I vostri genitori vi comprendono?

Mi sento davvero incompreso oggi...

In questa sezione possiamo parlare dei traumi del passato, di psicologia e dei problemi in genere.
Questo è anche il forum sullo sfogo dei propri sensi di colpa.

I vostri genitori vi comprendono?

Messaggioda Ātman » 09/07/2017, 17:07



Ho editato il messaggio per inserire una traduzione più fedele. Per andare direttamente all'originale inglese può essere utile questa pagina di Wiki/en:

https://en.wikipedia.org/wiki/Robert_F. ... _of_Kansas
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Messaggioda Premio Nobel » 09/07/2017, 18:02



Non capisco proprio cosa vuoi dimostrare con il discorso di Robert Kennedy. (Tenuto poi conto che fa riferimento al Pil, il quale ha una definizione specifica, conosciuta in realtà da Kennedy stesso per le cose che scrive, ma si omette completamente di dirla).

The welfare of a nation can scarcely be inferred from a measurement of national income.
Simon Kuznets in report to the Congress, 1934; Cited in: Gernot Kohler, ‎Emilio José Chaves (2003) Globalization: Critical Perspectives. p. 336

Questa è una riflessione di Kuznet sul Pil, sua invenzione degli anni 30 circa, e Nobel per l'economia nel 1971. "Il benessere di una nazione può essere modificato scarsamente da una misura del reddito nazionale"
Confondere la ricchezza prodotta con il benessere non è corretto, o per essere più precisi, non si può pensare che le due cose siano uguali l'una con l'altra. Comprendo perfettamente che risulti essere affascinante come discorso poichè sicuramente non considera gli elementi immateriali ed è un semplice calcolo di spesa, ma il presente discorso in realtà non ci suggerisce una alternativa o una soluzione. Non ci dice quale sarebbe un migliore indicatore che possa esprimere non tanto la ricchezza o la produzione di un paese, quanto piuttosto il benessere (ci sono vari indici, come avevo già avuto modo di scrivere in precedenza, come l'indice di sviluppo umano, oppure il benessere equo sostenibile, o ancora il consumo terrestre, etc. .... la quasi totalità di questi indici in realtà fa sempre e solo riferimento al Pil, il quale risulta essere comunque una delle più grandi invenzioni statistiche che la scienza economica abbia avuto)

Faccio io allora una domanda: se l'economia di un paese deve tendere al benessere, ciò significherebbe che l'economia tende alla felicità? La risposta secondo me è semplicemente no.L'economia non tende alla felicità poichè la felicità non è di fatto un bene commercializzabile e quindi non può essere ottenuta dall'economia. Un sistema economico mi può permettere di avere molteplici beni che posso servirmi per soddisfare le mie necessità, ma non tutte le mie necessità potranno essere soddisfatte (se io voglio la sincerità di un amico, non la potrò comprare, perchè la sincerità non è un bene commercializzabile) ... allo stesso tempo
Non capisco perchè secondo te Anuar sostanzialmente la società sia così, mi spiego meglio: da come scrivi mi appare quasi come se gli altri effettivamente siano affetti da queste costrizioni e costringimenti impartiti dalla società, mentre tu od altre persone simili invece no.
Non credo funzioni così, un po' perchè la società non è qualcosa di completamente estraneo a noi, ma comunque è qualcosa creata da noi intesa come collettività e non è nemmeno immutabile.
Comprendo perfettamente che la società eserciti una influenza su ciascuno di noi (ad esempio, anche soltanto tutte le leggi sono influenze sul nostro comportamento) però non sono sempre così negative è nemmeno così forti come potrebbe sembrare.
Il fatto che io voglia comperarmi un vestito alla moda o un iPhone nuovo in ultima istanza è dovuto perchè lo voglio io, cioè perchè almeno in parte è dovuto ad una scelta individuale (se così non fosse, qualsiasi criminale potrebbe dichiarare di essere stato plagiato dalla società, e ciò, oltre che essere paradossale, è ingiusto perchè leverebbe ogni responsabilità individuale).

Sicuramente una società basata su un modello "altruista" è positiva, che si possa preoccupare delle persone in difficoltà o di valori alti, però io credo che manchi un passaggio: perchè se le persone si dichiarano altruiste la società che compongono non risulta essere così?
Io credo che il problema non possa non essere individuale, perchè altrimenti non si spiegherebbe da dove possa derivare ad esempio tutto quel l'egoismo è quella mancanza di valori che tu denunci. Di conseguenza, se però gli individui non sono così buoni come potrebbe sembrare, non possiamo pretendere che la società non sia figlia di questo egoismo. Parafrasando Hegel, è la "pappa del cuore" .
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Messaggioda Ātman » 09/07/2017, 18:13



Premio Nobel ha scritto:Non capisco proprio cosa vuoi dimostrare con il discorso di Robert Kennedy.


