza? Di non essere sufficientemente attraente come persona? o fisicamente? Paura di andare incontro a critiche? A giudizi negativi sulla tua persona?
Se riesci a stabilire di quale paura si tratta, con molta probabilità, avrai anche scoperto quali sono quei convincimenti negativi e inconsci che hai di te stessa. In tal caso, sapresti su cosa lavorare per dare spazio e speranza ai tuoi desideri.

si hai ragione credo poco in me stessa.....ma quando hai ricevuto tanti calci nel sedere....dopo un pò smetti di credere anche in quelle che sono realmente le tue possibilità


non è che smetti di credere in te, perché associ le esperienze negative alle tue qualità personali o a quelle degli altri? Hai pensato al fatto che, i tuoi comportamenti siano condizionati dalla tua timidezza e che gli altri, che non sono esperti della mente umana, né hanno il potere di leggere nella mente altrui, si comportano con te in funzione proprio di te, così come fa ognuno di noi?
Il corpo parla, la mimica facciale parla, la postura parla, anche i comportamenti non accompagnati dalla spiegazione verbale del loro significato parlano, si tratta del linguaggio non verbale.
Ognuno di noi interagisce con gli altri in funzione di come percepiamo l’altro, non solo attraverso il linguaggio verbale, ma anche – e spesso soprattutto – per mezzo del linguaggio non verbale. Watzlawick sosteneva che le persone comunicano a prescindere delle loro reali intenzioni.
Ora posta l’ipotesi che sia vero che associ i calci nel sedere con qualità negative, potrei anche dirti che fai associazioni nel modo sbagliato, perché i calci nel sedere, li prendi a causa della tua timidezza, non per tue presunte qualità negative.
La timidezza innesca l’inibizione ansiogena che condiziona tutti i tuoi comportamenti sociali.

vivendo in un piccolo paesino del salernitano....ne ho le palle piene........non mi piace la mentalità di questo paesello del cavolo...la maggior parte della gente pensa solo ai cavoli propri...o forse ho piu' volte pensato che mi discosto talmente tanto da questa gente...che non c entro niente con loro


Sicuramente la vita di provincia offre meno opportunità in tutti i sensi. Però è anche vero che la diversità culturale e mentale, diventa un fattore di isolamento, solo se i comportamenti “diversi” sono palesamente in contrasto con le norme morali o economiche della comunità, oppure se ci sono fattori etnici, non in altri casi.
In linea generale, quello dell’ adattamento, è il problema di fondo del disagio sociale che si consuma nei casi di timidezza, così come nei casi delle altre forme di ansia sociale. Questo fattore, provoca il percepirsi come “diversi”, “estranei”, “distanti”.

poi penso per quanto uno possa esserci....quando ne ho bisogno mi ritrovo quasi sempre sola perche'? forse perchè non mi piace lagnarmi con gli altri...o perchè vorrei che chi mi conosce meglio fosse in grado di percepire il mio stato d'animo


In questa frase hai detto due cose che descrivono due problematiche particolari. Dicendo "non mi piace lagnarmi con gli altri" mi spinge a pensare che forse tu hai difficoltà a manifestare le tue emozioni e sentimenti, o che non lo fai proprio per niente. Ovviamente non so se ciò sia vero, (così come non so se siano vere le altre interpretazioni che ho fatto) ma se è così, questo è un fattore socialmente isolante, ma significherebbe anche che non hai appreso, nell’ambito sociale in cui sei cresciuta (spesso ambiente familiare), modelli adeguati di espressione e comunicazione delle emozioni umane. Infatti c’è un lagnarsi che da fastidio e un lagnarsi che crea relazione sociale, il segreto sta nel conoscere e utilizzare quello positivo. Ma questa è una cosa che si apprende nei primi 10 – 12 anni di vita, e la si impara dal mondo degli adulti.
La seconda che mi colpisce è "quel vorrei che chi mi conosce meglio fosse in grado di percepire il mio stato d'animo". In psicologia cognitiva questa è considerata una distorsione cognitiva che entra nel novero dei “miti” psicologici e che va sotto il nome del “mito del vero amico” che viene così descritto: “si pongono aspettative nei confronti degli amici e dei conoscenti stretti che vanno oltre la comunicazione normale tra individui, ci si aspetta che l’amico/a sia in grado di comprendere anche ciò che non è visibile dell’altro, di anticipare gli stati emotivi dell’altro e rispondervi adeguatamente. È come aspettarsi che l’altro possa leggere anche nel pensiero. Una frase figlia di questo mito può essere: "Avrebbe dovuto capire che ...". Le aspettative riposte nei confronti degli amici, derivanti da questa tipologia di opinioni, poggiano su schemi soggettivi che derivano da fattori inconsci che ignorano del tutto la diversità e i diritti degli altri, ponendo se stessi e i propri bisogni, in una posizione egocentrica nelle relazioni amicali.
Anche in questi casi si presenta un problema di adattamento sociale, difronte a questo disagio, che non si riesce a risolvere, le speranze di soluzione sono spostate sull’ altro o sugli altri. Quest’aspetto produce un altro problema cardine della timidezza e dell’ansia sociale, il problema dell’accettazione sociale.

