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la mia vita

MessaggioInviato: 19/02/2016, 0:44
da Niente etichette
Sono iscritta da un po', ma finora non ho scritto granché sui miei problemi perché me ne vergognavo profondamente.
Non avevo mai considerato l'idea che altri potessero avere esperienze simili o condividere i miei pensieri e le mie paure.

Mi dicevo che è bello aver trovato un forum sulla solitudine e sull'ansia, perché in queste cose almeno ci si capisce...dando però per scontato che nessuno avrebbe capito tutti il resto, quel che ci sta dietro. Perché a me l'ansia è venuta soffrendo, gli altri invece si sono alzati l'altro ieri e gli è iniziata, così, perché non sapevano cosa fare di meglio che farsela venire :mmm:

Avviso subito che la concisione non è il mio forte, perciò se non amate leggere è meglio lasciar perdere.

Dunque, da piccola mi pare di essere stata nella norma, un pochino timida ma nulla di preoccupante. Giocavo, ridevo, ero fantasiosa e rompiscatole, a scuola e con gli amici tutto bene. In famiglia anche, a parte il fatto che mio papà era sempre fuori per lavoro e a me dispiaceva vederlo così poco, ma fin qui niente di eccezionale. Mia mamma era iperprotettiva.

Quando avevo 10 o 11 anni, non mi ricordo di preciso, mio papà ha avuto un incidente d'auto che l'ha ridotto parecchio male. è stato in ospedale per mesi, e mia mamma doveva stare con lui, abbastanza lontano da dove abitavamo. Poi sono iniziate fisioterapia, operazioni successive, riabilitazione, esami e altre operazioni...e mia mamma sempre con lui, ovviamente. Il tutto è durato circa un anno e mezzo, durante il quale sono stata da vari parenti, amici e vicini dei miei genitori. Nei primi tempi specialmente mi capitava di dormire in una casa, andare a scuola e non sapere chi sarebbe venuto a prendermi e quindi dove sarei stata quel giorno.

Non è un caso che prima abbia citato il fatto che mia madre fosse troppo protettiva: sono passata dal troppo al nulla, in quanto ad affetto, attenzioni, protezione, etc. Certo la maggior parte delle persone che mi ospitavano o stavano a casa dei miei per badare a me erano gentili e sono state di grande aiuto, ma trovarmi improvvisamente in questa situazione di precarietà, mancanza di punti fermi, per me è stato un trauma.
Mi sono chiusa, probabilmente mi sono sentita abbandonata, chissà. Non so di preciso cosa mi sia successo, sta di fatto che ho iniziato a comportami in modo strano.

Non ho idea di quali comportamenti avessi fuori dalla norma, ma a un certo punto le mie amiche mi hanno detto che mi trovavano troppo strana e non volevano più avere a che fare con me. Probabilmente in condizioni normali la cosa si sarebbe risolta facilmente, ma non avevo nessuno a cui dirlo e che potesse spiegarmi cosa stava succedendo, o consigliarmi. Perciò da lì è iniziato i mio inferno.

Ho circa un anno di vuoto, non ricordo assolutamente niente: la scuola, da chi stavo e per quanto, come passavo il tempo, come mi sentivo. Poi è tornato a casa mio papà, la situazione si è stabilizzata abbastanza, ma io non ho mai raccontato ai miei o a qualcun altro cosa fosse successo. Negli anni delle medie ho avuto altre amicizie, anche se continuavo a essere considerata strana da quelle precedenti (che avevo intorno perché andavamo a scuola insieme). Credo mi vedessero troppo ingenua, indietro rispetto a loro, in qualche modo diversa. E hanno fatto dei tentativi per verificare questa cosa, me ne sono accorta poco dopo.

Alle superiori è andata sempre peggio, mi sentivo sbagliata dentro, ho passato i cinque anni chiedendomi cosa non andasse in me. Cercavo di osservare gli altri per capire dove sbagliavo, facevo di tutto per adattarmi. C'è stata tanta solitudine.
Sono andata all'università in un'altra città, pensando che con persone nuove tutto sarebbe cambiato. Naturalmente mi sbagliavo, la sofferenza è continuata...anche lì ho costruito delle amicizie, ma a parte quelle mi sentivo uno schifo. Ero sempre in ansia e arrabbiata, continuavo come prima a volermi migliorare per essere accettata, ma non sapevo in cosa non andassi bene.

