Una vita sprecata

Comincio col dire che riferendomi ai migliori anni non accenno alle serate in discoteca, alle ciucche con gli amici, agli amori, alle passioni che avrei potuto vivere, ma all'investimento che avrei dovuto fare a favore della costruzione di un'identità personale e professionale.
Cosa che non ho fatto, affatto.
La mia storia:
sono un ragazzo di 29 anni, appena compiuti.
Laureato in Scienze e tecniche Psicologiche.
In 3 anni, a 22 circa, rispettando la durata del corso di laurea, mi sono laureato in Scienze e tecniche psicologiche.
A 19 era finita la storia d'amore più importante della mia vita, improvvisamente e "a causa" mia, cosa che mi ha travolto come un treno.
A capo chino ho portato avanti gli studi, senza chiedermi che stessi studiando, senza chiedermi che mestiere avrei fatto; perdendo gli amici che nel frattempo studiavano altro in un'altra città. Quando ho finito mi sono iscritto alla magistrale in modo meccanico, senza nessun tipo di slancio. Ho provato subito ad andarmene un anno all'estero tramite l'erasmus, ma non ce l'ho fatta.
Allora ho cercato lavoro. L'ho trovato praticamente subito, come educatore.
Nel frattempo sono tornato a vivere coi miei (dopo un anno in città da studente fuori sede, il secondo, e il terzo da studente "super"-fuori sede, in erasmus). Può sembrare essere stato un bel percorso universitario, ma sono stati anni di umore sotto ai tacchi. Sotto terra. A livello del nucleo terrestre.
Dicevo, tornato dai miei, la mia vita s'è fermata.
"Bene" fino ai 26: avevo bisogno di crescere, imparare, maturare: il mio lavoro mi ha dato tantissimo in tal senso. Male da lì in poi: me ne volevo andare, farmi un viaggio, un'esperienza, sporcarmi letteralmente le mani, ritrovarmi. E compiuti i 26 forse l'avrei fatto, ero riuscito a raddrizzare diverse cose e stavo psicologicamente bene.
Bam. Seratona (del c***o) ritiro patente e punto a capo. Mi 'slogo' un ginocchio, mi rompo un dito e mi dico: "quietati". E mi quieto. Mi dedico al lavoro e a nient'altro. Ma volevo, voglio crescere professionalmente, così che l'anno scorso, pur dubbioso del fatto che la psicologia possa essere la mia professione (ci avevo messo una pietra sopra, sperando che facendo altro avrei trovato una qualche ispirazione) ho tentato di iscrivermi alla magistrale, dopo tanti anni (mi sono limitato a restare nel settore, non ho fatto null'altro: di ispirazioni non ne sono arrivate). Comunque, accesso negato. Crediti "obsoleti", valenti la metà, dunque requisiti insufficienti, da integrare. Mi rimetto sotto (inizialmente con l'Inglese, visto il livello richiesto), ottengo il certificato di lingua straniera e fra qualche giorno sosterrò un test per accedere ad un corso di laurea magistrale in Psicologia presso una città differente da quella dove mi son laureato, che non mi è mai piaciuto, dove non mi son fatto un amico che è uno.
Sul lavoro non ho avuto problemi ad ottenere un part-time per studiare, e così sto cercando di fare.
Questa città offrirebbe pure, forse, la possibilità di un trasferimento, cambiando una situazione abitativa che da troppo tempo mi opprime.
La situazione non pare negativa ma...
Non ci riesco. Non ce la faccio. Sono solo, la motivazione mi manca, a casa, coi miei genitori, sto male, non riesco a parlare di nulla, data la presenza di fratelli minori non ho spazi, la casa è un museo dove non posso spostare un bicchiere da qui a lì senza che scatti un allarme.
La motivazione mi manca.
Ho perso mio padre biologico quando ero bambino, non mi è mai mancato nulla ma non ho mai fatto nulla con le mani, mi sento un vegetale.
I 30 sono alle porte.
Inoltre, a 25 anni ho conosciuto una ragazza. Il sentimento, seppur di minore intensità, era fatto della stessa pasta di quello provato per la prima ma ancora una volta ho bruciato tutto in malo modo.
Mi pesa come un masso il fatto di aver provato per anni un fuoco dentro: andarmene e affrontare avventurosamente la vita per un po', vedere uno spicchio di mondo e tornare carico e ritrovato per ripartire da zero.