;)
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Pensar male di sé, ritenere di avere qualità negative, non significa e non implica che corrispondano alla realtà oggettiva, ma di sicuro sono espressione di emozioni di sofferenza.
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Messaggioda solitude » 22/06/2014, 21:59



maralgizi ha scritto:
solitude ha scritto:mancanza di lavoro,amicizie che ti supportano davvero con la loro presenza quando ne senti di piu' il bisogno.voglia di evadere...e di trovare quel posto a cui senti davvero di appartenere.sono stanca di vivere passivamente.ma vorrei anche che le cose cambiassero...............ma come?


Perdonatemi se m'inserisco un questo vostro duetto. Io sto a metà strada (in termini automobilistici) tra Napoli e Salerno. Ma vorrei dare un contributo.
Il desiderio c’è, ma non sai proprio come fare, cosa fare e alla fine resti immobile. Come tu stessa hai detto, il problema è che hai paura. Ma forse faresti bene a definirla questa paura. Paura di non essere capace di….? Paura di inabilità sociali? paura di fallire? Paura di non essere all’altezza? Di non essere sufficientemente attraente come persona? o fisicamente? Paura di andare incontro a critiche? A giudizi negativi sulla tua persona?
Se riesci a stabilire di quale paura si tratta, con molta probabilità, avrai anche scoperto quali sono quei convincimenti negativi e inconsci che hai di te stessa. In tal caso, sapresti su cosa lavorare per dare spazio e speranza ai tuoi desideri.

si hai ragione credo poco in me stessa.....ma quando hai ricevuto tanti calci nel sedere....dopo un pò smetti di credere anche in quelle che sono realmente le tue possibilità


non è che smetti di credere in te, perché associ le esperienze negative alle tue qualità personali o a quelle degli altri? Hai pensato al fatto che, i tuoi comportamenti siano condizionati dalla tua timidezza e che gli altri, che non sono esperti della mente umana, né hanno il potere di leggere nella mente altrui, si comportano con te in funzione proprio di te, così come fa ognuno di noi?
Il corpo parla, la mimica facciale parla, la postura parla, anche i comportamenti non accompagnati dalla spiegazione verbale del loro significato parlano, si tratta del linguaggio non verbale.
Ognuno di noi interagisce con gli altri in funzione di come percepiamo l’altro, non solo attraverso il linguaggio verbale, ma anche – e spesso soprattutto – per mezzo del linguaggio non verbale. Watzlawick sosteneva che le persone comunicano a prescindere delle loro reali intenzioni.
Ora posta l’ipotesi che sia vero che associ i calci nel sedere con qualità negative, potrei anche dirti che fai associazioni nel modo sbagliato, perché i calci nel sedere, li prendi a causa della tua timidezza, non per tue presunte qualità negative.
La timidezza innesca l’inibizione ansiogena che condiziona tutti i tuoi comportamenti sociali.

vivendo in un piccolo paesino del salernitano....ne ho le palle piene........non mi piace la mentalità di questo paesello del cavolo...la maggior parte della gente pensa solo ai cavoli propri...o forse ho piu' volte pensato che mi discosto talmente tanto da questa gente...che non c entro niente con loro


Sicuramente la vita di provincia offre meno opportunità in tutti i sensi. Però è anche vero che la diversità culturale e mentale, diventa un fattore di isolamento, solo se i comportamenti “diversi” sono palesamente in contrasto con le norme morali o economiche della comunità, oppure se ci sono fattori etnici, non in altri casi.
In linea generale, quello dell’ adattamento, è il problema di fondo del disagio sociale che si consuma nei casi di timidezza, così come nei casi delle altre forme di ansia sociale. Questo fattore, provoca il percepirsi come “diversi”, “estranei”, “distanti”.

poi penso per quanto uno possa esserci....quando ne ho bisogno mi ritrovo quasi sempre sola perche'? forse perchè non mi piace lagnarmi con gli altri...o perchè vorrei che chi mi conosce meglio fosse in grado di percepire il mio stato d'animo