Se lo chiedi a me, nulla. Me l'ha solo fatto tornare in mente il discorso di Anuar, e ho pensato che potesse interessargli.
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Messaggioda Anuar » 09/07/2017, 19:27



Premio Nobel ha scritto:Non capisco proprio cosa vuoi dimostrare con il discorso di Robert Kennedy. (Tenuto poi conto che fa riferimento al Pil, il quale ha una definizione specifica, conosciuta in realtà da Kennedy stesso per le cose che scrive, ma si omette completamente di dirla).

The welfare of a nation can scarcely be inferred from a measurement of national income.
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Questa è una riflessione di Kuznet sul Pil, sua invenzione degli anni 30 circa, e Nobel per l'economia nel 1971. "Il benessere di una nazione può essere modificato scarsamente da una misura del reddito nazionale"
Confondere la ricchezza prodotta con il benessere non è corretto, o per essere più precisi, non si può pensare che le due cose siano uguali l'una con l'altra. Comprendo perfettamente che risulti essere affascinante come discorso poichè sicuramente non considera gli elementi immateriali ed è un semplice calcolo di spesa, ma il presente discorso in realtà non ci suggerisce una alternativa o una soluzione. Non ci dice quale sarebbe un migliore indicatore che possa esprimere non tanto la ricchezza o la produzione di un paese, quanto piuttosto il benessere (ci sono vari indici, come avevo già avuto modo di scrivere in precedenza, come l'indice di sviluppo umano, oppure il benessere equo sostenibile, o ancora il consumo terrestre, etc. .... la quasi totalità di questi indici in realtà fa sempre e solo riferimento al Pil, il quale risulta essere comunque una delle più grandi invenzioni statistiche che la scienza economica abbia avuto)

Faccio io allora una domanda: se l'economia di un paese deve tendere al benessere, ciò significherebbe che l'economia tende alla felicità? La risposta secondo me è semplicemente no.L'economia non tende alla felicità poichè la felicità non è di fatto un bene commercializzabile e quindi non può essere ottenuta dall'economia. Un sistema economico mi può permettere di avere molteplici beni che posso servirmi per soddisfare le mie necessità, ma non tutte le mie necessità potranno essere soddisfatte (se io voglio la sincerità di un amico, non la potrò comprare, perchè la sincerità non è un bene commercializzabile) ... allo stesso tempo
Non capisco perchè secondo te Anuar sostanzialmente la società sia così, mi spiego meglio: da come scrivi mi appare quasi come se gli altri effettivamente siano affetti da queste costrizioni e costringimenti impartiti dalla società, mentre tu od altre persone simili invece no.
Non credo funzioni così, un po' perchè la società non è qualcosa di completamente estraneo a noi, ma comunque è qualcosa creata da noi intesa come collettività e non è nemmeno immutabile.
Comprendo perfettamente che la società eserciti una influenza su ciascuno di noi (ad esempio, anche soltanto tutte le leggi sono influenze sul nostro comportamento) però non sono sempre così negative è nemmeno così forti come potrebbe sembrare.
Il fatto che io voglia comperarmi un vestito alla moda o un iPhone nuovo in ultima istanza è dovuto perchè lo voglio io, cioè perchè almeno in parte è dovuto ad una scelta individuale (se così non fosse, qualsiasi criminale potrebbe dichiarare di essere stato plagiato dalla società, e ciò, oltre che essere paradossale, è ingiusto perchè leverebbe ogni responsabilità individuale).

Sicuramente una società basata su un modello "altruista" è positiva, che si possa preoccupare delle persone in difficoltà o di valori alti, però io credo che manchi un passaggio: perchè se le persone si dichiarano altruiste la società che compongono non risulta essere così?
Io credo che il problema non possa non essere individuale, perchè altrimenti non si spiegherebbe da dove possa derivare ad esempio tutto quel l'egoismo è quella mancanza di valori che tu denunci. Di conseguenza, se però gli individui non sono così buoni come potrebbe sembrare, non possiamo pretendere che la società non sia figlia di questo egoismo. Parafrasando Hegel, è la "pappa del cuore" .



Prendiamo un supermercato, perché i giocattoli di un supermercato sono ad altezza bambino e non ad altezza adulto?
Perché mettono molto spesso il pane separato dagli affettati?
Perché pasta e condimenti non sono su scaffali vicini?
Beh perché il proprietario di tale negozio sfrutta il tuo desiderio di comprare, e molto probabilmente dal tragitto che separa il pane dalla pasta tuo figlio adocchierà un bellissimo pupazzo da farti comprare.
Ecco un esempio di ciò che dicevo sopra di come un semplice supermercato, invece di agevolare il risparmio e la rapidità, agevoli la spesa e l'acquisto.
Ora chiediamoci come lo fa?
C'è ne parla? Ci mostra i pil o ci fa discorsi sulla società umana?
Beh no, fa affidamento sul desiderio umano, e sull'emozione da esso suscitata.

