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Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 28/10/2017, 22:47
da Premio Nobel
Generalmente, quando mi piace una ragazza e vorrei cercare di "provarci" ho sempre una grande paura di essere rifiutato o di fare delle figuracce.

In realtà mi rendo conto che è un timore del tutto irrazionale, in quanto quelle volte in cui ricevetti un "no" tutto sommato fu espresso sempre in maniera molto tranquilla e serena, mentre allo stesso tempo, ci sono state più volte in cui effettivamente non ricevetti, o non avrei di fatto ricevuto alcun "no".
Ci sarebbe ad oggi una ragazza che mi interessa e a cui vorrei cercare di chiederle di vederci, bene o male un idea di cosa chiederle ce l'avrei anche, una scusa per parlarci, però tanto so già che al momento del dunque, cioè quello di doverci parlare, mi farò delle paranoie.
E' uno sfogo il mio, non a caso scrissi in questa sezione, del fatto che in alcuni casi mi faccio vincere dalla timidezza e dal timore in maniera abbastanza disarmante e non tanto una richiesta di aiuto o una domanda. Spero che quando la incontro io riesca a trovare quella tranquillità per rendermi conto che in fondo non sto facendo niente di trascendentale o criminoso, ma semplicemente una cosa normalissima.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 29/10/2017, 10:24
da Riccardina
Per me meglio non fare nulla per evitare delusioni, piuttosto che provare e restare deluso.
Un po' come il gioco del lotto.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 15/11/2017, 22:33
da Premio Nobel
Stavolta Riccardina hai avuto ragione tu ...
Non mi ha minimamente considerato.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 15/11/2017, 22:36
da Lμcιfεrσ
Premio Nobel ha scritto:Stavolta Riccardina hai avuto ragione tu ...
Non mi ha minimamente considerato.

Però l'hai detto te stesso:
molte volte ti sei trattenuto quando, se ti fossi lasciato andare, avresti concluso in maniera positiva.
I no li riceveremo sempre (anzi, forse sono i no a rendere gusto i sì), ma non mollare.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 16/11/2017, 7:05
da Baraddur
Ti riporto un messaggio che penso possa essere utile a una riflessione, che ho trovato su un forum dedicato alle relazioni:

Questo forum è destinato ad attirare varie categorie di persone: la maggior parte in verità sono quelli che vengono in modalità “voglio sedurre tizia: ditemi cosa devo fare”; poi c'è una sottocategoria, ovvero quelli mollati da tizia, disperati, e che la vogliono riconquistare. Una piccolissima parte sono tizi che, per qualche motivo, sono venuti in contatto con questo mondo, con certe tecniche e accortezze, e ne scorgono le potenzialità per migliorare un qualcosa che già sanno (in parte) fare.
Infine la categoria per eccellenza: i non seduttivi, quelli che non seducono mai, manco per sbaglio.
Se uno si guarda attorno si rende conto facilmente di una cosa: che tutti, prima o poi, un qualche tipo di fighetta se la trovano; trovano i brutti, trovano i grassi, trovano gli ignoranti, i rozzi, i burini, quelli senza soldi, senza alcun tipo di fascino e di dote particolare. Eppure esiste una categoria di persone, in aumento negli ultimi anni, che pur magari avendo qualche tipo di qualità, senza magari essere brutta, stupida e povera, non rimorchia mai.

La domanda allora è: chi sono questi? E perché non rimorchiano mai?

I non seduttivi sono, in linea di massima, persone cosiddette evitanti; sono individui che si sentono socialmente inadeguati, con scarsa stima di sé e molto sensibili alle critiche e alle valutazioni degli altri nei proprio confronti. Tale persona ha in genere un elevato senso di auto-consapevolezza, che la porta a essere ipercritica, sempre vigile, ossessionata dal fare un qualcosa solo quando si sappia di poterla fare perfettamente, in modo da prevenire sul nascere qualsiasi ipotesi di critica. Spesso si sente poco interessante ed utile per gli altri; allo stesso tempo non ha alcuna fiducia negli altri “loro non possono capire”.

In sostanza tale caratteristiche fanno si che il nostro eriga una serie di staccionate emotive, di barriere che lo dividono dal resto del mondo, e che fanno si che si riesca a sentire perfettamente solo anche in mezzo ad un sacco di gente. Da un lato si svilisce e si sottostima; dall'altro, reazione opposto e contraria, necessario bilanciamento dell'inconscio, ha anche una elevatissima idea di sé, e cerca di provarla, dimostrarla, in attività di nicchia nelle quali si specializza; attività che porrà al di sopra di tutto; attività in genere poco apprezzate dalla maggior parte delle persone, e che lo convinceranno ancora una volta della stupidità e superficialità degli altri. L'idea è: “gli altri sono imbecilli; io sarei pure un figo, ma loro non riescono ad apprezzarmi. Che mondo di cacca”

La persona evitante evita allora il più possibile veri rapporti con le altre persone; è superguardingo, sempre sul chi va là; e si apre solo quando ha piena e completa fiducia nella persona che si trova di fronte.

