da Royalsapphire » 15/05/2017, 9:53
Si definisce assistente sociale, nei vari ordinamenti giuridici una persona che opera nel campo dei servizi sociali. L'assistente sociale è un professionista che, agendo secondo i principi, le conoscenze ed i metodi specifici della professione svolge la propria attività nell'ambito della comunità, a favore di individui, gruppi e famiglie, per prevenire e risolvere situazioni di bisogno, aiutando gli individui nell'utilizzo personale e sociale delle risorse, organizzando e promuovendo interventi e servizi e adattandoli alle particolari situazioni di bisogno, con particolare attenzione alle esigenze di autonomia e responsabilità delle persone, in un'ottica di valorizzazione di tutte le risorse della comunità. La professione è al servizio delle persone, delle famiglie, dei gruppi, delle comunità e delle diverse aggregazioni sociali per contribuire al loro sviluppo; ne valorizza l'autonomia, la soggettività, la capacità di assunzione di responsabilità, li sostiene nell'uso delle risorse proprie e della società nel prevenire ed affrontare situazioni di bisogno o di disagio e nel promuovere ogni iniziativa atta a ridurre i rischi di emarginazione.
L'assistente sociale è oggi un professionista che opera con autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell'intervento per la prevenzione, il sostegno ed il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazione di bisogno e di disagio e può svolgere attività didattico-formative, per l'esercizio dell'attività è inoltre necessario iscriversi ad apposito albo professionale, istituito nel 1993.
Le prerogative, cioè l'ordinamento professionale dell'Assistente Sociale e dell'Assistente Sociale Specialista, sono oggi stabilite dalla legge 23 marzo 1993 n. 84, è dal Decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328.
La suddivisione in due sezioni – A “Assistente sociale specialista” B “Assistente sociale” dell'Albo Professionale non ha, ad oggi, trovato riscontri, se non in casi isolati, nello svolgimento dell'attività professionale.
Disciplina normativa
La figura non aveva mai avuto un pieno riconoscimento giuridico: infatti gli assistenti sociali erano essenzialmente dei privati. Inoltre non erano previsti particolari titoli né competenze.
Con l'emanazione del Decreto del presidente della Repubblica 15 gennaio 1987 n. 14, a partire da quello stesso anno divenne obbligatorio conseguire apposita abilitazione mediante il superamento di un esame.Diventava così necessario, per poter essere definiti assistenti sociali, il conseguimento di apposito diploma, sulla base dell'art. 9 del D.P.R. 10 marzo 1982 n. 162.Il D.P.R. introdusse il requisito del conseguimento di diploma universitario rilasciato dalle scuole dirette ai fini speciali universitarie, il quale costituisce l'unico titolo abilitante per l'esercizio della professione di assistente sociale.(art. 1). Tuttavia esso riconosceva efficacia giuridica al diploma di assistente sociale, comunque conseguito precedentemente all'entrata in vigore del citato decreto. (art. 4).
Inoltre, un apposito regolamento sull'esame di stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di assistente sociale venne emanato solo verso la fine degli anni novanta del XX secolo con decreto del MIUR n.155/1998,[27] quindi si presume che fossero abilitati de iure tutti gli studenti che si erano diplomati nelle scuole superiori di servizio sociale, cd. scuole dirette a fini speciali.[28][29]
L'art. 3 della tab. XLIV allegata al decreto MURST del 23 luglio 1993 (pubblicato G.U. -serie speciale- n.118 del 23 maggio 1994) aveva disposto che ai fini del proseguimento degli studi il corso di diploma universitario in Servizio Sociale (D.U.S.S.) era riconosciuto affine ai corsi di laurea in Sociologia e Scienze Politiche. Per diventare assistente sociale a partire dal 1990 divenne necessario conseguire un diploma universitario, secondo la legge 19 novembre 1990, n. 341. La professione venne riconosciuta tale ai sensi della legge 23 marzo 1993 n. 84 (Ordinamento della professione di Assistente Sociale e istituzione dell'Albo professionale).
Il corso di studio in Scienze del servizio sociale (in alcuni atenei detto semplicemente Servizio Sociale) era stato istituito ex D.M. MIUR 3 novembre 1999 n. 509.
Formazione
La professione dell'assistente sociale può essere esercitata in forma autonoma o di rapporto di lavoro subordinato. Nella collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'attività dell'Assistente Sociale ha esclusivamente funzione tecnico-professionale.