Ora prendi il mio esempio, e rapportalo ad ogni cosa, mi pare ovvio che noi tutti siamo la società, ed infatti io non sto criticando ne governi ne religioni, io sto additando l'intera razza umana.

Premio Nobel ha scritto:Faccio io allora una domanda: se l'economia di un paese deve tendere al benessere, ciò significherebbe che l'economia tende alla felicità?

L'economia non deve certamente puntare alla felicità, vedi, è proprio questo modo di pensare lineare che io non sopporto (senza offesa), un mondo ideale deve saper integrare la felicità del singolo, con la necessità della collettività.
L'economia, così come la giustizia devono essere inflessibili ed imparziali, ma comunque mitigati, da amore coscienza ed umanità.

Il mondo non è lineare, un'opzione non esclude l'altra, solo perché è troppo difficile vedere le due cose discordanti in un insieme singolo, non significa che non possano coesistere.
La legge in una mano, ed il cuore nell'altra, così come dovrebbe essere.

Io dico, è giusta l'economia così com'è stata progettata, il problema è che l'economia che tu descrivi, non è l'economia che vedo ogni giorno per le strade, siamo partiti come popolo, definendo che il bene della nazione, è il bene del popolo stesso, perché il popolo è la nazione, ora invece più il tempo passa, più il popolo e la nazione, sono due cose completamente divise, e bada bene non dico divise legalmente, dato che mi sembri molto ferrato in materia, io dico divise ideologicamente.

Premio Nobel ha scritto:L'economia non tende alla felicità poichè la felicità non è di fatto un bene commercializzabile e quindi non può essere ottenuta dall'economia

Concordo, ma solo in linea teorica.
Forse in un era più romantica, la felicità ed il denaro erano due cose distinte, ma oggi giorno coincidono sempre di più, con questo non dico che siano una cosa sola, ne che siano in simbiosi, dico solo che molti ponti sono stati buttati fra le due cose.
Molti sogni sono stati strumentalizzati, e resi "affittabili", come il sogno di avere una ragazza, molti paesi offrono ragazze in affitto come il Giappone, ci sono app che ti consentono di comunicare con una ragazza fittizia, o il sogno del sesso, che è commercializzabile fin dalla notte dei tempi.
Ci sono commerci sui sogni, prendi il sogno comune di quasi tutti i ragazzini (tranne me) quando andavo a scuola, diventare calciatori, certo che puoi essere un calciatore, basta che paghi.
Io volevo fare una scuola d'arte, e diventare un grafico a 15 anni, ed ora vorrei tanto studiare letteratura e diventare uno scrittore, e mi piacerebbe tutt'ora studiare grafica, ma non posso, perché non ho i soldi.

Non c'è stata mai un era in cui lo studio dell'arte era gratuito, non lo nego, ho solo voluto concedermi degli esempi.
Ma quello che voglio, e farti notare quanto siano numerosi i ponti buttati fra economia e felicità.

L'economia e gli spot televisivi mica ti mostrano quanto sia importante la famiglia, quanto lo siano gli amici, o quanto sia bello farsi una passeggiata in un bosco o lungo il mare, quanto sia bello il mondo e che bisogna rispettarlo.
Ti mostra che tutto può essere comprato col denaro se ne hai abbastanza, anche l'amore e il sesso in alcuni paesi, e ricorda che oggi non siamo figli di predicatori, o figli di religioni o di filosofi, siamo figli della televisione, di internet e degli slogan pubblicitari.


Io non dico d'avere la soluzione, ne pretendo di essere uno fra i pochi eletti nel vedere il mondo diverso, ma io lo vedo davvero diverso, e non lo capisco e forse non lo comprenderò mai.
Ma non puoi negare che quel che dico sia vero.
Purtroppo fra realtà e teoria, ci sono oceani di parole, quello che dici tu è vero, ma non sta accadendo, non è reale.
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Messaggioda Pandino » 09/07/2017, 19:58