Capiamo bene come tali caratteristiche siano antitetiche ad ogni idea di seduzione: sedurre (o perlomeno provare a )significa esporsi, avere il coraggio di esporsi. La seduzione è essenzialmente esibizione di sé; in tale esibizione si cerca di rendere lo spettatore prima incuriosito, poi interessato, ed infine lo si fa salire sul palco a esibirsi insieme a noi, da coprotagonista.

Per fare questo il seduttore deve essere pronto a darsi, come dire, in balia dell'altro; per questo deve esser pronto ad affrontare tutti gli aspetti più reconditi e problematici di sé; dal momento che, mettendosi in tale condizione, il rischio del rifiuto, della critica, è sempre dietro l'angolo.
La seduzione richiede un elevato grado di temerarietà; soltanto rischiando, dando all'altro se stessi, si gettano le basi perché possa nascere qualcosa; perché ci possa essere fiducia ci deve essere un primo che ha deciso di fidarsi: il seduttore è quello che dà fiducia; e se la cosa volge per il meglio, riceverà a sua volta fiducia.

Ma per dare fiducia, e torniamo al punto di partenza, bisogna di base avere fiducia in se stessi; pensare che siamo ok, e che troveremo qualcuno che ci apprezzerà, ci darà fiducia: l'esibizione, talvolta la spettacolarizzazione di sé nell'atto seduttivo è rischiosa perché c'è sempre il rischio di esagerare; di darsi troppo, di cadere nella teatralità evidente, e di farsi ridere dietro in quanto pagliaccio; ma non puoi esagerare neanche nell'esser riservato, nel fare il tenebroso; rischi di non iniziare neanche quell'opera di costruzione del ponte tra te e l'altra persona.

La seduzione è un atto perennemente in bilico tra il darsi troppo e il darsi troppo poco; una piccola sbavatura, e si è fottuti.

A dirla tutta gli evitanti hanno problema di cui il sedurre è solo una parte; essi infatti, sfiduciati, non riescono a calarsi profondamente nel mondo, si vietano di esperirne la drammatica contradditorietà nell'azione e non solo in potenza; non si consentono di vivere, di vivere da propositivi; tanto non riescono a provarci con una tizia, tanto non riusciranno a farsi portatori di qualcosa di nuovo, e quindi di rischioso, in altri ambiti.

Ovviamente non ho una soluzione ai vostri problemi: non esistono situazioni che si risolvono semplicemente leggendo qualcosa. Consiglio solo di farsi una domanda: è più rischioso provare e subire il rischio d'uno scacco, oppure trovarsi tra 30 anni a guardarsi indietro autocommiserandosi per l'inutile vita che si è condotto? Se è così, allora dovete trovare dentro di voi la forza per andare al di là di tutti i vostri rancori, odi, antipatie, e provare. Un giorno morirete, e non è detto che ce la farete; ma almeno sarete morti combattendo


Fonte "Seduzione Italiana"

Oppure leggi i consigli che sono stati dati in queste tre discussioni: 1 2 3

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 16/11/2017, 8:33
da Baraddur
Secondo vari articoli di fonti autorevoli pure Mark Zuckerberg fu rifiutato da una ragazza, non una qualsiasi ma una a cui teneva molto e queste che seguono sono le sue ultime parole tratte dal suo blog di allora poco prima di inventare Facebook e diventare nel 2017 il quinto uomo più ricco del mondo (visto quanto cresce tra qualche anno diventerà il primo):

******* is a bitch. I need to think of something to make to take my mind off her.- – > I need to think of something to occupy my mind. Easy enough I just need an idea…