Per l'iscrizione di cittadini extracomunitari negli albi professionali si veda l'art. 26 del d.lgs 25 luglio 1998 n. 286.[30]
Il percorso formativo dell'assistente sociale è strutturato su più livelli:
scuola secondaria superiore: diploma di liceo socio-psicopedagogico (facoltativo)
laurea triennale (obbligatorio per l'accesso alla sezione B dell'Albo)
master di primo livello (facoltativo)
laurea magistrale (obbligatorio per l'accesso alla sezione A dell'Albo)
master di secondo livello (facoltativo)
dottorato di ricerca (formalmente non obbligatorio, ma de facto necessario per accedere alla carriera di docente)
Attività
L'assistente sociale generalmente opera in aree di conoscenza scientificamente fondate all'interno delle scienze sociali.
Gli interventi dell'assistente sociale, in generale, si possono distinguere a seconda dei ruoli:
ruolo tecnico: funzioni inerenti ai servizi di ricerca, assistenza tecnica e sociale. Svolgono attività volta a fornire elementi di giudizio, applicando principi e metodi propri di scienze, arti e discipline tecniche o una attività di natura tecnico professionale, sempre che manchino i requisiti per l'inquadramento nel ruolo professionale;
ruolo professionale: mansioni proprie della loro professione con piena autonomia pur nel rispetto degli obblighi derivanti della natura del rapporto di pubblico impiego che è un rapporto di lavoro subordinato[31].
Sono molteplici le aree di intervento che possono coinvolgere un assistente sociale. Il lavoro di questo professionista può essere svolto sia nell'ambito sociale o integrato con la sanità, sia nel settore amministrativo e contabile della P.A.. Le principali categorie di utenza che frequentano i servizi sociali sono:
minori
persone con problematiche psicosociali (tossicodipendenze di ogni tipo, salute mentale, ecc.)
disabili
immigrati
anziani
famiglie in difficoltà
persone con a carico pene detentive alternative.
L'assistente sociale può operare in diversi settori ed enti sia pubblici che privati. Tra questi ricordiamo:
enti di ricerca e di formazione (università, fondazioni, istituti di cultura superiore, scuola secondaria superiore, etc.);
enti di integrazione socio-sanitaria, tra cui:
consultorio,
unità multidisciplinari per l'età evolutiva (UMEE) e unità multidisciplinari per l'handicap dell'età adulta (UMEA),
dipartimenti di salute mentale (DSM),
servizio per le tossicodipendenze,
Unità valutative distrettuali e geriatriche (UVD e UVG),
azienda sanitaria locale, azienda ospedaliera;
enti di risocializzazione:
C.T.U. presso Tribunale per i minorenni;
Ministero della giustizia (ufficio servizi sociali minorenni -USSM- e servizio sociale adulti -UEPE-)
comunità di accoglienza
amministrazione penitenziaria
enti locali:
Ministero dell'interno/prefettura, ecc.
regione, provincia, comune ed altri enti locali
strutture residenziali e semi-residenziali per anziani, adulti, inabili e minori,
organizzazioni del terzo settore (o privato sociale), cooperative, fondazioni, associazioni, impresa sociale, centri sociali
libero professionista (anche come ricercatore in proprio, associato oppure convenzionato con enti pubblici e privati di ricerca sociale e di servizio sociale)
centri per l'impiego (inserimento lavorativo dell'utenza svantaggiata).
Il dibattito sulla figura
È stato osservato, riguardo l'utilizzo del termine, che:
«Innanzi tutto osserviamo che si è scelto il sostantivo assistente invece che consigliere o consultore o consulente. La ragione è che l'assistente sociale non si limita solo a consigliare ma opera e coopera insieme al soggetto assistito sia singolo che come gruppo. Ecco perché l'assistente è anche denominato operatore sociale o lavoratore sociale e la sua attività si richiama ad un servizio. […] L'appellativo si giustifica da una parte che è posto dalla società (lo Stato) e dall'altra che persegue fini sociali»[33][34]
Desta comunque perplessità il fatto che l'assistente sociale sia una professione di tipo intellettuale. Si potrebbe aggiungere ancora che alcune professioni come l'avvocato e il medico sono denominate “intellettuali” dal codice civile, mentre l'assistente sociale ha ottenuti i propri riconoscimenti in base a decreti legge quindi in ambito di diritto pubblico. È chiara, dunque, la prevalenza dell'elemento pubblico nel servizio sociale.