In effetti Premio Nobel ha sollevato una questione che mi capita di discutere spesso...
Ognuno di noi si ritiene altruista,affabile,cordiale e disponibile..ma allo stesso tempo tradito e disilluso..non si riesce a capire chi prende per il c*lo chi!
Comunque io non intendo condannare il denaro,il consumismo o la società attuale..
Io sono un consumatore e mi piace esserlo..da appassionatissimo di design non potrebbe essere altrimenti..
Addirittura sono uno che a 40 anni si compra i peluche..
Volevo indagare sui lati oscuri che il fattore estetico,del desiderio e del possesso può contaminare e insidiarsi negli anfratti...
Non dimentichiamoci che alcuni valori sono una prerogativa del tempo in cui viviamo...
I sentimenti e gli affetti erano diversi secoli fa...matrimoni combinati,tempo,risorse e aspettative di vita insufficienti anche solo per teorizzare un romanticismo sentimentale di coppia o amichevole..figuriamoci praticarlo
Mio zio 90enne mi spiega come erano praticati i corteggiamenti e gli approcci di coppia mezzo secolo fa...da mettersi le mani nei capelli..
Per esempio quando un ragazzo si trovava in casa della ragazza che aveva intenzione di corteggiare non era possibile restare soli e sperare in qualche coccola o effusione esplicita...uno dei famigliari restava in presenza della coppia di piccioncini... :wow:
Se dobbiamo tracciare un confine che ha sancito i cambiamenti più significativi che poi piano piano si sono propagati,possiamo benissimo stabilire questo confine con La Belle Epoque..
Il romanticismo di coppia e amichevole,valori che sono fondamentali in realtà sono ancora acerbi...come lo sono i costrutti psichici edificati a tal proposito..costrutti che vengono modificati in funzione al tempo che si ha a disposizione..più tempo,più possibilità di intricare nello specifico i parametri che ogni uno ritiene significativi...più i dettagli si intensificano e più il puzzle diventa complicato
Il vero traguardo diventa il tempo acquisito..ma il tempo permette scenari e gli scenari provocano diversificazioni inconciliabili
Il confine sancito con la Belle Epoque è evidente...
Se un tempo l'amicizia era sostegno esclusivamente pratico...''Mi aiuti a prendere l'asino che mi è scappato?...poi andiamo a bere ''SPENSIERATAMENTE'' in bettola
Adesso invece..''scusa ma sei il solo con cui posso essere me stesso..credo che dopo questa delusione amorosa sono diventato ''FILOFOBICO''..andiamo al bar così ne parliamo..
''Ah dai??..lo sai che oggi mi sono reso conto di essere''VENUSTROFOBICO''..ti racconto..
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Messaggioda Premio Nobel » 09/07/2017, 20:19



Adam Smith (che non è il vangelo) diceva che "il panettiere non ti vende il pane per fare un piacere a te, ma perché da quella attività può trarre guadagno".

Il fatto che le persone svolgano attività economica per ottenere un guadagno non è di per sé una cosa negativa. In realtà non ti sta rifilando una sola o qualcosa di negativo, ma semplicemente vuole ottenere un guadagno (anche in realtà se non volesse lucrarci farebbe così, le Onlus e le cooperative devono agire secondo redditività, altrimenti fallirebbero, cioè devono essere in grado di coprire i costi).Tutto ciò si basa sul fatto che sostanzialmente ci sono dei costi che devono essere pagati: il panettiere tiene la forneria ma questa ha dei costi, alcuni dei quali sono stati anche affrontati (come il costo dei macchinari e degli immobili) per creare il pane, il quale per continuare ad essere prodotto dev'essere in grado di sostenere i presenti costi.

Se andiamo in un supermercato, la logica è sostanzialmente la stessa, ma in maniera un po' più complessa. Quelle operazioni di marketing che tu citi (visual merchandising) non sono l'anticristo, ma è semplicemente un modo di sistemare i beni per stimolare ulteriormente la vendita: ora questo può avvenire in maniera più corretta (tipo, mettere vicino tutti i prodotti di cucina non è una truffa, ma anche soltanto favorire l'organizzazione dell'acquisto di una casalinga, la quale, anziché farsi 5 volte il supermercato per prendersi i beni alimentari ha tutto in 2 scaffali, magari a portata di mano e non sull'ultimo scaffale) e in maniera meno corretta (ad esempio, più che magari quello del pupazzo tra gli scaffali, il quale non mi sembra poi così scorretto, non tanto perché subdolo, ma piuttosto perché poco efficace, in quanto non è proprio così sicuro e continuato l'effetto. Posso pensare al massimo una volta di comperarmi la bambolina, ma non sempre, anche perché sono relativamente pochi gli acquisti "impulsivi", pensavo alle vecchie pubblicità delle sigarette, simbolo allora di maturità) fino a metodi illegali (le truffe).