In questa frase hai detto due cose che descrivono due problematiche particolari. Dicendo "non mi piace lagnarmi con gli altri" mi spinge a pensare che forse tu hai difficoltà a manifestare le tue emozioni e sentimenti, o che non lo fai proprio per niente. Ovviamente non so se ciò sia vero, (così come non so se siano vere le altre interpretazioni che ho fatto) ma se è così, questo è un fattore socialmente isolante, ma significherebbe anche che non hai appreso, nell’ambito sociale in cui sei cresciuta (spesso ambiente familiare), modelli adeguati di espressione e comunicazione delle emozioni umane. Infatti c’è un lagnarsi che da fastidio e un lagnarsi che crea relazione sociale, il segreto sta nel conoscere e utilizzare quello positivo. Ma questa è una cosa che si apprende nei primi 10 – 12 anni di vita, e la si impara dal mondo degli adulti.
La seconda che mi colpisce è "quel vorrei che chi mi conosce meglio fosse in grado di percepire il mio stato d'animo". In psicologia cognitiva questa è considerata una distorsione cognitiva che entra nel novero dei “miti” psicologici e che va sotto il nome del “mito del vero amico” che viene così descritto: “si pongono aspettative nei confronti degli amici e dei conoscenti stretti che vanno oltre la comunicazione normale tra individui, ci si aspetta che l’amico/a sia in grado di comprendere anche ciò che non è visibile dell’altro, di anticipare gli stati emotivi dell’altro e rispondervi adeguatamente. È come aspettarsi che l’altro possa leggere anche nel pensiero. Una frase figlia di questo mito può essere: "Avrebbe dovuto capire che ...". Le aspettative riposte nei confronti degli amici, derivanti da questa tipologia di opinioni, poggiano su schemi soggettivi che derivano da fattori inconsci che ignorano del tutto la diversità e i diritti degli altri, ponendo se stessi e i propri bisogni, in una posizione egocentrica nelle relazioni amicali.
Anche in questi casi si presenta un problema di adattamento sociale, difronte a questo disagio, che non si riesce a risolvere, le speranze di soluzione sono spostate sull’ altro o sugli altri. Quest’aspetto produce un altro problema cardine della timidezza e dell’ansia sociale, il problema dell’accettazione sociale.

;)
ti ringrazio per le tue risposte davvero molto interessanti maralgisi...........bhè io sono una persona abbastanza estroversa......è solo che penso che il lamentarsi continuamente dei propri problemi con gli altri,porta solo ad allontanarli???!!!un amica stasera mi ha detto che devo contare solo su me stessa.....e che nei momenti bui devo usare la mia sofferenza per fortificarmi....bhè io...con quello che ho passato....penso di essere gia forte....ma essere forti non significa non poter crollare in alcuni momenti....in pratica non ero molto d accordo con lei..anche perchè è circa un mesetto che mi scrive soltanto....non facendosi vedere,,,abitando 4 passi da me...ma tanto ognuno ha i suoi tempi nelle relazioni giusto?il punto è che io non avendo famiglia...sarei costretta a sradicarmi anche dalle mie pochissime certezze qui.....ecco perchè ho timore a cambiare tutto....ma come scrive changes...cosa avrei da perdere? praticamente nulla...............e qui cosa ho?poco e niente.......................ma giustamente dici..io cosa sarei in grado di fare? non lo so............................e piu' vado avanti e piu' mi sento fuori da molti contesti sociali e non....anche perchè purtroppo le mie amicizie non sono molto coinvolgenti.
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Messaggioda solitude » 22/06/2014, 22:10



ChangesYou ha scritto:Io te lo consiglio, se riesci a trovarlo :)

Io stesso l'ho fatto. Quando ti ritroverai faccia a faccia con le difficoltà e non avrai la possibilità di tirarti indietro, stai sicura che andrai avanti.

E non avrai probabilmente il tempo di piangerti addosso, dicendo ho 33 anni , e non mi piace questo , questo e questo... devi solo cercare di agire.

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da dove ti sei mossotu changes? mi racconteresti la tua esperienza?
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Messaggioda solitude » 22/06/2014, 22:39



e poi come se non bastasse....in questo periodo ci si mette pure il fatto che ho pochi momenti e situazioni per uscire e socializzare.........e il mio ragazzo abita a 40 km da me....quindi non riusciamo a vederci spesso.
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Messaggioda link » 22/06/2014, 23:01



forse la cosa è molto più semplice di come sembra: magari pretendi troppo dagli altri, speri che qualcuno possa essere come il tuo amico ideale e, vedendo il contrario, ne rimani delusa.. forse riponi troppe aspettative nel prossimo e in chi ti è vicino, e ti aspetti che possa uscirsene con un "ti capisco perfettamente, sono come te".. trovare la persona giusta per sé, e non solo in termini di amore, non è per niente facile.. c'è bisogno di osare, e magari di prendere anche qualche palo, unitamente ad un dose di fortuna!
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Messaggioda solitude » 23/06/2014, 0:49



si probabilmete ripong troppe aspettative negli altri...ma non chiedo la luna eh? il minimo che fare anchio per loro............di pali ai voglia e quanti ne ho presi........che vedo ancora le stelline in orbita......
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Messaggioda solitude » 23/06/2014, 1:14



epoi che male c è a volre un pò di compagnia....la cosa che odio è doverla elemosinare...
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