All'inizio del secondo anno non ce la facevo più, andare ai corsi era una tortura, uscire di casa era una tortura, e stare da sola non aiutava perché comunque sapevo che poi avrei dovuto fare una delle due cose. Litigavo con i miei alla grande e mi sentivo costantemente sola. In pochi mesi, forse un paio, ho iniziato a fissarmi su cose trasgressive, un altro paio di mesi e ho iniziato a usare sostanze. Mi piaceva pensare di appartenere a qualcosa, essere come qualcuno e non meno. Avevo il mio mondo, per quanto distruttivo e contorto.

Poi sono fatta beccare dai miei, l'ho proprio cercato, probabilmente era un modo per fargli vedere che stavo male e avevo bisogno di loro.
Naturalmente si sono presi un mezzo infarto, non sospettavano niente anche se ormai la cosa continuava da un po'. Adesso mi dispiace averli fatti soffrire così, non lo meritavano. Mi hanno spedita al sert minacciando di non pagarmi più gli studi, e io ci sono andata perché tenevo a quello che stavo studiando...ho raccontato un mare di cavolate per qualche mese, dopodiché ho smesso di andarci dicendo ai miei che andava tutto bene. E ho fatto peggio di prima.

Ho iniziato ad andare male all'università, i 28 sono diventati 18 o anche meno. Così ho anche incominciato a pensare di essere stupida, senza collegare la vita sregolata che facevo con il basso rendimento...sembrerà strano, ma al momento non lo vedevo. Per me se uno era bravo lo era e basta, a prescindere da tutto il resto -.-

poi una volta ho fatto una grande cavolata, sono rimasta derealizzata, depressa e chissà che altro per mesi. Nel frattempo non si sa come mi sono laureata, con una tesi spaventosa che non voglio neanche più vedere tanto è fatta male. Mi mangio le mani, perché ero brava in quello che studiavo e avrei potuto fare qualcosa di interessante. Comunque, l'incubo è continuato finché non sono stata mandata in una comunità terapeutica, da dove sono scappata dopo poco più di un mese. Però l'ho fatto con l'intenzione di darmi una regolata e impegnarmi in una psicoterapia seriamente, così non potevo continuare e non potevo neanche stare come prima. Adesso è quasi un anno e mezzo che la sto portando avanti, sono migliorata in molti aspetti anche se sto ancora combattendo con l'ansia.

Niente, ho scritto mezzo libro, ma avevo bisogno di tradurre in parole tutto questo, parole che qualcuno può leggere. Credo anche possa aiutarmi a sentirmi meno sola e "sbagliata".

la mia vita

MessaggioInviato: 19/02/2016, 1:20
da vagabondo delle stelle
Ciao :) ho letto la tua storia e mi ha toccato molto... Nella tua disamina hai fatto un'osservazione che io non posso fare a meno di condividere, ossia quando affermi che hai avuto una madre iperprotettiva nei tuoi confronti, ecco, secondo me (e quello che ho passato anche se a me chi mi ha distrutto è stato mio padre) è da lì che si innesca tutto... io l'ho sperimentato sulla mia pelle, perchè mi ricordo mio padre che non mi faceva muovere un dito, convinto che avrei sbagliato, e faceva tutto lui al posto mio anche se io non volevo (tanto è vero che quelle cose che ho imparato nella vita, e parlo di cose pratiche, non di concetti) le ho imparate tutte fuori di casa e sforzandomi molto di accantonare il pensiero di ciò che lui avrebbe detto e pensato, perchè stanne certa, qualsiasi cosa facevo per lui non andava bene, oppure doveva riguardarla lui... Iperprotettivo come mamma tua, e ho dovuto faticare il doppio se non il triplo per capire la vita come funzionava e come funziona... Però anche io come te sono stato guardato come strano dai compagni di scuola (io direi di più, nel mio caso ghettizzato ed emarginato), ho faticato e fatico ancora a conoscere persone, se le conosco non so cosa fare e come comportarmi, a scuola fino al liceo è andata bene poi all'università sono crollato e nemmeno l'ho finita eccetera... Non ho mai fatto uso di sostanze (a dire il vero non ho mai fumato nemmeno una sigaretta o bevuto neanche mezzo bicchiere di vino) non foss'altro perchè, ti sembrerà strano, era la mia forma di rivalsa verso mio padre... voglio dire, lui sostanze non ne assumeva però fumava sigari, era un amante della buona tavola fino all'esagerazione, da giovane era una testa calda, amici, moto, a scuola era quello che faceva più "filoni" di tutti, e lui mi voleva come un replicante a sua immagine e somiglianza... e allora io invece cosa ho fatto, per dimostrargli che mai e poi mai sarei diventato come lui, mi sono dedicato allo studio, ho sempre condotto una vita moderata e semplice, a scuola agli scioperi a volte ero l'unico che entrava eccetera... questa era l'unica forma che avevo per difendermi e non dargliela vinta... E'servito a poco perchè comunque sono cresciuto anche io col mio bel carico di problemi, anche io ho conosciuto e tuttora conosco la depressione e il senso di solitudine più nera, però ringrazio il cielo di non aver preso la strada dei vizi chiamiamola così... per lo meno questo...
Ti starai chiedendo, dopo aver letto tutto questo bel mattone, che messaggio voglio trasmetterti... io ti voglio dire questo, sentirsi soli e "sbagliati" okay è ammissibile, però non bisogna mai, una volta toccato il fondo, scavare per andare sempre più giù... Anche se la tua vita è piena di difficoltà, non devi mai arrenderti, spesso sono proprio gli errori a insegnarci cosa è giusto fare e cosa no, e non i nostri genitori (o chi ne fa le veci come si diceva a scuola...) tu devi comunque pensare a te stessa, per come sei fatta e con i pregi che sicuramente avrai, parti da questo... alle volte si può fare della propria diversità anche una carta vincente (lo dico a te ma lo sto dicendo anche a me credimi...)