Il supermercato non ci deve parlare di Pil o di economia, non ne è interessato, è piuttosto interessato alla vendita, anche solo per profitto.
Ma spiegare la GDO solo per profitto è quanto meno riduttivo: perché investire ad esempio 10 milioni nella GDO piuttosto che in altri settori? Perché presumibilmente darà di più, ma richiederà un'attività diversa e quindi non soltanto comportarsi come un piazzista qualsiasi che gioca in borsa, ma piuttosto di creare realmente qualcosa (quei prodotti, quel tipo di distribuzione, etc.) che realmente genera utilità agli altri, ai clienti ed anche alla società in cui l'azienda stessa opera.

Anuar ha scritto:Forse in un era più romantica, la felicità ed il denaro erano due cose distinte, ma oggi giorno coincidono sempre di più, con questo non dico che siano una cosa sola, ne che siano in simbiosi, dico solo che molti ponti sono stati buttati fra le due cose.Molti sogni sono stati strumentalizzati, e resi "affittabili", come il sogno di avere una ragazza, molti paesi offrono ragazze in affitto come il Giappone, ci sono app che ti consentono di comunicare con una ragazza fittizia, o il sogno del sesso, che è commercializzabile fin dalla notte dei tempi.Ci sono commerci sui sogni, prendi il sogno comune di quasi tutti i ragazzini (tranne me) quando andavo a scuola, diventare calciatori, certo che puoi essere un calciatore, basta che paghi.Io volevo fare una scuola d'arte, e diventare un grafico a 15 anni, ed ora vorrei tanto studiare letteratura e diventare uno scrittore, e mi piacerebbe tutt'ora studiare grafica, ma non posso, perché non ho i soldi.Non c'è stata mai un era in cui lo studio dell'arte era gratuito, non lo nego, ho solo voluto concedermi degli esempi.Ma quello che voglio, e farti notare quanto siano numerosi i ponti buttati fra economia e felicità.L'economia e gli spot televisivi mica ti mostrano quanto sia importante la famiglia, quanto lo siano gli amici, o quanto sia bello farsi una passeggiata in un bosco o lungo il mare, quanto sia bello il mondo e che bisogna rispettarlo. Ti mostra che tutto può essere comprato col denaro se ne hai abbastanza, anche l'amore e il sesso in alcuni paesi, e ricorda che oggi non siamo figli di predicatori, o figli di religioni o di filosofi, siamo figli della televisione, di internet e degli slogan pubblicitari.


Avevo letto una volta un libro in università che in parte cercava di spiegare questa problematica. Più semplicemente bisognerebbe chiedersi che cosa i soldi possono comprare. Essi sono i beni, ma non tutte le cose sono "beni", cioè non tutte le cose sono commercializzabili. Presumo che ci siano differenti definizioni di "bene" o "merce", ma di solito si può intendere come quella cosa che può essere scambiata per il suo valore, in contropartita o meno. Come era stato detto da Robert Kennedy, sostanzialmente tutti i sentimenti non sono commercializzabili (io non amo qualcuno perché ho qualcosa in cambio, o non sono sinceramente onesto perché ho qualcosa in cambio). Allo stesso tempo, anche alcune emozioni non sono commercializzabili (io che mi emoziono a vedere un bel tramonto, perché non c'è nessuno che mi offre questo bene).
E' possibile però favorire con alcuni strumenti questo tipo di cose, prendiamo ad esempio il tramonto.
Non è possibile commercializzare il tramonto, però è possibile vederlo in circostanze differenti: ad esempio, se io vedessi il tramonto in spiaggia o sopra un promontorio e per arrivarvici dovessi prendere la funicolare, io continuerei a non pagare il tramonto, ma potrei servirmi di questi strumenti (a piedi per arrivare sulla spiaggia, con il biglietto della funicolare per il promontorio) per goderne meglio.
Analogamente questo ragionamento lo possiamo applicare anche all'amicizia, al fidanzamento, etc.
Talvolta, quegli strumenti che mi permettono di godere di una cosa non commercializzabile (come il tramonto) sono commercializzabili (come la funicolare) e conseguentemente una persona che ha soldi volendo può godere di questa cosa - l'esempio della spiaggia che si raggiunge a piedi però ci dice che non sempre anche quegli strumenti sono commercializzabili e quindi anche se fossi ricchissimo, quella specifica spiaggia comunque a piedi la devo raggiungere (perché, ad esempio, è situata in un posto troppo intricato per arrivarvici con qualsiasi altro mezzo, di terra o di mare o di aria).


