Cadere

Sono un ragazzo di 21 anni che vive costantemente nella solitudine più totale.
Per solitudine intendo relazione, oltre che fisica.
Vivere è un grande sforzo, per me, dato che ho dei gravi problemi ad interagire con la gente e di conseguenza farmi piacere e rispettare.
Io vedo il parlare con le persone come contorni insipidi che interrompono momentaneamente il mio dialogo interiore solitario.
Il mio dialogo interiore è deviato a causa della mancanza di affetti avuti in infanzia.
Io sono il mio unico nemico.
Purtroppo si sta consolidando in me il pensiero di non riuscire più ad uscire da questa bolla di sofferenza.
Per quanto spesso cerco di pensare positivo, qualcosa mi dice che poco cambierà.
E tutta la falsità che c'è in giro non aiuta.
Odio sentire dire che i vent'anni sono gli anni più belli della vita perché questo detto non fa altro che affossarmi.
Odio l'ipocrisia: la sofferenza psicologica è dilagante in ogni ambito sociale ma continuamente mascherata e sminuita.
Quelle volte in cui cerco di confidarmi vengo preso poco sul serio.
Non mi stupisco poi quando sento fatti di cronaca inerenti al suicidio dato che c'è molto menefreghismo e individualismo in generale.
L'ho vedo con i miei occhi.
I giorni sono tutti uguali.
Più che una persona mi sento un automa che percorre lo stesso itinerario senza vedere nulla fuori di sè.
Io non vedo un futuro sano davanti a me.
Odio me stesso e voglio morire.
E ciò lo dico molto tranquillamente perché non vedo un senso nel quale posso trarre qualcosa umanamente.
Proprio perché non avendo scelto di venire al mondo e non essendo stato in grado di vederci un dono nella vita, posso andarmene liberamente.
C'è chi mi piangerà ma comunque verrò dimenticato.
Per solitudine intendo relazione, oltre che fisica.
Vivere è un grande sforzo, per me, dato che ho dei gravi problemi ad interagire con la gente e di conseguenza farmi piacere e rispettare.
Io vedo il parlare con le persone come contorni insipidi che interrompono momentaneamente il mio dialogo interiore solitario.
Il mio dialogo interiore è deviato a causa della mancanza di affetti avuti in infanzia.
Io sono il mio unico nemico.
Purtroppo si sta consolidando in me il pensiero di non riuscire più ad uscire da questa bolla di sofferenza.
Per quanto spesso cerco di pensare positivo, qualcosa mi dice che poco cambierà.
E tutta la falsità che c'è in giro non aiuta.
Odio sentire dire che i vent'anni sono gli anni più belli della vita perché questo detto non fa altro che affossarmi.
Odio l'ipocrisia: la sofferenza psicologica è dilagante in ogni ambito sociale ma continuamente mascherata e sminuita.
Quelle volte in cui cerco di confidarmi vengo preso poco sul serio.
Non mi stupisco poi quando sento fatti di cronaca inerenti al suicidio dato che c'è molto menefreghismo e individualismo in generale.
L'ho vedo con i miei occhi.
I giorni sono tutti uguali.
Più che una persona mi sento un automa che percorre lo stesso itinerario senza vedere nulla fuori di sè.
Io non vedo un futuro sano davanti a me.
Odio me stesso e voglio morire.
E ciò lo dico molto tranquillamente perché non vedo un senso nel quale posso trarre qualcosa umanamente.
Proprio perché non avendo scelto di venire al mondo e non essendo stato in grado di vederci un dono nella vita, posso andarmene liberamente.
C'è chi mi piangerà ma comunque verrò dimenticato.