Aspettarsi cose dagli altri è come pensare di cambiare gli altri o il mondo. Se ci pensi su, potrai notare come le aspettative, sono costruite su modelli personali, obbediscono ai soli schemi mentali di chi l'aspettativa la costruisce. Ma gli altri non sono te, non pensano come te, non percepiscono le cose come te.
Tieni presente quel vecchio detto "se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna"? c'è grande saggezza pratica in queste parole.
Se il mondo intorno a te non cambia, allora non ti resta che trovare il modo di adattarti in un modo che sia funzionale ai tuoi bisogni ma in quel dato contesto ambientale.
La cosa non è semplice, perché si tratta di modificare il proprio modo abituale di rapportarsi agli altri. Nella timidezza ciò rappresenta un passaggio notevolmente complicato perché, per via dell'inibizione ansiogena da una parte, e per il mancato apprendimento di modelli relazionali durante l'infanzia e la fanciullezza (tra le cause primarie ambientali della timidezza), non si sono sviluppate a sufficienza quelle abilità sociali che permettono un efficace interagire nelle relazioni interpersonali.
Dici di essere "abbastanza " estroversa, ma secondo la definizione di estroversione, coniata da Yung, nel suo celebre saggio "i tipi psicologici", l'estroverso non soffre di solitudine e, soprattutto, non è una persona timida. Forse volevi dire che ti riesce di relazionarti bene con le persone che già conosci. Infatti questa è una peculiarità che si riscontra in quasi tutte le forme di ansia sociale (la timidezza è una di tali forme).
I ricercatori André e Legeron, in uno studio fatto su un migliaio di persone timide, hanno notato che tutti avevano una caratteristica comune, temevano di essere sottoposti alla valutazione degli altri, ai loro sguardi, di essere giudicati negativamente. Zimbardo, negli usa, ha fatto ricerca analoga, e ha riscontrato le stesse caratteristiche. Beck, padre del cognitivismo e persona timida egli stesso, è andato oltre, e ha notato che queste paure, discendono da convincimenti inconsci negativi su se stessi e che i fenomeni inibitori, le paure e i sintomi dell'ansia, sono tutti un prodotto dei pensieri negativi (sia su se stessi, sia sugli altri, sia sulle previsioni).
Perché ti racconto di questo? Perché spiega come mai le persone timide possono trovarsi a loro agio con le persone con cui hanno un rapporto stretto, confidenziale, una conoscenza di lunga durata. Sanno di essere conosciuti abbastanza e non temono i loro giudizi. Ma con tutti gli altri, le cose cambiano. Non si conoscono i modi di pensare, reagire e di comportarsi delle persone poco conosciute o sconosciute o con cui si hanno rapporti di semplice conoscenza generica. Non si sa come questi soggetti poco conosciuti potrebbero giudicare un nostro comportamento (ciò che si dice e ciò che si fa). È un meccanismo molto simile a quello dei bambini piccoli quando si trovano davanti a persone sconosciute, il mondo che incontrano è un mistero.
Il giudizio negativo altrui è vissuto come la porta della vita sociale che si chiude: inconsciamente equivale a essere rifiutati, rigettati, espulsi, respinti, isolati, discriminati, emarginati. In pratica si è fuori dalla società.