Non l'ho mai fatto.
Ora il fuoco si è spento, e con lui prospettive e gioia di vivere.
Un grazie a qualsiasi commento.
Cosa che non ho fatto, affatto.
La mia storia:
sono un ragazzo di 29 anni, appena compiuti.
Laureato in Scienze e tecniche Psicologiche.
In 3 anni, a 22 circa, rispettando la durata del corso di laurea, mi sono laureato in Scienze e tecniche psicologiche.
A 19 era finita la storia d'amore più importante della mia vita, improvvisamente e "a causa" mia, cosa che mi ha travolto come un treno.
A capo chino ho portato avanti gli studi, senza chiedermi che stessi studiando, senza chiedermi che mestiere avrei fatto; perdendo gli amici che nel frattempo studiavano altro in un'altra città. Quando ho finito mi sono iscritto alla magistrale in modo meccanico, senza nessun tipo di slancio. Ho provato subito ad andarmene un anno all'estero tramite l'erasmus, ma non ce l'ho fatta.
Allora ho cercato lavoro. L'ho trovato praticamente subito, come educatore.
Nel frattempo sono tornato a vivere coi miei (dopo un anno in città da studente fuori sede, il secondo, e il terzo da studente "super"-fuori sede, in erasmus). Può sembrare essere stato un bel percorso universitario, ma sono stati anni di umore sotto ai tacchi. Sotto terra. A livello del nucleo terrestre.
Dicevo, tornato dai miei, la mia vita s'è fermata.
"Bene" fino ai 26: avevo bisogno di crescere, imparare, maturare: il mio lavoro mi ha dato tantissimo in tal senso. Male da lì in poi: me ne volevo andare, farmi un viaggio, un'esperienza, sporcarmi letteralmente le mani, ritrovarmi. E compiuti i 26 forse l'avrei fatto, ero riuscito a raddrizzare diverse cose e stavo psicologicamente bene.
Bam. Seratona (del c***o) ritiro patente e punto a capo. Mi 'slogo' un ginocchio, mi rompo un dito e mi dico: "quietati". E mi quieto. Mi dedico al lavoro e a nient'altro. Ma volevo, voglio crescere professionalmente, così che l'anno scorso, pur dubbioso del fatto che la psicologia possa essere la mia professione (ci avevo messo una pietra sopra, sperando che facendo altro avrei trovato una qualche ispirazione) ho tentato di iscrivermi alla magistrale, dopo tanti anni (mi sono limitato a restare nel settore, non ho fatto null'altro: di ispirazioni non ne sono arrivate). Comunque, accesso negato. Crediti "obsoleti", valenti la metà, dunque requisiti insufficienti, da integrare. Mi rimetto sotto (inizialmente con l'Inglese, visto il livello richiesto), ottengo il certificato di lingua straniera e fra qualche giorno sosterrò un test per accedere ad un corso di laurea magistrale in Psicologia presso una città differente da quella dove mi son laureato, che non mi è mai piaciuto, dove non mi son fatto un amico che è uno.
Sul lavoro non ho avuto problemi ad ottenere un part-time per studiare, e così sto cercando di fare.
Questa città offrirebbe pure, forse, la possibilità di un trasferimento, cambiando una situazione abitativa che da troppo tempo mi opprime.
La situazione non pare negativa ma...
Non ci riesco. Non ce la faccio. Sono solo, la motivazione mi manca, a casa, coi miei genitori, sto male, non riesco a parlare di nulla, data la presenza di fratelli minori non ho spazi, la casa è un museo dove non posso spostare un bicchiere da qui a lì senza che scatti un allarme.
La motivazione mi manca.
Ho perso mio padre biologico quando ero bambino, non mi è mai mancato nulla ma non ho mai fatto nulla con le mani, mi sento un vegetale.
I 30 sono alle porte.
Inoltre, a 25 anni ho conosciuto una ragazza. Il sentimento, seppur di minore intensità, era fatto della stessa pasta di quello provato per la prima ma ancora una volta ho bruciato tutto in malo modo.
Mi pesa come un masso il fatto di aver provato per anni un fuoco dentro: andarmene e affrontare avventurosamente la vita per un po', vedere uno spicchio di mondo e tornare carico e ritrovato per ripartire da zero.
Non l'ho mai fatto.
Ora il fuoco si è spento, e con lui prospettive e gioia di vivere.
Un grazie a qualsiasi commento.