Ti abbraccio forte! :)

la mia vita

MessaggioInviato: 19/02/2016, 15:36
da Niente etichette
ti ringrazio per aver letto tutto, è abbastanza lungo...il problema è che a me piace scrivere, se non avessi cercato di contenere la lunghezza (sì, mi sono anche contenuta :-) ) sarebbe uscito davvero un libro.

La tua risposta mi ha fatto riflettere, anzi ancora ci sto pensando in realtà. Effettivamente non ho mai dato troppa importanza a come fosse mia mamma, io mi concentro di più sul fatto che trovarmi sola all'improvviso è stato peggio di quanto non lo sarebbe per chi ha dei genitori diciamo "normali". Chissà come sarebbe andata se non fosse successo niente. Però mia mamma non mi faceva sentire incapace come tuo papà, semplicemente non mi lasciava fare parecchie cose che secondo lei erano pericolose - aveva paura che mi facessi male anche facendo un passo.
Nel tuo caso credo bene che tutto possa essersi innescato da lì, perché da come scrivi tuo papà ti trattava senza fiducia, non ti dava nessuno stimolo a imparare o fare da solo, anzi. Vorrei vedere chi si troverebbe senza alcun problema, nella situazione che hai vissuto tu. Nel mio caso non saprei davvero quanto la cosa possa aver influito, e non credo ci sia un modo per capirlo.

Anch'io ho imparato molto da sola, anche se per motivi diversi...e anch'io ho passato qualcosa di molto simile a quello che hai vissuto tu a scuola. Non ho pensato di scriverlo, forse perché ancora fa male. Venivo trattata male ed esclusa, ma la parte peggiore non so spiegarla a parole, era tutto un insieme di comportamenti che mi facevano stare male, forse tu capisci che cosa intendo.

Secondo me non è vero che la strada di rivalsa che hai scelto contro tuo padre non servita a niente. è servita a non aggiungere problemi ulteriori a quelli che già avevi. Magari ti ha fatto crescere anche un po' di orgoglio, che non guasta, e ti permette di essere fiero di te stesso, facci caso: di solito ci si butta su qualcosa, che sia il cibo, le ossessioni, le sostanze o altro. Non apposta, è chiaro, ma comunque tu non l'hai fatto. Un po' ti invidio per questo, sei in grado di sopportare l'ansia, la frustrazione di voler conoscere le persone e non riuscirci, tutti i sintomi vari ed eventuali...sei un grande e non te ne rendi conto :) (guarda che sono sincera, pensaci)
Spero che il mio punto di vista di aiuti un pochino a darti l'autostima che meriti.