Certo, non siamo tutti dei grandi geni come Zuckerberg, ma questo è giusto per dire che il nostro valore non dipende dall'approvazione della tal ragazza. Se ci fermassimo al giudizio altrui negativo, non potremmo guardare altre opportunità. E se è stato rifiutato quel genio di Zuckerberg, possiamo correre il rischio di essere rifiutati anche noi.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 16/11/2017, 10:51
da Masterem
Come scritto nel postone tratto dal blog di seduzione di sopra, e per esperienza personale, dico anch'io che si tratta di poca stima di sé, ma non è solo quello, noi tendiamo facilmente a riflettere le nostre insicurezze sulle altre persone, ad esempio quando pensiamo che qualcuno non ci possa capire, ma la realtà è che nessuno può capire fino in fondo nessuno, è solo un grande compromesso quello che si fa di giorno in giorno: per comprendere una persona dovresti farti raccontare tutto di lei.
Riguardo il rifiuto è come avere una conferma di ciò che abbiamo paura di essere: brutti, inutili e stupidi :) . Lo sbaglio qui si fa nel pensare che gli altri siano meglio di noi, come qualcuno fa invece lo sbaglio di pensare di essere meglio degli altri. Siamo tutti uguali alla fine dei conti, siamo tutti esseri umani completamente imperfetti e con poco tempo a disposizione su questo mondo, tutto il resto sono fantasie.
Non c'è bisogno di inventarsi chissà cosa per proporsi ad una persona: fallo, ma solo quando pensi che ne valga la pena. È inutile buttarsi su chiunque ci passa sotto il naso, ma ogni tanto capita quella persona che ti comunica immediatamente qualcosa e se ci può essere una sintonia si capisce subito, se non va bene è perché non avresti concluso niente comunque, quindi alla fine dei conti non hai perso niente. "Se avessi fatto così, così e così" non esiste. Cerca chi sa vedere oltre il modo in cui ti poni, ne è pieno il mondo di persone capaci di farlo.

Il timore di un rifiuto

MessaggioInviato: 16/11/2017, 21:45
da Premio Nobel
Mi ero ripromesso di creare questo post come sfogo personale piuttosto che come richiesta di aiuto, pur tuttavia volevo innanzi tutto ringraziare comunque i consigli ed i suggerimenti che vari utenti hanno fornito a me.
Sono sempre disposto ad ascoltare le opinioni altrui, soprattutto su cose che non conosco o che ho difficoltà, non è detto che li condividerò, ma sono comunque sempre aperto ad ascoltare idee alutri.

Volevo però fare una doverosa specificazione.

Credo che il mio problema principale (parlo di me, non credo di avere le competenze adeguate per fare un discorso generale su come mai un individuo rimanga solo) è proprio contenuto nel titolo: timore di un rifiuto - ovvero sia una paura, un sentimento, non un problema materiale, che si può pianificare di risolvere con un ragionamento.
A tal proposito un esempio chiarificatore (che avevo già postato in passato) = un paio di anni fa mi ricordo che avevo avuto un appuntamento con una ragazza (oltre a essere molto bella fisicamente, intelligente e seria, era lei stessa interessata a me, in quanto non solo mi aveva contattato lei, ma aveva bene o male detto ad un mio "amico" dongiovanni che invece voleva lui flirtare con lei di essere realmente interessata a me) ed eravamo andati a passare pomeriggio al lago (tra l'altro mi ricordo non risparmio nemmeno di dispensare complimenti su di me) e mi ricordo che eravamo rimasti mezzi nudi sulla spiaggia (lei in costume e short, io con solo i jeans per prendere il sole :facepalm: ) e mi ricordo che mi ripetei nella mente che l'avrei dovuta abbracciare. Anzi, più precisamente mi venne in mente che se fossi stato uno di quei passanti che camminavano a 5-10 metri da noi avrei pensato tra me e me che il ragazzo avrebbe dovuto abbracciare quella ragazza la quale non vedeva l'ora di essere accolta così tra le sue braccia.

Non la abbracciai e lei non mi rivolse più la parola (le scrissi anche una lettera di mio pugno, ma pace).

Io ho paura, una paura tutto sommato relativamente stupida, un limite che mi condiziona. Credo che ciò derivi dal fatto che mi sono fatto troppo condizionare dal fatto di essere sempre stato timido, di non essere mai stato con una ragazza e di aver sentito molto l'assenza di una ragazza nella mia vita in questi ultimi 7 anni. Credo che il modo migliore per affrontare la paura sia di cercare un modo di essere tranquilli, di rendersi conto che quella paura che sto provando è eccessiva e quindi di fidarmi della mia coscienza.
Credo che l'approccio alla soluzione sia diverso almeno in parte da quanto Baraddur mi suggerisce: la paura che sto provando è una cosa del tutto irrazionale, non ho paura perchè esiste un serio e grave pericolo come se andassi a combattere in Vietnam e non so se tornerò, ma piuttosto ho paura di una cosa normalissima e tranquillissima come il voler flirtare con una ragazza che mi piace o mi interessa ma mi bloccò per un timore eccessivo di un rifiuto o di fare una brutta figura (brutta figura che invece feci proprio facendomi vincere da questa paura stessa).