Buonasera,
Ho scoperto questa sera dell’esistenza di questo forum. Non so perchè vi sto scrivendo in questo preciso istante nè per quale motivo dopo mesi trascorsi a sguazzare nello stesso brodo, uno schifo di brodo, stia succedendo proprio ora. Ma se servisse a fumare qualche sigaretta in meno sarebbe già una vittoria.
Non voglio mancare di rispetto a gente che sta affrontando problemi veri, e che necessita di aiuto ben più di me. Se mi trovate fuori luogo ditelo apertamente. E tiratemi anche due ceffoni (virtualmente parlando), probabilmente è questa la cosa di cui ho bisogno davvero.
Io sono G, ho 21 anni e sono piantato, incastrato, infossato in una vita che non è in nessuna misura paragonabile ad ogni aspettativa mi fossi creato prima di iniziare l’università. Ed è da qui che voglio iniziare, perchè costruire un filo cronologico che descriva cosa mi è capitato non sarebbe fattibile. Cercherò di raccontarlo nel modo più naturale, spero funzioni.
Insomma la mia facoltà è parecchio concentrata, nei numeri e nelle capacità. E le statistiche dicono che siamo i migliori nel nostro settore.
Già, è proprio questo ‘siamo’ che mi fa tremare i lobi delle orecchie. Perchè da mesi (almeno 5, ma probabilmente di più) non riesco a scrollarmi di dosso un tremendo senso di inadeguatezza, non riesco a non confrontarmi con gli altri nel vederli sempre visceralmente ossessionati dai nostri argomenti di studio, ed è un impegno, oltre che una passione, che riconosco di non possedere. Anche se a risultati sinceramente non mi posso lamentare, non ce la faccio a sentirmi al pari degli altri miei compagni. Ed è una situazione tremenda da sostenere.
In questa meravigliosa immagine che vi ho dipinto manca solo un’aggiunta: finito il terzo anno arriverà il momento dei saluti. Eh già perchè la laurea specialistica la svolgerò con buone probabilità interamente all’estero, e visto che nel nostro paese praticamente non esiste ciò di cui mi occuperò, non so se e quando potrò far ritorno.
E quì mi sale il groppo in gola. Perchè andarmene vorrebbe dire abbandonare quella che senza dubbio è la cosa più bella che mi sia mai capitata e a cui devo una grossa parte della persona che sono diventato. Da più di 5 anni lei (Y) è tutto ciò di cui ho bisogno: spalla di una dolcezza infinita, confidente, cazzara perlopiù; e io con discrete probabilità anche io lo sono per lei. È come la relazione più bella che si possa avere se non che, nonostante io sia innamorato perso di lei, non ci sia mai stato niente di più che questo affetto reciproco, seppur immenso. Probabilmente è anche colpa mia, tempo fa ho preso scelte sbagliate in momenti ancor più sbagliati.
Fatto stà che ho bisogno di lei più di ogni altra cosa, e ne ho la conferma ogni minuto trascorso insieme.
E questo condiziona le mie relazioni: l’ultima, troncata dopo due mesi senza battere ciglio dopo essermi reso conto che stavo prendendo in giro sia questa ragazza che me stesso, mi ha lasciato di sasso proprio per la lucidità e la convinzione che mi sono ritrovato nel dirle che non era il caso di continuare.
Raggiungiamo un altro punto. Si, perchè fosse così semplice non credo sarei quì a scrivere.
Oltre a tutto ciò ho conosciuto un’altra ragazza, bella, intelligente e che mi ricorda esageratamente Y. Peccato che sia successo nel momento peggiore, quando iniziavano a farsi avanti i problemi universitari. E io so di essere incapace di gestire situazioni complicate senza passare per una fase di asocialità quasi totale. È una cosa che mi riconosco e non riesco a correggermi.
Oltre a tutto questo aggiungo ancora la crisi del nostro gruppo di amici che iniziava a disgrearsi, ma se mi metto anche a parlare di questo non finisco più.
Dunque in questa melmosa situazione ho conosciuto lei, ma non si è andati oltre. E in questo, come già detto, so di avere delle grosse colpe. E va be’.
E va be’ proprio niente. Non riesco a togliermela dalla testa e vederla frequentare altri di certo non aiuta. Vorrei che capisse, ma mi getterei nel ridicolo.
Tutto questo mi fa stare fottutamente male. Mettiamoci ancora la frustrazione nel non poter dire a Y il perchè di tanti miei comportamenti strani, oltre una manciata di frasi che nessuno dovrebbe mai sentirsi dire, pronunciate da quello che consideri pari ad un fratello, ed ecco che mi ritrovo nel mezzo del tunnel.