Mi sembra di aver imparato dagli errori, se non altro ho capito che certe cose non servono a un tubo...continuo la psicoterapia e sono contenta di ogni piccolo miglioramento. Poi ci sono i momenti neri, come adesso, in cui inizio a pensare che non starò mai bene, mi sento frustrata, mal sopporto la frustrazione e allora capita che faccio qualche rara cavolata. Ma lo faccio per esasperazione, sapendo benissimo che dopo mi troverò peggio di prima...almeno ho imparato a non sentirmi in colpa, che fa solo peggio.

quando dici di partire dai pregi, cosa intendi? tu come fai?

ti abbraccio anche io, grazie davvero per la risposta!

la mia vita

MessaggioInviato: 19/02/2016, 15:51
da vagabondo delle stelle
Bè, anche io quando attacco a scrivere come avrai notato non è che sono avaro di parole :lol: poi è bello anche confrontarsi no ?

Io ti voglio ringraziare a mia volta per le belle parole che hai voluto scrivere nei miei confronti e che so essere sincere... però ti dico una cosa, quel mio modo di andare in direzione contraria a ciò che mio padre mi impartiva e mi diceva l'ho fatto anche per una questione di sopravvivenza, perchè già dai tempi dell'adolescenza (e tu sai quanto sono difficoltosi un pò per tutti) io non volevo essere incapsulato in un modo di pensare e di agire che non sentivo mio... Certo, ora come ora questa mia maniera di comportarmi e di agire non mi porta lontano nelle relazioni interpersonali, però a pensarci bene posso dire di avere se non altro maturato un mio spirito critico indipendente...
Parlando poi del tuo caso, e venendo a te, tu hai detto una frase che ti riporto pari pari: "mia mamma non mi faceva sentire incapace come tuo papà, semplicemente non mi lasciava fare parecchie cose che secondo lei erano pericolose - aveva paura che mi facessi male anche facendo un passo"... ecco, fermati qua e focalizza tutto su questo... d'accordo, non ti faceva sentire incapace e questo già è un vantaggio, ma attenzione, "aveva paura", e la paura, soprattutto quella dei genitori, porta loro a impedire che i propri figli facciano delle azioni che potrebbero rivelarsi dannose, e che in alcuni casi lo sono effettivamente, in altri invece sono ingigantite (cfr. "mi facessi male anche facendo un passo")... E'però anche giusto che un bambino, un ragazzino, un adolescente, nelle varie fasi della vita, a volte sperimenti anche su se stesso delle conseguenze negative che derivano da un qualcosa commesso in modo erroneo, come dice il proverbio "sbagliando si impara", ecco, se tua mamma così come mio padre non ci facevano fare molte cose, noi abbiamo maturato dentro i dubbi e le insicurezze sul saperci riuscire o no, insomma un cane che si morde la coda... voglio fare una cosa x, però allo stesso tempo ho paura o non so come farla, quindi mi astengo, allora arriva l'insicurezza, e la fiducia in se stessi scende di livello...
E da qua parte anche secondo me il discorso dei problemi incontrati nella crescita, vedi la scuola, l'università, il lavoro... insomma, ridotto all'osso, il ragionamento è che appunto molte volte i genitori agiscono per il nostro bene ma non si rendono conto di ottenere risultati diametralmente opposti... io non li colpevolizzo, perchè ripeto loro lo fanno in buona fede...
Io ti posso dire, dopo quasi vent'anni di depressione (ho iniziato nel 1996 ad avere le prime avvisaglie), ho capito più o meno come devo fare, quando mi arriva una crisi o un momento nero non lo ostacolo, imparo a riconoscerlo, mi rendo conto che è un momento di alterazione, e lo faccio sfogare... mi appoggio su una sedia, piango, lo lascio decantare, dopodichè vado in bagno, acqua fredda in viso, e mi riprendo... certo non ambisco a nessun grande traguardo, ma per lo meno a vivere la giornata cercando di non farmi urtare troppo dal mondo circostante...
Ripeto io sono sicuro che tu i pregi li hai, già si vede dal modo in cui scrivi e ti esprimi che sei una ragazza che ha tante cose dentro da dire e che forse per molto tempo sono state soffocate, traspare una grande sensibilità oltre che intelligenza (nel modo in cui esponi le cose e le analizzi) questo è già tanto... Se poi a volte ti senti diversa e continui a pensare di esserlo, ricordati che (non so se l'ho detto proprio a te o a qualcun altro qui nel forum) a volte la diversità la possiamo trasformare anche in una carta vincente per proporci agli altri, non deve essere per forza qualcosa di penalizzante :) e comunque anche tu sei una persona da ammirare, non dimenticarlo :)

Ti abbraccio ! :)

la mia vita

MessaggioInviato: 19/02/2016, 16:54
da Niente etichette
certo...

allora, se ho capito bene fare il contrario di tuo papà vuol dire vivere in modo sobrio e semplice...perché questo non ti porta lontano nelle relazioni? sicuramente mi manca qualcosa da collegare.