Non credo in realtà gli spot pubblicitari ci vogliano dire "servono solo i soldi per la felicità" (potrei più concordare sul fatto che magari ti dicano, più o meno sottilmente "i soldi fanno la felicità", ma è diverso perché qui i soldi non sono la fonte esclusiva del benessere) ma ciò per un motivo tutto sommato semplice: se io voglio vendere ad esempio una macchina non parlo di filosofia o di senso della vita, un po' perché non è quello ciò che mi interessa, un po' perché non è sostanzialmente mia intenzione plagiare i clienti per una visione del mondo nuova, un po' perché non mi pongo il problema, "sto vendendo macchine, non sto vendendo sensi della vita". Ovvero sia, quando uno fa pubblicità, ad esempio, non è interessato e non ha in realtà nemmeno la pretesa di offrirci qualsiasi cosa o di rispondere a qualsiasi dubbio di qualsiasi natura, ma se proprio di rispondere e di soddisfare ad alcune domande o alcuni bisogni.
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Messaggioda Anuar » 09/07/2017, 20:49



Io è te che dialoghiamo mi ricorda vagamente un immagine in cui un prete e un soldato parlano in un bar.

Noto che tu tendi molto a disegnare una versione del mondo logica dove un azione corrisponde ad una reazione uguale e contraria, e descrivi un macchinario ben oliato che ogni tanto va revisionato.

Io vedo lo stesso macchinario che vedi tu, vedo che funziona bene e vedo che è ben oliato, ma non riesco a togliere lo sguardo dalla marmitta che sbuffa fuori fumo grigio.

Vediamo la stessa cosa da punti di vista opposti temo.
Comunque è interessante il tuo, ma non migliora la situazione, quel che voglio dire, in che modo il disegno da te mostrato aiuta le persone depresse senza denaro che desiderano qualcosa che solo il denaro può comprare, ad acquistare o a smettere di desiderare talune cose?

Ricorda che una società non è solo registri di calcolo ed economia, è fatta anche di persone, e queste persone vanno soddisfatte, o pare che si suicidino, o che ci provino in alcuni casi (come me).
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Messaggioda Premio Nobel » 09/07/2017, 22:57



ahah, secondo te Anuar io sarei più simile al sacerdote o al militare?

proverò comunque a rispondere a questa domanda
Anuar ha scritto:Comunque è interessante il tuo, ma non migliora la situazione, quel che voglio dire, in che modo il disegno da te mostrato aiuta le persone depresse senza denaro che desiderano qualcosa che solo il denaro può comprare, ad acquistare o a smettere di desiderare talune cose?


Quanto avevo detto era una descrizione dell'economia, non tanto una situazione desiderabile di come un sistema economico dovrebbe essere, comunque, non sono sempre sicuro che le persone depresse se possono comperare qualcosa allora non saranno più depresse (ad esempio, la depressione post-lutto è difficilmente colmabile con qualsiasi tipologia di bene o servizio).
Facendo però salvo che effettivamente comperando una serie di beni sia effettivamente possibile uscire fuori da una depressione, a mio modo di vedere le soluzioni solo le seguenti:
1) o trovo il modo di racimolare i soldi per potermi permettere questo genere di beni (generalmente con il lavoro)
2) o trovo qualcuno che sia disposto a pagare per me (anche obbligandolo, tutto sommato, se uno ci pensa bene, anche il SSN funziona proprio con questo metodo, persone che non sono malate pagano le prestazioni alle persone malate, attraverso la tassazione)
3) o trovo un modo in cui non abbia più bisogno di quel bene (ad esempio, perché il problema scompare o si risolve in altra maniera oppure perde di interesse).

La scelta tra questi tre elementi dipende un po' da se ed un po' dal problema. A mio modo di vedere, comunque, per problematiche di depressione è sostanzialmente il punto 3) quello necessario, ovvero sia essere in grado di non avere più quel bisogno, non tanto perché soddisfatto dal consumo di qualcosa, ma perché decade l'interesse.

quanto ha detto Pandino in realtà non l'ho molto compreso, ma non capisco come mai proprio la Belle Époque risulti essere lo spartiacque dei sentimenti. Sapevo che Hobswan poneva lo scoppio della Grande Guerra e quindi la fine di quella epoca come il punto iniziale del secolo breve (il Novecento), però quanto suggerito qui poi non lo comprendo.
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Messaggioda Anuar » 09/07/2017, 23:45



Premio Nobel ha scritto:ahah, secondo te Anuar io sarei più simile al sacerdote o al militare?

Credo che tu sia più simile al militare, dimostri di avere una mente precisa e calcolatrice, capace di fare pensieri molto lineari e schematici, sintomo probabilmente di un principale utilizzo dell'emisfero sinistro del cervello.
Io sono l'esatto contrario, tendo a sognare, ad essere più artistico che schematico, invece di esaminare i problemi in modo analitico tendo ad esaminarli in modo più artistico analizzandolo per come dovrebbe essere e non per com'è ora.