Nel servizio sociale le conoscenze tendono a essere eclettiche, cioè attingono da una serie di modelli e teorie di diverse discipline accademiche e professionali. Si distinguono, tra l'altro, in[35]:
teorie psicodinamiche, derivate da Sigmund Freud, i cui concetti fondamentali sono il determinismo psichico (le azioni derivano da processi di pensieri interni alle persone) e l'inconscio (un'attività mentale latente). I modelli derivanti da tali teorie per il servizio sociale sono il case-work e il group-work che pongono la loro attenzione sull'individuo e adottano un approccio positivo.
teorie behavioriste, che si concentrano sui pattern osservabili e utilizza teorie dell'apprendimento per analizzare e modificare il comportamento. Le teorie comportamentiste sono criticate per l'eccessivo meccanicismo e la discutibile eticità perché si focalizzano sugli obiettivi a discapito dei mezzi, es. modello task-oriented (L. Epstein);
teorie cognitive, si riferiscono all'attività mentale delle persone e tende a utilizzare spiegazioni che si basano sul controllo razionale del comportamento delle persone, es. modello problem solving (H. Perlman);
teorie eco-sistemiche, enfatizza l'adattabilità dell'uomo al suo ambiente e l'interazione coi fattori esogeni, es. modello di rete (L. Sanicola), modello unitario (H. Goldenstein), modello integrato (A. Pincus);
teorie fisionomiche, derivate da Cesare Lombroso, si basano sulle caratteristiche biologiche ereditate dall'individuo, es. modello scientifico (F. Taylor), rating assessment (C. Bedaux).
teorie prospettiche, offrono un modo di considerare il mondo e cambiare sé e il sociale. In particolare il modello del counselling, a opera di Rogers è focalizzato sulla relazione counselor-utente, accentua la non direttività dell'approccio e la considerazione asserativa dell'utente.
Secondo Annalisa Zambotti, l'assistente sociale specialista è competente in:
« aspetti teorici e applicativi delle scienze di servizio sociale; teoria e metodi del servizio sociale con esplicito riferimento ai suoi principi, fondamenti, metodi, tecniche professionali, politica sociale, organizzazione; capacità di elaborazione teorica e alla metodologia della ricerca di servizio sociale, della pianificazione e programmazione, della gestione manageriale, dei metodi di analisi valutativa e di supervisione e formazione professionale.[36] »
Bibliografia
27^ D.M. MIUR n. 155 del 30 marzo 1998 "Regolamento recante norme sull'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di assistente sociale"
28^ Arriva il regolamento, “Professione Assistente Sociale: bollettino dell'Ordine Regionale degli assistenti sociali del Trentino-Alto Adige”, 1, 3, 1998, p. 10
29^ Raffaele Chiarelli, Esame di stato e limiti territoriali all'esercizio della professione, Rivista giuridica della scuola, 1967, pp. 394-406, p. 397: non è necessario l'esame abilitativo, ove il titolo di studio sia rilasciato da scuole a cui la legge attribuisce carattere professionale. Si tratta in altre parole del principio di cui hanno goduto gli assistenti sociali sino al 1987. È sorprendente tuttavia immaginare di come le scuole dirette a fini speciali fossero considerate diversamente rispetto alle istituzioni accademiche che di fatto hanno sempre ed esclusivamente conferito qualifiche accademiche.
30^ Alpa, Mariconda, Commentario al codice civile, IPSOA, 2009, p. 778
31^ Giuseppe Guarino, s.v. Parastato, in Dizionario amministrativo, Giuffrè, Milano, 1978, pag. 448
32^ Tognetti-Bordogna M., Lo sviluppo di carriera: il rapporto coi superiori e le altre figure professionali, in "Tra impegno e professione", a cura di Facchini C., pp. 203–224, p. 213
33^ Pasquariello G., L'assistente sociale, Roma, Arti grafiche Tris, 1972, p. 17-18
34^ Pasquariello G., (1972) L'assistente sociale, Roma, Arti grafiche Tris, p. 17-18
35^ Andrenacci R., Sprovieri S., (2004) Il lavoro sociale individuale, Milano, Angeli.
36^ Zambotti A., Università del 2000, Professione assistente sociale, 3, 2000, p. 10, pp. 8-10
Fonte: wikipedia