Per il discorso di mia mamma, mi sa che hai ragione. A pensarci bene le studiavo tutte per sfuggire al controllo e fare quello che volevo, e quando ci riuscivo combinavo qualcosa di sbagliato solo per vedere cosa sarebbe successo, per capire perché non potessi farlo insomma. Ma ci riuscivo troppo poco e in ambiti scollegati tra loro, non sono riuscita a costruirmi tutto un sistema di causa-effetto riguardo alle "cose da non fare". Più spesso mi sentivo bloccata, non facevo quello che mi veniva proibito e ne avevo una paura indefinita (per forza, non sapevo di cosa dovessi avere paura). E forse ho appena capito anche perché adesso così tante cose mi fanno paura (ansia), ma non in modo definito, non so neanch'io cosa mi terrorizza e mi blocca...wow, mi ci sono arrovellata per anni inutilmente, servivate tu e questo forum per arrivarci. Non mi sembra vero, poi ci penserò su perché ancora non realizzo che ne sono venuta a capo. Non so cosa dire, ti ringrazio tanto e ti mando tutta la mia gratitudine. E adesso cercherò di darmi un contegno e smettere di scrivere quello che penso senza filtri :rolleyes:

Vorrei aiutarti anch'io in qualche modo, se posso. A quanto pare un punto di vista esterno è veramente utile!
Anche se tu ti analizzi già da solo e mi pare che hai capito bene le cause e tutto quanto...però non va bene che hai queste crisi e ti accontenti di una vita meno bella di quella che vorresti. Se ci sono degli aspetti su cui ti trovi a battere la testa inutilmente, o se pensi che possa servirti un punto di vista esterno su qualunque cosa, dimmi pure e vediamo se posso servirti anche io (qui poi siamo così tanti, che di punti di vista ne verranno fuori una ventina :lol:)
Con questa prospettiva apprezzo molto di più il forum.

Grazie mille per quello che hai scritto :squint:

la mia vita

MessaggioInviato: 20/02/2016, 0:45
da vagabondo delle stelle
Lasciami innanzitutto dire che sono felicissimo se con le mie parole sono riuscito ad aiutarti :) questa è una cosa che mi riempie il cuore di gioia, credimi... Hai evocato alcuni concetti che si possono applicare anche a me e allora mi permetto di fare qui delle mie riflessioni, così anche ci diamo una mano assieme :

Questo discorso della tua paura indefinita che ti genera ansia ancora oggi, e che tu stessa hai compreso derivare sempre dall'iperprotettività di mamma tua, è ugualissimo al mio... Nel senso, mio padre mi diceva, se c'era qualcosa che poteva apparire più arduo da mettere in pratica "non lo fare, stai fermo, non ci riesci, lo faccio io" ma io ero sempre là a chiedermi cosa sarebbe capitato se avessi provato a farlo io... E da lì ho iniziato a provare, non nego che alcune volte mi è andata male (la scossa presa la prima volta che ho messo una spina in una presa di corrente fu inevitabile :D ) ma altre invece no, e tuttora adesso, quando mi trovo davanti a una situazione che non so bene come affrontare, e ne sono capitate, mi ripeto sempre "ci provo, o va bene o va male, se va bene abbiamo imparato qualcosa, se va male pazienza, ricominciamo da capo..." e questo è stato quello che mi ha sbloccato sotto questo aspetto (per quanto per anni ho dovuto subire le critiche e le prese in giro di mio padre che - paradossalmente per via del suo carattere troppo pieno di sè - non sopportava quando io riuscivo in qualcosa, ma qui andiamo in un altro territorio...)
Ovvio che in tenera età è difficile elaborare uno schema di analisi causa-effetto, tra il mettere in atto un determinato gesto e capire cosa esso possa provocare dopo, però questa catena deve essere spezzata quanto prima, ne va di mezzo tutta la vita futura... vero è anche che un genitore (guardiamo il rovescio della medaglia) quando deve dire a suo figlio piccolo che una certa cosa non la deve fare, non può stare a spiegargli il perchè, nella maggior parte dei casi i bambini non ascoltano, quindi il "no" non ha poi un "perchè" che lo segue... In qualunque modo vogliamo girare la sfera, sempre sfera resta quindi è infinita, credi di essere arrivato ma ti ritrovi al punto di partenza...
Per quanto riguarda me invece, ti dico subito, non è facile allacciare relazioni interpersonali col mio modo di essere sobrio e semplice perchè (quante volte abbiamo letto e sentito questa frase) la società di oggi, per una gran parte, antepone la forma alla sostanza, l'apparenza all'essenza, è un pò come un abitante della luna che scende sulla terra... è il modo di pensare che è diverso... Per quanto io abbia provato a stabilire dei contatti con gli altri, nulla, le mie argomentazioni non sono sovrapponibili... hai presente due rette parallele ? ecco, non si incontrano mai :) ad ogni modo, so che posso contare su di te e ti ringrazio per la disponibilità ci mancherebbe altro, siamo qui per aiutarci no ? :)