Premio Nobel ha scritto:Quanto avevo detto era una descrizione dell'economia, non tanto una situazione desiderabile di come un sistema economico dovrebbe essere, comunque, non sono sempre sicuro che le persone depresse se possono comperare qualcosa allora non saranno più depresse (ad esempio, la depressione post-lutto è difficilmente colmabile con qualsiasi tipologia di bene o servizio).


- Abito in un paesotto di montagna, e per più di 7 anni qui non è arrivato neppure l'autobus, se avessi avuto un po di soldi avrei potuto farmi la patente, e magari avrei avuto una vita sociale adesso, ma sono solo, e questo mi ha portato alla depressione.
- Sono stato incastrato in una relazione a distanza per quasi 10 anni, se avessi avuto qualche soldo, avrei potuto prendere il treno ed andarla a trovare, magari adesso sarei più vicino al mio sogno di avere una famiglia di quanto lo sono ora, e anche questo mi ha portato alla depressione.
- Sempre se avessi avuto dei soldi avrei potuto continuare le scuole, scegliere quel famoso ramo artistico, e conoscere persone come me, e si torna al punto uno, solitudine.

Come vedi, ci sono i motivi in cui i soldi possano essere indirettamente causa di depressione.



Premio Nobel ha scritto:Facendo però salvo che effettivamente comperando una serie di beni sia effettivamente possibile uscire fuori da una depressione, a mio modo di vedere le soluzioni solo le seguenti:
1) o trovo il modo di racimolare i soldi per potermi permettere questo genere di beni (generalmente con il lavoro)
2) o trovo qualcuno che sia disposto a pagare per me (anche obbligandolo, tutto sommato, se uno ci pensa bene, anche il SSN funziona proprio con questo metodo, persone che non sono malate pagano le prestazioni alle persone malate, attraverso la tassazione)
3) o trovo un modo in cui non abbia più bisogno di quel bene (ad esempio, perché il problema scompare o si risolve in altra maniera oppure perde di interesse).

La scelta tra questi tre elementi dipende un po' da se ed un po' dal problema. A mio modo di vedere, comunque, per problematiche di depressione è sostanzialmente il punto 3) quello necessario, ovvero sia essere in grado di non avere più quel bisogno, non tanto perché soddisfatto dal consumo di qualcosa, ma perché decade l'interesse.

quanto ha detto Pandino in realtà non l'ho molto compreso, ma non capisco come mai proprio la Belle Époque risulti essere lo spartiacque dei sentimenti. Sapevo che Hobswan poneva lo scoppio della Grande Guerra e quindi la fine di quella epoca come il punto iniziale del secolo breve (il Novecento), però quanto suggerito qui poi non lo comprendo.


Ed infine come dici nel punto 3, anche rinunciare porta al rimpianto, che spesso è causa di depressione.
Un esempio: sono cresciuto da solo, orfano è povero, non ho fatto molte cose che avrei voluto perché mio padre non aveva la possibilità economica, ed ora a tratti (quando cala l'apatia e provo sentimenti), divento depresso, perché non ho mai potuto avere feste di compleanno, non ho mai potuto fare corsi o sport di alcun tipo, perché non avevo soldi per andare alla scuola che volevo, non avevo soldi per invitare una ragazza ad uscire, e casa nostra per un po non aveva mobili e quindi non potevo invitare gente a casa.

E calcola che io sono una sola persona, ora immagina tutti coloro che come me hanno problemi simili.
Per questo dico che secondo me, l'economia moderna è una delle cause che spinge alla depressione, assieme alla dieta e alla tecnologia anti-sociale.
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I vostri genitori vi comprendono?

Messaggioda Premio Nobel » 10/07/2017, 0:28



Anuar ha scritto:Credo che tu sia più simile al militare, dimostri di avere una mente precisa e calcolatrice, capace di fare pensieri molto lineari e schematici, sintomo probabilmente di un principale utilizzo dell'emisfero sinistro del cervello.
Io sono l'esatto contrario, tendo a sognare, ad essere più artistico che schematico, invece di esaminare i problemi in modo analitico tendo ad esaminarli in modo più artistico analizzandolo per come dovrebbe essere e non per com'è ora.


Una volta una ragazza riteneva che sarei stato molto sexy se mi fossi presentato da lei in divisa. 8-)
Trascendendo però queste considerazioni inopportune, può essere effettivamente che sia proprio come dici tu, cioè che io sia più schematico, conformista e calcolatore.
Tra l'altro mi ricordo che effettivamente, un po' di anni fa frequentavo alcuni amici diciamo più "artistici", uno un po' dandy (nel senso un po' bohemiene), un altro fissato molto con la cultura underground. Per inciso, io sfiguravo moltissimo affianco a loro, nonostante sapessi molte più cose di loro (si, un po' di superbia me la riconosco) se mi mettevi a confronto con loro comunque risultavo molto più insicuro di me e ciò appariva anche nei rapporti umani.


Anuar ha scritto:- Abito in un paesotto di montagna, e per più di 7 anni qui non è arrivato neppure l'autobus, se avessi avuto un po di soldi avrei potuto farmi la patente, e magari avrei avuto una vita sociale adesso, ma sono solo, e questo mi ha portato alla depressione.
- Sono stato incastrato in una relazione a distanza per quasi 10 anni, se avessi avuto qualche soldo, avrei potuto prendere il treno ed andarla a trovare, magari adesso sarei più vicino al mio sogno di avere una famiglia di quanto lo sono ora, e anche questo mi ha portato alla depressione.
- Sempre se avessi avuto dei soldi avrei potuto continuare le scuole, scegliere quel famoso ramo artistico, e conoscere persone come me, e si torna al punto uno, solitudine.Come vedi, ci sono i motivi in cui i soldi possano essere indirettamente causa di depressione.


Formalmente la questione è più sottile. In astratto nulla ti avrebbe impedito di conoscere anche gente di quel posto, ed allo stesso tempo, la fonte principale di depressione (la solitudine, oppure il fidanzamento, o ancora il coltivare le proprie passioni) non sono elementi economici.
Questa distinzione non è tanto fondamentale per quanto riguarda te, in quanto a te interessa giustamente poter astrattamente risolvere il tuo problema, quanto piuttosto al sistema economico (che però rispondo dopo).
Sicuramente il denaro apre nuove strade, come avevo detto prima ti permette di poter acquisire più cose commercializzabili (e quindi sicuramente fare tutte quelle cose che avevi detto, nel mio esempio prendere tanti biglietti per la funicolare). Allo stesso tempo, è altresì risaputo che una povertà estrema può anche generare, più che depressione, abiezione morale (come ad esempio una maggiore violenza domestica), proprio perché un eccessivo livello di povertà porta l'impossibilità di permettersi beni per bisogni significativi e non volendo rinunciare a vivere in questa società (cioè tenendo conto che uno molto povero non ha intenzione di andare a fare in contadino e quindi allontanarsi dalla società su un isola come Robinson Crusoe), ciò determina depressione.

Anuar ha scritto:Ed infine come dici nel punto 3, anche rinunciare porta al rimpianto, che spesso è causa di depressione.Un esempio: sono cresciuto da solo, orfano è povero, non ho fatto molte cose che avrei voluto perché mio padre non aveva la possibilità economica, ed ora a tratti (quando cala l'apatia e provo sentimenti), divento depresso, perché non ho mai potuto avere feste di compleanno, non ho mai potuto fare corsi o sport di alcun tipo, perché non avevo soldi per andare alla scuola che volevo, non avevo soldi per invitare una ragazza ad uscire, e casa nostra per un po non aveva mobili e quindi non potevo invitare gente a casa.E calcola che io sono una sola persona, ora immagina tutti coloro che come me hanno problemi simili.Per questo dico che secondo me, l'economia moderna è una delle cause che spinge alla depressione, assieme alla dieta e alla tecnologia anti-sociale.


Quanto intendevo io con rinunciare in realtà era un po' diverso: ad esempio, se io dovessi andare in India, dovrei stare attento a tutti i visti di tutti i paesi che attraverso e prestare attenzione alla mia incolumità per evitare zone di guerra. Il problema perde di importanza se però io prendo l'aereo.
Un esempio più pertinente può essere il seguente: se io mi drogo affronto il problema del comprare questa merce, il rischio di subire azioni legali e il problema della salute. Se però io non mi drogassi più e abbandonassi questa pratica, il problema del comprare la droga semplicemente non ha più senso per me e quindi decade.

Comprendo che tu abbia avuto una vita difficile, però secondo me non è stata colpa tanto dell'economia moderna. Un po' perché ci sono state persone che hanno vissuto esperienze simili alle tue ma hanno avuto reazioni differenti, un po' perché l'economia moderna non è composta soltanto da elementi negativi, ma anche da contributi molto positivi (tutto sommato le condizioni di vita e di salute che possiamo beneficiare sono dovute molto dal sistema economico). Io credo che la depressione, considerata come malattia, non sia sostanzialmente dovuta a fattori esterni, ma piuttosto a fattori interni, cioè sia soprattutto un problema individuale e non generale.
Con ciò non voglio dire "sei povero, è colpa tua", ma piuttosto "non sei depresso perché sei povero". Il fatto che tu sia povero può avere certamente favorito questa tua problematica, ma non è la causa principe (in fondo tu stesso citavi il fatto di essere orfano e che tuo padre non è comprensivo nei tuoi confronti - sono circostanze molto brutte, però di per sé non sono legate alla ricchezza).
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