VeraVita ha scritto:In questi giorni ero un po' pensierosa, perché riflettevo sulle ingiustizie vissute in passato.
Dico la mia, consapevole che è un'area molto soggettiva. Quello che funziona per me, può non valere per altri.
Spesso, ho visto invece chi faceva del male vivere una vita meravigliosa.
Beh, intanto quello che vedi da fuori non è detto che sia proprio quel che accade realmente. Tipo certe "coppie perfette" che poi, a porte chiuse, in realtà si odiano.
Inoltre, un modo per non amareggiarsi troppo è
non aspettarsi che la vita sia equa: non sempre i buoni vengono premiati, non sempre i cattivi puniti.
Se invece ci aspettiamo giustizia dall'esistenza, resteremo sempre arrabbiati.
Forse, vedevo le loro vite perfette solo perché le guardavo da lontano?
Spesso è così.
Specialmente oggi, con le vite dominate dai social, dove molti si sforzano di mostrare vite "Instagram-mabili", che però sono una facciata.
Un po' come le modelle perfette... dopo una bella passata di Photoshop
Voi che ne pensate del perdono?
Vi viene naturale?
In generale no, il perdono non ci viene naturale; anzi è istintivo volersi vendicare.
Il perdono è una funzione "avanzata", che si sviluppa quando si è abbastanza evoluti.
Non c'è da sentirsi sbagliati se non ci si riesce. Non si può perdonare "per forza" (sarebbe una bugia).
Già il fatto di porsi il problema indica una coscienza attiva - che non è poco
A me, mio padre diceva che il rancore faceva male solo a noi. Mentre il perdono ci liberava.
Ha perfettamente ragione.
Ma non basta la
ragione per perdonare, perché la ferita che ci brucia esiste a livello
emotivo - due livelli che faticano a comunicare.
In sintesi, di certo
perdonare ci aiuta a vivere meglio. Quindi è saggio farlo prima di tutto per se stessi, non per "fare i buoni".
Ma finché non ci riusciamo, possiamo almeno accettare la nostra incapacità. Che è un modo di "perdonare se stessi" per i propri limiti - per cui già contiene in sé il seme del perdono