Un forte abbraccio ! :hi:

la mia vita

MessaggioInviato: 21/02/2016, 5:00
da Royalsapphire
Ciao NienteEtichette :hi:
Ho letto la tua storia.
Intanto ci tengo a dirti che se a poco a poco tu continuassi a impegnarti a scrivere così non sarebbe affatto male. Quindi non porti mai freni quando parli di te. Aiuta sicuramente più te che noi.
Cmq. Da come parli, mi sento di trovarmi davanti a una bambina ferita che ha fatto di tutto per segnalate ai suoi genitori di voler, anzi di avere il diritto di rientrare al centro delle loro preoccupazioni. E questo è un debito che ti porti dietro fino ad oggi, perché in verità quando passiamo dal bambino all'adulto non saniamo né scordiamo certe ferite, anzi, le nascondiamo (spesso inconsapevolmente) e le lasciamo crescere dentro di noi, insieme a noi. Poi succede che a un certo punto, quando la situazione si fa sempre critica, capiamo che ciò che ci accade non avviene per caso ma per causa dei nostri debiti col passato.
Detto questo, penso che la tua bambina interiore continuerà ad essere in richiesta di quelle preoccupazioni, premure e sicurezze che si sente negate per un pezzo della sua vita finché non si sentirà di fatto realizzata in tale richiesta.
E ciò spiegherebbe il perché hai riversato tutte le tue energie nei rapporti con l'esterno, in maniera alterata.
Nessuno ci evita se non siamo noi i primi portatori di un evitamento. Accade che, se ci sentiamo fortemente abbandonati, allora compensiamo con la massima disponibilità verso gli altri, una eccessiva disponibilità che ci dà l'obiettivo di piacere per forza. Di diventare ciò che desiderano gli altri, di seguire gli usi degli altri, giusti o sbagliati che importa, anzi, meglio se sono sbagliati, così manifestiamo più a fondo il nostro bisogno di... amore. Tutto si traduce in bisogno amore. E allora cosa può fare questa bimba ferita per riacquistare l'amore dei suoi o le attenzioni degli altri? Cosa può fare questa bambina ferita per non sentire il dolore?
Sovvertire i sistemi in cui ti sei trovata (Sert e altro) è anch'esso un modo per mandare un messaggio alle persone che per te sono le uniche autorità che riconosci: i tuoi genitori. Poi le cose si complicano perché crescendo e divenendo più complessa non si tratta più solamente di ferite da sanare e diritti da rivendicare, ma si aggiungono anche tutta una serie di altri sentimenti quali possono essere il senso di colpa, il risentimento, la paura fatta terrore, la rabbia... che sono tutte maschere per non vedere il dolore.
Sei mai stata faccia a faccia con la tua parte oscura? La parte ombra di te, quella che respingi per istinto, quella che condanna e che ti fa "perdere la memoria" causandoti dei vuoti?

Prova a immaginare di avere qui e ora una corrispondenza epistolare con una persona che ami e della quale ti senti vittima. E prova a scrivere di getto tutto ciò che ti viene da dire, da pensare e da sentire.
:luce: